giovedì 29 gennaio 2009

Monitoraggio morale

Ipse dixit
Quel che ci fa progredire - «Non chiediamo scusa per il nostro modello di vita né esiteremo a difenderlo… Ma quel che ci fa progredire è la gentilezza d'ospitare uno straniero nel diluvio e il sacrificio degli operai per salvare il lavoro di un loro amico». - Barack Obama

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Da SD riceviamo e volentieri pubblichiamo
Claudio Fava (Sd): "Stiamo con Vendola"
Sinistra Democratica guarda al gruppo del governatore pugliese uscito dal PRC per costruire un progetto "politico ed elettorale" comune.

Sono grato, e sono vicino, a Nichi Vendola perché so che per le sue scelte c'e' consapevolezza ma c'e' anche fatica". Claudio Fava, segretario di Sinistra democratica, si schiera con decisione al fianco di Nichi Vendola e del gruppo che, lasciando Rifondazione comunista, ieri a Chianciano ha formalizzato la nascita del nuovo movimento Rifondazione per la sinistra.

"So quanto il passo di Nichi e di molti altri sia sofferto e consapevole, oggi tutto questo diventa un tributo fondamentale per costruire insieme una sinistra nuova, inclusiva, non minoritaria, che si ponga l'obiettivo di riallacciare un rapporto di generosita' politica con il Paese e l'ambizione di proporsi come progetto politico ed elettorale per le europee", spiega Fava interpellato dall'ADNKRONOS.

Per questo scopo, il leader di Sd sottolinea che quello del governatore della Puglia, "insieme al contributo di altri compagni e amici come i Verdi e altri ancora, è un contributo prezioso e fondamentale". Le scelte e le prospettive di questa nuova forza di sinistra, però, dipenderanno molto dall'esito che avrà la trattativa tra Pd e Pdl sulla legge elettorale per le europee e in particolare sulla possibilità che venga inserita una quota di sbarramento al 4%.

"Spero che l'intesa sullo sbarramento non si concretizzi -spiega Fava-. Se accadesse sarebbe una rapina politica da parte di Veltroni. Percé l'unico responsabile è lui, per una ragione di miserabile bottega".

Il leader di Sinistra democratica, a proposito dell'introduzione di una soglia di sbarramento al 4%, spiega: "Reinserire surrettiziamente il concetto del voto utile in una elezione in cui non c'è, con la manifesta intenzione di alterare la presenza della sinistra nelle istituzioni parlamentari, è un atto indecente e scellerato, una rapina politica. Se così dovesse essere, Sd rimetterà in discussione la propria presenza in tutte le amministrazioni locali. Non possiamo essere noi la banca del sangue del Pd, è una scelta coerente".

Parole decise, da parte di Fava, anche di fronte all'osservazione che la nascente forza di sinistra potrebbe anche avere anche una posizione di tipo competitivo nei confronti del Partito democratico: "Noi non guardiamo in casa del Pd ma guardiamo alla politica -dice il segretario di Sinistra democratica-. E fino adesso quella del Pd è stata una non politica. Un partito che non c'è, che non sceglie, che non rappresena l'opposizione".

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Dal GRUPPO DI VOLPEDO riceviamo e volentieri pubblichiamo
SOSTEGNO A MERCEDES BRESSO
Noi, Cordinamento dei Circoli Socialisti e Libertari del Nord-Ovest d’Italia – "Gruppo di Volpedo", esprimiamo apprezzamento e solidarietà alla Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso in merito alla decisione di accogliere Eluana Englaro nelle strutture sanitarie della Regione al fine di applicare quanto la Corte di Cassazione ha stabilito.

Non eseguire una sentenza passata in giudicato costituirebbe una palese e gravissima violazione dello Stato di Diritto. E il fatto che la Presidente Bresso abbia voluto ribadire questo basilare principio ci pare di notevole importanza giuridica e una prova di civiltà e di coraggio, soprattutto alla luce degli sconcertanti tentativi di intimidazione e prevaricazione provenienti sia da parte delle autorità di governo sia dalle gerarchie ecclesiastiche.

