lunedì 30 giugno 2008

Solidarietà

Ipse dixit

Chiedeva la paga - «Operaio egiziano ucciso a revolverate perché chiedeva la paga. Said el Basset, 29 anni, aveva chiesto gli arretrati al padrone dell'impresa edile per cui lavorava. Il figlio dell'imprenditore, Antonino Fioravante di 19 anni, ha estratto una rivoltella e l'ha freddato con due colpi al cuore. Il padano è stato poi arrestato dalla polizia italiana». - Riccardo Orioles

Diario di un pazzo - «Ma salvate almeno i bambini!». - Lu Xün

I bambini - «I bambini rom non sono diversi dagli altri bambini, tra l'altro molti di loro sono cittadini italiani a tutti gli effetti... Verrebbe da proporgli, per rispettare il diritto all'uguaglianza di tutti i bambini, di schedare allo stesso modo tutti i bambini italiani... Sono mesi ormai che l'attenzione delle istituzioni, nonché dell'opinione pubblica e dei mass media italiani si concentra sulle comunità rom presenti nel nostro territorio. Un'attenzione che, come Unicef Italia, chiediamo non si trasformi in principi di discriminazione verso popolazioni e soprattutto bambini in condizioni di evidente vulnerabilità». - Vincenzo Spadafora

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Visti dagli altri
A cura di Internazionale - Prima Pagina

L'immigrazione necessaria

L'Europa, nonostante la sua diversità, può essere molto povinciale. In tutto il continente l'atteggiamento verso limmigrazione si fa di giorno in giorno più duro, in particolare in Italia. La scorsa settimana il parlamento europeo ha approvato nuove regole per l'espulsione degli immigrati irregolari, e il governo di Silvio Berlusconi ha messo a punto una delle leggi più severe del continente, sollevando l'opposizione di associazioni umanitarie, dell'Onu e del Vaticano. Tuttavia, con la natalità in forte calo e una popolazione sempre più anziana, l'Italia non potrebbe sopravvivere senza i lavoratori stranieri.

The New York Times, Stati Uniti [in inglese]
vai al sito

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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Rifugiati

Le organizzazioni cristiane chiedono più solidarietà, accoglienza e rispetto. A Roma una preghiera ecumenica e un "appello" ai politici.

Roma (NEV), 25 giugno 2008 - "Chiediamo a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionale e a tutte le persone di buona volontà di rendere possibili politiche di solidarietà, di accoglienza e di rispetto verso chi chiede asilo e i migranti", è quanto si legge in un "appello" sottoscritto da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Centro Astalli, Comunità di Sant'Egidio, Fondazione Migrantes, Caritas e ACLI, in occasione della veglia di preghiera per la Giornata mondiale dei rifugiati tenutasi a Roma lo scorso 19 giungo nella basilica di S. Maria in Trastevere.

Nell'appello delle associazioni si legge che, come in passato era accaduto a molti migranti italiani, "anche oggi uomini e donne oltrepassano pericolosamente i confini dell'Europa, sperando di trovarvi rifugio e un avvenire" e, riferendosi ai tanti che trovano la morte nel tentativo di raggiungere l'Europa, affermano: "come cristiani ci sentiamo interiormente lacerati di fronte a tanti morti, per lo più giovani, in cerca solo di una vita migliore".

Presenti alla veglia di preghiera esponenti di tutte le associazioni promotrici dell'iniziativa, tra cui la direttrice del Servizio rifugiati e migranti (SRM) della FCEI, Franca Di Lecce, nonché il pastore valdese Antonio Adamo della chiesa di piazza Cavour e il pastore Samuel Kpoti della comunità evangelica francofona di Roma.

La preghiera ecumenica si è svolta in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa.

venerdì 20 giugno 2008

La legge è uguale per tutti

Ipse dixit
Non è un'Italia allargata - «Le e gli esponenti politici italiani devono comprendere che l'Europa non è un'Italia allargata... Ho letto un'intervista con il collega Rutelli, che per un paio d'anni è stato membro del Parlamento europeo. Sono rimasto stupito... Perché nel Parlamento europeo non ne va principalmente di posti, ma soprattutto di legislazione. E per l'attività legislativa occorre una maggioranza assoluta: occorre la metà più uno dei voti dei parlamentari. Se però, come auspica Rutelli, noi stringessimo un'alleanza con i liberali non avremmo la maggioranza qualificata. Non basta. Per una maggioranza assoluta di questo tipo abbiamo bisogno dei voti dei Verdi e dei Comunisti... Ma questo è proprio ciò a cui Rutelli vuol porre fine in Italia. Ecco perché non si può riprodurre a livello europeo quello che si sta facendo in Italia con il PD... Inviterei il collega Rutelli a riflettere su questa contraddizione».

- Martin Schulz

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Caro dottor Letta, no grazie
Un magistrato che indaghi su reati imputati a un religioso cattolico dovrà informare il vescovo competente. Qualora l'indagine riguardi un vescovo, il magistrato dovrà informare la Segreteria di Stato vaticana. Ma Gianni Letta, ha voluto sottolineare che questa norma non favorisce la Chiesa cattolica e potrà essere applicata anche alle altre confessioni religiose che dispongano di un'Intesa con lo Stato. La teologa Maria Bonafede argomenta le ragioni del "Non" a questo privilegio in base al principio per cui la legge dev'essere uguale per tutti.

di Maria Bonafede *)
Come è stato ben evidenziato da alcuni organi di stampa, nelle pieghe del disegno di legge governativo in materia di intercettazioni telefoniche approvato all'unanimità nel Consiglio dei ministri dello scorso 13 giugno, vi è una norma che suona decisamente eccentrica rispetto all'impianto generale del provvedimento: all'articolo 12, comma 2 lettera C, infatti, si prevede che un magistrato che indaga su reati imputati a un religioso cattolico, debba informare il vescovo competente; qualora l'indagine riguardi un vescovo, il magistrato deve informare la Segreteria di Stato vaticana.

A giustificare il provvedimento voluto dal governo presieduto dall'on. Berlusconi a poco più di due mesi dal suo insediamento, si è detto che il testo si limita a esplicitare una norma già contenuta nel Concordato del 1984.

Lasciamo ai giuristi valutare se si tratti di una semplice "esplicitazione" di norme preesistenti o se, piuttosto, non costituisca una forzatura tesa a garantire un privilegio a una istituzione religiosa - la Chiesa cattolica - che verrebbe preventivamente e tempestivamente informata di eventuali indagini a carico di religiosi, sacerdoti, vescovi.

Un ulteriore privilegio riconosciuto a una confessione religiosa, una eccezione del principio secondo il quale la legge è uguale per tutti.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha voluto sottolineare che questa norma non favorisce la Chiesa cattolica e potrà comunque essere applicata anche alle altre confessioni religiose che dispongano di un'Intesa con lo Stato ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione e persino a quelle che potranno ottenerla in futuro.

