mercoledì 23 marzo 2016

LA GERMANIA A DESTRA MA SENZA ALTERNATIVE

ANALISI DEL VOTO

  

Diverse le formule di governo uscente e tutte sconfitte: una Groβe Koalition a guida CDU nella Sassonia-Anhalt e due maggioranze rosso-verdi, nel Baden e nella Renania-Palatinato. Avanza ovunque la destra di "Allianz für Deutschland". Interessante il risultato dei tre governatori uscenti: la "rossa" Malu Dreyer (SPD) tiene un confortevole 36,2% (+0,5%) nella Renania-Palatinato, trionfo personale del verde Winfried Kretschmann che sale al 30,3% (+6,91%) nel Baden-Württenberg, limita i danni il democristiano Reiner Haseloff che si attesta al 29,8% (-2,7%) nella Sassonia-Anhalt. Sinistra post-comunista a rischio irrilevanza.

 

di Felice Besostri

 

Che cosa emerge risultanti dalle elezioni tedesche in tre Laender tedeschi – Sassonia-Anhalt (SA), Baden-Württemberg (BW) e Renania-Palatinato (RP)? Da queste consultazioni – nelle quali sono coinvolti due Laender occidentali del sud cattolico e un Land orientale ex-DDR – escono due verità incontrovertibili.

    Prima verità: una svolta a destra con la "Allianz für Deutschland" (AfD) che diviene secondo (SA) o terzo Partito (BW e RP) mietendo percentuali dal 12,6% (RP) al 24,2% (SA).

    Seconda verità: la Linke non prende un voto dalle perdite a due cifre della SPD nel BW (-10,4%) e nella SA (-10,9%) e non entra per questo nei due Landtag del BW e della RP, inchiodata rispettivamente al 2,9% e al 2,8% a Ovest, mentre nel Land della ex DDR scende dal 23,7% al 16,3% passando da secondo a terzo partito, superato dalla AfD, che nel BW e nella SA supera anche la SPD.

    Il terremoto politico tedesco è tale perché le formule di governo uscenti sono state battute ovunque. La vicenda delle politiche di accoglienza sta dimostrando che non ci sono vaccini politici o ideologici e che si pongono alla testa della chiusura delle frontiere esponenti di partiti del PPE e del PSE, come il fascistoide ungherese Orban o il socialdemocratico nazionalista slovacco Fico o i polacchi con "dio, patria e famiglia" sulle loro bandiere come "Prawo i Sprawiedliwość" (Diritto e Giustizia).

    Prevalgono risposte emotive e nazionali tanto più esacerbate quanto più le politiche di austerità hanno ridotto il welfare state universale per tutti.

    Finché guerre, carestie, epidemie, repressioni spingono alla disperazione e alla fuga decine di milioni di persone (nulla rispetto a quando verrà la volta delle migrazioni climatiche) si crea un flusso di migranti e profughi inarrestabile. Sono problemi che nessuna dimensione nazionale è in grado di affrontare senza mettere in forse la tenuta delle istituzioni democratiche.

    Tuttavia, i successi sia pure episodici e controcorrente mietuti in due Laender da Socialdemocratici e Verdi, che dal Governo e dall'opposizione hanno appoggiato la politica di apertura della Merkel sui profughi, stanno ad indicare che continua a esistere in Germania un'opinione pubblica vincolata ai valori democratici.

 

 

L'ANALISI DEL VOTO

 