Come promotori e sostenitori della cultura socialista, laica e liberale, riteniamo che l'arroganza di certi sistemi di pensiero aggredisca i fondamenti della nostra civiltà, figlia dell'Umanesimo e dell' Illuminismo, a discapito della legalità, della libera determinazione e della dignità umana.

Riteniamo che la drammatica sofferenza della famiglia Englaro meriti maggiore rispetto.
D’altronde, ogni approccio confessionale che identificasse in modo autoreferenziale la propria morale con il diritto e che pretendesse di escludere la legittimità di morali diverse, andrebbe soltanto a ledere i diritti dell’individuo sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dalla nostra Costituzione, e nella fattispecie ribaditi anche da una sentenza definitiva dell’ordinamento giudiziario dello Stato italiano.

Non è ammissibile che in nome di impietose obiezioni di coscienza si pretendano di negare o mettere in dubbio diritti umani e libertà di scelta, che esigerebbero soltanto rispetto.

Appare chiaro che l’obiettivo di chi agita questi argomenti è la pretesa di dare rilevanza giuridica ad una morale di parte, in modo lesivo rispetto alle libertà fondamentali, ai diritti e all’identità di chi non è cattolico.

L’evidente intento di sottoporre la legislazione italiana ad un continuo "monitoraggio morale" è una invasione nella libertà di scelta dei cittadini.

Noi crediamo viceversa nella necessità di un approccio liberale e libertario che tuteli, ed anzi preveda di ampliare, la possibilità di scelta degli individui. Si tratta di promuovere una "qualità della vita" fondata sul principio di autodeterminazione.

La democrazia, per essere pienamente tale, richiede la separazione fra politica e religione. E il processo di secolarizzazione è un dato di civiltà dal quale non vogliamo più arretrare.

Oggi più che mai si rende necessario ritrovare il senso perduto dello Stato, che dovrebbe dare prova di laicità. Il solo filtro ammissibile, in casi di questo genere, è quello della conformità allo spirito della Costituzione, unico e vero "principio non rinunciabile" in democrazia.

Quel che manca sono piuttosto soluzioni e soggetti politici che si facciano carico di colmare le lacune legislative esistenti. Non ci si può consegnare passivamente al vuoto giuridico (si pensi alla necessità di una legge sul testamento biologico). Questo equivarrebbe al fallimento della politica in quello che costituisce in senso proprio, il suo dovere/compito qualificante.

Perciò consideriamo l’apertura della Presidente della Regione Piemonte un esempio importante di etica della responsabilità.

Il Coordinamento dei Circoli Socialisti e Libertari del Nord-Ovest d’Italia - Gruppo di Volpedo
Labouratorio Piemonte - Torino,
Circolo Carlo Rosselli - Milano,
Circolo Liberalsocialista Carlo Rosselli - Torino,
Club Porto Franco - Milano,
Circolo Calogero/Capitini - Genova,
Idea Socialista - Verbania
Unione Civica Riformatori - Vercelli,
Associazione Labour Riccardo Lombardi - Alessandria
Circolo La Riforma - Milano
Associazione Frida Malan - Torino
Associazione Sandro Pertini - Torino






IMMIGRAZIONE

Centro di espulsione a Lampedusa
Maroni: Operativo a Lampedusa il Centro di espulsione
Protestano il sindaco e i cittadini dell’isola. Il vicesindaco leghista difende la decisione del ministro. Forte preoccupazione del Cir e di Save the Children

ROMA – Attivato a Lampedusa il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) per gli extracomunitari. Il centro è operativo da questa mattina e collaborerà con il Centro di prima accoglienza (Cpa) dell’isola per il rimpatrio degli immigrati.