E tra queste ci siamo anche noi, valdesi e metodisti, i primi a stipulare l'Intesa proprio nel 1984, poco dopo l'approvazione del nuovo Concordato. La considerazione del sottosegretario Letta sembra quindi interpellarci. Pertanto, ringraziando per l'attenzione espressa nei confronti della nostra come di altre comunità di fede, ci sentiamo in dovere di esprimere una risposta che, per quel che ci riguarda, è negativa.

A valdesi e metodisti, infatti, non interessa una norma che garantirebbe ad alcune confessioni religiose dei privilegi rispetto a qualsiasi altra associazione, ente, azienda. Il senso di questo diniego sta in due argomenti: uno civile e laico, l'altro propriamente teologico.

Non ci interessa un privilegio di questo tipo perché crediamo fermamente che Chiesa e Stato abbiano competenze diverse: e se non possiamo tollerare che lo Stato interferisca nella libera testimonianza della Chiesa o di qualsiasi altra comunità di fede, al tempo stesso non vediamo la ragione per la quale la Chiesa dovrebbe essere coinvolta nell'azione di un organo dello Stato quale la magistratura.

Come cittadini italiani fatichiamo davvero a comprendere come e perché la giustizia italiana, ad esempio nel caso di reati sessuali nei confronti di minorenni, sarebbe meglio tutelata se si informassero le autorità religiose cattoliche dei procedimenti in corso. Non lo crediamo affatto e ci pare davvero anomalo che un provvedimento di questa natura sia stato inserito nel quadro di una norma sulle intercettazioni telefoniche.

La seconda ragione è strettamente connessa alla nostra idea della testimonianza cristiana. Siamo convinti che la Chiesa debba testimoniare l'Evangelo senza i condizionamenti che le derivano da riconoscimenti speciali, privilegi, concessioni da parte del potere politico. Come cristiani evangelici sentiamo che il Signore ci ha chiamati ad essere testimoni della sua Parola: e la sua Parola, libera e disarmata, è la nostra forza. Ed anche l'unico privilegio che siamo disposti a riconoscere ed anzi a rivendicare per la Chiesa di Cristo. (NEV25/08)

*) Teologa protestante, moderatora della Tavola Valdese

Deportazione mai più.

Il 20 giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il 2008 è l’anno del  60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani. Mai, come in questo anno, due momenti così significativi sono stati privati del loro significato.

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di Milena Zappon *)
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Il 20 giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il 2008 è l’anno del  60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani. Mai, come in questo anno, due momenti così significativi sono stati privati del loro significato. Non ci sono più diritti né accoglienza. Sono stati sepolti sotto le parole ‘sicurezza’, ‘emergenza’, ‘criminalità’, ‘clandestini’, ‘respingimenti’, ‘paura’.

Quale significato può assumere la ‘giornata del rifugiato’ quando questo importante status, in Italia, probabilmente non esisterà più perché, di fatto, chiedere asilo nel nostro paese sarà una missione impossibile?

Quanti dei morti annegati di questi ultimi mesi (per non dire anni) nel Mediterraneo, nel tentativo di arrivare in Italia e in Europa, avevano diritto a chiedere asilo?

Nessun governo, nessun respingimento o blocco navale potrà mai fermare l’umanità in fuga da paesi come l’Africa, l’Iraq, l’Afganistan, la Somalia, dalla fame o dalla guerra, dalle miserie e dalle ingiustizie.

L’attacco al diritto di asilo che il governo italiano si prepara a fare è senza precedenti: la modifica delle procedure di esame delle domande di asilo, con l’introduzione di forti  limitazioni alla libertà di circolazione dei richiedenti asilo, soprattutto restringendo il diritto di difesa attraverso norme profondamente anticostituzionali.

Già, la Costituzione’ Pensare che il 2008 è anche il 60° anniversario della Costituzione italiana. Invece sarà ricordato come l’anno dell’entrata in vigore di norme anticostituzionali come quelle contenute nel cosiddetto pacchetto sicurezza dove, in questo momento, dal punto di vista giuridico stiamo vivendo una bestialità legislativa: durante un processo, un immigrato senza permesso di soggiorno, si vede aumentare la pena solo per essere privo del documento, anche se essere ‘clandestino’ non è considerato reato.

E che dire del Parlamento europeo che ieri ha approvato la famigerata ‘direttiva sui rimpatri’ con la decisione, tra le altre, dell'estensione della durata della detenzione amministrativa nei CPT sino a 18 mesi?

L’Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, celebra la Giornata del Rifugiato con questo slogan: "Proteggere i rifugiati è un dovere. Essere protetti è un diritto", organizzando un convegno a Roma a cui partecipa il neo ministro dell’interno Maroni.

Chissà quante parole saranno sprecate in questa occasione ufficiale. Speriamo non lo siano invece altre vite, centinaia di vite, mentre tentano di attraversare il Mediterraneo. Almeno il 20 giugno’ 

"Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione". - Art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Art. 3 della Costituzione italiana

‘Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di eguaglianza e di solidarietà; l’Unione si basa sui principi di democrazia e dello Stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione, istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia’. Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea

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*) Comunità San Benedetto al Porto


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Prognosi, non geremiadi

Un dibattito romano sulle paure e le speranze nell'Italia della terza repubblica

di Pierluigi Sorti

Un confronto nutrito di oltre quattro ore complessive fra diverse sensibilità di storici, sindacalisti, politici dell’ area di centro sinistra ospiti dell’Eurispes che, insieme con la rivista Ragionamenti, ha voluto dedicare, con il titolo in epigrafe, una giornata all’analisi dello stato politico dell’ arte.

E’ stato un dibattito che, con accentuazioni diverse, ha passato in rassegna le ragioni fondamentali innescate da una ampia presentazione di Gavino Angius e approfondite dalla ventina di interventi che si sono sviluppati successivamente: in cui, tuttavia, ciascuno di essi esprimeva, seppure talvolta inconsciamente, comunque con evidenza, un senso di impotenza sul che fare dell’ immediato futuro.

Un filo unitario di analisi delle motivazioni passate e recenti, della sconfitta del centro sinistra ‘ registrate per trasmissione differita (per l'audio vai al sito di Radio Radicale) - si poteva individuare, oltre che nel frequente riconoscimento autocritico degli errori commessi, nell’ attribuzione quasi unanime delle più elevate responsabilità a Veltroni in primis, ma, contestualmente, a Bertinotti per l’ avallo, da questi condiviso, alla scelta di separare le fortune elettorali del Pd da quelle del centro sinistra complessivamente considerato.

In questo quadro esiziale, la necessità della corsa solitaria, convergevano, nel differenziato peso attribuito agli argomenti specifici, ciascuno degli intervenuti: così Cesare Salvi per l’Arcobaleno, come Lanfranco Turci per il Ps e Giorgio Benvenuto per il Pd, (solo per esemplificare) non avevano difficoltà nel sottolineare le rispettive responsabilità ma con maggiore intensità richiamavano lo stato di necessità derivante dall’emergenza elettorale e dai ridottissimi tempi disponibili per affrontarla.

