mercoledì 17 dicembre 2014

Tiziana Parenti: “Piccoli gnomi arraffano”

Da Avanti! online

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Intervista con Tiziana Parenti su Mafia Capitale. "La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva". Giorgio Napolitano si è espresso contro le infiltrazioni criminali nella vita politica e amministrativa e il degrado della stessa, e lo ha fatto dal palco di una manifestazione all'Accademia dei Lincei. Non ha mai nominato l'inchiesta penale in corso – nota come 'Mafia Capitale' – ma ha dichiarato che  "è ormai urgente la necessità di reagire" a una certa anti-politica, "denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni impegnandoci su scala ben più ampia non solo nelle riforme necessarie" ma anche "a riavvicinare i giovani alla politica". Nel frattempo, stamane, sono stati consegnati – al capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone – alcuni documenti del Campidoglio considerati utili alle indagini sulla maxi-inchiesta. Sempre stamane il Psi ha illustrato un emendamento all'Italicum, il disegno di legge sulla riforma della legge elettorale attualmente in Commissione Affari Costituzionali al Senato, sulle modalità di ammissione dei candidati alle elezioni politiche, regionali e comunali. Sull'inchiesta che sta scuotendo il mondo politico Avanti! ne ha parlato con Tiziana Parenti che all'epoca di Tangentopoli faceva parte del pool di Mani Pulite, ex pubblico ministero, ex parlamentare, ex presidente della Commissione Antimafia.

 

di Silvia Sequi

 

In un'intervista su Lettera43, Antonio Di Pietro sembra riabilitare Bettino Craxi, dichiarando che l'ex leader socialista "denunciò il sistema di Tangentopoli sia in Parlamento che davanti ai giudici del tribunale di Milano. Gli altri invece facevano finta di non vedere".

    Quel mondo è lontano da quello di oggi. Una volta la statura politica era elevata, ora ci sono piccoli gnomi che arraffano, senza avere più il limite delle situazioni e nemmeno di se stessi. La riabilitazione di Craxi è nei fatti. Chi potrebbe, oggi, alzarsi in Parlamento come leader, in termini di coraggio e contenuti? Nessuno, credo davvero nessuno.

    Quali le differenze tra il malaffare degli anni '90 e quello dei giorni nostri?

    È completamente un'altra realtà, un'altra società che tende a scendere sempre più verso il basso. Oggi trovo sia diffusa parecchia mediocrità, che può essere assurta a una delle cause del crimine. Mancano le storie personali e culturali,  non c'è dunque ambizione personale. Soggetti con questi profili sono facili da avvicinare e da 'utilizzare'. Non trovo nessuno che abbia una caratura politica, che si costruisce nel tempo.

   Cosa pensa dell'intenzione del governo Renzi di innalzare la pena minima per corruzione da quattro a sei anni, e di allungare il periodo necessario per far scattare la prescrizione sui reati di corruzione?

    Quando le cose scoppiano, ecco che arriva lo spot elettorale. Più si alzano le pene, più si allontana la prescrizione, più i processi non si celebrano. E la giustizia non funzionerà mai. Se si vuole veramente approdare a un meccanismo equo e funzionale le pene devono essere ridotte. Ma applicate. In questa inchiesta specifica per dimostrare l'eventuale matrice di stampo mafioso il tempo previsto, per un processo di primo grado, è di 7/8 anni. La media dei processi penali in Italia è di 15 anni, il meccanismo della giustizia è totalmente inceppato. E poi mi domando: ma che senso ha se dopo più di un decennio il mondo e la società sono cambiati, diventando altro?

    Quale la causa di questo status quo?

    Abbiamo perso l'ottica politica per scegliere in quale società vogliamo vivere: ognuno sbanda e non si arriva da nessuna parte. La politica risiede nella costruzione del modello di una società in cui tutto il resto si inserisce, e noi italiani – da almeno un decennio – abbiamo perso questo approccio.

 

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martedì 9 dicembre 2014

La situazione politica - SENATORS

Il nostro ordinamento prevede un equilibrio al vertice dello Stato tra un Parlamento in posizione di primato, un Presidente garante delle Istituzioni e un Presidente del Consiglio. Prevede? Forse sarebbe meglio scrivere “prevedeva”…

 

di Felice Besostri

 

Raccomando a tutti di non reagire alla notizia che Riccardo Muti dovrebbe diventare il prossimo inquilino del Colle facendo riferimento al cosiddetto “Principio di Peter”: non è applicabile perché riguarda organizzazioni gerarchiche e meritocratiche. Le istituzioni costituzionali non sono gerarchiche e men che meno meritocratiche, come abbiamo modo di constatare quotidianamente.

    Per un grande direttore d’orchestra, come è Muti, il livello di incompetenza si raggiunge con la nomina a Direttore artistico, Sovraintendente di teatro d’opera o Ministro dello Spettacolo: Il Maestro Muti è già stato messo alla prova all’Opera di Roma. Quindi, non deve dimostrare più nulla!

    Con la morte di Abbado c’è un posto vacante come Senatore a vita, il Presidente Napolitano prima di andarsene, non si sa quando, nomini Muti. Avvalorerebbe una prassi già seguita con la morte della prof. Levi Montalcini. cui è seguita la nomina della prof. Cattaneo, donna e ricercatrice. E’ vero che non è detto che cessino le manovre per portare Muti al Quirinale. Dopo Monti la nomina a sentore a vita è un viatico per altri incarichi e poi passare da Senatore a vita a Senatore di diritto, dopo aver avuto il potere di nominare altri Senatori a vita può essere una tentazione vertiginosa. Unico Neo, che nel frattempo il Senato diventi quella roba informe, che è attualmente all’esame della Camera dei Deputati, dopo essere stata approvata dal Senato, probabilmente come gesto scaramantico.

    Con la nomina di Muti o di altri con le sue caratteristiche di estraneità alla politica, lo smantellamento della Costituzione della Repubblica farebbe un deciso e forse decisivo passo avanti: un segnale forte viste le difficoltà di far approvare l’Italikum e la revisione della Costituzione che, ben che vada, ha bisogno di 5 letture. Il nostro ordinamento prevede (forse sarebbe meglio scrivere “prevedeva”) un equilibrio al vertice dello Stato tra un Parlamento in posizione di primato, un Presidente garante delle Istituzioni e un Presidente del Consiglio.

    Il Parlamento con il premio di maggioranza e le liste bloccate è diventato un organo che, tuttalpiù, può fare i dispetti con il voto segreto, come si è visto per la Presidenza della Repubblica: un dispetto che ha comportato una "smagliatura" o uno "strappo" (le opinioni sono divise): la rielezione di Napolitano. Con Muti al Colle uscirebbe di scena anche la Presidenza della Repubblica. Resterebbe solo al comando, senza contrappesi, un Presidente del Consiglio dei Ministri, mai eletto, sempre più Premier o Cancelliere con un Parlamento composto da parlamentari nominati e terrorizzati di perdere il posto. Credo che paradossalmente si dovranno rimpiangere le interferenze di Napolitano, che ha dovuto supplire all’assenza di un Parlamento con un minimo di autorità politica e morale, non basta essere superiori ai consigli regionali per esercitare il ruolo assegnato dalla Costituzione, perché 2 è meglio di 1 e, senza contrappesi, la deriva autoritaria o, nel migliore dei casi, solipsista, appare inevitabile.