giovedì 25 giugno 2009

Muratori della Valle San Martino

Riceviamo e volentieri segnaliamo
 
L’evoluzione storica, l’emigrazione, le condizioni sociali, il sapere professionale, la cultura dei muratori della Valle San Martino (Lecco), sono i temi principali di questo volume, che dedica una sezione anche alla formazione dei giovani che oggi si avviano al mestiere del muratore.

    Fino a pochi decenni fa la maggior parte della manodopera maschile di questa Valle era occupata in edilizia, eredità di una vicenda plurisecolare durante la quale mastri costruttori di diversa provenienza, grazie anche alle materie prime disponibili in loco, hanno dato vita ad edifici civili e religiosi, ancora oggi presenti e funzionali.

    Negli ultimi due secoli, poi, centinaia di muratori della Valle San Martino hanno portato la loro capacità professionale in Francia e in Svizzera, in un intenso flusso di emigrazione stagionale. 

    Tutte queste vicende hanno dato vita ad una ‘edilizia tradizionale’, fatta di saperi antichi, tecniche consolidate nell’esperienza e forte consapevolezza professionale.

    Un insieme di storia, esperienze, capacità, senso di identità che si è manifestato anche in eventi di intensa partecipazione popolare, come quando all’inizio del Novecento i carennesi hanno costruito, con lavoro volontario, la nuova parrocchiale.

    I muratori, pur dediti ad una professione non agricola e assenti per mesi dal paese, condividevano comunque gli elementi della cultura popolare, sia nel campo civile, soprattutto con la partecipazione alle bande musicali, sia in quello religioso, come attestano gli ex voto per grazia ricevuta.

    Nei paesi della Valle è ancora viva la memoria di questa storia, che ‘Muratori della Valle San Martino’ ricostruisce con documenti d’archivio, testimonianze dirette, fotografie, attrezzi da lavoro, grazie allo stretto legame con ‘Ca’ Martì – Il Museo e la Valle dei muratori’, che ha guidato le ricerche e custodisce tutti gli attrezzi le cui immagini sono riprodotte nel libro.

Angelo de Battista – Cristina Melazzi
MURATORI DELLA VALLE SAN MARTINO
Cattaneo editore / Ricerche di Etnografia e Storia
Oggiono – 2009 

       

Rifiuti in Sicilia

Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro. Con l'avvio delle nuove gare per gli inceneritori, viene rilanciato un affare di proporzioni enormi, destinato a influire notevolmente sugli assetti del potere siciliano nei prossimi decenni. Le concertazioni fra Palermo e Roma. Il quadro degli interessi in causa.

di Carlo Ruta *)

L'accelerazione impressa dalle sedi regionali nella partita dei rifiuti è sintomatica. È arrivata per certi versi imprevista, dopo anni di gioco apparentemente fermo, a seguito della decisione assunta nel 2006 dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea di annullare le aggiudicazioni dei quattro mega inceneritori, avvenute nel 2003. Si è cercato di prendere tempo, per rimettere ordine nell'affare, che ha visto in campo cordate economiche di spessore, eterogenee ma bene amalgamate. Si è interloquito con le società interessate per concordare il rimborso dei danni, stabiliti in ultimo nella cifra, iperbolica, di 200 milioni di euro. Adesso è arrivato l'annuncio delle nuove gare, mosse paradossalmente dagli alti burocrati che hanno organizzato le precedenti: dai medesimi quindi che sono stati censurati dalla UE per le irregolarità rilevate nella vicenda. Come è nelle consuetudini, esistono ipoteche, parole date, assetti da cui non è agevole prescindere. Si registra comunque un aggiornamento, non da poco: gli inceneritori da realizzare saranno tre, a Bellolampo, Augusta e Campofranco. Si è deciso quindi di rinunciare al quarto, che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, in area etnea. Le responsabilità sono state fatte ricadere sulla compagine aggiudicataria Sicil Power, che secondo l'avvocato Felice Crosta, presidente dell'Arra, avrebbe indugiato troppo dinanzi alle richieste della parte pubblica. In realtà tutto lascia ritenere che si sia trattato di un primo rendiconto, nell'intimo della maggioranza e delle aree economiche di riferimento, mentre si opera per disincentivare la protesta che ha percorso l'isola dagli inizi del decennio.

    Si è fatto il possibile, evidentemente, per rispettare i termini imposti dalla Ue, perché non si perdessero i contributi, per diverse centinaia di milioni di euro, che la medesima ha destinato al piano rifiuti dell'isola. In quanto sta avvenendo si scorge nondimeno un ulteriore tempismo, che richiede una definizione. Tutto riparte dopo l'anno zero dell'emergenza di Napoli, a margine quindi di una rivolta sedata, ma probabilmente solo differita, che ha permesso di saggiare comunque un preciso modello di democrazia autoritaria, sostenuto da leggi ad hoc e da un particolare piglio sul terreno, tipicamente militare. Tutto riparte altresì quando l'allarme rifiuti è già al rosso non solo in Sicilia ma in numerose aree della penisola: quando s'impone quindi una risposta conclusiva, a livello generale, che, come nel caso di Napoli, si possa spendere dalla prospettiva del consenso. In tali sequenze si possono ravvisare allora delle logiche, che comunque vanno poste in relazione con alcuni dati di fatto, ma soprattutto con una serie di numeri.