Si differenziava in questa panoramica la posizione di Gianni Mattioli, tutta rivolta a evidenziare la patologia di tutta l’impostazione politica italiana, senza distinzioni di partito, ma appunto identificabile con il declino definitivo di ogni consapevolezza ecologica, identificata causa del degrado morale, culturale e ambientale del nostro sistema.

Più isolato, anche se non trascurato, il ricorso alla denuncia della crescente attenuazione della coscienza laica da cui la dirigenza del centro sinistra sembra irretita, e per questo punita sul piano elettorale dalla stessa sua tradizionale opinione pubblica che non ha inteso condividere questa timidezza di tutto, o gran parte, dell’ arco politico dirigente del centro sinistra.

Non è mancata l’evidenza della contraddizione fondamentale di questo momento politico: nello stesso tempo in cui si esprime l’ allarme per un possibile regime strisciante, contemporaneamente si persegue una politica di grande disponibilità dell’ opposizione parlamentare a un processo di partecipazione a una politica riformista, evidentemente incompatibile con l’ ipotesi stessa del pericolo di regime.

Non geremiadi, quindi, ma analisi circostanziate che oltre a spiegare, comportavano fondate attenuanti, almeno sul piano individuale, delle ragioni della sconfitta ma che, fondamentalmente, trascuravano la fase successiva alla diagnosi, cioè la delineazione di una prognosi.

In questo senso, il tentativo di formulare una qualche ipotesi di strategia politica per il prossimo futuro si è limitato a uno stentato fraseggio, seppure non povero di interrogativi.

Se, come è stato detto esplicitamente, il 13 aprile ha segnato la Caporetto del centro sinistra, le prossime elezioni europee rappresentano la possibile unica vicina linea del Piave.

E’ decoroso, a tal proposito, è stato chiesto, che si possano ipotizzare, con il consenso del Pd , modifiche elettorali ‘ sbarramento al 3 per cento, liste bloccate, ‘ che comporterebbero l’ amputazione di partiti minori come il Ps e notevolissime difficoltà per le formazioni che emergeranno dalla decomposizione della sinistra arcobaleno?

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Ma, più specificamente, quali decorose scelte potranno essere adottate dal Pd in relazione alla sua futura collocazione nel consesso europeo ?

Ed è accettabile che, sempre all’ interno del Pd, si possa ragionevolmente prevedere che ancora nel 2013, cioè dopo 4 lustri da Tangentopoli e 25 anni dalla caduta del muro di Berlino il gruppo di regia di quel partito, dopo le trasformazioni affrontate e le sconfitte subite, rimanga sostanzialmente immutato ?

Non sta quindi nel mancato ricambio e nell’infeudamento che caratterizza gli organigrammi di partito, l’epicentro della crisi democratica del centro sinistra ?

In tale ambito, come era facile dedurre dagli argomenti avanzati da Cinzia Dato, anche le donne devono assumere nelle proprie mani le scelte di una politica femminista: il che difficilmente avverrà fintantoché le loro leaders non interromperanno il comodo percorso della carriera individuale e la ricerca del protettorato dei potenti di turno.

E, proprio in conclusione, non è mancato chi ha fatto notare che, in concomitanza perfetta con il dibattito in corso, a poca distanza, in una sala del Senato erano presenti Gianfranco Fini, il ministro Maurizio Sacconi e il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, a dibattere sull’ art. 46 della Costituzione, dove si riconosce ‘ il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende’.

Non era paradossale, questo era il quesito avanzato, che fosse proprio il centro destra ad essere sensibile all’ applicazione di una delle tante norme di quella costituzione che tutti i partiti del centro sinistra, per 60 anni, hanno difeso a parole ma dimenticato di applicare nei fatti ?

Con tante questioni irrisolte, sia concesso di esprimere off records, che l’indubbia utilità di questi incontri esca dal binario ripetitivo di farne seguire altri, senza la previa individuazione di ricette capaci di superare illusorie scorciatoie politiciste per intraprendere la strada maestra dell’agire politicamente.


giovedì 12 giugno 2008

Un abbraccio, vostro Silvio

Un Governo che con il ministro Sacconi attacca il Testo unico della sicurezza sul lavoro può coltivare la memoria di tanti sacrifici del lavoro italiano nel mondo (Monongah, Marcinelle e Mattmark), per non ripetere gli errori del passato?
Io credo di no.

di Franco Narducci *)

Il calore di un abbraccio, quando è vero e sincero, genera una corrispondenza ideale che continua nel tempo e ciascuno porta nel cuore il significato dell’altro, l’altro come persona, l’altro come comunità, un universo da scoprire e da comprendere.

Forse per il nostro Presidente del Consiglio non è stato così visto che l’abbraccio iniziale con gli italiani nel mondo, che aveva generato entusiasmo in molti connazionali dal cuore aperto, ha avuto come conseguenza la rimozione dell’idea stessa di comunità italiana all’estero rifuggendo ogni tentativo di comprensione per affrontare insieme le sfide.

Saranno state le eccessive difficoltà nell’individuare gli obiettivi da raggiungere? Ma l’abbraccio ideale ha come conseguenza la ricerca condivisa di obiettivi, camminare insieme lungo un percorso, e come è possibile questo dal momento che si rimuove dal processo istituzionale l’attenzione alla comunità italiana nel mondo abolendo la figura del Vice Ministro per gli italiani all’estero?
Qualcuno potrebbe pensare che quando non si vuole affrontare un problema si tende a rimuoverlo ma le nostre comunità non possono essere rimosse; ci sono e costituiscono una parte fondamentale del Sistema Italia nel mondo.

La delega, non ancora ben definita, ad un Sottosegretario per gli Italiani all’estero, il sen. Alfredo Mantica, non è un riconoscimento istituzionale all’altezza dell’importanza degli Italiani all’estero e non affronta le questioni nodali che noi parlamentari eletti all’estero avevamo già messo in cantiere nella scorsa legislatura. Sembra che l’unica cosa che interessi al sottosegretario Mantica sia modificare la legge sul voto tralasciando le grandi questioni aperte, ancora insolute: sanatoria indebita pensionistici, per esempio. Anzi si prevedono tagli per cinque milioni di euro all’assistenza sanitaria per i connazionali all’estero, il dimezzamento delle risorse per la prima Conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero e l’accantonamento di un progetto di grande profilo, il museo nazionale dell’emigrazione, che avrebbe creato un abbraccio ideale tra gli italiani in Italia e quelli emigrati, avrebbe fatto ripercorrere al cuore e all’intelligenza di ciascuno le tappe della nostra storia in un momento in cui l’Italia si vede terra di immigrazione. Ma un Governo che con il ministro Sacconi attacca il Testo unico della sicurezza sul lavoro, prevedendo l’ammorbidimento delle sanzioni per i trasgressori, immemore delle tragedie che hanno colpito tanti italiani morti in varie parti nel mondo – non solo a Monongah, Marcinelle e Mattmark - a causa delle inumane condizioni di lavoro può coltivare la memoria per non ripetere gli errori? Credo di no!