Oggi, in una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha riferito di avere svolto un’ampia relazione sull’immigrazione al Consiglio che "ha approvato la mia linea di rigore" e la decisione di espellere gli immigrati irregolari direttamente dall’isola, dando il via libera all’attivazione di un "Centro di identificazione ed espulsione a Lampedusa che affiancherà da oggi il centro di accoglienza".

Il Centro si trova "in una vecchia base militare all’estremità occidentale dell’isola, lontanto dai centri abitati, e vi sono già stati trasferiti i primi cittadini extracomunitari per l’identificazione" ha spiegato il ministro. Maroni ha ricordato che a Lampedusa sono presenti "1.677 cittadini extracomunitari" e che dal primo gennaio si è proceduto al "rimpatrio di 150 persone", egiziani e nigeriani, direttamente dall’isola. "Abbiamo portato a Lampedusa - ha spiegato il ministro - le commissioni per valutare le richieste di asilo: su circa 800 domande, ne sono state accolte 377. Questi verranno portati nei Centri adibiti per i richiedenti asilo. Sono solo coloro che vengono da Paesi nei quali ci sono situazioni di guerra. Ciò garantisce che chi richiede asilo effettivamente abbia i requisiti".

"Da Natale ad oggi - ha detto Maroni - 343 minori sbarcati a Lampedusa sono stati portati in centri per minori". Il ministro ha poi annunciato che l’Unione europea ha concesso all’Italia 157 milioni per gestire le politiche di immigrazione "71 milioni concessi per il piano di rimpatri e 96 milioni per progetti di integrazione di cittadini comunitari che hanno il diritto di restare in Italia".

Entro febbraio sarà quindi concluso il piano di rimpatri da Lampedusa. "La prossima settimana - ha informato Maroni - vado in alcuni dei Paesi con i quali abbiamo accordi di cooperazione per i rimpatri allo scopo di rafforzare gli accordi e consentire l’accelerazione delle procedure di rimpatrio. L’obiettivo è completare in poche settimane il piano di rimpatri dei clandestini sbarcati a Lampedusa".

Piena attuazione all’accordo con la Libia per il pattugliamento delle coste mediterranee. "Il Parlamento approverà l’accordo la prossima settimana - ha affermato Maroni - è un trattato di amicizia che consentirà di ridurre drasticamente gli arrivi a Lampedusa".

La decisione del ministro dell’Interno di attivare il Centro per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati ha fatto salire la tensione sull’isola di Lampedusa. Ed è scattata la protesta. Il consiglio comunale ha proclamato lo sciopero generale. Si è formato un corteo di 4mila persone (su 6mila abitanti), tra le quali il sindaco Bernardino De Rubeis (Mpa). "Gli abitanti dell’isola non sono razzisti - ha detto il primo cittadino dell’isola - ma non vogliono nell’isola una struttura che finirebbe per diventare un carcere". "Giudico la decisione del governo di istituire a Lampedusa un Centro di identificazione e di espulsione una scelta poco umana" ha aggiunto De Rubeis per il quale "il ministro deve capire che siamo in democrazia e che occorre riflettere prima di decidere". Da De Rubeis ha preso polemicamente le distanze il vicesindaco, la leghista Angela Maraventano, favorevole alla decisione del ministro dell’Interno: "L’unica cosa che non va a Lampedusa è il sindaco. Il progetto di Maroni è l’unico possibile. I cittadini non hanno capito come stanno le cose e sono solo strumentalizzati".

Molto preoccupato per quanto deciso a Roma il Consiglio Italiano per i Rifugiati. Il presidente Savino Pezzotta pensa che sia "insostenibile" la decisione del Governo "di lasciare le persone sbarcate per settimane nel Centro sull’isola, di bloccare i trasferimenti in altri centri sulla penisola e di valutare sul posto, a Lampedusa, le richieste di asilo". Per Pezzotta il Governo deve "prendersi le proprie responsabilità" nei confronti "di rifugiati e migranti, della popolazione di Lampedusa e anche dell’opinione pubblica europea". "Non c’è altra soluzione – avverte Pezzotta - che quella di trasferire immediatamente le 2000 persone accampate sull’isola verso Centri di accoglienza in Sicilia, Calabria e altre regioni, dove attualmente ci sono sufficienti posti disponibili. E’ impensabile – spiega - voler arginare il preoccupante fenomeno degli arrivi ingenti via mare attraverso misure che ledono la dignità umana ed i diritti consacrati dalla nostra Costituzione e dalla legislazione europea".

