martedì 18 marzo 2014

Verso una nuova Europa Il Manifesto del PSE per le elezioni di maggio.

Crediamo fermamente che l’Unione europea debba cambiare. A maggio, con le elezioni per il Parlamento europeo, il tuo voto ci fornirà l'opportunità di realizzare l'UE che tutti i cittadini meritano. Un' Europa che progredisce, un' Europa che protegge, un' Europa che raggiunge risultati eccellenti. I partiti della nostra famiglia politica, presenti nei 28 paesi membri, si impegneranno a fondo per riuscire a garantire un futuro più sicuro per i cittadini. La destra ha creato un'Europa caratterizzata da un clima di inquietudine e austerità. Nel corso degli ultimi 5 anni, connotati dalla presenza di una maggioranza conservatrice al potere nell'UE, ci siamo battuti per un' Europa forte, socialmente equa e democratica. Ora è giunto il momento di passare alla guida dell'Europa e, per farlo, abbiamo bisogno del tuo sostegno, del tuo aiuto e del tuo voto.

Il nostro programma per il prossimo quinquennio dell'Unione europea prevede il ritorno alla creazione di posti di lavoro, a un'economia produttiva e a un senso di comunità e di rispetto per le persone. Desideriamo concentrare il nostro impegno su di voi, in quanto cittadini ed elettori, e ridare speranza ai nostri giovani.

Per la prima volta, a maggio, potrai esprimerti su chi governerà l' Europa. Avrai la possibilità di votare per il prossimo Presidente della Commissione europea. Per cambiare l'attuale maggioranza di destra nell'Unione, gli unici voti che faranno la differenza saranno quelli espressi a favore dei Socialisti europei, dei Socialdemocratici, dei Laburisti, dei Democratici e Progressisti.

I. Un'Unione che progredisce

1. È ora di mettere l'occupazione al primo posto

Questa è la nostra principale priorità. I cittadini europei, uomini e donne, devono avere un lavoro dignitoso che consenta loro di avere una buona qualità di vita. Tuttavia, le cifre lasciate in eredità dalle politiche economiche attuate negli ultimi cinque anni parlano da sole: circa 27 milioni di europei non riescono a trovare un lavoro, di cui circa un quarto è composto da giovani. Ad oggi 120 milioni di cittadini in Europa vivono al limite della soglia di povertà o al di sotto di essa. La creazione di posti di lavoro per i giovani è una sfida che distinguerà il nostro operato, per questa generazione e per quella successiva, e rimarrà una priorità fondamentale del nostro impegno a lungo termine a favore della piena occupazione.

L'attuazione del nostro programma di "Garanzia per i giovani" è di importanza cruciale per la nostra strategia a favore dell'occupazione. Per avere risultati in questo ambito, aumenteremo considerevolmente gli stanziamenti di bilancio ed estenderemo il programma a tutti coloro che hanno meno di 30 anni. Per creare posti di lavoro introdurremo un' ambiziosa politica industriale e sosterremo la nostra economia sociale, così come le piccole e medie imprese. Inoltre, promuoveremo le tecnologie verdi innovative e miglioreremo il rendimento delle nostre economie. Intendiamo porre fine al dumping sociale, interrompendo lo sfruttamento dei lavoratori europei e il diffondersi di contratti precari che danneggiano molti di essi. Vogliamo promuovere la giustizia sociale. Continueremo a insistere sull'attuazione di norme rigorose volte a garantire la parità salariale per coloro che svolgono lo stesso lavoro, nonché la tutela dei diritti dei lavoratori e la qualità del lavoro. Ci adopereremo per rafforzare i diritti delle organizzazioni sindacali, il dialogo sociale e le leggi antidiscriminatorie. Miglioreremo la tutela dei lavoratori che vengono trasferiti in un altro paese, revisionando il testo della direttiva sul distacco dei lavoratori e promuoveremo una cooperazione migliore a livello europeo in materia di ispezioni del lavoro. Introdurremo un salario minimo dignitoso in tutta Europa, stabilito per legge oppure attraverso una contrattazione collettiva. I posti di lavoro che creeremo dovranno consentire a tutti i cittadini di partecipare dello sviluppo economico a un livello paritario. Tutti gli accordi commerciali, compreso quello attualmente in fase di negoziazione con gli Stati Uniti, devono prevedere la tutela dei diritti umani e sociali degli individui, posti di lavoro dignitosi, standard ambientali, la cultura, nonché la responsabilità sociale delle imprese e il commercio equo e solidale.