    In Italia funzionano 52 inceneritori, che trattano ogni anno circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 15 per cento di quelli complessivi. In Sicilia ne sorgeranno appunto tre, che, come previsto nei bandi di gara del 2003 e in quelli odierni, fatto salvo ovviamente l'impianto di Paternò, cui si è rinunciato, saranno capaci di trattare 1,86 milioni di tonnellate di rifiuti, pari quindi a quasi la metà di quelli che vengono inceneriti lungo tutta la penisola. In particolare: l'impianto di Bellolampo avrà una capacità di lavorazione di 780 mila tonnellate di rifiuti annui; quello di Campofranco, di 680 mila; quello di Augusta, di 400 mila. Si tratta di numeri significativi. I tre inceneritori siciliani risulteranno infatti fra i più grandi dell'intera Europa, insieme con quello di Brescia, che tratta 750 mila tonnellate di rifiuti, e con quello di Rotterdam, che ne lavora 700 mila. I conti tuttavia non tornano, tanto più se si considera che i rifiuti siciliani da termovalorizzare, al netto cioè di quelli da riciclare attraverso la raccolta differenziata e altro, non dovrebbero superare, secondo le stime ottimali, le 600 mila tonnellate. È beninteso nell'interesse delle società aggiudicatarie far lavorare gli impianti il più possibile. Ma a redigere i bandi di gara è stato e rimane un soggetto pubblico, tenuto al rispetto dell'interesse generale, delle leggi italiane, delle direttive europee, e che, comunque, non può prescindere, oggi, da taluni orientamenti del governo nazionale.

    In sostanza, i numeri bastano a dire che già nel 2003, quando il governo Berlusconi poteva godere dell'osservanza stretta di Salvatore Cuffaro, presidente della giunta regionale, si aveva un'idea composita dei mega impianti che erano stati studiati per la Sicilia. E se non fosse intervenuta la Ue, quando Romano Prodi aveva riguadagnato il governo, l'operazione rifiuti, nei modi in cui era stata congegnata, sarebbe oggi alla svolta conclusiva, a dispetto delle problematiche ambientali e dell'interesse delle popolazioni. Con l'avvento dell'autonomista Raffaele Lombardo il gioco si è fatto più mosso. Le cronache vanno registrando sussulti di un qualche rilievo nel seno stesso della maggioranza. Ben si comprende tuttavia che se ieri l'affare accendeva motivazioni forti, oggi diventa imprescindibile, sullo sfondo di un potere politico che, dopo Napoli appunto, sempre più va lanciandosi in politiche che per decenni la comune sensibilità aveva reso impraticabili. Il proposito delle centrali nucleari costituisce del resto l'emblema di un modo d'essere.

    Esistono in realtà le premesse perché la linea dei termovalorizzatori, a partire dalla Campania, dove sono in costruzione quattro impianti, passi con ampiezza, a dispetto delle restrizioni sancite in sede comunitaria. In particolare, tutto è stato fatto, in un anno di governo, perché l'affare risulti allettante. Se il ministro dell'Ambiente del governo Prodi, a seguito di una procedura d'infrazione dell'Unione Europea, aveva annullato infatti il "Cip6", nel quadro dei contributi concessi alla produzione di energie rinnovabili, il ripristino e la maggiorazione del medesimo, nei mesi scorsi, offre alle imprese del campo ulteriori sicurezze. In aggiunta, con la finanziaria 2009, tale contributo viene esteso a tutti gli impianti autorizzati, inclusi quelli che indugiano ancora sulla carta.

    In tale quadro, l'affare siciliano insiste a recare comunque caratteri distinti. Alcuni dati recenti della Campania, epicentro dell'emergenza italiana, lo comprovano. Gl'inceneritori che stanno sorgendo ad Acerra, Napoli, Salerno e Santa Maria La Fossa, potranno trattare, insieme, rifiuti per un massimo annuo di un milione e 200 mila tonnellate. I tre siciliani, come si diceva, potranno lavorarne poco meno di due milioni. Questo significa allora che l'isola è destinata a far fronte alle emergenze che sempre più si paventano in altre aree del paese? Alla luce di tutto, propositi del genere sono più che supponibili. Se tutto andrà in porto, non potranno mancare, in ogni caso, le occasioni e le ragioni per far lavorare gli inceneritori a pieno regime. Sulla base di logiche che non hanno alcun riscontro in altri paesi del mondo, si prevede infatti che possano essere trattati nell'isola fino all'85 per cento dei rifiuti siciliani, con esiti ovvi. A fronte dei progressi tecnologici, di cui pure si prende atto, la nocività dei termovalorizzatori viene riconosciuta a tutti i livelli, a partire dalla Ue, che suggerisce impianti di dimensioni piccole e medie, tanto più in prossimità degli abitati. Viene ritenuto esemplare in tal senso quello di Vienna, allocato nel quartiere periferico di Spittelau, che può trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti. Sono ipotizzabili allora i danni che potranno derivare dagli inceneritori siciliani: da quello di Campofranco che, tre volte più grande di quello viennese, dovrebbe sorgere ad appena un chilometro dall'abitato, a quello di Augusta che, uguale per dimensioni all'impianto di Parigi, non potrà che aggravare, come denunciano da anni le popolazioni, lo stato di un'area già fortemente colpita dalle scorie petrolchimiche. Ma tutto questo rimane ininfluente.