Preoccupata anche l’organizzazione Save the Children per le misure di Maroni. Misure che hanno determinato, denuncia Save the Children "il congestionamento del Centro di Soccorso e Prima Accoglienza (CSPA) di Lampedusa e una crescente e preoccupante tensione sia fra i migranti ospitati, costretti ad un illegittimo allungamento dei tempi di permanenza (che per legge non dovrebbero superare le 48 ore), sia nella popolazione dell’isola che sta protestando da diversi giorni". Inoltre, sottolinea Save the Children, l’istituzione del CIE "compromette il modello di gestione dei flussi migratori in arrivo via mare sperimentato in questi anni, basato sul soccorso e l’accoglienza dei migranti nel Centro e sul successivo trasferimento nelle strutture appropriate, rischiando di rendere sommarie e approssimative le procedure volte all’identificazione dei gruppi vulnerabili, cioè minori, richiedenti asilo, vittime di violenza e tratta".

In particolare, per i minori Save the Children ravvisa il "pericolo che essi possano venire erroneamente identificati come adulti sulla base del solo accertamento medico (la radiografia del polso), immediatamente trasferiti nel CIE e rimpatriati, senza la possibilità di appellarsi contro la decisione relativa alla loro identificazione".

L’organizzazione fa ulteriormente presente che "nell’ultimo periodo sono anche stati attuati trasferimenti di minori non accompagnati in centri per adulti – oltre 50, per esempio, i ragazzi trasferiti ieri in uno di questi da Lampedusa - invece che in comunità alloggio, nonostante la legge preveda espressamente il divieto di espulsione di questi minori e quello di trattenimento nei centri per immigrati".

Save the Children, che lavora dallo scorso maggio all’interno del centro di Lampedusa con il compito di monitorare le condizioni dei minori (ha prestato assistenza ad oltre 2000 minori), rileva anche il "notevole impatto di questa situazione sugli standard di accoglienza e sull’assistenza ai migranti in particolare ai gruppi più vulnerabili come i minori". (Inform)

mercoledì 21 gennaio 2009

Difendiamo il diritto

Ipse dixit
Felicità, I - «In amicizia, come in amore, spesso si è più felici per le cose che si ignorano che per quelle che si conoscono».
- François Duc de La Rochefoucauld
Felicità, II - «Maledetto quel momento di felicità che mi ha reso infelice per sempre».
- Franco Trincale
Felicità, III - «Il punto di vista secondo cui il credente sarebbe più felice dell'ateo è assurdo, tanto quanto la convinzione che l'uomo ubriaco sia più felice di quello sobrio».
- George Bernard Shaw  

Visti dagli altri - A cura di Internazionale - Prima Pagina
Un tentativo di riabilitare la repubblica di Salò.
Fascisti e antifascisti: nessuna distinzione. È questo il senso dell'iniziativa promossa da una quarantina di parlamentari italiani che vogliono mettere sullo stesso piano i partigiani che lottavano contro la dittatura mussoliniana e i combattenti della repubblica sociale di Salò, lo stato fantoccio filonazista creato nel 1943.

Le Temps, Svizzera
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Dall'Istituto Fernando Santi (Cgil migranti) riceviamo e volentieri pubblichiamo
A Gaza ed in Israele difendiamo il diritto alla vita
Subito stop alle armi e negoziati di pace
Il 17 gennaio ad Assisi ci sarà una grande manifestazione per la Pace. Si stanno intensificando iniziative di mobilitazione per ottenere la sospensione delle iniziative di guerra e per il ripristino delle condizioni per il dialogo e la mediazione internazionale.