2. E’ ora di far ripartire l'economia

Le politiche esclusivamente mirate all'austerità hanno danneggiato le nostre economie, punendo chi ha avuto meno responsabilità nella crisi. Per creare posti di lavoro e far ripartire l'economia, attribuiremo un'importanza prioritaria all'innovazione, alla ricerca, alla formazione e alla politica di reindustrializzazione intelligente, per far sì che le eccezionali scoperte fatte nei laboratori e nelle università europee possano trasformarsi in un maggior numero di posti di lavoro in Europa. La soluzione che proponiamo prevede maggior margine di manovra per gli investimenti effettuati attraverso i bilanci nazionali, in grado di far espandere la nostra economia piuttosto che farla arretrare. Se, da un lato, la crisi ha dimostrato che la moneta unica è in grado di agire efficacemente da ammortizzatore, dall'altro, gli ultimi 5 anni hanno reso evidente che la realizzazione dell'Unione economica e monetaria è ancora incompleta. È inoltre emersa l'importanza di condividere reciprocamente le responsabilità e i diritti all'interno della zona euro. Ci impegniamo a ridurre i disavanzi in modo sostenibile ed equo, gestendo il debito pubblico europeo attraverso nuovi strumenti. Intendiamo attuare un reale coordinamento delle politiche economiche e fiscali della zona euro, tenendo in considerazione le conseguenze sociali di tali decisioni per la comunità. Il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali devono mantenere la propria sovranità ed essere coinvolti appieno nell'esercizio del controllo democratico di queste politiche. L'operato della Troika in questo ambito si è rivelato fallimentare. Al termine delle missioni della Troika, sarà necessario creare un altro regime compatibile con i trattati UE che sia democratico, socialmente responsabile e affidabile. Vigileremo con rigore sull’utilizzo del denaro pubblico, riducendo gli sprechi e incanalando le risorse in modo tale da ricavare il miglior valore possibile per i cittadini europei. La lotta contro le frodi e l'evasione fiscale (il cui volume ammonta a circa 1 trilione di EUR all'anno) e la concorrenza fiscale rappresentano priorità cruciali per ottenere un sistema fiscale equo. Intendiamo dimezzare l'evasione fiscale entro il 2020 e inasprire i controlli sui paradisi fiscali. Promuoveremo, inoltre, norme fiscali in grado di garantire trasparenza e di lottare contro l'evasione fiscale.

3. Porre il settore finanziario a servizio dei cittadini e dell'economia reale

I cittadini europei hanno dovuto pagare per gli errori e l'irresponsabilità di un settore finanziario non regolamentato. Il salvataggio delle banche è costato 1,6 trilioni di EUR, prelevati dalle tasche dei contribuenti. In 5 anni, il settore finanziario ha dichiarato di aver appreso dai propri errori. Ci assicureremo che le banche non azzardino più con la vita dei cittadini. Dobbiamo invece agire attivamente per porre in essere un quadro di riferimento che consenta al settore finanziario di lavorare per l'economia reale e di mettersi al servizio della società. La normativa obbligherà le banche a servire le comunità invece di impoverirle. Gli investitori dovrebbero essere considerati responsabili per le perdite e non soltanto per i guadagni delle banche. Regolamenteremo ulteriormente il settore bancario, freneremo la speculazione finanziaria e disporremo adeguate barriere tra le banche commerciali e le banche d'investimento. Fisseremo un tetto per i bonus ai banchieri, oltre ad accelerare l'introduzione dell'imposta sulle transazioni finanziarie, che abbiamo sostenuto per anni, in quanto riteniamo rappresenti un contributo equo da parte del settore finanziario a favore della società. Inoltre, insisteremo sull'istituzione di una agenzia di rating del credito pubblica e indipendente. Continueremo a impegnarci a favore della realizzazione di una solida Unione bancaria concepita per tutelare i cittadini europei e garantire un accesso paritario al credito in Europa.

