mercoledì 25 gennaio 2012

Novità libraria ADL - ZURIGO PER SILONE II

 È uscito in questi giorni il secondo volume degli atti delle Giornate siloniane in Svizzera

 

Questo secondo volume Zurigo per Silone raccoglie gli atti del convegno di studi tenutosi il 23 novembre 2008 presso la Società Cooperativa Italiana, che fu sede del Centro Estero del PSI guidato da Silone tra il 1941 e il 1944.

    La Cattedra di Letteratura Italiana dell'Università di Zurigo, la Società Cooperativa Italiana e la Società Dante Alighieri, insieme al Präsidialdepartement der Stadt Zürich e alla Fondazione Pietro Nenni di Roma, hanno promosso una giornata di studi in ricordo dell'illustre esule antifascista nel trentesimo dalla morte, avvenuta in terra elvetica il 22 agosto 1978.

    Gli interventi raccolti nel presente volume contribuiscono ad arricchire il quadro di riflessione sul grande scrittore e padre costituente della nuova Italia repubblicana, "cristiano senza chiesa e socialista senza partito".

 

SOMMARIO

Emilio Speciale, «Per ordine del Podestà sono proibiti tutti i ragionamenti» – Un'introduzione ai testi

Vreni Hubmann, Saluto della presidente dell'Associazione Amici del Coopi

Elmar Ledergerber, Grusswort des Zuercher Stadtpräsidenten

Giuseppe Tamburrano, Un grande italiano

Felice Besostri, Silone e la visione europea del socialismo

Sergio Soave, L'epoca d'oro del Silone svizzero: realtà e false rappresentazioni

Elisa Signori, Generazioni a confronto. Fortini, Bolis e un dibattito su giovani e fascismo nella Zurigo di Silone

Paolo Bagnoli, Silone e Rosselli

Alessandro La Monica, Ignazio Silone: nuove prospettive di studio

Andrea Ermano, Noterelle cosmopolite sulla dignità della persona

 

Zurigo per Silone II – Le idee. Atti delle Giornate Siloniane in Svizzera.

Volume secondo a cura di Emilio Speciale . Edizioni de L'Avvenire dei lavoratori , Zurigo, 2011, pp. 170, € 19.00 ~ CHF 28.00.

 

Informazioni e ordinazioni > red@avvenirelavoratori.eu

 

 

Il socialdemocratico Schulz è il nuovo presidente del PE

Europa

Un passo verso un assetto politico europeo dopo l'egemonia delle destre

 

di Gianni Pittella

vicepresidente vicario del Parlamento Europeo

E' la prima volta nella storia del Parlamento europeo che i socialisti e i democratici conquistano la presidenza, la vicepresidenza e finanche il secondo e il terzo presidente dell'Assemblea di Strasburgo. E' il segno di una svolta? Di certo rappresenta un argine al predominio dei conservatori nei governi della Ue e nella Commissione.  In questo lungo tunnel in cui e' finito l'euro e con esso l'intera costruzione europea, il Parlamento, unico organismo comunitario eletto direttamente dai cittadini, ha difeso strenuamente le ragioni del rafforzamento dell'unità contro le spinte disgregatrici degli euroscettici e dei particolarismi nazionali. Piu' Europa e misure per favorire la ripresa della crescita economica, che stagna non da ora per l'effetto della crisi finanziaria ma per un'incapacita' di intraprendere politiche innovative di stimolo allo sviluppo e all'occupazione che ci trasciniamo da un quindicennio: sono queste le direttrici espresse in questi mesi, con determinazione e lungimiranza, dall'europarlamento nella sua grande maggioranza, spesso in aperto contrasto con gli orientamenti del semiasse Merkel-Sarkozy e del resto del blocco di centrodestra che governa 23 dei 27 paesi dell'Unione.

    Non credo che il sentimento comune dei tedeschi e dei francesi sia di sostegno alla politica protezionistica dei propri bilanci, che si e' dimostrata drammaticamente miope, dei rispettivi governi. L'economia e le societa' dei paesi che partecipano da mezzo secolo al progetto di integrazione europea sono ormai strettamente connessi tra di loro e nessuno puo' pensare di cavarsi dai pasticci da solo, magari sulla pelle del vicino. La recessione economica e l'eventuale default dei debiti sovrani, grandi e piccoli che siano, nel ''cortile di casa'', porterebbero rapidamente anche le architetture ritenute piu' solide sullo stesso crinale. Lo testimonia il crollo degli ordini industriali tedeschi nell'ultimo anno, che sono concentrati per l'80% in Europa, o la facile previsione sul destino del sistema creditizio europeo, nella quale dominano i colossi francesi e tedeschi, in caso di fallimento dei bilanci statali di paesi come la Spagna, l'Italia, il Portogallo. Il debito accumulato da ogni paese dell'Unione ha sostenuto di fatto la crescita complessiva beneficiando i paesi maggiormente esportatori e la fine, con l'introduzione dell'euro, della possibilita' di ricorrere alle svalutazioni competitive per sostenere artificiosamente la produttivita', ha permesso un generale consolidamento della struttura industriale, a vantaggio dei paesi con la moneta piu' forte. Oggi sul piano interno dell'Unione e all'esterno dei mercati mondiali, l'Ue vince sul piano della qualita' e dell'innovazione e non come un tempo, dei prezzi, scaricandone il costo ormai incomprimibile sui salari e sulle piccole imprese.

