giovedì 8 aprile 2010

NAPOLITANO FA BENE A TUTELARE IL LAVORO

Ipse dixit
Ha anche diritti  - "Una sostanza consapevole della propria libertà è Persona, ha anche diritti." - Immanuel Kant      

PRIMO REGALO DELLA LEGA ALLE DONNE PIEMONTESI
SOLO ABORTO CHIRURGICO

Vuole sequestrare tutte le Ru486, in un tentativo di federalismo etnico-sanitario. Solo aborto chirurgico. Questo il primo sconcertante regalo di Cota alle donne piemontesi.

Magda Negri    

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

FINOCCHIARO (PD): "NAPOLITANO FA BENE A TUTELARE IL LAVORO"

"Credo che le valutazioni con cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rinviato alle Camere il collegato alla Finanziaria in materia di lavoro siano assolutamente giuste e condivisibili e auspico che il governo ne tenga conto in modo sostanziale". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.

    "Il lavoro va tutelato il più possibile e la tutela sostanziale del lavoro è uno dei principi fondanti della nostra Costituzione - dice Anna Finocchiaro - Come avevamo già sottolineato nell'aula del Senato al momento dell'esame del provvedimento, il collegato del governo sul lavoro presenta alcuni punti di grande criticità, che noi stessi avevamo definito di incostituzionalità.  Prima di tutto ci siamo trovati di fronte ad un testo che nasce come  stralcio di un disegno di legge collegato alla legge finanziaria e che nel suo lungo iter e' passato da 9 articoli a 50. E questo ha portato ad una eterogeneita' che sinceramente non sta in piedi. Ma la  questione fondamentale riguarda un'estensione dell'arbitrato che finisce con il pregiudicare alla radice le garanzie di legge a tutela dei lavoratori, tra le quali il diritto a non subire un licenziamento ingiusto o immotivato, garantito appunto dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che è una norma inderogabile. Non siamo mai stati contrari al rilancio dell'arbitrato per decongestionare i tribunali, ma il governo non può pensare alla sua estensione a tutte le controversie, anche a quelle sul licenziamento, come 'scelta' da proporre al singolo lavoratore al momento dell'assunzione, e cioé nel momento di sua massima fragilità, fuori da limiti e procedure stabiliti dai contratti collettivi, perché sarebbe un ricatto vero e proprio, un modo di aggirare di fatto tutti i diritti fondamentali dei lavoratori. Il collegato sul lavoro - conclude Anna Finocchiaro - contiene poi norme sbagliate sulla tutela dei lavoratori esposti all'amianto e, aggiungo, anche un abbassamento surrettizio dell'obbligo scolastico attraverso l'apprendistato, altre due norme che di fatto introducono discriminazioni tra i cittadini e dunque sono incostituzionali".      

Politica internazionale 

Basta indugiare,ora si liberi Goeldi!

Risolta la crisi dei visti Schengen, restano i nodi dei rapporti tra Libia e Svizzera. Apprendere, dall’avvocato libico di Max Goeldi, che le sue condizioni di detenzione sono peggiorate è uno schiaffo alla diplomazia e alla comunità internazionale che non può rimanere a guardare. 

di Franco Narducci
Vicepresidente della Commissione esteri della Camera 

Ha avuto il suo epilogo la crisi che aveva investito l’intera area Schengen dopo l’inserimento da parte svizzera di 188 cittadini libici sulla black list e il blocco dei visti adottato da parte libica come contromisura. La revoca da parte libica si è avuta grazie alla paziente opera di mediazione del ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos (la Spagna ha la presidenza di turno dell’UE), sostenuta con forza dal Governo italiano, e alla disponibilità mostrata dalla Svizzera a ritirare la lista dei cittadini libici a cui era fatto divieto di ingresso e di transito sul territorio elvetico. Però, la querelle diplomatica resta aperta.

    Infatti la Libia rilancia chiedendo un arbitrato internazionale sul contenzioso tra i due Paesi nato nell'estate 2008 quando a Ginevra fu arrestato, per maltrattamenti a due domestici, il figlio del Colonnello Gheddafi. Purtroppo conosciamo tutti l’escalation di tensione che tale contenzioso ha provocato e che ha visto protagonista, questo mese anche un’azione di diplomazia parlamentare in cui è stata attiva la Commissione affari esteri della Camera dei Deputati italiana nell’ambito di una missione presso l’equivalente assise parlamentare elvetica, una missione a cui ho partecipato come membro della Commissione affari esteri.

    Chiusa la questione visti si attende ora il rilascio del cittadino svizzero Max Goeldi, trattenuto da oltre un anno in Libia, sostanzialmente per un atto di ritorsione contro il già citato arresto di Hannibal Gheddafi. La Svizzera si è piegata alle insistenze europee, rinunciando forse all’unica arma di pressione sulla Libia che aveva in mano per ottenere la liberazione di Max Goeldi. La soluzione di un’iniziativa politica parallela – abolizione della black list contemporaneamente alla revoca del blocco da parte libica e al rilascio dell’uomo d’affari svizzero – soluzione che avevo caldeggiato in occasione della missione parlamentare italiana a Berna – è andata dunque soltanto parzialmente a buon fine.

    La speranza è che si arrivi presto alla liberazione di Max Goeldi, come ha fortemente auspicato la commissaria agli affari interni dell’UE, Cecilia Malmstroem, un passo che chiuderebbe definitivamente le controversie tra Libia e Svizzera. Ormai i passi necessari sono stati compiuti e i tempi sono maturi: basta indugiare, si liberi Goeldi!

    Apprendere, dall’avvocato libico di Max Goeldi, che le sue condizioni di detenzione sono peggiorate è uno schiaffo alla diplomazia e alla comunità internazionale che non può rimanere a guardare.