    Il secondo tempo della partita siciliana significa ovviamente tante cose. Dalla prospettiva propriamente politica, è in gioco il potere. Sul terreno dei rifiuti, oltre che delle risorse idriche e delle energie, andranno facendosi infatti gli assetti regionali dei prossimi decenni. L'affare è destinato altresì a pesare sul contratto che va ridefinendosi fra Palermo e Roma, fra l'interesse autonomistico in versione Lombardo e quello di un potere centrale che intende mettere mano alla Costituzione come mai in passato. La presenza insistente del presidente regionale presso le sedi governative, danno peraltro conto di affinità sostanziali, di una interlocuzione produttiva. È comunque sul piano degli interessi materiali che si condensa maggiormente il senso dell'affare. La posta in palio rimane senza precedenti: circa 5 miliardi di euro in un ventennio, fra fondi governativi e comunitari. In via ufficiale, ovviamente, ogni decisione è aperta. Ma nei fatti, è realmente così? È possibile che si prescinda del tutto dai solchi tracciati dalle gare del 2003?

    Sin dagli esordi, la storia ha presentato un profilo mosso. Come era prevedibile, è sceso in campo il top dell'industria italiana dell'energia. Senza difficoltà gli appalti degli inceneritori di Bellolampo, Campofranco e Augusta sono andati infatti a tre gruppi d'imprese, rispettivamente Pea, Platani e Tifeo, guidati da società del gruppo Falck. Nel secondo si è inserita altresì, con una quota di riguardo, Enel Produzione. E la cosa darebbe poco da riflettere se non fosse per il piglio particolare con cui tale società veniva amministrata, allora, da Antonino Craparotta, destinato a finire in disgrazia per l'emergere di una storia di capitali extracontabili, alla volta di paesi arabi. Ancora senza alcun ostacolo, come da consuetudine, la quarta aggiudicazione, per l'impianto di Paternò, è andata a Sicil Power, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia all'inceneritore etneo, sembra essere finito fuori gioco. Sono comunque altre presenze, discrete e nondimeno importanti, a rivelare i toni della vicenda.

    Il posizionamento rapido della famiglia Pisante, presente nelle cronache giudiziarie sin dai tempi di "Mani pulite", e del gruppo Gulino di Enna nelle quattro compagini aggiudicatarie, attraverso la Emit e l'Altecoen, è al riguardo paradigmatico. Come tale è stato percepito del resto, sin dai primi tempi, da alcune procure, che hanno lanciato l'allarme inceneritori, e dalla stessa Corte dei Conti siciliana, intervenuta sul caso con perentorietà. A gare concluse, sono emersi, come è noto, degli inconvenienti, che hanno costretto l'imprenditore ennese, reduce con i Pisante della vicenda di MessinAmbiente, finita in scandalo, a farsi da parte, con la cessione di quote che gli hanno fruttato diversi milioni di euro. I termini della questione rimangono però intatti. Si è aperta una contrattazione. Interessi di varia portata sono diventati compatibili. È stato tenuto debitamente conto delle tradizioni. Il gruppo pugliese infine, senza alcun pregiudizio, è rimasto in gioco. Tutto questo costituisce però solo un aspetto della storia. Si sono avuti infatti ingressi ancor più discreti, per certi versi invisibili, al confine comunque fra l'economia e la politica. È il caso della Pianimpianti: nota società di Milano amministrata dal calabrese Roberto Mercuri.

    Attiva in numerose aree della penisola e all'estero nell'impiantistica per l'ambiente, tale impresa ha potuto godere di un inserimento strategico nel sistema degli appalti calabresi: in quelli dei depuratori in particolare, che hanno mosso circa 800 milioni di euro. Ha manifestato altresì dei punti di contatto oggettivi con l'Udc, essendone stato vice presidente l'ex parlamentare parmigiano Franco Bonferroni, amico di Pier Ferdinando Casini, ma soprattutto legatissimo a Lorenzo Cesa, attuale segretario nazionale del partito. Per tali ragioni, ritenuta cardinale negli intrecci fra politica e affari in Italia, è finita al centro di indagini giudiziarie complesse, condotte dal sostituto procuratore di Potenza Henry John Woodcock e, soprattutto, da Luigi De Magistris. Nell'atto di accusa del sostituto di Catanzaro vengono passati in rassegna fatti specifici, alcuni di non poco conto: dal sequestro di 3,8 milioni di euro al fratello e al padre di Roberto Mercuri su un treno diretto in Lussemburgo, al versamento di 370 mila euro che la Pianimpianti avrebbe fatto alla Global Media, ritenuta, attraverso Cesa, il polmone finanziario dell'Udc. Un teste, riferendosi agli appalti dei depuratori in senso lato, ha detto inoltre del sistema in uso delle tangenti, stabilite nella misura dal 3 al 7 per cento, equamente divise fra la Calabria e Roma. In conclusione, l'accusa ha presentato la società di Mercuri come la "cassaforte" di una associazione finalizzata all'illecito, ma l'inchiesta, che come è noto è passata di mano, è stata largamente archiviata.