Entrando nel merito dei numeri vediamo che sono state sconfitte nella SA la Grande coalizione CDU-SPD, nel BW e nella RP i governi rosso-verdi, sia pure con il successo spettacolare del Partito del Governatore, i verdi del Ministerpräsident Kretschmann nel BW con il 30,3% e 47 seggi e i socialdemocratici della Ministerpräsidentin Dreyer nella RP con il 36,2% (+0,5%). L'unico Governatore punito è stato Reiner Haseloff della CDU, anche se ha contenuto le perdite ad un -2,4% conservando il primo posto della CDU. Una vittima collaterale, particolarmente significativa, nella Renania palatinato è stata la democristiana Julia Klöckner, che ambiva a sostituire Frau Merkel, con una critica radicale alla sua politica di accoglienza. Ha perso credibilità dopo una campagna elettorale arrogante con la parola d'ordine di far diventare la CDU il primo partito e di sostituire Malu Dreyer alla testa del Land: risultato -3,4%. Alla CDU resta la soddisfazione che la maggioranza rosso-verde non c'è più per il crollo dei Verdi, che perdono i due terzi dei voti dal 15,4% al 5,3% passando da 17 a 6 seggi. Lo storico partito liberale migliora le sue posizioni conquistando complessivamente 24 consiglieri a fronte dei 7 uscenti, resta con incremento di voti e seggi nel Landtag BW con 12 consiglieri l'8,3%, entra nella RP con 7 seggi e il 6,2% e resta fuori in SA con il 4,9 %.

    In Sassonia-Anhalt la maggioranza è di 44 seggi, nella Renania-Palatinato di 51 e nel Baden-Württemberg di 72. Dai dati elettorali in calce si evince che le maggioranze uscenti sono state sconfitte e alleanze con solo 2 partiti sono possibili nella RP con una grande coalizione SPD-CDU (77 seggi) e nel BW con una formula verde-nera (89 seggi). Scompare anche l'unica maggioranza, molto teorica, rosso-rossa nella SA, che contava su 55 seggi su 106.

    La SPD della Renania ha escluso un'alleanza con la CDU, ma cercherà di mettere d'accordo con lei sia i verdi che i liberali, per una maggioranza al pelo di 51 seggi. La stessa formula, che i tedeschi definiscono "semaforo" (dai colori dei partiti SPD rosso, FDP giallo e Verde) può valere per il BW con una più larga maggioranza di 78 seggi su 143. In Germania la formula del Governo centrale non è decisiva per le coalizioni nei Laender. Ci sono state anche maggioranze "Jamaica" (dai colori di quella bandiera: CDU nero, FDP giallo e Verde). Il rebus è la SA a causa di trend concomitanti: il successo della AfD al 24,2%, doppio rispetto al 12,6% della RP, con una Linke terzo partito al 16,3%. In quel Land l'unica maggioranza possibile sarebbe un'inedita coalizione CDU, SPD e GRÜNEN.

    I voti della AfD provengono da molte parti non solo dalla CDU, che in SA ha perso il 2,7%, nella RP il 3,4% e nel BW il 12% , solo in questo Land vi è una relazione stretta con il risultato della AfD (15,1%). Dal 2013 si sono intensificati i rapporti dell'ex socialdemocratico Thilo Sarrazin, un critico dell'immigrazioni, delle politiche sociali e dell'euro. Tranne che in SA è diminuito il voto per altre formazioni, tra cui i "Piraten", ed è diminuita l'astensione in modo significativo: -4,2% in BW, - 8,6% in RP e – 9,9% in SA. In passato formazioni di destra con tratti neonazisti, come la NPD o i "Republikaner", erano riuscite a passare la soglia del 5% ed essere rappresentati nelle assemblee dei Laender, ma mai con le percentuali della AfD, che è una destra molto più pericolosa in quanto più "rispettabile".

 

   

I DATI ELETTORALI

 

Avvertenza: in Germania non sempre il numero dei seggi è fisso e possono aumentare anche in maniera significativa quando ci sono partiti senza o con pochi mandati diretti, con la necessità di riproporzionalizzare la rappresentanza.

 

Baden-Württemberg

 

GRÜ 30,3% +6,91% seggi 47 (+11)

CDU 27,6% -12%  seggi 42 (-18)

AfD 15,1% +15,1%  seggi 23 (+23)

SPD 12,7% -10,4%  seggi 19 (-16)

FDP 8,3% +03%  seggi 12 (+5)

LIN 2,9% +0,1%

Altri 3,7% -1,9%

 

Renania-Palatinato

 

SPD 36,2% +0,5% seggi 39 (-3)

CDU 31,8% -3,4%  seggi 35 (-6)

AfD 12,6% +12,6%  seggi 14 (+14)

