mercoledì 27 febbraio 2008

Il Partito Socialista e il programma del Pd

Il dibattito a sinistra

Boselli: il Pd è un supermarket - Il Partito Democratico "è un supermarket sui cui banchi viene esposto tutto e il contrario di tutto". Lo afferma Enrico Boselli che, in un'intervista al 'Giornale', accusa Veltroni ("denigrare gli avversari e trattarli da pidocchi è un modo molto vecchio di fare politica a sinistra") e nega di aver bussato alle porte di altri partiti ("non siamo degli accattoni, non ho bussato alle porte né di Bertinotti, né di Casini e nemmeno Veltroni"). Boselli critica quella che definisce la "riscoperta", da parte del Pd, degli 'indipendenti di sinistra': "ogni segmento di società viene rappresentato, ma poi, sui temi concreti, sulle leggi da fare, chi prevarrà?".

Il leader socialista afferma che il Pd ha preferito Di Pietro "perché l'autonomia dei socialisti disturba il Pd come disturbava il Pci-Pds-Ds". E aggiunge che ''al loft ci hanno spiegato che con Di Pietro l'alleanza la potevano fare perché lui è molto diverso, con noi no perché siamo troppo simili".

Angius: L'Italia rischia di diventare una democrazia senza libertà - "Dobbiamo partire dai problemi dell'Italia". Lo afferma Gavino Angius, ai microfoni di Mario Adinolfi durante la trasmissione 'Contro Adinolfi' in onda in diretta questa mattina su NessunoTv. "C'è una grande inquietudine nel nostro Paese. Non c'è soltanto - spiega Angius - una crisi economica in atto ma assistiamo quotidianamente ad episodi di imbarbarimento morale e civile. E' impressionante in tal senso l'aumento dei morti sul lavoro come anche l'aumento dei casi di violenza sulle donne tra le mura domestiche. Ma penso anche alla drammatica crisi del potere d'acquisto dei salari e degli stipendi delle famiglie".

Secondo il parlamentare socialista "la nostra rischia sempre di più di diventare una democrazia senza libertà. Un paese dove formalmente i cittadini sono liberi ma che impedimenti sociali, economici, civili e mediatici rendono di fatto poco democratico. Questi sono i motivi che ci spingono alla battaglia politica. Far crescere l'Italia - conclude Angius - non solo economicamente ma con maggiori diritti sociali e civili".

Grillini: programma su diritti civili è solo propaganda - "L'assai flebile riferimento, tra le non priorità, di unioni di fatto e testamento biologico nel programma del Pd si scontra con due dati di fatti incontrovertibili.

Primo: la bocciatura in consiglio comunale a Roma, con Veltroni sindaco, del registro delle unioni civili con il Pd che voto' con la destra proprio contro l'approvazione del registro. Secondo: l'insabbiamento del testamento biologico in parlamento ad opera dei Teodem. Non a caso nel programma non si dice come, nella prossima legislatura, questi obiettivi possono essere praticati nei fatti". Lo dice Franco Grillini dei socialisti che fa notare: "Se si considera che, come ha detto Fioroni, i cattolici eletti nelle liste del Pd saranno 120, vale a dire, dieci cattolici ogni laico, si comprende bene come il riferimento ai diritti civili nel programma del Pd e' solo e soltanto propaganda elettorale".

Craxi: inghiottire radicali e Idv è furbizia politica - "La furbizia politica ha le gambe corte. La scelta politica di inghiottire i radicali e di concedere a Di Pietro la sua sopravvivenza in nome dell'antipolitica e del giustizialismo non verrà ricordata come una operazione lungimirante, ma figlia di una furbizia politica che ha le gambe corte". Lo sottolinea Bobo Craxi

"La compagna Finocchiaro è sicura che Di Pietro e i radicali si scioglieranno nel Pd: ma da dove ricaverebbe questa convinzione? Le tesi che vengono messe in campo da autorevoli esponenti del Pd - aggiunge Craxi - non fanno onore alla loro riconosciuta intelligenza. Non si può pretendere che degli alleati, partner di governo, uomini e donne dalla limpida tradizione riformista e socialista, siano ritenuti immeritevoli di un'alleanza politica elettorale a causa della loro legittima volontà di non procedere allo scioglimento di una forza politica che rappresenta dei cittadini italiani che hanno liberamente scelto di mantenere in vita il Partito socialista".