    Cosa c'entra però tutto questo con gli inceneritori in Sicilia? In apparenza nulla. Pianimpianti, nei raggruppamenti guidati dal gruppo Falk, reca una presenza del tutto simbolica, con quote dello 0,1 per cento. Nell'affare ha guadagnato in realtà un rilievo sostanziale per quanto è avvenuto, in via assolutamente privata, dopo le aggiudicazioni del 2003. Le società Pea, Platani e Tifeo, l'1 luglio 2005 hanno commissionato infatti proprio all'impresa di Mercuri, in associazione con la Lurgi di Francoforte, la fornitura, chiavi in mano, dei tre inceneritori, per un importo complessivo di mezzo miliardo di euro, che costituisce, a conti fatti, la fetta più grossa, più immediata, quindi più tangibile, dell'intera posta in palio. È il caso di sottolineare in ultimo che pure il sodalizio Pianimpianti-Lurgi è connotato da un iter mosso, antecedente e successivo alla firma dei contratti con Actelios-Elettroambiente. Le due società sono finite sotto inchiesta nel 2005 per un giro di tangenti connesse alla costruzione dei due termovalorizzatori di Colleferro. Compaiono altresì nell'inchiesta Cash cow, ancora in corso, che nella medesima area laziale ha coinvolto, fra gli altri, decine di politici.

    A questo punto, dal momento che sono state disposte nuove gare, si tratta di capire cosa potrà avvenire delle intese sottoscritte a partire dal 2003. Di certo, le società aggiudicatarie hanno guadagnato una posizione favorevole. Da titolari dei cantieri, hanno ripreso a beneficiare infatti del "Cip6", malgrado il blocco di ogni attività dal 2007. Otterranno infine il mega risarcimento che reclamavano, di 200 milioni di euro appunto, pur avendo effettuato nei tre siti lavori esigui, solo di recinzione e movimento terra. Dopo la firma dell'accordo, regna quindi un curioso ottimismo. Prova ne è che i titoli Falck hanno avuto in Borsa rialzi del tutto anomali, lontanissimi dai trend dell'attuale recessione. Ma quali giochi vanno facendosi? La cifra della penale, che evoca un calcolo complesso, di certo costituirà un forte deterrente alla partecipazione di nuove compagini. Nel caso in cui la gara dovesse andare a vuoto, l'affidamento diretto agli attuali concessionari, a trattativa privata, potrebbe essere quindi un esito "inevitabile". Ed è la stessa Falck a dare conto di intese in tal senso con l'Agenzia regionale, nella relazione semestrale del giugno 2008. Per motivi di opportunità potrebbe prevalere tuttavia una seconda soluzione: il ritorno in gara, direttamente o in forma mimetica, delle imprese già aggiudicatarie, che finirebbero per pagare a sé stesse la penale, per il ripristino dei patti. In ambedue i casi, come è evidente, risulterebbe eluso il pronunciamento della Corte di Giustizia Ue.      

*) Domani.Arcoiris.tv



Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Mafia / rifiuti, Lumia (Pd): Solidarietà a Biagio Sciortino

(Palermo, 20.6.2009) - "Esprimo la mia solidarietà al sindaco di Bagheria, Biagio Sciortino". Lo dichiara il senatore del Partito Democratico Giuseppe Lumia, commentando la notizia dell'incendio che ha danneggiato l'automobile della moglie del sindaco. Da alcuni giorni la cittadina in provincia di Palermo è al centro delle cronache a causa dell'emergenza rifiuti.

    "A Bagheria - aggiunge Lumia - non bisogna abbassare la guardia. La lotta per la legalità è una cosa seria. È necessario aggredire gli interessi mafiosi sempre in agguato e che spaziano in diversi campi, a partire dalla gestione dei rifiuti".

    "Invito il sindaco - conclude Lumia - a colpire questi interessi senza guardare in faccia nessuno e a fare del rapporto legalità/sviluppo il principio guida su cui
orientare tutta l'azione amministrativa".      

mercoledì 24 giugno 2009

Elogio del pudore

Ipse dixit

Elogio del pudore 1 - «Un uomo è tanto più rispettabile quante più sono le cose di cui egli si vergogna». - George Bernard Shaw 

Elogio del pudore 2 - «Si tratta allora di guadagnare una zona di vuoto nel pieno della soggettività, nell'immagine "troppo piena" che abbiamo di noi stessi». - Pier Aldo Rovatti 

Elogio del pudore 3 - «Sull'aidôs [espressione greca che sta per "senso di vergogna", "modestia", "pudore", ndr] sono fondati tutti i legami sociali che riguardano relazioni non strettamente giuridiche... La nozione di aidôs prescinde completamente dallo scambio mercantile... e implica l'esistenza di rapporti di reciprocità le cui manifestazioni sono indipendenti dal calcolo e dalla misura, perché coinvolgono la fiducia e l'onore». - Mario Perniola

Picture (Metafile)

       

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A cura di Internazionale - Prima Pagina

 
Il peggio deve ancora venire
Fino a quando potrà resistere Silvio Berlusconi agli scandali che lo hanno colpito nelle ultime settimane? A sentire lui e i suoi collaboratori, per sempre. Da quando è entrato in politica, 15 anni fa, è sempre uscito indenne da qualsiasi scandalo. Questa volta, però, la situazione è diversa. Le rivelazioni sulla sua vita privata aumentano ogni giorno e il presunto complotto ai suoi danni sta diventando sempre più diabolico e planetario: Il Corriere della Sera e La Repubblica, i magistrati, El País, Oggi, il fotografo Zappadu, Patrizia D'Addario e Rupert Murdoch. Niccolò Ghedini ha detto che nel caso delle rivelazioni della D'Addario Berlusconi non ha commesso alcun reato, essendo stato al massimo un "utilizzatore finale".