Gli sforzi che come parlamentari eletti all’estero abbiamo fatto nella XV legislatura per aumentare le risorse sembra andare in fumo e il famoso abbraccio epistolare di Berlusconi ai nostri connazionali all’estero si sta rivelando soffocante. Il colmo della misura si sta raggiungendo con il decreto per l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, che stante l’interpretazione data esclude gli italiani residenti all’estero. Si vanifica in tal modo, con un solo colpo di spugna, il diritto dell’ulteriore detrazione dell’ICI che grazie ad una giusta rivendicazione condotta da alcuni parlamentari della ex-maggioranza era stato riconosciuto anche ai connazionali emigrati, che negli anni passati hanno acquistato o costruito la casa in Italia che, in attesa delle pensione, utilizzano poche settimane l’anno.

La mancanza di obiettivi per le politiche rivolte all’emigrazione genera sconforto e disorientamento; come parlamentari eletti all’estero, faremo il possibile per tenere ferma la barra, pungolare il governo, elaborare una politica organica per l’emigrazione e definire gli obiettivi strategici.
Forse il ministro Frattini saprà ascoltare, saprà cogliere quella grande opportunità per l’Italia che sono gli italiani all’estero; noi ci siamo manca solo una strategia adeguata.

*) Deputato del PD, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, eletto nella Circoscrizione estero (Europa).

mercoledì 11 giugno 2008

L' idea che non muore

L'idea che è in me
«Uccidete me, ma l'idea che è in me, non l'ucciderete mai... La mia idea non muore... Viva il Socialismo!».
- Giacomo Matteotti

Commemorazione
Oggi, 10 giugno, alle ore 11, al Lungotevere Arnaldo da Brescia in Roma, presso il Ponte Nenni, si è svolta la commemorazione dell'omicidio di Giacomo Matteotti. Alla cerimonia hanno presenziato l'ex Vice Presidente del Senato, Gavino Angius e il Presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, insieme a dirigenti e militanti del Partito socialista.

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Beresina, o della catastrofe

E' uscito un volumetto del politoclogo Paolo Bagnoli dal titolo "Una Beresina - Discorso sullo stato presente della socialismo italiano".

Tra il 26 e il 29 novembre 1812 presso il fiume Beresina, nel territorio della Bielorussia, ci fu una dura battaglia tra la grande armata di Napoleone e l'esercito dello zar. I russi inflissero ai francesi una pesante sconfitta. E da allora "Beresina" è usato nella lingua francese come sinonimo di "catastrofe". Di qui il titolo del "Discorso sullo stato presente del socialismo italiano" appena pubblicato dal politologo Paolo Bagnoli per i tipi dell'editore toscano Felici (www.felicieditore.it).

Con acutezza e passione, in queste pagine viene tracciata un'analisi attenta; impietosa ed originale della politica italiana dopo il risultato elettorale del 14 aprile 2008 con particolare riferimento alle vicende della sinistra e del socialismo italiano.

La critica dell'autore si concentra effetti prodotti dalla nascita dei Partito Democratico e sulle insufficienze profonde di tutto l'arco di forze che si contrappongono al centro-destra. In tre densi capitoli si va a fondo nelle ragioni della presente crisi democratica e nelle fragilità di una transizione che si va evolvendo verso un sistema di democrazia affidataria e bipersonale. La questione socialista, considerata quale problema centrale della sinistra italiana viene ripensata dall'autore fuori dagli stereotipi cui troppo spesso si è fatto, fino ad oggi, ricorso.

Paolo Bagnoli (Calle Val d'Elsa, 1947) è professore ordinario di Storia delle Dottrine Politiche presso l'Università di Siena; in precedenza ha insegnato presso l'Università Bocconi di Milano ed è stato invitato da numerosi atenei stranieri. All'attività di studio ha sempre affiancato quella di giornalista, scrivendo per quotidiani e rìviste. Già Senatore della Repubblica, è oggi Consigliere del Cent per nomina dei Presidente della Repubblica. Presso Felici Editore ha pubblicato, nel 2007 il volume "La politica opaca. Critica della mancata transizione italiana" con prefazione di Gaetano Arfé e, nel 2006, ha curato con altri, il volume "l toscani alla Costituente".

lunedì 9 giugno 2008

Schedati - in fila - in un giorno qualsiasi

Ipse dixit

Competition - «Lo stomaco degli affamati è costretto a competere con i serbatoi di benzina». - Amatya Sen

Marionette regnanti - «Il meccanico gioco di mercato non basta a risolvere la crisi e un collettivo intervento pubblico si impone? L’ideologia liberista frena, inorridita. Le politiche nazionali danneggiano la Terra, ostacolano il libero commercio di beni alimentari? Che muoia il mondo e tutti i filistei, purché le marionette regnanti possano accontentare i propri elettori, arrabbiati e resi ciechi dalle bugie che vengono loro raccontate dalle marionette in questione». - Barbara Spinelli

Oggi blitz, tutti in fila - «I bambini hanno scherzato con le divise e sono impazziti per il furgone della Scientifica, quello con le macchine fotografiche e gli strumenti come li vedi nei film. Gli adulti hanno accettato in silenzio, "con grande umiliazione". I vecchi hanno avuto "paura", uno soprattutto: Goffredo, 69 anni, il capofamiglia, sopravvissuto durante la guerra a un "campo del Duce" dove venivano deportati gli zingari, una di quelle pagine di cui si è persa memoria. Le sirene e le macchine della polizia... E loro, gli zingari, tutti in fila a mostrare i documenti. Alle cinque e mezzo del mattino di un giorno qualsiasi». - Claudia Fusani

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"Schedati perché nomadi"
Supercommissari ai rom in azione a Milano. Blitz all'alba nel campo sinti di Milano-Rogoredo, dove vive la famiglia Bezzecchi, il cui capofamiglia Goffredo Bazzecchi è medaglia d'oro al valore civile, lo riferisce Claudia Fusani su Repubblica.it.

I Bezzecchi arrivarono in Italia nel 1943 dal confine orientale. Sono italiani, alla quinta generazione: circa quaranta persone. E tutti, uno per uno, donne, vecchi e bambini inclusi, sono stati fatti sfilare davanti a polizia, carabinieri e vigili urbani per declinare nome, cognome, generalità, stato civile. Ognuno di loro ha mostrato il documento di identità e di ciascun documento è stata fatta la fotocopia.

