domenica 8 dicembre 2019

LA LEGGE ELETTORALE

Il problema della legge elettorale sembra essere tornato nell'agenda della politica italiana. Vi ha fatto ritorno in piena sintonia con il clima incerto e cupo che avvolge la nostra democrazia nella quale non tiene campo il Paese, ma la crisi irreversibile dei 5Stelle, la falsa saldezza del Pd, i proclami di Salvini, le uscite utilitaristiche di Renzi e le corse sul posto di Calenda.

 

di Paolo Bagnoli

 

Per ogni Paese la legge elettorale non è strumentale alle esigenze dell'immediato, bensì un istituto fondante del sistema democratico; di come si ritenga debba essere la cifra della democrazia medesima. Il proporzionale puro era in sintonia con un'Italia fondata sulla centralità del Parlamento. Non è più così poiché il Parlamento da troppo tempo è un organismo sonnecchiante e la sua maggiore forza politica, addirittura, è dell'idea che debba essere superato. Giocando sulle parole dovrebbe transitare dall' essere la casa di tutti alla Casaleggio; ossia alla mera risonanza di risposte rousseauiane. Il Parlamento, inoltre, sonnecchia anche perché la quasi totalità dei suoi componenti, per lo più digiuni di ogni concetto fondamentale delle istituzioni e della politica, non ha percezione di cosa significhi farne parte e della dignità istituzionale che a tale funzione si lega.

    In questi lunghi anni di post prima repubblica abbiamo avuto diverse leggi elettorali. Se si eccettua quella che va sotto il nome di Mattarellum, le altre sono state, anche violando le norme costituzionali, strumenti pensati per conquistare il potere; per andare al governo. Andarci, a ben vedere, non per governare, ma per affermare come legittima l'arroganza di un'impostazione politica; impropriamente e pericolosamente un'espressione della democrazia quale valore e sistema racchiuso nel governo. Il risultato è che in Italia abbiamo un sistema parlamentare sempre più debole e governi o arroganti come il Conte I o surreali come il Conte II. 

    Agli inizi della seconda repubblica la classe politica di allora, cui andrebbero riconosciuti i serti di alloro della modestia, incapace di pensare la portata della crisi indotta da Tangentopoli, si teneva alla larga dalla politica e pensava che tramite lo strumento della legge elettorale – nemmeno a conoscenza del vecchio adagio per cui non c'è soluzione tecnica che ne risolve una politica – si potesse surrogare il vuoto politico, considerato che la legittimità del mandato politico consisteva solo nel conquistare il governo e, quindi, delegittimare gli avversari. Chi vinceva conquistava non solo il governo, ma la verità; chi perdeva le elezioni non solo era stato sconfitto, ma posto addirittura nel recinto della non-verità. Così, chiudendo gli occhi sulla crisi, le sue cause e relative conseguenze, si finiva per dare a un sistema malato una cura fatta di bacilli e non di anticorpi. Le leggi elettorali sono state considerate quali atti strumentali per andare contro qualcuno non per dare al Paese la giusta rappresentanza delle sue tendenze politiche. 

Un'abitudine che continua. Oggi la preoccupazione che regna sovrana è fare una legge che impedisca alla destra a trazione salviniana di "vincere" il governo. Non sembra si sappia bene, nel concreto, cosa fare, ma a battere Salvini non sarà una particolare legge elettorale, ma la politica; quella politica che ci aspettavamo da questo governo che sta dimostrando la propria pochezza, incapacità di pensare l'Italia e che, per battere Salvini, fino a ora non ha fatto niente. I 5Stelle, come tutte le superfetazioni improvvise, al loro sgonfiarsi creano confusione e sbandamenti; Zingaretti dopo una serie di interventi conditi da sorrisi sublimanti la mancanza di pensiero e dopo aver cercato di rieditare una vecchia ricetta di scuola comunista – Togliatti cercò di istituzionalizzare per le proprie necessità l'Uomo Qualunque e D'Alema ripeté lo schema con Di Pietro ed entrambi fallirono – ha proposto un matrimonio strategico, una cosa fuori da ogni ragionevolezza e lucidità, solo dettata dal vuoto di linea e dalla paura del domani, alla fine si è attaccato a Grillo pregandolo di intervenire e sta marciando – udite, udite!! – verso la stipula di un contratto coi 5Stelle; non è nemmeno la storia che si ripete, ma l'educazione ci impone di fermarci qui. Ci sia permesso di aggiungere che pensavamo esistesse ancora, nonostante tutto, anche in politica un comune senso del pudore.

    Questo è il clima nel quale si colloca la discussione della legge elettorale; non sfioriamo nemmeno il merito delle possibili soluzioni, ma qualunque cosa venga fuori è facile ritenere che sarà l'ennesimo deleterio pasticcio.

     

Da La Rivoluzione Democratica

https://www.rivoluzionedemocratica.it/



Beste Grüsse
 
Gregorio Candelieri
 
Im Feldtal 2, 8408 Winterthur
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Perché i 5 Stelle sono arrivati a questo punto?

I capi 5S hanno seminato troppi tradimenti e ora (gli altri) raccolgono consensi.