The Times, Gran Bretagna
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L'Italia apre le porte dell'Europa agli ex detenuti di Guantanamo
L'Italia ha accettato di accogliere tre ex detenuti di Guantanamo, assecondando le richieste dell'amministrazione Obama che sta cercando di convincere l'Europa a collaborare alla chiusura del carcere. Il progetto del presidente Obama è complicato dal fatto che gli stessi Stati Uniti non vogliono accogliere gli ex detenuti. Molti paesi europei sono riluttanti ad accettare la richiesta statunitense perché non sanno che tipo di rischi possono correre.

Financial Times, Gran Bretagna
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Rssegna.it

Accadde ieri

Il referendum non raggiunge il quorum: affluenza  definitiva al 23%. Iran, opposizione in piazza tra cariche e arresti. Eurostat: Italia prima per tasse sul lavoro. Due morti bianche a Reggio Emilia e Trento. Istat, industria ad aprile giù del 22,2% annuo.

Referendum / Il quorum non è stato raggiunto
I referendum sulla legge elettorale non sono validi, non c'è il quorum per nessuno dei tre quesiti proposti. Il dato definitivo di affluenza alle urne per il referendum sulla legge elettorale è stato del 23% circa. Lo ha comunicato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, sottolineando che si tratta del record negativo di affluenza per quanto riguarda un referendum. Maroni ha anche annunciato che proporrà una modifica sulla legge che regola i referendum, "per evitare che uno strumento importante di democrazia diretta diventi inutile".


Iran / L’opposizione torna in piazza, cariche e arresti
Si è conclusa con molti arresti la manifestazione dei riformisti a Teheran. Dopo la vittoria elettorale attribuita ad Mahmoud Ahmadinejad, i sostenitori del riformista Mir Hossein Moussavi ieri sono tornati in piazza nella capitale: la polizia è intervenuta disperdendo i presenti con il lancio di lacrimogeni, i testimoni parlano di 60 persone in stato di fermo


Eurostat / Italia al primo posto per tasse sul lavoro
L’Italia è il paese dell’Unione Europea con il più alto carico fiscale sul lavoro. Nel nostro paese le tasse e i contributi sociali rappresentano il 44% del costo del lavoro, contro il 42,3% della Svezia e il 42,3% del Belgio. E’ questo il verdetto che viene fuori dai dati diffusi oggi (22 giugno) dall’Eurostat. Il confronto tra i paesi dell’Unione è stato effettuato dall’istituto europeo di statistica sui dati certi più recenti, quelli relativi al 2007.


Incidenti lavoro / Due morti a Reggio Emilia e Trento
Stava lavorando in un campo per raccogliere il fieno a bordo di un trattore, su una pendenza, all'improvviso il mezzo di è sbilanciato, si è ribaltato e lo ha schiacciato. Così è morto ieri un agricoltore di 69 anni nel comune di Casina (Reggio Emilia). Una lavoratrice agricola di 37 anni è deceduta verso le 17.30 dopo essere rimasta schiacciata da un altro trattore ribaltato. E’ avvenuto a Pejo-Covel San Rocco, in provincia di Trento. Inutile l'intervento dell'elisoccorso, dell'ambulanza e delle forze dell'ordine: la donna, verosimilmente, è morta sul colpo. A Genova tre operai sono stati feriti in una carpenteria, ma non sono gravi.


Industria / Istat, ad aprile fatturato giù del 22,2% annuo
Ancora in forte calo il fatturato dell'industria italiana, che ad aprile segna -22% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Negativa anche la variazione degli ordinativi, con un calo del 32,2%. Per quanto riguarda la variazione su marzo 2009, il fatturato ha registrato una variazione pari a zero, mentre gli ordini sono calati del 3,7%. Queste le cifre diffuse ieri dall’Istat.


Fiat / Termini Imerese, no al cambio produzione
Si è svolto ieri uno sciopero di due ore nello stabilimento della Fiat a Termini Imerese contro l'annuncio del cambio di linea produttiva annunciato da Marchionne. A decidere lo stop è stata l'assemblea convocata all'inizio del primo turno di lavoro. Dalle 7.30 alle 9.30 un centinaio di dipendenti dell'azienda torinese e quelli dell'indotto è rimasto fuori dalla fabbrica che produrrà la Lancia Ypsilon fino al 2011.