4. Verso un'Europa sociale

La destra ha fatto ricorso a politiche neoliberiste per tagliare gli aiuti che dovevano servire ai cittadini per riprendersi in seguito a un periodo difficile. Ci batteremo per un'Europa che non lasci indietro nessuno. Un reddito dignitoso, un'istruzione di qualità e accessibile, la qualità degli alloggi (compresi quelli popolari) e dell'assistenza sanitaria, all'infanzia e agli anziani, nonché l'adeguatezza delle pensioni: tutti questi aspetti rappresentano componenti fondamentali delle nostre società. Per raggiungere questi obiettivi, l'UE è chiamata a sostenere gli Stati membri negli sforzi volti a garantire una ridistribuzione equa ed efficace della ricchezza e delle opportunità. È fondamentale fissare obiettivi inderogabili in materia di occupazione, istruzione e coesione sociale. Gli obiettivi di politica sociale devono essere rispettati in tutte le politiche comunitarie. È nostro compito garantire che l'UE sia una reale Unione sociale, oltre che un’Unione economica: le libertà economiche non possono essere tenute in maggior conto rispetto ai diritti sociali. Daremo ai cittadini europei l'opportunità di sviluppare appieno il proprio potenziale investendo nell'istruzione, nelle competenze, nell'assistenza all'infanzia, nell'educazione permanente, nella cultura, nella mobilità degli studenti, nella ricerca e nella conoscenza.

II. Un'Unione che protegge

5. Un'Unione di uguaglianza e di diritti delle donne

Il principio di uguaglianza deve essere al centro del concetto stesso di cittadinanza europea. Vivere in una società più equa è un vantaggio per tutti. Garantire, promuovere e migliorare i diritti delle donne e la parità di genere sono tra le nostre maggiori priorità. Dobbiamo assumere un impegno inderogabile per porre fine alle disparità di salari e pensionionistiche dovute al genere. La violenza contro le donne deve cessare. La conciliazione tra vita professionale e vita lavorativa deve significare promuovere un bilanciamento tra le due dimensioni e non un sacrificio dell’una a favore dell’altra. Inoltre, è necessario tutelare, in modo insistente e con vigore, la libertà di scelta delle donne e il loro accesso ai diritti in materia di sessualità e di procreazione, contrapponendosi alla posizione dei conservatori. Lotteremo implacabilmente contro qualsiasi forma di razzismo, sessismo, omofobia, transfobia e intolleranza. Sosteniamo i valori di uguaglianza e non discriminazione e crediamo fermamente che le donne e gli uomini debbano poter condividere ugualmente il lavoro, il potere, il tempo e i ruoli nella sfera pubblica e in quella privata. Tuteleremo i diritti e il benessere dei bambini, garantiremo che a nessuno venga negato un posto di lavoro, una posizione, un futuro o qualsiasi altro diritto fondamentale a causa del colore della propria pelle, dell'orientamento sessuale, dell' identità, della religione, dell'età, del genere, della disabilità, delle convinzioni politiche o di qualsiasi altra forma di discriminazione.

6. Un'Unione della diversità

In opposizione all'escalation di estremismi, ci batteremo per un'Europa che rispetti i diritti e gli obblighi di ciascuno, che non sia fondata sul pregiudizio, sull'odio e sulla divisione. Ciascun cittadino deve poter avere l'opportunità reale di partecipare e contribuire alla società in cui vive. La libertà di circolazione è un diritto, nonché un principio fondamentale dell'UE. È necessario rispettare i diritti dei cittadini e delle loro famiglie riconosciute legalmente, lottando al contempo contro le frodi e gli abusi. Gli Stati membri devono mostrare una reale solidarietà in materia di politiche di migrazione e di asilo, per evitare che si verifichino altre tragedie umane, e mettendo a disposizione risorse sufficienti. Per salvare vite, l'Europa e i suoi Stati membri sono chiamati ad agire in maniera solidale, dotandosi dei meccanismi adeguati per condividere le responsabilità. Vogliamo politiche di integrazione e di partecipazione efficaci e meccanismi di assistenza ai paesi da cui partono i migranti. La lotta alla tratta di esseri umani deve essere intensificata.

7.Una vita sicura e sana per tutti

I cittadini europei meritano di avere una vita sana e sicura. Intendiamo introdurre normative che conferiscano più potere ai consumatori. Tuteleremo il diritto dei cittadini europei a disporre di alimenti sani, prodotti sicuri e di vivere in un ambiente sicuro. Riconosciamo il ruolo strategico dell'agricoltura e della pesca per le nostre società e intendiamo promuovere uno sviluppo dell’agricoltura sostenibile e florido. L'UE deve adattarsi alle nuove sfide, soprattutto nell'ambito dell'agenda digitale, garantendo un accesso diffuso a Internet. Abbiamo bisogno di una normativa comunitaria efficace in materia di protezione dei dati personali dei cittadini e di accesso all'informazione. È fondamentale trovare il giusto equilibrio tra privacy, libertà e sicurezza. L'UE dovrebbe garantire il diritto dei cittadini alla sicurezza promuovendo la cooperazione nella lotta al crimine organizzato e transfrontaliero.

