martedì 18 febbraio 2014

Parliamo di socialismo - Ah! Povera Italia

Penso spesso agli esodati, i senza retribuzione e senza pensione. E penso all’ex capo dell’INPS Mastrapasqua che per andare in giro con le sue entrate doveva usare il carrello del supermercato…

di Giuseppe Tamburrano

Letta si è preso diciotto mesi per restaurare lo Stato. Ne sono passati parecchi ma non si vede nemmeno il disegno del restauro. L’unico provvedimento che è in corso (corso, non corsa) è la riforma elettorale decisa non da Letta ma da un inusitato vertice Renzi-Berlusconi, oppositore del Governo. E’ piena di punti sospensivi: liste bloccate o preferenze? Quanti candidati per lista? Soglie d’accesso o di sbarramento, ballottaggio ed altro sono – non tutti – gli scogli che la legge deve superare. E alla quale tiene giustamente Napolitano.

Renzi vuole abolire il Senato e farne una Camera delle autonomie (membri senza emolumenti). Cosa sacrosanta. Ma per abolirlo ci vuole una procedura costituzionale, il che, tra l’altro, significa che il Senato deve votare la sua dissoluzione-suicidio. Ve li immaginate 315 samurai (quelli di diritto restano?) che fanno karakiri? E sia. Ma perché al suo posto deve esserci – senza poteri legislativi – un Senato delle autonomie che rappresenti solo gli enti locali? E perché no gli enti universitari, gli istituti di ricerca, i corpi scientifici, insomma la vasta gamma degli interessi democratici collettivi oggi riassunti nella categoria dei senatori a vita? E che farà questo Senato? Darà pareri alla Camera e al Governo?

Immaginate, in un paese che non eccelle per rapidità decisionale: doppia votazione conforme Camera-Senato per l’abolizione; eventuale referendum; legge istitutiva del nuovo organo. Niente di più macchinoso e pieno di trabocchetti. Immaginate anche che i senatori, sulla legge che sopprime la loro casa, correttamente si astengano: per il regolamento del Senato l’astensione equivale a voto contrario.

Questa è l’Italia! Per dirne un’altra: Berlusconi è all’opposizione del governo Letta ma tratta la legge elettorale – la più politica delle leggi – col segretario del partito di Letta, Matteo Renzi. Il quale non vede l’ora di salire lo scalone di Palazzo Chigi. Ma sostenuto da chi? Ammettiamo da tutto il suo partito e poi? Alfano, Berlusconi, Grillo….e altri spiccioli, compreso Casini.

In tutti questi casini io penso spesso agli esodati senza retribuzione e senza pensione. E penso all’ex capo dell’INPS Mastrapasqua che per andare in giro con le sue entrate doveva usare il carrello del supermercato.

Per finire seguo divertito il dibattito a distanza tra Squinzi e Saccomanni: per il primo ci stiano inabissando, per il secondo abbiamo il vento in poppa!

Ah! Povera Italia di dolore oppressa!

 

Insieme contro la xenofobia - Intervista all’on. Farina

Le valutazioni politiche di un veterano dell'emigrazione italiana dopo referendum anti-immigrati in Svizzera.

 

Aria di gran mestizia a Nord delle Alpi dopo il "salto in basso" di domenica scorsa, all'uscita dalle urne per l'iniziativa referendaria anti-stranieri promossa (e vinta, seppur di stretta misura) dalla destra populista svizzera.

Le classi dirigenti elvetiche si risvegliano come da un lungo episodio di sonnambolismo. Ora si rendono drammaticamente conto che il pifferaio antistranieri sta conducendo questo paese a una brutta-brutta collisione diplomatico-economico-valoriale con il resto d'Europa… Senza contare che la Confederazione, come scrive Renzo Balmelli, è spaccata in due. La Svizzera di lingua francese, infatti, ha respinto le mene xenofobe della destra populista, e così hanno fatto anche Zurigo, Basilea e le altre città di lingua tedesca.

Invece, la provincia profonda è andata alle urne come ebbra di odio e paura per il quale e la quale in realtà non sussisterebbero motivi razionali: in fondo, la popolazione immigrata si concentra nei grandi agglomerati urbani.

Un dato, questo, che autorizza sul medio periodo a sperare in un trend in miglioramento, quanto meno rispetto all'opacità morale e intellettuale degli anni scorsi, tutti all'insegna di un anti-solidarismo militante che a sua volta consegue logicamente dall'ideologia ego-liberista.