Nestlè / Intesa sulla produzione italiana 2009-2011
Si è tenuto ieri a Milano un incontro tra le organizzazioni sindacali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil e la Nestlè al termine del quale è stato definito dalle parti un protocollo d’intesa sulle linee guida per il futuro di Nestlè Italia per il biennio 2009-2011. L’intesa vincola la Nestlè alle produzioni italiane, è articolato per brand e delinea le strategie della multinazionale per il prossimo biennio attraverso un piano di investimenti pari a 400 milioni all’anno da destinare sia al sostengo dei marchi che a quello delle produzioni e che saranno articolati su tutti gli stabilimenti del gruppo. Il testo sarà verificato dal ministero dello Sviluppo economico.


Processo Eternit / In aula filmato su anni ‘30
I pubblici ministeri che sostengono l'accusa all'udienza preliminare per il caso Eternit hanno fatto ricorso ieri in aula ad una proiezione molto particolare: un filmato "Luce", in bianco e nero, che descrive il modo in cui si lavorava nello stabilimento di Casale Monferrato (Alessandria) negli anni Trenta. Nel filmato si vedono gli operai muoversi tra grandi nuvole di polvere d'amianto. La procura ha poi ribadito la richiesta di processare i due imputati, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Loui de Cartier, replicando nello stesso tempo alle eccezioni sollevate dai difensori. 

mercoledì 17 giugno 2009

DESTRA IN OVERDOSE

Ipse dixit

Quando la lotta è di tutti -
«Quando la lotta è di tutti per tutti, / il tuo padrone, vedrai, cederà; / se invece vince è perchè i crumiri / gli dan la forza che lui non ha » - Ivan Della Mea



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A cura di Internazionale - Prima Pagina

Il declino di Milano

Fino a poco tempo fa i milanesi erano fieri di vivere nella città più ricca d'Italia, con le università migliori, quella che dà il "la" all'intera penisola e dove Silvio Berlusconi ha fatto fortuna prima di lanciarsi in politica. Ma oggi, colpita duramente dalla crisi, Milano è giù di morale. Piazza Affari, che testimonia il suo ruolo di cuore pulsante dell'economia, ha subìto delle dure perdite e la reputazione delle grandi banche milanesi è a pezzi. Da simbolo di potenza, design e cultura è diventata il sismografo della fragilità italiana. Lo slogan dell'amaro Ramazzotti, "Milano da bere", non rispecchia più la città. Che ormai sa di tappo.

Le Monde, Francia
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Ronde nere

DESTRA IN OVERDOSE SECURITARIA

Camicia d'ordinanza, cinturone, scudetto nero con motto clerico-fascista ("Domine, dirige nos"), cravatta, anfibi e guanti neri, pantaloni grigi con banda nera, e berretto militare con stemma della Guardia Nazionale Italiana e l'aquila imperiale romana.

    Al braccio altra fascia nera con il simbolo del Partito Nazionalista italiano: la Schwarze Sonne (il sole nero o svastica a dodici braccia che adornava il pavimento del quartier generale delle Ss).

    Sono le ronde nere.
    Sono state presentate al convegno dell'Msi-Destra italiana che si è svolto la settimana scorsa a Milano.
    Commenta Jan Fischer, presidente di turno dell'Unione Europea: "La destra xenofoba ha ottenuto consensi allarmanti. La Storia ci ha insegnato che alcuni fenomeni iniziano inosservati o sembrano umoristici. Ma poi persone di cui si rideva hanno creato situazioni in cui non si poteva mai più ridere".

    La destra securitaria si sta posizionando in un ginepraio dal quale non potrà poi facile né facilmente né a buon prezzo. D'altronde, in politica gli errori più gravi si pagano senza sconti.



Critica liberale 1

Un premier eversore

di Enzo Marzo

E' increscioso per un paese avere un premier-clown che ogni giorno dimostra quanto sia profondamente antidemocratico. Ieri ha denunciato pericoli di eversione, poi ha incitato gli industriali a non "dare pubblicità a chi si comporta così". Ma in libero mercato la pubblicità non serve a propagandare la merce, e basta? E' eversivo o no che il presidente del consiglio, liberista da strapazzo, pubblicamente inviti a stravolgere il senso della pubblicità e a usarla non per gli scopi suoi propri, ma per condizionare direttamente la libertà di stampa? Ci piacerebbe la rispos ta dei tanti intellettuali terzisti, come Ostellino e Panebianco, sempre pronti a gridare sulla pagliuzza sinistra e a tacere come mummie sulla trave delle teorie e pratiche politiche del Papi del nuovo liberalismo canagliesco alla Gheddafi.

Critica liberale 2

Caro presidente del consiglio

di Luciano Comida

Caro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, caro governo da Lei presieduto e cara maggioranza parlamentare, mi chiamo Rodrigo Bravi e sono un delinquente, passato, presente e futuro. Nel senso che io proprio commetto reati: spaccio droga e commetto rapine, rubo in appartamenti e aggredisco le persone, do una mano a smaltire rifiuti tossici e non disdegno il commercio di organi umani, clono carte di credito e faccio ricatti, più molte altre cose che sarebbe superfluo elencare. Aggiungo solo che, qualche volta, così, tanto per gradire, può capitare pure uno stupro. Per non portar via troppo tempo alla vostra preziosissima attività legislativa ed esecutiva, vengo al motivo della mia lettera. Vorrei dunque ringraziarvi di cuore a proposito della nuova legge sulle intercettazioni telefoniche e ambientali. Io e i miei amici non potevamo sperare meglio. Un deferente saluto dal sempre vostro Rodrigo Bravi.