III. Un'Unione che raggiunge risultati eccellenti

8. Maggiore democrazia e partecipazione

Per la prima volta nella storia dell'UE, gli elettori potranno esprimersi e designare il Presidente della Commissione europea. Siamo orgogliosi di poter guidare questo passaggio concreto verso un'Europa più democratica e di aver aperto una strada che anche altri partiti politici hanno intenzione di seguire. L'UE è un'unione politica che garantisce l'uguaglianza dei propri cittadini e la parità dei propri Stati membri. I cittadini europei, la società civile e gli attori sociali devono godere di una partecipazione completamente democratica e devono poter esercitare un controllo sulle decisioni dell'Unione europea. In quanto istituzione europea che rappresenta i cittadini, promuoveremo un ruolo di spicco per il Parlamento europeo con poteri legislativi, di bilancio e di controllo democratico. Le decisioni devono essere prese al livello più adeguato, regionale, nazionale o comunitario, nell'interesse dei cittadini europei. Tutte le politiche devono essere efficienti, rispettare i valori democratici, combattere la corruzione ed essere al servizio dei cittadini in maniera chiara e trasparente. Attueremo strumenti di risposta comunitari efficaci per le violazioni dei diritti fondamentali, della democrazia e dello stato di diritto.

9. Un'Europa verde

L'UE deve riacquisire il ruolo di leader mondiale nella protezione della natura e delle risorse naturali, nonché nella lotta all'inquinamento e ai cambiamenti climatici. Perché ciò accada, è necessario cooperare con i nostri partner a livello globale e fungere da modello. Sosterremo le tecnologie pulite e i processi di produzione ecocompatibili. Con l'avvicinarsi della scadenza fissata al 2020, sosterremo la definizione di obiettivi ulteriormente vincolanti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, per aumentare il consumo di fonti di energia rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. Promuoveremo il ricorso a Project Bonds per finanziare gli investimenti validi a favore dell'economia verde, dell'energia rinnovabile e della tecnologia. I modelli di produzione, consumo e mobilità devono essere modificati e il processo di riciclaggio dei rifiuti deve essere migliorato. In questo modo saremo in grado di ridurre la pressione sulle scarse risorse naturali a disposizione, aiutando i cittadini a diminuire le proprie spese in materia di consumi energetici e la loro impronta ecologica. Combatteremo la precarietà energetica e garantiremo un accesso minimo all'energia per tutti.

10. Promuovere il ruolo dell'Europa nel mondo

L'Unione europea è chiamata a svolgere il ruolo di alfiere dei principi fondamentali di democrazia, pace e rispetto per i diritti umani, compresi i diritti delle donne e dei bambini. In un mondo sempre più globalizzato e in continuo cambiamento, caratterizzato da conflitti e crescenti disuguaglianze, l'Europa deve agire da attore globale. Per rispondere alle sfide comuni è necessario costruire alleanze solide. Vogliamo che l'Europa svolga un ruolo di primo piano e sia dotata degli strumenti adatti a promuovere la pace, la democrazia e la prosperità condivisa in tutto il mondo. L'Europa deve unire le proprie risorse in termini di difesa, sviluppo, commercio e diplomazia per massimizzare gli effetti positivi della sua politica estera. L'UE è chiamata a promuovere con efficacia la pace al di fuori dei propri confini e la cooperazione in materia di difesa. Dobbiamo sostenere coloro che si battono per la democrazia, la giustizia sociale, la non discriminazione e la libertà da ogni forma di occupazione in ogni angolo del mondo. Sosterremo il Partenariato orientale come strumento fondamentale per avvicinare i paesi all'Unione e promuoveremo dei rapporti forti con la regione mediterranea. Siamo chiamati a sostenere l'allargamento dell'Unione. È necessario che i diritti fondamentali e i valori europei continuino ad essere inequivocabilmente rispettati in qualsiasi adesione futura. Dobbiamo lottare contro gli squilibri mondiali e la povertà promuovendo una coerenza delle politiche per lo sviluppo e il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio e di quelli previsti dall'agenda delle Nazioni Unite per il post-2015.