Giorgio Bezzecchi, 47 anni, ragioniere, uno dei cinque figli di Goffredo e ricercatore presso l'università, sottolinea: "Quello che è successo stamani... è agghiacciante e tutti devono sapere. Arrivare all'alba, circondare il campo, illuminarlo con le lampade, svegliarci e metterci in fila e fare la fotocopia del nostri documenti è stato molto più che umiliante. Sanno chi siamo, conoscono la famiglia Bezzecchi, mio padre è medaglia d'oro al valore civile. Perché questo blitz di evidente matrice razziale?".

Bazzecchi ricorda le prime leggi razziali e poi i primi rastrellamenti: "Mio nonno fu portato a Birkenau ed è uscito dal camino... Mio padre fu portato a Tossicia ed è tornato indietro. Stamani lo hanno svegliato all'alba e lo hanno messo in fila. Io oggi, italiano e sinti, dico vergogna".

Vai al reportage di Claudia Fusani su Repubblica.it

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Riceviamo e volentieri segnaliamo

A forza di essere vento

Un DVD sullo sterminio nazifascista degli Zingari

Quanti, non si saprà mai. Diciamo cinquecentomila. Tanti furono, più o meno, i Rom e i Sinti, gli Zingari, o meglio gli Zigeuner - usando il termine spregiativo tedesco - che furono sterminati dai nazisti. Oltre ventimila passarono per il camino del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, all'interno del quale tra il febbraio 1943 e l'agosto 1944 funzionò lo Zigeunerlager, un "campo nel campo" riservato appunto a loro.

Questo Dvd è il n. 05 del catalogo dell'etichetta EDA, acronimo di Editrice A, la cooperativa editoriale anarchica che pubblica da 35 anni la rivista anarchica "A" e che negli ultimi anni ha prodotto alcuni Cd e Dvd legati a Fabrizio De André. Il cantautore genovese ha avuto un rapporto molto stretto con il gruppo editoriale della rivista "A", sostenendola sia economicamente sia tramite concerti di sottoscrizione. Questo 2Dvd è dedicato a De André, che ai Rom dedicò una canzone (Khorakhané), scritta con Ivano Fossati, compresa nel suo ultimo Cd Anime salve (1996).

Nel primo Dvd (nero), dopo una breve introduzione di Moni Ovadia (Hai mai avuto un amico zingaro?), c'è un'intervista con Marcello Pezzetti, del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, che ricostruisce la storia dello Zigeunerlager, che era il settore del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dedicato agli Zingari, in funzione dal febbraio 1943 all'agosto 1944. C'è poi il documentario "Porrajmos" realizzato per l'Opera Nomadi dai registi Paolo Poce e Francesco Scarpelli. La parola che dà il titolo significa, in romanes (la lingua zingara, derivata dal sanscrito), "distruzione" ed è analoga all'ebraica Shoà. Chiude il primo Dvd l'intervista (Hugo) al sinto tedesco Hugo Hoellenreimer, internato nello Zigeunerlager e torturato da Josef Mengele: intervista realizzata dalla regista Giovanna Boursier ad Auschwitz nell'agosto 2004.

Il secondo Dvd (rosso) si apre con la videoregistrazione (Senza confini, senza barriere) di una serata tenutasi alla Camera del Lavoro di Milano nell'ottobre 2005, protagonisti Moni Ovadia e i Taraf da Metropulitana, un gruppo musicale rom rumeno: insieme eseguono canti tradizionali gitani e yiddish. Segue l'intervista (Un Rom italiano ad Auschwitz ) a Mirko Levak, registi Francesco Scarpelli ed Erika Rossi. Con forte inflessione dialettale veneta, racconta la sua parabola dall'arresto in Friuli, l'internamento nel lager, l'orrore della vita quotidiana, alla liberazione e il ritorno al paesino d'origine. Chiude il Dvd Porrajmos. Lettura e spettacolo, videoregistrazione di un'altra serata alla Camera del Lavoro di Milano, nel gennaio 2006. Alla lettura di brani storici si alternano proiezioni di immagini, canti, danze, con la partecipazione di Rom e Sinti, compresa Daniela una bambina emozionante.

Nel libretto, dopo il testo di un inno zingaro e la presentazione editoriale, Gloria Arbib si sofferma sull'irriducibilità di Ebrei e Rom all'assimilazione. Giovanna Boursier traccia un quadro sintetico della persecuzione nazista dei Rom e dei Sinti, facendo luce anche sulle (generalmente sottaciute) complicità non solo morali del regime fascista. Un parallelo tra la Shoà e il Porrajmos è tracciato da Paolo Finzi. La situazione degli Zingari nell'Europa odierna è esaminata da Maurizio Pagani e dal rom Giorgio Bezzecchi, dell'Opera Nomadi. L'obiettivo del fotografo Paolo Poce fissa le immagini dello sgombero di una casa occupata da Rom rumeni a Milano nel 2004: della serie, per gli zingari la vita non è mai facile. Il testo della canzone dedicata agli zingari da Fabrizio De André e Ivano Fossati, corredato da documenti originali concessici da Dori Ghezzi, sigilla il libretto.

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telefono 02 28 96 627 - fax 02 28 00 12 71
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venerdì 6 giugno 2008

SINISTRA DEMOCRATICA A MILANO PER IL CLIMA

Decine di associazioni hanno promosso sabato prossimo a Milano la manifestazione nazionale “in marcia per il clima. SINISTRA DEMOCRATICA ADERISCE A MARCIA PER IL CLIMA A MILANO SABATO 7 GIUGNO 2008:

“Se ora il governo Berlusconi non rispetta il protocollo di Kyoto, l’eventuale “crescita” sarà pagata ancora una volta con inquinamenti, cemento, distruzione di risorse naturali.”
di Claudio Fava *)

C’è un grande patto fra tutti i viventi da costruire (fra le attuali generazioni e con le generazioni del futuro), senza pesare differenze di morale, cultura, idealità, religione. L’obiettivo del patto è fermare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera: deciderlo significa approvare un nuovo protocollo entro il 2009, farlo entrare in vigore entro il 2010, impegnare i paesi industrializzati del
novecento a ridurle almeno del 20% entro il 2020, coinvolgere chi ha emesso meno nel novecento con regole particolari, impostare cooperazione bilaterale e multilaterale allo sviluppo sostenibile (ad esempio con l’obiettivo multilaterale di parificare nel lungo periodo l’inquinamento pro capite).

Il governo di centrosinistra guidato da Prodi, ha commesso errori e marcato ritardi, tuttavia ha mostrato per due anni che è possibile ridurre le emissioni. Le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate fino al 2005, è vero, poi hanno cominciato a scendere, con una modesta eppure significativa inversione di tendenza.

Se ora il governo Berlusconi non rispetta il protocollo di Kyoto, l’eventuale “crescita” sarà pagata ancora una volta con inquinamenti, perdita di biodiversità, cemento, distruzione di risorse naturali.

Lo slogan giusto è “anche nel mio giardino”: tutti devono essere corresponsabili della sopravvivenza sulla Terra e dei suoi beni comuni, aria e acqua innanzitutto.