"Rinunciare alla propria esistenza e al proprio nome per sostenere Walter, - conclude - francamente è chiedere troppo ed illegittimamente, oltreché sbagliato sul piano della tecnica elettorale. Siamo pronti ad una battaglia politica, perché è il terreno proprio della battaglia politica quello su cui si misurerà l'esistenza del Partito Socialista".

venerdì 8 febbraio 2008

La lunga epoca dei non-responsabili

Una Repubblica ordinale, ma non normale

di Andrea Ermano

L'altrieri la Consulta ha formalizzato alcuni dubbi di costituzionalità sull'attuale legge elettorale, che il suo autore, il "leader" leghista Calderoli, definì a suo tempo una porcata.

Ieri il "leader" referendario Guzzetta annuncia di avere aperto presso la Consulta medesima un conflitto di attribuzioni, rivendicando il 18 maggio prossimo come data per il referendum elettorale in contrapposizione alla prassi parlamentare del rinvio in concomitanza con le elezioni anticipate.

Oggi su "La Repubblica" (intesa come quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, padre biologico del PDS e della Seconda repubblica, intesa come assetto statuale, non come quotidiano) ha preso la parola il costituzionalista Rodotà. Il quale osserva come non soltanto la porcata di Calderoli ma anche la "trovata" referendaria di Guzzetta, che alla "porcata" si applicherebbe qualora il referendum passasse, consentono di attribuire un premio di maggioranza a... una minoranza. Purché relativamente più forte delle altre minoranze uscite dalle urne.

Domani, in un sistema politico frazionato, diciamo, in quindici partiti collocati tutti intorno al sei per cento, chi fra questi riuscisse a spuntare il nove per cento dei voti validi espressi potrebbe legiferare e governare a suo piacimento. Si tratta di un vulnus macroscopico alla regola principe della democrazia, secondo cui deve prevalere il volere della maggioranza, non quello di una minoranza ancorché ribattezzata "maggioranza relativa".

Perciò, scrive Rodotà "sulle prossime elezioni si allunga l'ombra dell'illegittimità", perché "la porcata di Celderoli e la trovata dei referendari sono accomunate da un dubbio che riguarda la loro compatibilità con il sistema costituzionale". E questo "dubbio" viene posto, in ultima analisi, dalla Corte Costituzionale.

Un naufrago della Prima repubblica attribuiva il naufragio di questa Seconda repubblica all'inanità del "catto-comunismo" italiano. Si potrebbe dire altrimenti: i guelfi bianchi, nell'eliminazione dei ghibellini, hanno dato man forte ai guelfi neri salvo finire sconfitti da quest'ultimi. Si potrebbe dire: ma chi si ricorda più del "catto-comunismo" e poi che importa ormai?

A voler sottilizzare, la Seconda repubblica è morta prima ancora di nascere dato che, tecnicamente, ci troviamo ancora in mezzo a una lunga transizione buzzatiana.

Che volete, la numerazione ordinale delle repubbliche italiane è sempre stata un gioco giornalistico, come le posizioni politiche (?) di Berlusconi da un lato o le denominazioni del Pci-Pds-Ds-Pd dall'altro. Mutano di continuo, per ovvie ragioni, ma senza cambiare nel contenuto, nella sostanza, nel cuore.

In questo trionfo orgiastico del narcisismo, e del nulla, sembra di assistere alla "Prova d'orchestra" di Fellini.
Ma – vivaddio -- che deve pensare, o dire o fare un cittadino che abbia care le sorti della nostra Repubblica, sempre intesa non come quotidiano, ma come assetto statuale, senza numerazione ordinale?

Come si vede, il numero delle domande supera ormai quello delle risposte. Ma perché stupirsene? E' un connotato essenziale del concetto di "irresponsabilità" non voler rispondere di nulla. Mai.

venerdì 1 febbraio 2008

Senza SPD non c'è "Linke" che tenga

Un'analisi del voto nei due Länder tedeschi

di Felice Besostri

I risultati delle elezioni tedesche nei Länder dell'Assia e della Bassa Sassonia del 27 gennaio scorso sono stati diffusamente commentati dai giornali italiani. A questa popolarità ha certamente contribuito, in gran parte della popolazione, il riferimento al modello tedesco per la riforma del nostro sistema elettorale.

I risultati della Linke, formazione nata dalla fusione degli ex comunisti della PDS e con la dissidenza socialdemocratica, hanno poi dato fiato al progetto federativo rosso-verde. Paradossalmente, lo stesso voto che ha premiato i socialdemocratici in Assia ed il settore moderato della CDU in Bassa Sassonia ha stabilizzato le grandi intese e a termine la Grosse Koalition e la Cancelliera Merkel. Quest’ultima si è liberata del Ministerpresident dell’Assia, Koch, che aspirava a sostituirla.