A 19 giorni dall’inizio dell’offensiva delle forze armate israeliane nella Cosiddetta Striscia di Gaza le vittime palestinesi superavano il migliaio. Lunedì scorso tra i morti 277 bambini, 95 donne e 92 anziani. Lo ha dichiarato il responsabile dei Servizi d’Emergenza sanitaria di Gaza. Israele dice di avere ucciso 550 combattenti di Hamas e di averne ferito migliaia. Oggi è ulteriormente cresciuto il numero delle vittime. Sembra aprirsi un secondo fronte sulla frontiera con il Libano.

L’operazione militare "Piombo fuso" non ha fatto cessare i tiri di razzi sul territorio d’Israele tenuto conto che, come riconosce l’esercito d’Israele,, ne giorni scorsi sono caduti trenta razzi senza fare vittime.

Dieci sono stati i militari e tre i civili uccisi dal ’ 27 dicembre scorso, data d’inizio delle operazioni.
Le richieste per un tregua non sono state accolte. Di fatto una terza tappa dell’offensiva israeliana è in atto. Ora l’esercito sta entrando nelle città e nei paesi. Da martedì è già in alcuni quartieri della città di Gaza. Con l’esercito di Israele nelle città quale potrà essere il ruolo di una forza di pace da interporre fra le due forze che si combattono?. L’appello delle Nazioni Unite per il "cessate il fuoco" è stato lasciato cadere , gli autorevoli appelli interreligiosi per il rispetto reciproco sono inascoltati.

Il primo ministro israeliano è pronto a cessare gli attacchi solo "se cesseranno i tiri dei razzi sulla popolazione israeliana e se finirà il riarmo di Hamas"

Risponde il capo del governo islamista di Gaza che la vittoria è vicina e che Gaza non cadrà mai.
Quello che sta accadendo oggi a Gaza ci richiama tutti più che ad un giudizio sui comportamenti delle forze in campo, ad una responsabilità personale oltre che collettiva.

Nell’immediato sono le le azioni condotte dai gruppi armati di Hamas contro i centri abitati dello stato d’Israele ma poi come dimenticare gli insediamenti massicci di coloni nei territori occupati , la costruzione del muro , le mille restrizioni alla circolazione di persone e beni che hanno impoverito, privato della libertà, isolato migliaia e migliaia di persone.

Enorme è la responsabilità di chi come gli Stati Uniti, la Russia i paesi arabi e da ultimo la U.E. per calcolo nazionale non hanno favorito soluzioni negoziate come evidente è il fallimento dei gruppi dirigenti d’Israele e della Palestina.

Noi non possiamo non ricordare al governo ed al parlamento italiani il valore dell’articolo 11 della nostra Costituzione

Una tregua immediata nella Striscia di Gaza il ritorno al tavolo del negoziato è quello che il governo italiano deve chiedere all’Europa ed alle autorità internazionali.

Il popolo palestinese e quello israeliano devono ripartire per una fase nuova di interdipendenza che nel futuro porti benessere a tutti, crescita democratica, sviluppo economico, sicurezza e stabilità per due popoli e per due stati fra loro amici .

I cittadini italiani in quanto tali non possono stare con le mani in mano.
In Italia il conflitto in atto è impropriamente, largamente usato come uno dei tanti argomenti usati nella contrapposizone fra forze di governo e di opposizione al governo.

Le organizzazioni sindacali devono far parlare fra loro quelli che, legittimamente, si sono schierati in modo civilmente contrapposto nella vicenda grave di Gaza.

Restiamo convinti che va fatto appello ai principi di umanismo universale , al metodo laico, aperto di pensare a quella libertà di pensiero che è agli antipodi del fideismo motivato da ragioni religiose

Ai nostri concittadini di religione ebraica va chiesto di capire che la critica ai governi d’Israele non va confusa con la negazione del diritto del popolo ebraico al suo Stato . Va anche riflettuto quanto possano essere utili all’evoluzione democratica della situazione le prese di posizione ,in Italia, Francia e Germania, puntualmente, totalmente acritiche di Comunità israelitiche rispetto alle recenti scelte del governo israeliano.