Chiedere tempo non è possibile e non è credibile, - continua l’on. Fava - l’Italia avrebbe dovuto annunciare già a Kobe (o a Napoli, se si vuole) la presentazione della nuova delibera CIPE (in via di elaborazione da mesi) per il taglio delle emissioni (con energia rinnovabile, efficiente, risparmiata; con trasporti intermodali, su ferro e mare, con mezzi sostenibili) e per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Questo ci chiede l’Europa, questo chiediamo dall’Europa.

*) Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica, Europarlamentare (PSE)

Estremismi

NOMADI: DA LEGA E DESTRA SOLO ESTREMISMO E MALAFEDE

Con Sinti non ci sono problemi di tensioni o criminalità, sono cittadini veneziani
di Felice Casson *)

E' una strumentalizzazione indecorosa. Vengono falsamente e in malafede richiamati problemi di sicurezza, che nel caso in questione non esistono. C'è un tentativo di far finire la vicenda-sinti nel gran calderone delle polemiche nazionali sulla immigrazione clandestina.

Questo non è assolutamente un problema di criminalità. Chi lo afferma dimostra di non essere a conoscenza dei dati e della situazione di fatto. Dalle stesse questura e prefettura vengono smentiti tensioni e problemi di criminalità legati alla comunità dei sinti veneziani.

Si tratta invece di una iniziativa consueta per la amministrazione comunale di Venezia, che da sempre investe parte, anche consistente, delle proprie risorse nel sociale e nella solidarietà, non dimenticando mai le esigenze di tutti i propri cittadini. Le persone interessate dal tanto contestato intervento del Comune di Venezia sono da molto tempo cittadini veneziani e non si comprende per quale motivo il Comune non se ne dovrebbe interessare.

Bisogna cercare di ragionare e di non far parlare gli istinti più bassi. Le frange più estremiste del leghismo e della destra vanno isolate e ne va denunciato l'atteggiamento vergognoso e culturalmente violento.

*) Senatore, capogruppo Pd commissione Giustizia

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FEDERICO: “IN CECENIA SI CANCELLA LA STORIA"

IN CECENIA SI CANCELLA LA STORIA SMANTELLANDO I MONUMENTI, MILANO RISPONDA CON L'ALBERO PER ANNA

L'Associazione E.Tortora – Radicali Milano sostiene convintamente l'iniziativa di “Annaviva” di sollecitare la posa dell'albero per Anna Politkovskaja nel Giardino dei Giusti di Milano.

Per Valerio Federico, segretario di Radicali Milano:”Lo slogan RUSSIA DEMOCRATICA, CECENIA LIBERA è un riferimento per l'iniziativa radicale da molti anni.

L'involuzione democratica della Russia di Putin prosegue su due binari, quello dell'autoritarismo istituzionale che ha spazzato via ogni forma di libertà mediatica fino ad utilizzare l'omicidio di stato di giornalisti liberi e l'azione militare o para-militare che ha portato 200 mila morti in Cecenia e che continua in questi giorni con le truppe mandate in Abkhazia per, ufficialmente, “costruire linee ferroviarie per motivi umanitari”.

Prosegue Federico: "Anna Politkovskaja e Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale, hanno raccontato i metodi utilizzati dall'autoritarismo russo, non solo in Cecenia, e hanno pagato con la vita”. E conclude “Recentemente a Grozny, gli uomini di Putin hanno smantellato il monumento commemorativo delle deportazioni staliniane dei ceceni del 44' dando seguito a un vero e proprio negazionismo storico. E' dunque urgente rispondere in modo uguale e contrario, cresca dunque a Milano un'albero per Anna”.

LA COLLOCAZIONE DEL PD A STRASBURGO

I Post-Dc: da soli anche in Europa
Entra nel vivo il dibattito sulla collocazione del partito velroniano a Strasburgo dopo le ormai prossime elezioni europee. Il leader della corrente post-democristiana del PD - contrario all'adesione al gruppo socialista anche se cambiasse nome per chiamarsi “gruppo parlamentare dei socialisti e dei democratici” - ha pubblicato sul suo blog il testo che riportiamo.

di Pierluigi Castagnetti *)

L’appuntamento delle elezioni europee si avvicina. Un anno è domani. Il Pd aveva lasciato sospeso nel dibattito costituente il nodo della collocazione europea e, da qualche giorno, nel transatlantico di Montecitorio si è ricominciato a parlarne.

Personalmente credo che la scelta sia obbligata: il Pd, vera novità del panorama politico nazionale ed europeo, non può che rappresentare la novità di se stesso – partito riformista postideologico – anche nel parlamento europeo. E’ la logica conseguenza della scelta elettorale di andare da soli, o liberi come dice Veltroni, cioè senza condizionamenti esterni che possano comprometterne l’ identità pluralista e postideologica.

Dovremo presentarci soli, cioè liberi, o se si preferisce autonomi, anche in Europa. L’autonomia è una scelta difficile che, per risultare alla fine pagante, non ammette incoerenze e compromessi lungo il cammino.

E se, all’inizio della legislatura non dovessimo avere i numeri fissati dal regolamento parlamentare per costituire un gruppo, staremo soli e uniti, federati con o dentro il gruppo misto, oppure cercheremo adesioni tra le rappresentanze di altri paesi che condividono la nostra stessa idea di Europa federale e di partito democratico moderno: non sarà difficile trovarle.

Non c’è alternativa.
In passato ho fatto l’esperienza di parlamentare europeo all’interno di un gruppo e di un partito storico, il PPE, denominato ora “gruppo Popolare e democratico” per consentire l’adesione dei conservatori britannici, ma rimasto sostanzialmente se stesso, e ho visto le opportunità e i limiti di una simile militanza.

Ho conosciuto da vicino anche il PSE poiché a Strasburgo vige uno stretto consociativismo parlamentare fra i maggiori gruppi, un consociativismo che è insieme causa ed effetto dell’attuale paralisi dell’Europa.

Un gruppo democratico autonomo, con le caratteristiche di modernità del nostro partito, non può che giovare alla attuale dialettica parlamentare, stantia e complice di un oggettivo straniamento dell’Europa, oggi troppo larga e troppo leggera per poter incidere sulla scena del mondo globalizzato.

Ci piacerebbe che finalmente Veltroni, che io stessa avevo sollecitato ad aderire al Pse nel quale c'è bisogno di tutti i riformisti, sgombrasse via definitivamente tutte le ambiguità sulla collocazione del suo partito in Europa. A maggior ragione in vista del Congresso dell'Internazionale socialista che si terrà a fine mese ad Atene, al quale parteciperà assieme ai socialisti italiani la delegazione di un partito che ufficilamente non c'è più: i Ds. Quello che è certo - conclude Locatelli¬ è che i socialisti europei accoglierebbero a braccia aperte l'ingresso del Partito democratico".

*) Europarlamentare socialista, presidente dell'Internazionale socialista donne

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Attendere le direttive del Sant’Uffizio ?