Insomma, domenica scorsa l'incubazione populista ha compiuto in Svizzera un salto di qualità che interpella adesso la coscienza politica di chi ce l'ha. (AE)

Intervista con l'on. Gianni Farina

raccolta da Lanfranco Palazzolo per

Radio Radicale > Vai al sito di Radio Radicale

 

mercoledì 5 febbraio 2014

Convegno - VIVA IL SOCIALISMO

VIVA IL SOCIALISMO

Nel centoventesimo di attività della Federazione Socialista Italiana in Svizzera

Cooperativo / St. Jakobstr. 6 / CH 8004 Zurigo

Zurigo, domenica 23 febbraio 2014, ore 10.15

 

Relatori:

Valdo Spini, La buona politica e l’impegno di un socialista

presidente dell’Associazione Istituzioni di Cultura Italiane,

già Ministro dell'Ambiente e Ministro per le Politiche Comunitarie

 

Laura Garavini, La buona politica e la lotta alla criminalità

parlamentare (PD), componente della Commissione Antimafia

e della Commissione Esteri della Camera

 

Interventi di:

Paolo Bagnoli (Firenze), Per un reinsediamento socialista in Italia

Felice Besostri (Milano), Leggi elettorali, Costituzione, Democrazia

Anna Biondi (Ginevra), Un mondo di lavoro

Mauro Del Bue (Bologna), Socialismo italiano

Mattia Lento (Zurigo/Milano), Un grand old man di nome Ettore

Francesco Papagni (Lucerna), Religiöser Sozialismus in Zürich

Fabio Vander (Roma), Leopardi, la politica e la "social catena"

Conradin Wolf (Zurigo), Würde und Menschenrechte

 

Presiedono:

Vreni Hubmann (Zurigo), presiede la sessione antimeridiana

Andrea Ermano (Zurigo), presiede la sessione pomeridiana

 

Ø  Sui prossimi numeri dell’ADL il programma del convegno

 

 

IPSE DIXIT

Seguite gli esempi migliori - «Quelli di coloro che abbandonano tutto per costruire un futuro migliore.» – Salvador Allende

 

S’avanza il nuovo Porcellum

FORZA ITALICUM

Ovvero il gioco delle tre carte

di Felice Besostri *)

Tre è un numero magico. Dio è una Trinità. Le divinità manifestantesi nella "Trimurti", Brahmā, Śiva e Viṣṇu sono la triplice forma dell'Essere supremo nell'Induismo. Tre è il numero della perfezione e dell'equilibrio. La Cabala lo fa corrispondere alla lettera Gimel (cammello) simbolo di un viaggio alla ricerca della saggezza.

Anche Renzi ha iniziato il suo viaggio presentando tre proposte di riforma elettorale: 1) Modello spagnolo, con piccole circoscrizioni e premio di maggioranza del 15%; 2) Mattarellum corretto, con collegi uninominali, premio al 15%; 3) doppio turno di coalizione sul modello dei sindaci. Questi erano i sistemi sui quali inizialmente si giocava la partita del segretario. Le motivazioni dell'annullamento, come interpretate dai corifei renziani, sembravano lasciare via libera a tutti e tre.

Tra gli avversari della sentenza n. 1/2014, soltanto il prof. Zanon nell'audizione disposta dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera il 14 gennaio 2014, aveva tentato, invano, di frenare gli entusiasmi attirando l'attenzione sul passo della sentenza dedicato all'uguaglianza del "voto in uscita". Un principio, quest'ultimo, affermato per la prima volta dalla nostra Corte Costituzionale sulla scorta di un preciso riferimento a una sentenza del Tribunale Costituzionale Federale tedesco. La sentenza contiene altre novità rispetto alla giurisprudenza precedente ed è molto più aderente al dettato costituzionale di voto "personale"(art. 48 Cost.) e "diretto"(art. 56 Cost.). Per sottolineare l'abnormità delle liste bloccare "lunghe" la Corte ha fatto riferimento a sistemi con liste bloccate "corte" (come lo spagnolo) o miste (Germania federale). Forse sarebbe stato opportuno altresì sottolineare che in quei paesi i partiti sono regolati per legge e le liste bloccate vengono deliberate, con largo anticipo, da assemblee congressuali. Da noi l'art. 49 Cost. non ha avuto attuazione.

Ora, con le liste "corte" è possibile conoscere i candidati, cosa altrimenti impossibile con liste lunghe in circoscrizioni vaste. Nella mia Regione le liste bloccate dei Senatori comprendevano 49 candidati e nella circoscrizioni "Camera Lombardia " 1 e 2, una quarantina ciascuna. Si tenga fermo, però, al fatto che in nessun punto della sentenza era detto che con liste bloccare "corte" la preferenza non fosse necessaria: puro e semplice "wishful thinking".

Per capire ciò bastava leggersi il dispositivo: « 3) dichiara l'illegittimità costituzionale degli artt. 4, comma 2, e 59 del d.P.R. n. 361 del 1957, nonché dell'art. 14, comma 1, del d.lgs. n. 533 del 1993, nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere una preferenza per i candidati». Di qui è sufficiente un granello di logica: se devo finalmente poter conoscere i "miei" candidati, allora a maggior ragione devo poter esprimere la mia preferenza.