    Siamo in emergenza. L'Unione europea ha bisogno di essere riformata e rafforzata per sostenere e vincere l'attacco che sta subendo la sua moneta e con essa la sua economia, dandosi nuove regole di democratizzazione dei mercati che tolgano spazio alla speculazione finanziaria e investendo nuove risorse per modernizzarsi e progredire, insieme. L'unita' politica e economica, da raggiungere in breve tempo, e' il presupposto per cogliere questi obiettivi e non finire travolti  dal revanscismo dell'ancien regime che ha governato il mondo prima dell'euro. Questo scenario e i rischi formidabili che ci propone ogni giorno, richiedono nuove assunzioni di responsabilita' e nuove strategie alla politica e ai suoi attori.

    La sintonia trasversale che anche nel caso dell'elezione dei suoi vertici e al di la' delle appartenenze ideologiche e partitiche il Parlamento europeo ha dimostrato in questi due anni e mezzo di lavoro, nell'interesse supremo dei cittadini, e' un patrimonio che va speso immediatamente sulla bilancia delle riforme. E' possibile costruire una grande alleanza europeista che vada oltre gli attuali steccati e che acceleri sulla strada dell'integrazione e dell'unita' politica indicata piu' volte dal nostro Capo dello Stato nei passaggi piu' difficili di questi mesi e che e' la cifra dell'attuale governo italiano in carica, fin dalla sua costituzione. Ai nostri partiti e alle grandi famiglie politiche europee corre l'impegno e l'obbligo di portare l'Europa al centro del nostro futuro, per avere un futuro. 

Parliamo di socialismo

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Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

La quadriglia della riforma elettorale

E' ricominciata la pantomima sulla nuova legge elettorale. Temo che in questo modo quell'obbrobrio del Porcellum sopravviverà. Ma non si accorgono che il distacco dalla politica ha superato il 50% degli elettori e cresce?

di  Giuseppe Tamburrano

E' ricominciata la pantomima sulla nuova legge elettorale: c'è chi difende quella che c'è, chi la vuole alla francese, chi alla tedesca, chi alla spagnola e qualcuno alla austriaca. Dico "ricominciata" perché la stessa sceneggiata si è vista dopo la crisi del precedente governo Prodi allorchè il capo dello stato dette al Presidente del Senato Marini, l'incarico di formare un Governo con il fine principale di favorire la riforma della legge elettorale. Non se ne fece niente perché c'era chi la voleva alla francese, chi alla tedesca chi alla spagnola, ecc.. E si votò con il Porcellum.

    Questa volta si è ricorsi ad una richiesta di referendum che ha avuto un gran successo di pubblico e cioè di firme e di adesione di costituzionalisti

    Sono stato tra i pochissimi (insieme a Sartori) ad osservare e motivare che la Corte non poteva accogliere quel referendum (sul Corriere della sera nell'ottobre del 2011). E la Corte infatti lo ha respinto con quelle motivazioni.

    Ed è ricominciata la quadriglia: la legge elettorale va cambiata ma… c'è chi la vuole alla francese, chi alla tedesca e chi alla spagnola. Sembra un cafè chantant: chi mi prende per francese, chi mi prende per spagnola….

    Si sono persi mesi durante i quali si potevano elaborare le diverse proposte e portarle in Parlamento . La nascita del governo Monti che ha scongiurato lo scioglimento delle Camere , avrebbe permesso alle forze politiche di discutere e decidere con ponderazione una nuova legge. Non è troppo tardi per farlo, soprattutto se il Governo sopravvive fino alla scadenza naturale della legislatura (ma le Camere saranno impegnate con le misure "crescitalia"). E comunque quello che noi osserviamo è solo il chiacchiericcio di cui ho detto.

    Temo che in questo modo quell'obbrobrio del Porcellum sopravviverà. Ma non si accorgono che il distacco dalla politica ha superato il 50% degli elettori e cresce?
 
 

LAVORO E DIRITTI

a cura di  www.rassegna.it

Pesaro, scompare una fabbrica di calzature

L'ennesimo caso nelle Marche di azienda ripulita dei macchinari dalla sua proprietà. Il marchio potrebbe essere stato venduto alla Corea. 41 dipendenti senza lavoro da un giorno all'altro.

di Marina Druda

Tra le varie modalità di licenziamento selvaggio, da qualche tempo sembra prendere piede nelle Marche quella di far sparire – letteralmente sparire – le aziende. Dopo il caso della Best, azienda metalmeccanica di Montefano, in provincia di Macerata, la cui proprietà aveva apposto lo scorso autunno i sigilli all'impianto approfittando di un periodo di "ferie forzate", un nuovo episodio è occorso a Serra S. Abbondio, località dell'entroterra fanese, dove l'unico calzaturificio di una certa dimensione (41 dipendenti) rimasto sul territorio si è "volatilizzato".