Castagnetti ci spiega nulla può dar luogo ad un’adesione del PD italiano allo stesso gruppo del PSE : il PD deve stare solo anche in Europa. Posizione chiara. Ma è la resa della politica.

di Mauro Zani *)

Tra gli ex DS qualcuno ricorderà la contesa aperta nel corso del congresso di scioglimento sul socialismo europeo. Ricordo l’accusa che fu reiterata nei confronti di chi denunciava la voluta ambiguità con la quale nelle tesi di maggioranza si affrontava la questione dell’appartenenza al campo del socialismo europeo.

Sollevate un problema che non esiste, si diceva. E lo fate per ragioni del tutto strumentali. Adesso su Europa, Castagnetti, che non è proprio persona solita ad avanzare incaute prospettive, spiega che neppure la possibilità che il gruppo socialista nel PE cambi il proprio nome per definirsi come “gruppo parlamentare dei democratici e dei socialisti” può dar luogo ad un’adesione del PD italiano. Parole chiare. Meno chiara e comunque meno scontata appare invece l’affermazione secondo cui “dovremo essere liberi da ogni vincolo di parentela continentale”.

Mi sembra più probabile almeno un raccordo con il gruppo liberaldemocratico. E comunque a questo punto me lo auguro dato che Castagnetti cita, in positivo, Tony Blair secondo cui “la fede religiosa sarà per il 21esimo secolo quello che l’ideologia è stata per il 20esimo”.

Magnifica prospettiva e grande balzo. Corrisponde ad una resa della politica. Senza condizioni. Cari democratici se proprio schifate un’ipotesi demosocialista (che peraltro sarebbe tutta da conquistare) è meglio accasarsi nella liberaldemocrazia europea. E fermarsi lì. Altrimenti non vi resta che attendere le direttive del Sant’Uffizio. O come si chiama adesso.

*) Europarlamentare (PD/PSE)

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MAGDA NEGRI: "DA CASTAGNETTI ASSURDO ASSILLO ANTISOCIALISTA"

"Soli in Europa? No, nel PSE allargato ai democratici". Lo dice la senatrice del Pd Magda Negri commentando la proposta di Castagnetti in merito alla collocazione del Pd in Europa.

"L'onorevole Castagnetti propone un improprio parallelismo tra la scelta del Pd di essere andati soli alle elezioni nazionali e la futura collocazione degli eletti del Pd nelle ormai prossime elezioni europee - spiega Magda Negri - Secondo Castagnetti sulle spalle di questa futura e certo non grandissima delegazione italiana del Pd, schiacciata o mimetizzata nel gruppo misto o in cerca di 'volenterosi' democratici un po' ovunque, graverebbe il peso di pensare la Nuova Europa, oltre gli attuali 'consociativismi' dei gruppi maggiori.

Perché non agire invece l'innovazione e la provocazione del Pd italiano dentro il PSE, per mutarne l'indirizzo e allargarne i confini? Il pluralismo a-ideologico cui Castagnetti si appella rischia di nascondere l'assillo, questo sì vetero-identitario, antisocialista, di cui davvero non sentiamo il bisogno. Il Pd assolve, nello specifico contesto italiano - conclude Magda Negri - a quelle funzioni di vasta rappresentanza sociale e culturale altrove praticata dai partiti sociliasti. E' questione di funzione, non di nomi. Piccoli e soli in Europa non svolgeremmo alcuna funzione".

martedì 3 giugno 2008

Nella libertà e nella legalità

Poteri speciali ai prefetti
Senza fare pubblicità e senza comunicati stampa, usando la via della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, sabato scorso Silvio Berlusconi ha concesso una serie di poteri speciali ai prefetti di Roma, Milano e Napoli per risolvere l'"emergenza rom". L'ordinanza consente ai commissari di "censire, allontanare, trasferire o espellere, per via amministrativa o giudiziale", i cittadini di etnia rom.

El País, Spagna vai al sito
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Festa della Repubblica
C'è un rischio di regressione civile
Nel suo messaggio il capo dello Stato esprime anzitutto un augurio "che la festa del 2 giugno possa rappresentare un momento di serenità", ma segnala anche un "rischio di regressione civile".

di Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica
Ricordiamo in queste settimane – con una mostra al Quirinale – la figura di Luigi Einaudi, grande studioso, maestro di vita civile e uomo delle istituzioni, che nel 1948 fu eletto Presidente della Repubblica.
Ma questa giornata è l’occasione per ricordare anche come nacque, oltre sessant’anni fa, la Repubblica : tra grandi speranze e potendo contare sulla volontà allora diffusa tra gli italiani di ricostruire e far rinascere il paese, in un clima di libertà, attraverso uno sforzo straordinario di solidarietà e unità.

Ma non posso tacere la mia preoccupazione, in questo momento, per il crescere di fenomeni che costituiscono invece la negazione dei principi e valori costituzionali : fenomeni di intolleranza e di violenza di qualsiasi specie, violenza contro la sicurezza dei cittadini, le loro vite e i loro beni, intolleranza e violenza contro lo straniero, intolleranza e violenza politica, insofferenza e ribellismo verso legittime decisioni dello Stato democratico.
Chiedo a quanti, cittadini e istituzioni, condividano questa preoccupazione, di fare la loro parte nell’interesse generale, per fermare ogni rischio di regressione civile in questa nostra Italia, che sente sempre vive le sue più profonde tradizioni storiche e radici umanistiche.
Costruiamo insieme un costume di rispetto reciproco, nella libertà e nella legalità, mettiamo a frutto le grandi risorse di generosità e dinamismo che l’Italia mostra di possedere. Buona festa della Repubblica a tutte le italiane e gli italiani!

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SVIZZERA: NO !
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Dalle urne svizzere un NO alla destra xenofoba
Il sindacato Unia impegnato con successo a favore di procedure di naturalizzazione realmente democratiche
di Vania Alleva *)
Il sindacato Unia è soddisfatto del NO netto all’iniziativa di legge popolare sulle naturalizzazioni. Con la sua campagna xenofoba l’UDC non è riuscita ad avere la meglio. L'attacco allo stato di diritto è fallito. E questo è un segnale chiaro contro ogni strumentale abuso in tema di “migrazione.

Il risultato non è solamente una vittoria per i diretti interessati, ma anche un successo per lo stato di diritto.
Il responso popolare dice NO a decisioni arbitrarie e discriminatorie sulle naturalizzazioni. Le persone, che da minimo 12 anni vivono in Svizzera, vi lavorano e vi pagano le imposte, avranno in futuro il diritto nelle procedure di naturalizzazione a un trattamento corretto ed equo.

L'Unia che è il maggior sindacato svizzero e anche la più numerosa organizzazione di migranti nel nostro Paese, si è impegnato con determinazione contro l’iniziativa della destra blocheriana.

L'Unia auspica che le autorità traggano ora le giuste conclusioni dal responso delle urne rafforzando l’impegno a favore dell’integrazione.