Rappresentanza e governabilità non sono posti dalla sentenza sullo stesso piano. La prima è costituzionalmente tutelata, la seconda è un obiettivo costituzionalmente legittimo: "Le norme censurate, pur perseguendo un obiettivo di rilievo costituzionale, qual è quello della stabilità del governo del Paese e dell'efficienza dei processi decisionali nell'ambito parlamentare, dettano una disciplina che non rispetta il vincolo del minor sacrificio possibile degli altri interessi e valori costituzionalmente protetti, ponendosi in contrasto con gli artt. 1, secondo comma, 3, 48, secondo comma, e 67 Cost. In definitiva, detta disciplina non è proporzionata rispetto all'obiettivo perseguito, posto che determina una compressione della funzione rappresentativa dell'assemblea, nonché dell'eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un'alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l'intera architettura dell'ordinamento costituzionale vigente».

A seguito dell'incontro con Berlusconi le tre proposte di Renzi si sono ridotte a una, che in un certo senso le riassume tutte: a) liste bloccate corte, b) premio di maggioranza e c) doppio turno (eventuale) di coalizione.

Per compensare la rinuncia ai collegi uninominali del Mattarellum è stato introdotto (mantenuto rispetto al Porcellum) il premio di maggioranza. Domanda: perché non lo chiamiamo, più correttamente, premio alla miglior minoranza? Detto premio viene elevato dal 15% al 18%, tanto più elevato quanto minore è il consenso.

La soglia, in compenso, che si ventilava nel 40% è scesa al 37%.

Gli errori di valutazione circa la portata dei vincoli della sentenza non sono di Renzi stesso, ma dei suoi consulenti, mentalmente prigionieri del seguente "pensiero unico": un sistema elettorale non maggioritario e non bipolarizzante/bipartizzante sarebbe "un rigurgito proporzionalista", laddove il proporzionalismo (che resse il Paese dal 1946 al 1993) rappresenterebbe a sua volta la causa di tutti i mali d'Italia, dalla criminalità organizzata alla corruzione, dall'evasione fiscale all'instabilità politica, mali che però non sono affatto scomparsi dal 1993 ai giorni nostri. Tutt'altro.

Mal consigliato e in un contesto di tensioni e ferventi attese, Renzi ha dovuto prendere l'iniziativa. E il neo segretario ha un suo stile d'azione: uno stile che non lo ha nascosto né al Partito né al colto ed inclita, i quali tutti lo hanno apprezzato e massicciamente votato.

A Renzi non piace la guerra di trincea di logoramento continuo senza che accada nulla: è un teorico della Blitzkrieg, ma soprattutto un Rommel delle divisioni panzer mediatiche. Sa che ogni sua frase farà il titolo di prima pagina su la carta stampata e ogni sua mimica facciale un'immagine da telegiornale, cliccata su Youtube. Per questo non può fermare i mezzi corazzati, a costo di riproporre una legge con gli stessi vizi di quella annullata dalla Consulta, proprio per il mix di soglie di accesso molto elevate (anche se, per amor di verità, inferiori a quelle del Senato della legge vigente per la coalizione che dal 20 scende al 12%) e un premio di maggioranza molto consistente, con soglia bassa di attribuzione e liste bloccate.

Bisogna dare atto che la presentazione al pubblico era migliore del contenuto del disegno di legge. La legge è stata definita come proporzionale con premio di maggioranza e con liste corte "contro il ricatto dei partitini". Nessun accenno alle liste bloccate, non amate dagli italiani. E che importa se una legge non può dirsi "proporzionale" quando contiene un premio di maggioranza (miglior minoranza).

Gli italiani disprezzano i partiti, ma pare che addirittura odino i partitini. Una volta partiti con il 4,9% o il 7,9% non erano partitini. Ora, poiché s'è deciso che devono rimanere in lizza per il ballottaggio solo due partiti (Pd e Forza Italia), una semplificazione si deve pur fare.

La distorsione elettorale è accentuata dal fatto, che si danno tanti numeri, ma nessuno relativo alla percentuale di votanti: non è la stessa cosa in linea di fatto se il 52% dei seggi vada ad una forza del 37% con l'80% dei votanti o con il 60%.

Resta, a mio avviso, la molto probabile incostituzionalità che il 63% dei voti sopra soglia si debba dividere appena il 47% dei seggi.

Altro punto insuperabile d'illegittimità costituzionale è che un premio di maggioranza nazionale produce un'assegnazione di seggi fuori dai collegi di candidatura e quindi viola il principio di voto personale e diretto.

La soluzione per il riequilibrio di genere non sono rispettose dell'art. 51 Cost., con liste bloccate l'unica soluzione è l'alternanza di genere obbligatoria.

Per i sostenitori della "profonda sintonia" tra Renzi e Berlusconi, si dovrebbe, invece, apprezzare la soglia del 37%, totalmente assente dal Porcellum e visibilmente superiore al 25% della legge Acerbo: fascismo e democrazia non sono la stessa cosa!

Forza Italicum! Ecco la parola d'ordine blindata dei media italiani, quelli che per cinque anni avevano nascosto l'esistenza di problemi di costituzionalità del Porcellum, e che adesso nascondono un altro fatterello: davanti ai Tribunali di Napoli, Milano, Roma, Cagliari e Venezia pende l'impugnazione della legge elettorale italiana per le europee per contrasto con la Costituzione e i Trattati Europei.