Il maggiore autogol del 5 Stelle è stata la Lega "partito nuovo e antisistema". Il più` vecchio (1989) partito oggi insediato sul territorio italiano, partito dominato da una vecchia volpe della Prima e della Seconda repubblica (Salvini è nella Lega dal 1991) e` stato per vent'anni la peggiore Casta ed è invischiato in scandali e ruberie. Se per il Movimento c'è ancora una speranza, questa dovrà passare attraverso un esame di coscienza collettivo, in un congresso in carne e ossa.

 

di Marco Morosini *)

 

Perché i capi 5 Stelle hanno fatto perdere al Movimento in un anno tanto di quel consenso che raccolse in un decennio? Chi si fida ora del M5S, passato dal né destra né sinistra al né carne né pesce? Alcuni suoi elettori di sinistra non lo voteranno più dopo il tradimento che lo ha visto andare con l'estrema destra. Alcuni suoi elettori di destra non lo voteranno più dopo l'improvvisato governo con le sinistre.

    Per anni i capi 5 Stelle dissero che il Movimento era l'argine contro l'avvento dell'estrema destra. Nel 2018 però è accaduto il contrario. Anche grazie alla grande visibilità che il 5 Stelle ha dato al senatore Salvini, l'estrema destra più pericolosa d'Europa ha moltiplicato i suoi consensi. Invece che un argine alla destra, il Movimento è stato purtroppo il suo incubatore.

    Il Movimento 5 Stelle, inoltre, ha coltivato alcuni temi della Lega, pensando di toglierle la terra sotto i piedi. A lungo i capi 5 Stelle hanno criminalizzato le organizzazioni umanitarie che salvano i naufraghi nel Mediterraneo definendole "taxi del mare" e "business dell'immigrazione". Mesi di fango gettati dall'onorevole Di Maio hanno indotto milioni di persone a pensare che "le Ong" nel loro insieme siano associazioni di malfattori.

    Il maggiore autogol del 5 Stelle, però, è stato l'accreditare la Lega come partito nuovo e antisistema. Il più` vecchio (1989) partito oggi insediato sul territorio italiano, partito dominato da una vecchia volpe della Prima e della Seconda repubblica (Salvini è nella Lega dal 1991) e` stato per vent'anni la peggiore Casta ed è invischiato in scandali e ruberie. Ci vuole un bel coraggio a chiamare "governo del cambiamento" una compagine dominata da un tale protagonista della Casta. Quanti elettori potranno perdonare al 5 Stelle questo gioco di prestigio con le parole?

    Il miglior indicatore della deriva del Movimento e` il confronto tra le due trattative di governo del 2013 e del 2018. La prima porto` al rifiuto di un governo con il Partito Democratico guidato dal deputato Gian Luigi Bersani. La seconda porto` alla formazione di un governo con la Lega del senatore Matteo Salvini. Ciò` dimostra che l'avversione del Movimento non era contro "i partiti ", come si diceva, ma solo contro i partiti di sinistra, che infatti sono stati fino a ieri il bersaglio preferito del Blog e delle dichiarazioni 5 Stelle. 

    Vale la pena di comparare i due leader politici, Salvini e Bersani, trattati cosi` diversamente dalla centrale 5 Stelle. Il motto del giornale della Lega "Il populista ", fondato da Salvini, e` "Libera la bestia che c'e` in te". Il sottotitolo "Audace, istintivo, fuori controllo ". In fondo e` questo il vero programma di governo del senatore Salvini, con buona pace dei suoi ultimi alleati di governo. Perché allora questo personaggio fu considerato il partner ideale del Movimento (Di Maio: "Grande sinergia, ci capiamo al volo ") mentre il senatore Bersani, che non dice né fa le cose detestabili che fa e dice Salvini, fu rifiutato come partner nel 2013?

    Nel 2013 una coalizione 5 Stelle-Pd con il 52% dei voti sarebbe stata equilibrata perche´ ognuno dei due partiti ebbe 9 milioni e il 26% dei voti. In settant'anni di Repubblica, per sessant'anni la sinistra non ha governato e mai una forza di rinnovamento radicale come il Movimento 5 Stelle aveva governato. Una maggioranza riformatrice ben preparata 5 Stelle-Pd con piu` del 50% fu un'occasione mai presentatasi prima. 

    Nel 2013 si sarebbe davvero potuto cominciare una riforma del Paese, forse piu` profonda di quella del centrosinistra negli anni Sessanta. Invece, nel 2018 si e` scelto di riportare al potere la parte peggiore della Casta. Nel 2013 un accordo ben maturato con Bersani avrebbe permesso al Movimento di realizzare una parte maggiore del programma 5 Stelle di quanto esso possa fare con la Lega o con il Pd del 2019.

    Purtroppo, è bastato un anno di "governo dei cittadini "con a capo "l'avvocato del popolo "per deludere le speranze di chi vide nel Movimento 5 Stelle un'occasione per rinnovare la politica in Italia. Se per il Movimento c'è ancora una speranza, questa dovrà passare attraverso un esame di coscienza collettivo, in un congresso in carne e ossa, senza computer di mezzo, dove si liberi la parola e si torni ai principi e agli obiettivi originari del Movimento.

     

*) Nel suo libro dal titolo "Snaturati. Dalla social-ecologia al populismo" (2019), il professor Marco Morosini – che insegna analisi delle politiche ambientali presso il Politecnico federale di Zurigo ed è stato per quasi trent'anni il ghostwriter di Beppe Grillo – ricostruisce una "(Auto)biografia non autorizzata del Movimento 5 Stelle".