Con questi 10 progetti, noi Socialisti, Socialdemocratici, Laburisti, Democratici e Progressisti cambieremo l'Europa nei prossimi 5 anni.

Contiamo sul tuo voto e ci impegniamo ad agire instancabilmente per tuo conto. Insieme cambieremo l’Europa.

 

L’appello - Subito un comitato anti-italicum

L'urgenza con cui il nuovo Presidente del Consiglio, in omaggio a un accordo raggiunto in modo irrituale con il capo (interdetto dai pubblici uffici) di un partito di opposizione, intende imporre l'approvazione di una 'riforma' elettorale dichiarata da quasi tutti i giuristi radicalmente sbagliata e probabilmente inapplicabile, non può che provocare allarme e indignazione in quanti hanno sperato che la sentenza della Corte Costituzionale n.1 del 2014, cancellando gli aspetti incostituzionali della precedente legge Calderoli, avrebbe finalmente contribuito a restituire dignità e credibilità al futuro Parlamento.

Invece, il sistema elettorale che risulterebbe dalla approvazione del testo in esame alla Camera, manterrebbe gli aspetti di incostituzionalità della legge Calderoli (liste bloccate e assenza della preferenza, premio di maggioranza, deformazione della rappresentanza), in alcuni casi aggravandoli (per esempio con il raddoppio della 'soglia' di accesso al Parlamento, che rischia di escludere milioni di elettori) e prevedendo un secondo turno impropriamente definito di 'ballottaggio', che attribuirebbe la maggioranza assoluta a una formazione che potrebbe aver ottenuto al primo turno consensi assolutamente minoritari.

In questo senso costituirebbe un mancato rispetto della sentenza della Consulta là dove richiama la doverosa prevalenza del principio della rappresentanza, su cui si fonda il sistema parlamentare, sulla pretesa di 'stabilità'. Stabilità che peraltro il nuovo sistema non garantirebbe, come affermato dalla generalità dei costituzionalisti, per l'alto rischio di maggioranze diversificate fra Camera e Senato, accentuato ulteriormente dalla scelta di applicare il nuovo procedimento solo alla Camera, con l'unico scopo di impedire le elezioni fino alla cancellazione del Senato, che richiede una riforma costituzionale.

La 'riforma' appare lontana dalla esigenza di trasparenza ed efficacia invocata dallo stesso PD nell'ultima campagna elettorale, piegata alla pretesa di imporre per legge un bipartitismo che non corrisponde alla realtà della nostra società e punta a cancellare il pluralismo delle culture e la vasta area del dissenso e della responsabilità etica e civile.

Da questo punto di vista appare inevitabile considerare questa riforma elettorale potenzialmente coerente al progetto della destra di ridimensionare il ruolo del Parlamento per una concentrazione del potere nel solo esecutivo, cui sembrano tendere anche le annunciate 'riforme' del Senato e della Giustizia.

Nel primo caso infatti non ci si limita al superamento del bicameralismo perfetto e alla riduzione dei costi, ma è esplicita la volontà di cancellare del tutto la seconda Camera elettiva per sostituirla con un non meglio precisato comitato di rappresentanti degli enti locali, mentre per quanto riguarda la Giustizia è inevitabile il sospetto di un nuovo tentativo di ridurre l'indipendenza e delegittimare la Magistratura, che ha costituito in questi anni la principale garanzia del rispetto della legalità costituzionale contro ogni forma di abuso.

E' indispensabile fornire alla opinione pubblica una informazione completa sulle reali caratteristiche del nuovo sistema proposto e sollecitare una ampia espressione della volontà popolare che impedisca lo stravolgimento forse irreversibile del nostro sistema costituzionale.

Considerando insufficiente intervenire con emendamenti formali inevitabilmente limitati, formuliamo un appello al mondo della cultura giuridica e non solo, alle organizzazioni politiche e sindacali, all'associazionismo democratico affinché in tempi brevissimi venga unitariamente richiesta al Parlamento la formulazione di una nuova proposta di riforma rispettosa della Costituzione, che garantisca il potere degli elettori di scegliere i propri rappresentanti e non stravolga la volontà popolare.

Ci rivolgiamo infine ai Parlamentari affinché non si assumano di fronte ai propri elettori la responsabilità di approvare un testo che entrerebbe nella peggiore storia del nostro Paese a fianco della legge Acerbo, voluta da Mussolini per privare gli elettori del loro potere di decidere la politica nazionale.