    Proprio così. Il 4 gennaio, i lavoratori della Vainer hanno ricevuto una lettera di licenziamento da una fantomatica Industriale calzature Srl senza alcun preavviso. Il sindacato, subito allertato, non è riuscito a contattare il responsabile dell'azienda fantasma, mentre l'ex direttore del personale della Vainer dice di non saperne nulla.

    "Una vicenda incredibile – spiega Claudio Morganti, segretario generale della Filctem di Pesaro Urbino –, da tanti anni seguo il tessile e di piraterie ne ho viste a iosa, ma una cosa del genere mai mi era capitata". E proprio la Filctem sta cercando di trovare il bandolo di una matassa apparentemente inestricabile, partendo dalla contestazione dei licenziamenti. "Sono illegittimi – sostiene Morganti –, noi cercheremo di ottenere almeno l'indennità di mobilità (i lavoratori erano già in cassa integrazione, ndr) e di tutelare il personale in tutte le forme e con tutti gli strumenti possibili. Come sindacalisti facciamo il nostro dovere, ma crediamo che anche l'Ispettorato del lavoro e la magistratura debbano occuparsene".

    Il marchio ha avuto un passato "glorioso": 250 dipendenti fino al 2008 in un'altra località marchigiana dell'entroterra anconetano (Sassoferrato) e il lancio del fortunato "mocassino Vainer" venduto in tutto il mondo. Il calzaturificio chiude nel 2008, mettendo in mobilità i dipendenti per riaprire nella provincia di Pesaro Urbino con personale ridotto, 41 dipendenti. Fino al 28 dicembre 2011, quando – nonostante tutti i lavoratori fossero a casa per le feste – qualcuno nota alcuni strani movimenti nei pressi dello stabilimento: in particolare un via vai di tir e camion. Subito scatta l'allarme: il sindacato chiama i carabinieri e l'Ispettorato del lavoro, che però non riescono a entrare. Ora si teme che quei camion siano serviti a portar via i macchinari dall'interno della fabbrica. Sta di fatto che, immediatamente dopo la sortita natalizia, sono partite le lettere di licenziamento.

    La Cgil si è appellata anche alle istituzioni locali. Per tutta risposta, la Provincia ha portato il caso al tavolo anticrisi e sta cercando di rintracciare i referenti della Industriale Calzaturificio". "La ditta Vainer ci aveva contattati l'anno scorso per ottenere la cassa integrazione ordinaria – commenta ancora Morganti –, abbiamo sottoscritto un accordo per 13 settimane ed è stata regolarmente erogata. L'ultima richiesta riguardava i mesi di ottobre, novembre e dicembre. Ma abbiamo scoperto che all'Inps la richiesta di cig non è stata depositata e questo non consente un pagamento diretto da parte dell'istituto previdenziale".

    In questi giorni tutto il paese è stretto intorono ai lavoratori della Vainer: solidarietà, consiglio comunale straordinario, picchetti e manifestazioni. La Filctem ipotizza che il marchio sia stato venduto alla Corea e che la nuova ditta altro non sia che una scatola vuota per "tenere pulito" il marchio, liquidare la produzione e licenziare i lavoratori. "Noi vogliamo mettere in sicurezza i lavoratori – conclude Morganti – ma mi auguro che la magistratura proceda per verificare anche eventuali rilievi penali".
 

 

a cura di  www.rassegna.it

Il sindacato polizia in Sicilia: "Preoccupati per sciopero trasporti"

Il sindacato dei lavoratori della polizia Silp Cgil della Sicilia rileva, in una nota, che quello che sta accadendo nell'isola, la paralisi cioe' di molte attivita' per lo sciopero degli autotrasportatori, e' "assai preoccupante", e richiede "l'intervento urgente di tutte le Istituzioni, in particolare del Ministro degli Interni, perchè questa è una grave emergenza che non si deve considerare come un problema solo della Sicilia".  

    Il segretario generale del Silp Sicilia Luciano Cirri rileva ancora che "il blocco rischia di coinvolgere molte attivita' di utilita' pubblica", e sostiene anche che "si rischia che la situazione dell'ordine pubblico possa sfuggire di mano".

    "In un Paese civile e democratico – dice Cirri - è inaccettabile penalizzare la più grande regione d'Italia, senza che le Istituzioni, prima fra tutte il Governo, intervengano per far cessare questo stato di illegalità diffusa. E' inaccettabile che le stesse Istituzioni, quando c'è da 'mostrare i muscoli', lo facciano solo nei confronti dei più 'deboli' -  come si assiste spesso con le cariche agli operai che perdono il posto di lavoro –  mentre rimangano inermi di fronte ad una situazione così grave, con la paralisi di tutte le città siciliane".
 

IPSE DIXIT

Ci vuol tatto - «Il tatto nell'audacia consiste nel sapere di quanto spingersi troppo avanti». Jean Cocteau