giovedì 29 maggio 2008

LA TERRA IN SERRA

Ipse dixit
Pietà l'è morta - «Non è vero, come recitava un fortunato slogan di Ronald Reagan, che c'è una soluzione semplice per ogni problema. Spiace dirlo, ma le soluzioni dei problemi complicati sono, quasi sempre, complicate. Talvolta complicatissime. Per esempio. Di fronte all'assassinio di un ragazzo picchiato a morte da un gruppo di naziskin a Verona, alle bombe incendiarie lanciate nottetempo contro il campo rom di Ponticelli o al raid del Pigneto, sostenere che non c'è movente politico può (forse) andar bene per un rapporto di polizia, ma certo non ci consente di considerare questi episodi solo alla stregua di gesta criminali di piccoli gruppi di prepotenti disadattati, ignorando il clima politico, sociale e culturale in cui hanno preso corpo». - Paolo Franchi

L'identità dell'altra - «La madre è una donna di servizio, la figlia una giovane laureanda alll Sorbona. La madre ha incisi sul volto i tatuaggi tipici delle donne magrebine, mentre la figlia si copre il viso con il velo... Alla madre che chiede: "Ma perché indossi il velo? A noi hanno insegnato molto tempo fa che non era necessario portarlo per onorare Dio", la figlia replica: "Tu puoi farne a meno, ma io vado all’università, studio Kant, Cartesio. Il velo è la mia identità. Mi serve per non diventare come le altre". Il velo della figlia è la risposta "moderna" al timore di smarrire le proprie radici. Non è un residuo del passato... ci mette davanti alle contraddizioni che noi stessi abbiamo generato... i fondamentalismi sono figli della modernità e di una globalizzazione senza governo». - Massimo D'Alema

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LA TERRA IN SERRA
Effetto serra: a che punto siamo dopo il summit di Kobe?
di Aldo Ferrara *)
Anche il summit sulla questione climatica, tenutosi a Kobe ed appena terminato nel silenzio generale, indica una gravissima stagnazione nel processo di riduzioni delle emissioni gassose. Non si va al di là delle raccomandazioni formali dei ministri dell’Ambiente del G8 e nell’annuncio finale del summit di Kobe c’é poco spazio, a causa delle marcate divergenze emerse, per l’obiettivo del 2020 su cui l’Unione europea (e la Germania in particolare) ha puntato in modo rilevante. Il picco delle emissioni atteso entro i prossimi 15-20 anni richiederà un duro lavoro con i Paesi in via di sviluppo per contenere il danno emergente.

I ministri, però, non hanno fatto menzione dei rapporti scientifici secondo cui i paesi ricchi devono effettuare riduzioni del 25-40 per cento, anziché il 16%, entro il 2020 per evitare il riscaldamento del pianeta di due gradi. Per l’Italia il prossimo sarà un anno importante, in quanto reggendo la presidenza del G8, dovrà gestire le trattative per il protocollo post Kyoto. Siamo dunque nelle mani amorevoli della Ministra Prestigiacomo che, naturalmente, dovrà studiarsi il problema. Magari decidendo i piani per il nuovo Hub di Comiso, nei progetti “segreti” del Governo.

L’Ue punta al taglio del 20% delle emissioni entro il 2020, offrendo l’aumento al 30% in caso di accordo generale. Il Giappone non ha ancora obiettivi al 2020 e gli Stati Uniti, che non aderiscono al protocollo, scaricano il barile sulla Cina perchè fornisca precise indicazioni. In vista dunque della negoziazione più ampia del protocollo post Kyoto (Copenhagen dicembre 2009) siamo ad una fase oltremodo interlocutoria. La Banca Mondiale, infine, farà aumentare di almeno 5,5 miliardi con l’aiuto di Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone le risorse per il fondo contro il cambiamento climatico a favore dei Paesi poveri per l’utilizzo delle tecnologie pulite. E l’Italia resta al passo con il suo incremento annuale del 22% delle emissioni.

Più avanzata la concezione inglese con la proposta di introdurre un sistema di debiti e crediti ecologici per ogni cittadino del Regno Unito al posto delle ormai vetuste tasse. Lo propone la Commissione Ambiente del Parlamento britannico, che vede il rivoluzionario progetto come la chiave di volta per raggiungere, in un colpo solo, la riduzione delle emissioni inquinanti e il conseguimento di una tassazione più giusta per tutti - ovvero chi inquina paga. E chi non inquina, invece, potrebbe addirittura ottenere un riconoscimento creditizio. il progetto, infatti, prevede che ad ogni individuo venga assegnato una quota annuale di “anidride carbonica spendibile” (single emission trading) applicata a consumo di energia e di carburante.

Coloro che sforano, con uso eccessivo di aerei, auto non parsimoniose, potranno quindi “acquistare” bonus CO2 da chi, al contrario, consuma meno. Certo questo porterebbe ad una maggiore redistribuzione paritaria delle tassazioni perché le accise sui carburanti sono uguali per tutti i redditi. Con questa proposta vi è insita una maggiore equità nella tassazione ma passerebbe ed in via definitiva il concetto che chi inquina paga e per reciprocità chi paga ha il diritto di inquinare quanto vuole, che ,secondo noi, è la vera causa del fallimento del Protocollo di Kyoto.

E in effetti arrivano altre critiche. Critiche alla validità del sistema stesso del carbon offset - progetti di salvaguardia ambientale nei paesi in via di sviluppo finanziati da aziende o governi che non riducono le emissioni di CO2 - sono stati espressi da due studi indipendenti,statunitensi, pubblicati dal quotidiano britannico ‘The Guardian’. Secondo queste ricerche (Università di Stanford, California) due terzi dei progetti che hanno ottenuto i finanziamenti o stanno per ottenerli, con la certificazione del fondo ONU per lo sviluppo ecologico e sostenibile (Cdm), sono in realtà del tutto inefficaci. Eppure continuiamo a spendere sold nella misura di 10 miliardi di euro l’anno che è l’ammontare del mercato dei crediti ecologici garantiti Cdm e si prevede che esso aumenterà fino a 50 mld di euro nei prossimi quattro anni. Insomma ci stanno giocando e guadagnando anche con il degrado ambientale. Napoli docet!

*) Associazione R.E.D.S. - http://associazionereds.com/