A fronte della ossessiva pressione mediatica che tenta di presentare questa stagione di 'riforme' come una razionalizzazione indispensabile per garantire la 'governabilità', auspichiamo un impegno unitario e urgente di tutti coloro che intendono difendere la nostra democrazia e rifiutano di attribuire agli obiettivi di solidarietà, giustizia e uguaglianza su cui si fonda la nostra Costituzione la responsabilità di una crisi economica e sociale che trova origine invece nello strapotere di ambienti finanziari internazionali non sottoposti ad alcun vincolo democratico e di legalità.

A tutti chiediamo di impegnarsi, se il testo in discussione dovesse entrare in vigore, alla immediata costituzione di un Comitato Nazionale con l'obiettivo di esperire tutte le possibili iniziative legali per impedire la sua applicazione, sia ricorrendo alla autorità giudiziaria per rimettere alla Consulta la questione di legittimità costituzionale, che promuovendo un referendum abrogativo.

Francesco Baicchi, avvocato

Felice Besostri, giurista

Lorenza Carlassare, giurista

Claudio de Fiores, costituzionalista

Domenico Gallo, magistrato

 

 

Rinnovamento della politica - «La politica si rinnova sui valori e sui metodi, non in modo astratto o delegando il rinnovamento a questa o quella personalità o a un astratto "nuovismo". Il fallimento della seconda repubblica è lì a dimostrarlo… Cerchiamo di non fare nuovamente ricorso a scorciatoie i cui effetti negativi stiamo vivendo drammaticamente sulla nostra pelle.» – Valdo Spini

giovedì 6 marzo 2014

LEGALITÀ - L’on. Laura Garavini al 120° della FSIS

Celebrato a Zurigo il 120° della Federazione Socialista Italiana. Laura Garavini (Pd) "Oggi si avverte sempre più il bisogno di buona politica, Necessario il contrasto internazionale alle mafie"

ZURIGO – "Le mafie si possono sconfiggere, ma solo se c´è la volontà politica di farlo: una politica consapevole delle nuove modalità mafiose e del pericolo da esse rappresentato. Soprattutto una politica che non si fermi all'antimafia di facciata, ma miri a fatti concreti e in tempi celeri, introducendo una serie di reati in Italia, armonizzando le leggi a livello europeo e potenziando gli organi inquirenti anche a livello internazionale." Lo ha dichiarato Laura Garavini, componente dell'Ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera, intervenendo a Zurigo alla celebrazione della FSIS, Federazione socialista italiana in Svizzera, che si è tenuta il 23 febbraio scorso al Cooperativo, storico locale dell'emigrazione italiana.

"Oggi – prosegue la deputata eletta nella ripartizione Europa – si avverte inoltre sempre più il bisogno di buona politica – in Italia, in Svizzera, in Europa. Una politica pulita, non distorta dalle ambizioni di profitto personale, rivolta all'interesse del Paese. Una politica capace di scelte coraggiose, anche se scomode. Una politica sobria, impermeabile alla corruzione. Una buona politica – ha concluso la Garavini – che rimetta al centro dei propri obiettivi gli interessi dei cittadini così da promuovere politiche giuste, ugualitarie, sociali, all'insegna della legalità". (Inform)

 

DONNE E SOCIALISMO - L’on. Pia Locatelli al 120° della FSIS

Il mio saluto in sorellanza e nel ricordo di Angelica Balabanoff

Care compagne e cari compagni, ringraziandovi del vostro invito alle celebrazioni del 120.mo anniversario della nascita della Federazione Socialista Italiana in Svizzera e non potendo, come sapete, essere con voi a causa di altri impegni inderogabili, vi invio i miei auguri di buon lavoro e il mio saluto in sorellanza.

Un saluto non solo formale perché tanti sono i temi che ci fanno sentire vicini sin dall'inizio della vostra storia. Temi e figure di riferimento come quella di Angelica Balabanoff, una delle fondatrici dell'Internazionale Socialista Donne che proprio in Svizzera, presso la Camera del Lavoro di San Gallo, si prodigò nell'aiuto a lavoratori e lavoratrici italiani emigrati.

Angelica Balabanoff fondò il periodico "Su compagne" per la propaganda socialista fra le donne ed ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione della vostra organizzazione e del suo periodico "L'Avvenire dei lavoratori".