FDP 6,2% +02,0%  seggi 7 (+7)

GRÜ 5,3% -10,1%  seggi 6 (-11)

LIN 2,8% -0,2%

Altri 5,1% -1,4%

 

Sassonia-Anhalt

 

CDU 29,8%  -2,7%  seggi 30 (-12)

AfD 24,2%  +24,2%  seggi 24 (+24)

LIN 16,3% -7,4%  seggi 17 (-12)

SPD 10,6% -10,9%  seggi 11 (-15)

GRÜ 5,2% -01,9%  seggi 5 (-4)

FDP 4,9% +01,1%

Altri 9,0% +2,0%

 

giovedì 17 marzo 2016

Zaatari e Idomeni, l’inferno dei profughi siriani

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

L'Unicef ha provocatoriamente rivolto un invito ai governanti europei: svolgere il prossimo vertice non in qualche grande e ben riscaldata hall di una capitale del Vecchio Continente, ma lì, a Idomeni che "sprofonda nel fango"

 

di Carlo Correr

 

La guerra civile in Siria, cui indirettamente hanno partecipato Francia, Gran Bretagna e, in misura minore gli Stati Uniti, per deporre Bashir Assad non solo non ha prodotto i risultati sperati, ma al contrario ha finito per rafforzare il regime, far crescere l'influenza dell'Isis, della Russia e alimentare un flusso ininterrotto di umanità in fuga dalla fame e dalla violenza. Sono non meno di quattro milioni i profughi siriani in fuga; di questi oggi ce ne sono circa due milioni scappati nella vicina Turchia, oltre un milione nel piccolissimo Libano e oltre 600 mila in Giordania. Il tragico fenomeno dei migranti che sta stressando l'Unione Europea e la sta portando sull'orlo del collasso politico, sta causando problemi ben più gravi nei Paesi immediatamente coinvolti dalle ondate migratorie.

    Giordania. Il campo di Zaatari - Chiunque voglia davvero avvicinarsi alla comprensione del problema dovrebbe vedere anche le immagini di questo documentario della Bbc, con riprese aeree del campo profughi di Zaatari. Il campo, situato nel nord della Giordania e inesistente prima della guerra civile in Siria, 'ospita' circa 83 mila rifugiati. Guardando le immagini non ci vuole davvero molto per capire cosa può voler dire vivere in questa baraccopoli in mezzo al deserto e quale possa essere la forza terribile della disperazione che spinge uomini, donne, vecchi e bambini a rischiare la vita per venire in Europa.

    Zaatari oggi è una piccola invivibile cittadina, la cui popolazione, si stima è composta per la metà da bambini e non è neppure il più grande dei campi profughi esistenti oggi; anzi, si è ridotto nelle sue terribili dimensioni perché per un certo periodo, fino all'apertura di un altro campo – quello di Azraq – è arrivato a ospitare 156 mila persone. La Giordania, un Paese che ha una popolazione di appena 5, 9 milioni di abitanti, da solo ha accolto 1 milione e mezzo di profughi dalla Siria, praticamente 3 volte quelli accolti dall'intera Europa nel solo 2015.

 

Grecia. Il campo di Idomeni - Altre immagini vengono dalla Grecia, dal campo di Idomeni, dove ci sono circa 15 mila profughi in attesa di passare la frontiera per imboccare la via balcanica, quella che può portarli nel nord Europa. Freddo e pioggia hanno reso, se possibile, ancora più invivibile drammatica la loro esistenza con il campo che si è trasformato in una enorme pozza di fango.

 

Non a caso l'Unicef ha provocatoriamente rivolto un invito ai governanti europei, quello di far svolgere il prossimo vertice non in qualche grande e ben riscaldata hall di una capitale del Vecchio Continente, ma lì, a Idomeni che "sprofonda nel fango".

    "Lo stesso rischio – ricorda Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia – che corre l'Europa. Migliaia di bambini e bambine, ci raccontano le cronache, vivono da giorni a Idomeni tra fango, melma, pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e morte. Dobbiamo impedirlo. Non ci sono più parole per definire questa situazione".

 

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