       

lunedì 8 giugno 2009

Tutti battuti eccetto Bossi e Di Pietro

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A cura di Internazionale - Prima Pagina

Berlusconi messo a nudo 

A scanso di equivoci per Silvio Berlusconi: è la stampa democratica quella che rispetta la sua intimità ed è lui quello che continua a cercare di censurarla. Pubblicando le foto delle sue feste private, infatti, non vogliamo giudicare la sua moralità, ma dimostrare che lui, come presidente del consiglio, sta cercando di trasformare lo spazio della politica democratica in un semplice prolungamento delle sue relazioni di amicizia e dei suoi divertimenti. Perché è quello che ha fatto - secondo le sue stesse dichiarazioni - quando è stato il momento di compilare le liste elettorali del suo partito o perfino di assegnare gli incarichi di governo.

El Pais, Spagna vai al sito



Le europee in Italia

Tutti battuti eccetto Bossi e Di Pietro

Risultati definitivi: Pdl al 35,2%, Partito democratico al 26,14. L’Italia dei valori raddoppia: 7,98%. Cresce la Lega, bene l’Udc. Le sinistre non superano la soglia del 4%, e neppure i radicali. Affluenza al 67%. Netto calo Pdl in Sicilia.

L’Europa va a destra, ma in Italia Berlusconi non sfonda la soglia del 40%. Al contrario, a scrutini conclusi, il Popolo della libertà perde circa tre punti percentuali rispetto alle elezioni politiche del 2008 guadagnando il 35,2% dei consensi (un anno fa era al 37,4%, mentre alle europee del 2004 Forza Italia e An raccolsero insieme il 32,4%). Sulla sponda del centrosinistra, però, non va meglio per il Partito democratico, che perde sette punti percentuali rispetto al 2008 crollando dal 33,2% al 26,14% (alle europee del 2004 l’Ulivo prese il 31,1%), ma non scende sotto la soglia del 25%, che avrebbe significato un tracollo di dimensioni probabilmente incontenibili. A conti fatti, il distacco tra i due partiti è intorno ai dodici punti percentuali. Resta dunque sostanzialmente confermata la situazione che si era delineata fin da ieri sera, appena dopo la chiusura dei seggi.

    Sono stati sconfitti, insomma, in proporzioni diverse, i due partiti maggiori mentre gli elettori hanno premiato la Lega e l'Idv. Prevista, ma comunque eclatante, l’affermazione dell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, che passa dal 4,4% dello scorso anno al 7,9%. La Lega Nord avanza, e di molto, passando dall’8,3% al 10,4%. L’Udc guadagna un punto percentuale: dal 5,6% del 2008 al 6,5%. Se il centrodestra, complessivamente, non aumenta rispetto alle elezioni del 2008, infatti, l’opposizione restituisce un quadro frammentato e diviso, seppure numericamente la somma dei diversi partiti sarebbe di una consistenza innegabile.

    La sinistra italiana, invece, resta esclusa anche dal Parlamento europeo. La Lista comunista e anticapitalista di Rifondazione, Pdci, Socialismo 2000 e Consumatori uniti si attesta al 3,4%. Sinistra e Libertà di Nichi Vendola, invece, non supera il 3,1%. Neanche i Radicali di Marco Pannella superano la soglia del 4% necessaria per portare deputati a Strasburgo: ottengono il 2,4%. Mentre la Destra e il Movimento per le autonomie non superano il 2,2%.

    A vincere è però l'astensionismo. L’affluenza è di poco superiore al 67% (nel 2004 fu del 73,75%), con quasi la totalità dei comuni scrutinati. Per le elezioni provinciali l’affluenza è stata del 71,10% (alle elezioni precedenti 75,18%). Alle comunali l’affluenza è stata del 76,85% (79,47% nelle elezioni precedenti). Il dato generale europeo, però, è molto più basso: 43% di affluenza alle urne.

    Si profila un netto calo del Pdl in Italia insulare. Quando sono state scrutinate 7.689 sezioni su 7.694, si attesta sul 36,5%, In Sicilia, complice anche la forte incidenza dell'astensionismo, ha votato solo il 49,17% degli aventi diritto (-11,2% rispetto alle europee del 2004), il Pdl non va oltre il 36,4%. Per il Popolo delle Libertà che alle politiche aveva raggiunto il 46,6% e mirava, dichiaratamente, a superare il 50% si tratta di una brusca 'frenata' di poco più di 10 punti percentuali. Il secondo partito in Sicilia si conferma il Pd, 21,9% seguito da Mpa-La Destra-Pensionato-Adc che consegue il 15,6% delle preferenze. L'Udc si attesta all'11,9%, poi Idv, 7,1%, quindi Prc-Pdci 2,2% , Sin. e Libert 2,1% , Lista Bonino-Pannella 1,6%, altri 0.8%.