Fu una grande donna, una convinta sostenitrice della causa femminile e di una sinistra allergica alle dittature, pacifista fedele a un intransigente internazionalismo socialista, protagonista di una grande stagione del socialismo libertario e antitotalitario. Una socialista libertaria come lei non poteva che aderire al socialismo democratico e umanitario, per conseguire l'ideale di una società «giusta» attraverso un percorso che concili gli ideali socialisti e la difesa a oltranza della libertà.

Voglio citare, a conclusione del mio saluto, la frase che lasciò scritta quasi a testamento della sua vita: "Rimane viva la incommensurabile gioia di aver potuto rimanere fedele al socialismo, fedele a me stessa. Una fortuna più grande di questa non me la sarei potuta sognare".

Che questo suo ultimo messaggio rimanga presente a voi e a tutti noi per non dimenticare mai lo scopo e il valore del nostro impegno.

Ancora auguri e un caro saluto

Pia Locatelli

presidente onoraria Internazionale Socialista Donne parlamentare italiana

 

 

Giunto il momento - «E' giunto il momento di unirci e agire per un'Europa sociale e democratica.» – Martin Schulz

Una fortuna più grande - «Rimane viva la incommensurabile gioia di aver potuto rimanere fedele al socialismo, fedele a me stessa. Una fortuna più grande di questa non me la sarei potuta sognare.» – Angelica Balabanoff

 

mercoledì 5 marzo 2014

Torniamo allo Statuto? Il Senato e la democrazia italiana

Cultura politica

 

di Fabio Vander

Quando Sidney Sonnino nel 1897 scrisse sulla “Nuova Antologia” il celebre Torniamo allo Statuto, era un conservatore che contrastava l’avvento delle masse e dunque la democrazia. Il nemico da debellare era per lui il sempre maggiore potere conquistato dal parlamento come organo della sovranità popolare. Sul punto Sonnino era chiaro: “in un Governo fondato quasi totalmente sull’elezione, manca nella sua alta direzione della cosa pubblica la rappresentanza dell’interesse collettivo generale”. Insomma se il sistema politico si fondasse “totalmente sull’elezione”, cioè se Camera e Senato avessero espresso in pari misura la sovranità popolare (nei termini di oggi ‘dare la fiducia’) questo non sarebbe più stato in grado di assicurare “alta direzione” ovvero tutela dell’“interesse collettivo generale”.

Da sempre per conservatori e reazionari “interesse generale” e democrazia si elidono. Qualche volta anche per ‘progressisti’ e ‘rivoluzionari’. Ma c’era anche un altro elemento implicito nell’antiparlamentarismo di Sonnino. Anch’esso inquietante se visto con riferimento all’oggi: il presidenzialismo populista ed autoritario. Nei termini di allora: il boulangismo. Lo denunciava Domenico Farini nel suo Diario di fine secolo. In una nota la pretesa di Sonnino di dare al re poteri che in verità non aveva mai avuto, era definita una “vera follia”, così come “fare la scimmia a Boulanger in Italia, drizzandosi contro il così detto parlamentarismo, è ridicolo semplicemente”.

Ora il dibattito italiano di oggi per ‘ridicolaggine’ non è secondo a nessuno. Donde anti-parlamentarismo, anti-partitismo, anti-politica. Occorre fare un punto. Anche perché la discussione pubblica pare bloccata, quasi ‘incantata’ da stili e argomenti cui non si sa opporre una discorso critico, alternativo.

Eppure l’articolo 55 della nostra Costituzione recita: “il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”. Secondo l’articolo 70: “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. L’articolo 94 infine: “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”.

L’esprit de sistème della Costituzione “più bella del mondo” è straordinario. Questi tre articoli, letti sinotticamente, integrano gli estremi di una compiuta dottrina della forma di governo democratica. Così riarticolabile: 1) le Camere sono due; 2) il Parlamento è un tertium, che però è un prius relazionale e funzionale; c’è insomma primato della relazione sui termini, che sono solo articolazioni strutturali di un insieme complesso ma unitario; simul stabunt e, se si amputa un pezzo, una Camera, è l’insieme parlamento che cadet; 3) non c’è funzione legislativa (la più importante di ogni parlamento democratico) se non è esercitata “collettivamente”, cioè paritariamente dalle “due Camere” (escluso cioè il Governo, il Presidente della Repubblica, ecc.); 4) la norma di chiusura del nostro sistema costituzionale stabilisce poi che l’esecutivo la “fiducia” deve averla dalle “due Camere”.