I due Länder presentano comportamenti e tendenze elettorali molto differenti e, pertanto, è impossibile ricavare da un’analisi più profonda una previsione estendibile all’intera Germania.

In Bassa Sassonia la caduta della partecipazione elettorale è preoccupante: 10 punti percentuali dal 67% delle elezioni del 2003 al 57% di quest’anno, in termini assoluti hanno disertato le urne ben 563'102 elettori, il cui numero pure era aumentato di circa 50.000 unità. Il doppio voto -- di collegio uninominale e di lista -- presenta delle differenze particolarmente forti per la SPD, che passa dal 34,7% al 30,3% ma anche per la CDU dal 44,3% al 42,5%. Di contro Liberali, Verdi e la Linke mostrano una dinamica contraria, cioè una maggiore percentuale, nel voto proporzionale, per i Liberali, per esempio, che passano dal 5,6% al 8,2%. La spiegazione è semplice nei collegi uninominali maggioritari, gli elettori Verdi e della Linke votano in maggior parte per la SPD e quelli liberali per la CDU. Ai fini dell’attribuzione dei seggi è però il secondo voto quello decisivo e, quindi, i seggi nel Landtag (assemblea del Land) saranno attribuiti secondo queste percentuali: CDU 42,5%, SPD 30,3%, liberali 8,2%, Verdi 8% e Die Linke 7,1%.

In Assia la partecipazione, invece, ha subito una leggerissima flessione dal 64,6% al 64,3%. La CDU subisce un salasso sia nel voto proporzionale, che nel maggioritario passando rispettivamente dal 48,8% al 36,8% e dal 52% al 39,1%. La SPD, contrariamente ai primi exit-polls, non diventa il primo partito, ma nel proporzionale aumenta dal 29,1% al 36,7% e dal 33,1% al 38,3% nel maggioritario. Nel voto proporzionale, cioè quello decisivo per la formazione delle maggioranze nel parlamento regionale, i liberali crescono dal 7,9% al 9,4%, mentre subiscono una forte flessione i Verdi dal 10,1% al 7,5%. La Linke supera la soglia di accesso nel proporzionale di stretta misura col 5,1%, mentre nel maggioritario resta al 3,9%. In Assia la Linke ha sottratto voti ai Verdi, che hanno ceduto elettori anche alla SPD. I Verdi hanno perso circa 70.000 voti e la Linke ne ha guadagnati poco più di 33.000.

Panorama del tutto diverso in Bassa Sassonia, i 259.188 elettori persi dalla SPD sono stati parzialmente compensati dai 202.591 voti conquistati dalla Linke e dagli appena 4.873 guadagnati dai Verdi.

Tuttavia c’è una conferma della valutazione che la debolezza della sinistra dipende dall’astensione elettorale, che non è interamente recuperata dalla Linke. L’unico beneficio è dato dal superamento della soglia del 5%.

L’elettorato di SPD, Verdi e Linke ha un comportamento razionale nei collegi maggioritari, esprimendo un voto utile per il candidato meglio piazzato in Bassa Sassonia, mentre in Assia lo scambio è soltanto tra SPD e Linke.

La previsione più ragionevole è che la Linke superi la soglia di accesso anche in altri Länder della Germania ex occidentale e, quindi, diventi un elemento fisso del panorama politico tedesco. Da un sistema tripartito CDU-CSU, SPD e Liberali, che faceva di questi ultimi gli arbitri della maggioranza, si è passati ad un sistema quadripartito bi polarizzato: CDU-CSU e Liberali da un lato e SPD e Verdi dall’altro.

Nel nuovo assetto pentapolitico la bi polarizzazione sarà meno forte, cioè i Verdi potranno giocare un ruolo nel formare maggioranze alternative. Il sistema politico tedesco, peraltro, reagisce ad un peso crescente delle formazioni più piccole con le grandi coalizioni. Si dimostra così che il rischio, ventilato in Italia, di dare troppo peso a piccoli partiti di centro, non dipende dal sistema elettorale in sé, bensì dal costume politico. In Germania è, comunque, inconcepibile che il Cancelliere non venga assegnato al partito maggiore della coalizione.

Il successo della Linke non indebolisce la SPD, ma anzi ne potenzia la forza di contrattazione nella Grande Coalizione. Inoltre, se recupera voti perduti nell’astensione di sinistra, ha un ruolo positivo: sarebbe diverso se incidesse direttamente sull’elettorato SPD. Non ci sono ancora le condizioni per superare antiche (e più recenti) divisioni a sinistra, ma la logica dei numeri avrà la sua importanza.