Se ne comprendono le motivazioni ma se ne evidenziano i fortissimi limiti.
Ci sono anche coloro che da sinistra non colgono, accanto alle ragioni del popolo palestinese quelle altrettanto vere dei cittadini dello Stato d’Israele . E’ un errore che non favorisce l’unica via d‘uscita. Quella della soluzione negoziata che forse Arafat poteva garantire ma che non potè o non volle garantire.

Negli ultimi giorni un fatto inedito è accaduto.
Gli immigrati di religione mussulmana, inseguiti dalle ricorrenti emarginanti iniziative, di legge e non, proposte o fatte porre in essere dal partito di Bossi, nell’attesa di poter avere sedi di culto diverse da cantine o garages hanno pregato in piazza Duomo a Milano.

E’ inutile girarci intorno. Come e più della piccola prova di forza degli immigrati cinesi a ridosso delle Olimpiadi di Pechino , la comunicazione evidente è che gli imam sono pronti a scendere in piazza, quando sarà da loro ritenuto necessario.

Quale che sia la opinione di ognuno di noi su quanto sta accadendo a Gaza, consentire a migliaia di persone che vivono in Italia l’esplicazione della religiosità in sedi dignitose è sicuramente di gran lunga cosa migliore di una manifestazione di fede in piazza Duomo a metà strada fra richiesta di un diritto , protesta e inaccettabile intolleranza verso Israele .

Bruciare Israele simbolicamente dando fuoco, come è acccaduto, alla bandiera con la stella di David è un comportamento irrazionale che va condannato ma ,sopratutto ,da non ripetere. Una cosa stupida da non imitare mai.

Istituto Fernando Santi - Roma

mercoledì 14 gennaio 2009

GAZA: DAL PSE UN APPELLO - PER LA FINE DELLE VIOLENZE

Riceviamo tramite il parlamentare europeo Gianni Pittella (PD/PSE) e volentieri pubblichiamo
Il Gruppo socialista al Parlamento europeo ha approvato una Dichiarazione sul conflitto in corso nella Striscia di Gaza che pubblichiamo integralmente.

Sentiamo l'urgenza di fare appello per una fine immediata delle violenze e chiediamo un'assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale e dell'Europa per premere per una soluzione diplomatica della crisi.

Il Parlamento Europeo discuterà della grave situazione nella Striscia di Gaza nella seduta plenaria che si terrà a Strasburgo la prossima settimana.

Come Socialisti Europei uniamo la nostra voce alle tante ONG ed organizzazioni che si adoperano per chiedere la fine delle ostilità e sulla base delle posizioni espresse chiediamo alle nostre organizzazioni ed ai militanti di mobilitarsi in tutti i paesi europei.

IL TESTO DELLA DICHIARAZIONE Il Gruppo PSE al Parlamento Europeo:
1. Esprime la propria più profonda indignazione per le violenze nella Striscia di Gaza e per le conseguenze dello sproporzionato uso della forza da parte dell'esercito israeliano, causa di centinaia e centinaia di vittime, una larga parte delle quali civili, tra cui anche numerosi bambini.

2. Deplora fortemente che obiettivi civili e delle Nazioni Unite siano stati colpiti; chiede a Israele di rispettare i propri obblighi in materia di diritto internazionale e di diritto internazionale umanitario, nonché di permettere alla stampa internazionale di seguire gli eventi sul campo. Chiede ad Hamas di interrompere il lancio di razzi e di assumersi le proprie responsabilità impegnandosi in un processo politico che conduca alla ripresa del dialogo inter-palestinese e dei negoziati in corso.