Andrea Manzella ha acutamente ragionato di tutto ciò. Intanto sottolineando la “grande novità” dell’articolo 55 della Costituzione, perché “nel vecchio Statuto non si parlava di ‘parlamento’, ma solo delle due Camere; né esistevano momenti di loro agire unitario”, come ad esempio con il Parlamento “in seduta comune”; con l’aggiunta però che il Parlamento della Repubblica è ben altro della semplice riunione congiunta per eleggere il Presidente della Repubblica o nominare i Giudici della Corte Costituzionale, ma rappresenta il centro di imputazione unitaria dell’intero sistema di rappresentanza, conoscenza e decisione democratica. In questo senso se ne può concludere che dal momento che “l’art. 55 Cost. ha introdotto non già il bicameralismo, che c’era già in epoca statutaria, ma la nozione di ‘parlamento’, ci si trovi di fronte ad una forma particolare di monocameralismo, o a un bicameralismo di significato esclusivamente procedurale” (1) (perché funzionalmente invece la struttura del nostro sistema parlamentare è “complessa”, ma unitaria).

Ai terribles semplificateurs che oggi vogliono ‘abolire’ il Senato si potrebbe obiettare che il “monocameralismo” in Italia c’è dal 1948, ma certo gli si dovrebbe chiedere lo sforzo di distinguere fra struttura e funzione... Per questo sempre Manzella, in uno scritto più recente, ha ricordato, che “prima di sostituire il Senato con un non-Senato bisogna stare attenti ad aggiustare le cose storte senza perdere di vista l’equilibrio del sistema tutto intero”. Anche secondo Nadia Urbinati non si ‘taglia’ il Senato per risparmiare: “l’argomentazione è pessima perché le istituzioni si dovrebbero riformare per ragioni politiche, non perché sono costose. La democrazia non è costosa: essa esiste o non esiste”. È il Torniamo allo Statuto del XXI secolo.

Certo l’attacco resta insidioso. Gli ambienti confindustriali da tempo, almeno dal 2012 con il Manifesto per la Cultura, propongono di annullare il Senato come organo politico. Per ridurlo a mero ‘pensatoio’ di pretesi ‘esperti’. Sul supplemento del “Sole 24 Ore” dell’8 dicembre 2013, Armando Massarenti ha parlato espressamente di “Senato della Conoscenza”. La “riforma del bicameralismo” dovrebbe portare ad un Senato come “luogo delle indagini conoscitive, del controllo dei fatti del monitoraggio dei saperi”. A scanso di equivoci, “il modello è la House of Lord”, cioè un organo pletorico di 826 membri (l’attuale nostro Senato ne ha ‘solo’ 315), nominati a vita, che non possono sfiduciare il Primo Ministro, ecc. E mentre in Gran Bretagna si discute (da anni invero) di trasformarla (almeno all’80%) in camera elettiva, in Italia dovremmo importarne il “modello”? Sono pensieri e propositi dall’inquietante retrogusto di classe. Contro i poveri, contro gli ignoranti, contro la parità fra i cittadini, contro la democrazia.

La sinistra deve sforzarsi di definire un discorso alternativo, non essere corriva culturalmente prima ancora che politicamente con elitismo ed antidemocrazia.

Il bicameralismo va mantenuto appunto come presidio di democrazia, idem l’elezione diretta degli parlamentari; semmai con una migliore ripartizione delle competenze fra le due Camere e gli Enti Locali. La riforma dei partiti è indispensabile, non però la loro negazione, da ottenersi magari a mezzo della revoca dei finanziamenti pubblici. Questi sono un dovere per lo Stato e una necessità per la democrazia. Conseguire un contenimento dei costi è semmai possibile intervenendo sul numero dei parlamentari; la riduzione a 200 senatori e 400 deputati porterebbe risparmi senza intaccare un ganglio vitale della democrazia. Quanto al contrasto del malcostume politico occorre piuttosto una seria legge sulla corruzione, sul falso in bilancio, sulla trasparenza, sul conflitto d’interessi.

Se la sinistra italiana invece che vent’anni di chiacchiere, avesse fatto queste cose, non avremmo avuto Berlusconi, né Grillo, né Renzi. La questione morale va dunque portata a progetto politico alternativo rispetto al mainstream populista e antipolitico. Per questo servono una nuova sinistra e un nuovo centro-sinistra, cioè un’altra visione della democrazia e della politica.

Testo apparso sul sito del Centro per la Riforma dello Stato il 21.2.2014