giovedì 1 ottobre 2009

Clima - Cina e Usa iniziano a dialogare

Ipse dixit
Ricordo - "La sinistra italiana è un bellissimo ricordo."
Daniel Cohn-Bendit

       
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A cura di Internazionale - Prima Pagina

Istruttoria su Annozero È stata la prima volta in cui gli italiani hanno saputo che il presidente del consiglio ha presumibilmente passato la notte con una prostituta. Ma ora Annozero, il programma televisivo che ha osato parlare dello scandalo sessuale in cui è coinvolto Silvio Berlusconi, è sotto inchiesta. Un rappresentante del ministero dello sviluppo economico ha annunciato l'apertura di un'istruttoria sul programma per violazione del contratto di servizio Rai. Per il governo italiano il programma è troppo di parte e la televisione di stato rischia una multa di 90 milioni di euro.

The Times, Gran Bretagna
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article6851616.ece  

Da rassegna.it riceviamo e volentieri pubblichiamo
 
Clima - Cina e Usa iniziano a dialogare

Le aperture di Hu Jintao alla conferenza Onu sul clima sono state al di sotto delle aspettative. Ma è un passo avanti. Le parole del leader cinese alimentano le speranze che a Copenhagen si possa raggiungere un accordo significativo di Scalo internazionale

La Cina si impegna a ridurre "sensibilmente" le emissioni di CO2 entro il 2020, ma non mette nero su bianco le cifre e i dettagli di tale impegno. L'annuncio è arrivato dal presidente, Hu Jintao, nel suo intervento alla conferenza mondiale dell’Onu sul clima a New York. Hu Jintao ha affermato che sta portando avanti enormi sforzi per ridurre l'anidride carbonica rispetto ai livelli del 2005, per ogni unità di prodotto nazionale lordo, di un "margine notevole" entro il 2020. Pechino continuerà ad agire "con determinazione", ha assicurato, illustrando nuovi piani per l'estensione di programmi di risparmio energetico e ambiziosi obiettivi per la riduzione della "intensità" dell'inquinamento. Infine è previsto un aumento importante della superficie boschiva, di "tecnologie eco-sostenibili" e di un consumo pari al 15% sul totale da fonti rinnovabili sempre entro il 2020.

    Secondo un’analisi pubblicata oggi dal Guardian, il discorso di Hu si è mostrato "al di sotto delle aspettative". In molti si aspettavano, infatti, che la Cina avrebbe messo nero su bianco gli obiettivi sulla riduzione di emissioni. Cosa che non è avvenuta. "Gli osservatori sottolineano che la Cina non intende scoprire le carte prima del vertice sui cambiamenti climatici previsto a Copenaghen nel mese di dicembre". "Ma il discorso – nota sempre il Guardian – ha comunque alimentato le speranze che a Copenhagen si possa raggiungere un accordo significativo".

    Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha osservato che l’incontro di New York ha salvato i negoziati di Copenaghen da un sicuro disastro. "Stiamo finalmente assistendo al venir meno di alcuni dei veti che finora hanno impedito ai governi di andare avanti". John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace, ha dichiarato: "Questa è la prima volta che la Cina ha dichiarato pubblicamente l’intenzione di intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni, ma senza fissare gli obiettivi dell'impresa o un piano d'azione dettagliato l'annuncio di oggi è troppo vago per essere la svolta importante in cui speravamo".

    "Un altro passo avanti importante potenzialmente è venuto dal primo ministro giapponese, Yukio Hatoyama, che ha promesso maggiori aiuti finanziari e tecnici ai i paesi poveri perché si adattino".

    "Degli oltre 100 leader del mondo che si sono riuniti per il summit, due contavano più di tutti: Barack Obama e il presidente della cina Hu Jintao". Lo scrive il New York Times in un editoriale dedicato alla conferenza Onu. Il quotidiano della Grande Mela ricorda che "nell’insieme i due paesi producono il 40% delle emissioni mondiali di gas. Insieme possono aprire la strada a una risposta globale efficace per eliminare questa minaccia globale. Oppure, insieme, possono mandare tutto all’aria regalmente".

    Il giornale torna sui dissapori tra Europa e Stati Uniti ma anche sulle divisioni tra paesi sviluppati e in via di sviluppo: "Se l’Europa e gli States – spiega il New York Times - non sono d’accordo sui tempi, queste divergenze impallidiscono davanti allo storico divario che separa i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo". Questi ultimi, infatti, non intendono pagare lo stesso prezzo dei primi, allo stesso tempo, però, il ritmo di crescita di nazioni come la Cina e l’India non consente più che esse restino ai margini del problema.

    E allora, prosegue l’editoriale, se i due presidenti di Stati Uniti e Cina, Obama e Hu, non sono riusciti a ricomporre questa distanza, ascoltano però più attentamente le esigenze dell’altro. "La Cina – prosegue l’articolo – non finge più di essere un paese arretrato e gli Stati Uniti riconoscono le proprie responsabilità nei confronti delle nazioni più povere e vulnerabili". Insomma la distanza resta considerevole ma entrambi i leader concordano sul fatto che è ora di andare avanti "sebbene occorra molto di più per produrre un’intesa credile, complessiva, che rappresenti il progresso".