Il panorama italiano è tutto diverso, qui non c’è un partito socialdemocratico con il quale stabilire un’alleanza riformatrice e popolare. La Federazione Rosso-Verde, infatti, o si confina nell’opposizione ovvero può al massimo allearsi con un PD, collocato molto più al centro della SPD. Quello che abbiamo da imparare dalla lezione tedesca dovrebbe andare in direzione diversa dalla scelta di una Federazione di Sinistra, chiusa all’area socialista. Se le percentuali della Linke tedesca si confermassero in Italia, la Sinistra avrebbe subito una cocente sconfitta.

Crisi di governo

Iniziano le consultazioni di Marini
La Corte costituzionale: carenze nell'attuale legge elettorale. D'Alema medita di proporre la celebrazione del referendum elettorale ad aprile. Bertinotti: "La legislatura è politicamente finita".

ROMA - Oggi alle ore 16 inizieranno le consultazioni del presidente del Senato Franco Marini, al quale ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato l'incarico di verificare se esista una maggioranza favorevole a cambiare la legge elettorale prima di tornare alle urne. "Lavorerò nei tempi più brevi possibili, ma è un impegno gravoso" ha detto Marini. Che pensa di riferire al Capo dello Stato entro l'inizio della prossima settimana.

Quello affidato a Marini, ha detto ieri Napolitano, è un incarico per "verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno ad un governo funzionale all'approvazione di quel progetto e all'assunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi".

Sempre ieri la Corte Costituzionale ha reso noto le motivazioni per le quali il 16 gennaio scorso ha dichiarato ammissibili i tre quesiti referendari in materia di legge elettorale. La Consulta evidenzia carenze nella norma vigente. In particolare "l'assenza di una soglia minima per l'assegnazione del premio di maggioranza è una carenza riscontrabile già nella normativa vigente che non impone le coalizioni, ma le rende solo possibili". La Corte Costituzionale sente il "dovere di segnalare al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi". (Inform)


Schifani mi cita male. E i precedenti gli danno torto
di Franco Bassanini *)
E’ vero che nel 1972, come ricorda Schifani, ho pubblicato sulla "Rivista trimestrale di diritto pubblico", un’ampia e documentata monografia sullo scioglimento delle Camere, nella quale criticai la decisione di nominare un Governo Andreotti destinato a "gestire" le elezioni. Sostenni allora che la gestione degli affari correnti nel periodo preelettorale dovrebbe restare affidato al Governo uscente (allora il Governo Colombo), che, se non altro, era stato espressione di una maggioranza parlamentare. Ma le conclusioni che oggi ne trae Schifani sono del tutto arbitrarie. Non solo perché quella opinione dottrinale non fu seguita dalla prassi. Ma perché essa riguardava una fattispecie del tutto diversa da quella attuale.

Tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione (con la sola eccezione della pattuglia radicale), concordavano allora sulla opportunità di sciogliere le Camere. Questa convergenza oggi non c’è. Numerosi partiti ritengono che prima di sciogliere le Camere si debba tentare di approvare una buona legge elettorale, sostituendo il famigerato porcellum. La stessa esigenza è sostenuta da molti esponenti della società civile, dalla Confindustria ai sindacati, dalle organizzazioni del commercio e dell’artigianato ad autorevoli esponenti della Chiesa cattolica.

Altri ricordano che basterebbero pochi mesi per approvare, oltre a una nuova legge elettorale, anche la riforma costituzionale che alla Camera ha già ottenuto ampi consensi: essa riduce drasticamente il numero dei parlamentari, rafforza i poteri del premier, affida alla sola Camera il grosso della legislazione e il potere di dare o negare la fiducia al Governo, riforma il Senato, semplifica l’approvazione delle leggi, rafforza il ruolo dell’opposizione. E lo fa in modo equilibrato, sull’esempio delle grandi democrazie parlamentari europee, senza gli accenti plebiscitari che condannarono alla bocciatura referendaria la riforma approvata dal Parlamento nel 2005.

Quanto io ed altri costituzionalisti sostenemmo allora non ha dunque nulla a che fare dunque con il tentativo di formare un governo "di scopo" o "a termine", per fare la riforma elettorale, ed eventualmente per portare a termine la riforma costituzionale o per gestire le crisi in atto. Aggiungo che quella nostra interpretazione dottrinale non prevalse. Il Governo Andreotti si formò e altri in circostanze analoghe, come l’ultimo Governo Fanfani. I precedenti sono dunque contro la tesi di Schifani.

*) Presidente di A.S.T.R.I.D. (Associazione per gli Studi e le ricerche sulla Riforma delle Istituzioni Democratiche) ed ex ministro della Funzione Pubblica dal 1996 al 2001