       

giovedì 4 giugno 2009

Spini, Bagnoli, Besostri, Locatelli e Pecchiari

Dal Circolo Carlo Rosselli (Milano) riceviamo e volentieri rilanciamo
Spini, Bagnoli, Besostri, Locatelli e Pecchiari
Alcuni candidati "rosselliani"
Amici, amiche, compagni, in questa "lettera elettorale" vi segnalo alcuni "rosselliani" che si sono candidati alle elezioni: a cominciare da Pia Locatelli, candidata alle europee per "Sinistra e Libertà" nella circoscrizione Nord-Ovest, e da Felice Besostri e Pierpaolo Pecchiari, candidati alle provinciali di Milano per "Sinistra per la Provincia" nei collegi, rispettivamente, di Certosa-Quarto Oggiaro e di Vittoria-Romana.

Si tratta della candidatura di un socialista indipendente, legato alla lista che sostiene la candidatura di Valdo Spini a sindaco di Firenze (lista che anche noi del "Rosselli", nel nostro piccolo, invitiamo caldamente a sostenere).

Da ultimo aggiungo, per chi il 9 ed il 10 giugno avesse modo di passare per Parigi, che in quei due giorni presso la Maison d'Italie, in boulevard Jourdan, al numero 7 (métro RER B - Cité Universitaire) si terrà un importante convegno rosselliano dal titolo Les frères Rosselli, de part et d'autre des Alpes.

Francesco Somaini
Circolo Carlo Rosselli - Milano
francesco.somaini@tiscali.it

mercoledì 3 giugno 2009

SINISTRA E LIBERTA'

Ipse dixit

Nemesi - «Il gossip, lo show, il privato che fagocita il pubblico, i problemi veri semplificati fino a divenire non-problemi, dunque falsi problemi: questi i golem, e tutti provengono dalle officine del berlusconismo. Sono la stoffa della sua ascesa, gli ingredienti della sua egemonia culturale in Italia. Quel che succede oggi è una nemesi: il problema finto divora quello vero, show e gossip colpiscono chi li ha messi sul trono... Il fatto è che nel frattempo il mondo è cambiato... Berlusconi è figlio di un’epoca di vacuità della politica: il mercato la scavalcava impunemente, ignorando ogni regola; l’imprenditore-speculatore sembrava più lungimirante e realista del politico di professione... Ma questo mondo giace oggi davanti a noi, squassato dalla crisi divampata nel 2008. La regola e la norma tornano a essere importanti, il realismo dei boss della finanza è screditato, la domanda di politica cresce». -

Barbara Spinelli Al fondo del "caso Berlusconi" - «Al fondo del "caso Berlusconi", che soltanto occasionalmente ha incrociato la vita di una ragazza e di una famiglia, c'è - come direbbe Leszek Kolakowski - "il cuore di una nuova civilizzazione" che abolisce l'idea stessa di verità. Che rende indifferente sulla scena politica l'attendibilità del premier perché il premier può affatturarsi la realtà come meglio gli conviene in quel momento, salvo poi rimodellarla il giorno dopo. Non tutti dalle nostre parti hanno compreso, contrariamente a quanto è stato subito chiaro alla stampa di mezzo mondo, che il "caso Berlusconi" oggi ci parla di minorenni, ma contemporaneamente o domani ci può parlare di disoccupazione, sviluppo, recessione, fisco, terremoto, famiglia, Europa, rifiuti: in una parola, del destino del Paese perché mette in gioco la sua rappresentazione pubblica e l'affidabilità di chi lo governa». - Giuseppe D'Avanzo 

APPELLO DI RINO FORMICA AI SOCIALISTI

IL NOSTRO VOTO A SINISTRA E LIBERTA'

Per battere la protervia del Pdl e l'autolesionismo del Pd

Care Compagne e cari Compagni socialisti, la diaspora socialista sta per finire.
   
Le nostre idee hanno segnato i tempi della modernizzazione italiana nel ‘900.
La drammatica interruzione degli ultimi 15 anni si va concludendo con un disastro morale e materiale per tutti i nostri storici avversari che hanno approfittato della nostra crisi per sgovernare l’Italia.

Oggi il nostro primo obiettivo è sfondare il muro del silenzio e dell’oblio che è stato costruito intorno a noi. Il quorum del 4% deve essere superato per battere l’arrogante protervia del Pdl e l’autolesionismo miope del Pd.

La alleanza elettorale Sinistra e Libertà è imperfetta perché l’urgenza non ha favorito un’ampia convergenza ideale.
Resta la esigenza di fare fronte all’emergenza democratica. Questa in Sinistra e Libertà è piena e convinta. La democrazia o è plurale o non è.

I socialisti devono verificare nell’urna l’effettivo superamento della diaspora.
C’è una disseminazione culturale socialista a destra e a sinistra e ciò sarà utile per il domani. Ma oggi i socialisti dispersi devono evitare che la disseminazione diventi una disperata dissipazione.

Il 6-7 giugno dobbiamo ricomporre la famiglia socialista nelle urne con Sinistra e Libertà.
Dopo avremo la forza di base per tirare l’Italia fuori dalla palude in cui è caduta.
Con animo fraterno e con rinnovata fiducia nel socialismo, che non è stato piegato dagli eventi e da una vittoria provvisoria dei suoi avversari, Vi invito a votare e far votare Sinistra e Libertà.

Rino Formica, Roma
Associazione "Socialismo è Libertà"