3. Chiede un cessate-il-fuoco immediato. Il cessate-il-fuoco, che deve comprendere anche un ritiro dai territori rioccupati in questi ultimi giorni, e la tregua negoziata dovrebbero essere garantiti da un meccanismo predisposto dalla comunità internazionale al fine di permettere il dispiegamento, lungo i confini della Striscia di Gaza, di una forza multinazionale che includa anche i Paesi arabi e musulmani. Invita l'Unione Europea ad appoggiare ogni accordo raggiunto presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

4. Domanda con forza alle autorità israeliane di permettere che i viveri, l'aiuto medico più urgente e il carburante possano essere consegnati attraverso l'apertura di valichi e la rimozione del blocco della Striscia di Gaza. L'annuncio dell'apertura di un corridoio umanitario a Rafah è un primo passo che deve essere urgentemente realizzato. Chiede alle istituzioni europee ed agli altri donatori internazionali, in cooperazione con le Nazioni Unite e le Organizzazioni Non-Governative, di fornire un livello di aiuti adeguato in vista delle crescenti necessità e chiede ad Israele di non ostacolare questo sforzo umanitario essenziale. Questo aiuto potrebbe contribuire a ricostituire gradualmente una ripresa economica nella Striscia ed a ricreare condizioni di vita dignitose per la popolazione palestinese, in particolare per i più giovani.

5. Considera che la riattivazione immediata degli "Accordi su Movimento e Accesso" e dei "Principi Negoziati per il Valico di Gaza", del settembre 2005 tra Egitto, Israele e Palestina dopo il ritiro unilaterale di Israele da Gaza, deve essere garantita senza alcuna restrizione. L'Unione Europea potrebbe dare un contributo essenziale in questo senso riattivando la propria missione di monitoraggio a Rafah.

6. Ribadisce che non può esistere alcuna soluzione militare per il conflitto israelo-palestinese e ritiene che sia il momento per un accordo di pace complessivo e duraturo che tenga conto dei negoziati condotti finora da entrambe le parti. Una conferenza internazionale promossa dal Quartetto e con la partecipazione di tutti gli attori regionali, sulla linea dei precedenti accordi tra Israeliani e Palestinesi e dell'iniziativa di pace della Lega Araba, potrebbe essere messa in atto nel perseguimento di tale obiettivo. Considera che un rinnovato sforzo per la riconciliazione tra i Palestinesi sia un passo essenziale in questa prospettiva.

7. Sottolinea nuovamente che ogni rafforzamento delle relazioni politiche tra Israele e l'Unione Europea deve essere fortemente condizionato al rispetto del diritto internazionale umanitario, a un impegno concreto verso un accordo di pace complessivo, alla fine della crisi umanitaria a Gaza e nei Territori Occupati e al rispetto della piena attuazione dell'Accordo di Associazione tra Unione Europea e Autorità Palestinese. Finché la situazione rimarrà così critica, il Gruppo PSE manterrà la propria posizione negativa sul voto del parere del Parlamento Europeo su una più avanzata partecipazione di Israele ai programmi comunitari.

8. E' preoccupato per le serie conseguenze della recrudescenza del conflitto sulla vita quotidiana dei cittadini della regione e sulle speranze di una pace duratura in tutto il Medio Oriente; sottolinea altresì il rischio di nuocere alla comprensione reciproca ed al dialogo tra tutte le comunità in Europa.

9. Chiede urgentemente all'Unione Europea di assumere un ruolo politico più forte ed unito, come fu nel caso della crisi in Libano nel 2006 e della recente crisi tra Georgia e Russia. Nella propria azione, l'Unione Europea deve cogliere l'opportunità di cooperare con la nuova amministrazione statunitense e di porre termine al conflitto con un accordo basato sulla soluzione "due popoli, due Stati", dando finalmente la possibilità ad Israeliani e Palestinesi di vivere fianco a fianco in pace e sicurezza. Questo sarebbe un contributo enorme all'obiettivo di creare una nuova struttura pacifica di sicurezza regionale in Medio Oriente.