In primo luogo occorrerà intervenire sull’applicazione incredibilmente restrittiva dei criteri di naturalizzazione in uso in alcuni cantoni, che comporta esami d’idoneità, costi in parte molto elevati e lunghi tempi di residenza supplementare, in aggiunta a quelli federali.

*) Unia migrazione


QUANDO IL POPOLO SCONFIGGE IL POPULSIMO
Domenica 1 giugno si è votato in Svizzera per tre oggetti: su un’iniziativa popolare per “naturalizzazioni democratiche” con la quale i proponenti intendevano ridare ai comuni la possibilità di decidere in merito alle richieste di naturalizzazione degli stranieri; su un’altra iniziativa popolare concernente la “sovranità del popolo senza la propaganda di governo” per limitare l’informazione del governo elvetico prima delle votazioni, ossia per evitare una sua influenza elettorale; ed infine su un articolo costituzionale a riguardo dell’assicurazione malattia per migliorarla e renderla più economica, a detta dei suoi fautori, ma ritenuta dai suoi contestatori una norma pro assicurazioni malattia. Tutti e tre oggetti sponsorizzati dalla Destra.

Ovviamente, come spesso accade in Svizzera, l’argomento politicamente più rilevante e ritenuto il più incerto dagli analisti politici elvetici era sicuramente quello relativo alle naturalizzazioni. Un vecchio e tradizionale cavallo di battaglia della Destra nazionalpopulista e conservatrice di Christopher Blocher riguardando gli stranieri contro i quali il suo partito, l’UDC, ha sempre combattuto e deve, peraltro, le sue fortune elettorali. Anche in questa occasione l’UDC ha investito tutte le sue energie e molti soldi in una campagna elettorale condotta con slogan e manifesti dal contenuto xenofobo e contrastata sia dal governo che dal parlamento ma, soprattutto, dal partito socialista e dal sindacato elvetici.

Il popolo elvetico dimostrando una grande maturità politica non si è fatto incantare dal canto delle sirene dell’UDC ed ha respinto con una larga maggioranza tutti e tre gli oggetti in votazione e di questo risultato l’Unione degli Italiani nel Mondo esprime grande soddisfazione. Un risultato, in particolare, quello sulle naturalizzazioni che è di buon auspicio per la prossima scadenza elettorale alla quale sarà chiamato il popolo svizzero, sempre su iniziativa dell’UDC di Christopher Blocher, contro l’accordo bilaterale del 2002 concluso dalla Confederazione con l’Unione Europea sulla libera circolazione delle persone!

Dino Nardi
responsabile della UIM in Europa


       


lunedì 2 giugno 2008

E' nata la web radio della Cgil dedicata al mondo del lavoro

E' nata "Articolo 1", in omaggio al primo, "fondamentale" articolo della carta costituzionale, la web radio della Cgil, tutta dedicata al mondo del lavoro. Il battesimo, ieri, con la diretta della Conferenza di organizzazione del sindacato guidato da Guglielmo Epifani.

In una conferenza stampa, a Roma, sono stati il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, e il direttore del nuovo "strumento d'informazione" del sindacato Altero Frigerio, a presentare la nuova iniziativa editoriale.

“Da tempo - Ha spiegato Fammoni - lamentiamo che attorno al mondo del lavoro le informazioni sono spesso inadeguate e di parte. Si pensi, per esempio, al problema della sicurezza, al rapporto tra lavoro e immigrazione, al precariato”.

“La nuova iniziativa editoriale - ha aggiunto il dirigente sindacale - non ha certo l’ambizione di risolvere un problema che ha radici politiche, culturali ed editoriali, che come tali vanno affrontate, ma si propone di dare un contributo anche dall’interno del mondo dell’informazione, con la pluralità di presenze, espressioni ed opinioni che spesso mancano e soprattutto dando la parola ai lavoratori”.

“La scelta - ha concluso Fammoni - è quella di utilizzare i diversi linguaggi della comunicazione: il web, la scrittura e la lettura col portale dedicato, la parola e l’ascolto col web e con un rapporto con radio in FM e in prospettiva anche con le immagini”.

“La nuova emittente - ha sottolineato il direttore della web radio, Altero Frigerio - unisce due mezzi caldi e interattivi come internet e radio. Sfrutterà le nuove tecnologie con l'obiettivo di una comunicazione capace di offrire servizi e notizie in tempo reale, ma anche di ascoltare e dialogare con lavoratrici e lavoratori, giovani, occupati e non, pensionati, e più in generale con il pubblico della radio e della rete. In questo quadro, non trascureremo la radio in fm: le due edizioni quotidiane del Gierrelle e alcuni speziali dedicati agli anziani e al mondo dei servizi saranno diffuse anche attraverso alcuni circuiti analogici”.

“Per quanto riguarda il palinsesto - ha concluso Frigerio - offriremo all'ascoltatore un panorama di notizie che avrà al centro sempre il lavoro e il suo valore sociale. La programmazione mattutina, dalle 9 alle 12, avrà un ritmo veloce, da "quotidiano", e spazierà dalla Rassegna stampa di apertura, ai focus e agli eventi in agenda, fino a un notiziario di tre minuti, il Gierreelle, il giornale radio del lavoro delle 12, con le ultime notizie e gli aggiornamenti sull'universo del lavoro. Nel pomeriggio, tra le 15 e le 18, si darà spazio alle rubriche dedicate ai servizi, alle problematiche degli anziani, ai fatti internazionali e alle iniziative culturali legate al tema del lavoro. A chiudere le trasmissioni giornaliere un secondo appuntamento con il Gierreelle alle ore 18”.

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Ipse dixit

Finzione - «La comunanza spirituale, che si presumeva indistruttibile, della sostanza tedesca e di quella ebraica ebbe consistenza fintantoché queste due sostanze coabitarono realmente sempre e solo per il coro delle voci ebraiche e, dal punto di vista della realtà storica, non fu mai altro che una finzione, una finzione che, mi consenta, è stata pagata troppo cara».
- Gershom Scholem


Anno 1907 - «Ciò che vi è di nuovo oggi nella nostra condizione è che i nostri avversari, per quanto ci possa apparire incredibile, contano sul nostro annientamento, da realizzarsi in tempi relativamente brevi. E non sono affatto soltanto gli antisemiti dichiarati a nutrire una tale scervellata convinzione, ma va invece detto chiaramente che questa convinzione è presente oggi nelle più estese cerchie della popolazione liberale tedesca e presso molti che noi consideriamo nostri amici personali».
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Hermann Cohen


Anno 2008 - «Nel Museo ebraico c'è una grande foto di Ugo Foà, presidente della Comunità negli ultimi anni del fascismo. Pluridecorato, bell'uomo, elegante, magistrato. Ed è ritratto in camicia nera. Ma accanto c'è anche il pigiama di Auschwitz. Ed è proprio lì il baratro, tra la perfetta integrazione e la Shoah».
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Riccardo Pacifici