10. Invita i propri Membri, in collaborazione con i partiti del socialismo europeo, con gli altri movimenti progressisti e con le organizzazioni non-governative, a promuovere attivamente tra l'opinione pubblica europea una campagna politica centrata sul forte appello per la pace in Medio Oriente.

L'unica giustizia possibile è la verità

Ipse dixit
Libertà - «Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire». - George Orwell

Unica giustizia - "Noi non possiamo fare come se fossimo vissuti in un paese normale. Siamo il paese che ha il record mondiale di stragi rimaste impunite... Come pensiamo di poter costruire una memoria di quegli anni... se non facciamo verità? Qualche anno fa avevo detto provocatoriamente che avrei volentieri barattato la giustizia con la verità. Diciamo che dopo trent'anni l'unica giustizia possibile è la verità." - Giovanni Moro

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Visti dagli altri - A cura di Internazionale - Prima Pagina
Scuola di scandalo
I politici di centrosinistra italiani, a parte qualche mela marcia, sono sempre sembrati fondamentalmente onesti. Tuttavia, nell'ultimo mese, quest'immagine positiva è stata cancellata da una lunga serie di mandati d'arresto o di comparizione. Il 5 gennaio il sindaco di centrosinistra di Napoli, Rosa Russo Iervolino, ha presentato una giunta comunale rinnovata, con sei facce nuove in una squadra di sedici persone. Quattro ex assessori sono accusati di aver partecipato a un piano di saccheggio sistematico dei fondi pubblici. Un altro si è suicidato. Lo scandalo di Napoli è il più grave in cui è coinvolta la sinistra italiana. Ma non è l'unico.

The Economist, Gran Bretagna vai al sito
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Riceviamo tramite il parlamentare europeo Gianni Pittella (PD/PSE) e volentieri pubblichiamo
GAZA: DAL PSE UN APPELLO
PER LA FINE DELLE VIOLENZE
Il Gruppo socialista al Parlamento europeo ha approvato una Dichiarazione sul conflitto in corso nella Striscia di Gaza che pubblichiamo integralmente.

Sentiamo l'urgenza di fare appello per una fine immediata delle violenze e chiediamo un'assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale e dell'Europa per premere per una soluzione diplomatica della crisi.

Il Parlamento Europeo discuterà della grave situazione nella Striscia di Gaza nella seduta plenaria che si terrà a Strasburgo la prossima settimana.

Come Socialisti Europei uniamo la nostra voce alle tante ONG ed organizzazioni che si adoperano per chiedere la fine delle ostilità e sulla base delle posizioni espresse chiediamo alle nostre organizzazioni ed ai militanti di mobilitarsi in tutti i paesi europei.

IL TESTO DELLA DICHIARAZIONE Il Gruppo PSE al Parlamento Europeo:
1. Esprime la propria più profonda indignazione per le violenze nella Striscia di Gaza e per le conseguenze dello sproporzionato uso della forza da parte dell'esercito israeliano, causa di centinaia e centinaia di vittime, una larga parte delle quali civili, tra cui anche numerosi bambini.

2. Deplora fortemente che obiettivi civili e delle Nazioni Unite siano stati colpiti; chiede a Israele di rispettare i propri obblighi in materia di diritto internazionale e di diritto internazionale umanitario, nonché di permettere alla stampa internazionale di seguire gli eventi sul campo. Chiede ad Hamas di interrompere il lancio di razzi e di assumersi le proprie responsabilità impegnandosi in un processo politico che conduca alla ripresa del dialogo inter-palestinese e dei negoziati in corso.

3. Chiede un cessate-il-fuoco immediato. Il cessate-il-fuoco, che deve comprendere anche un ritiro dai territori rioccupati in questi ultimi giorni, e la tregua negoziata dovrebbero essere garantiti da un meccanismo predisposto dalla comunità internazionale al fine di permettere il dispiegamento, lungo i confini della Striscia di Gaza, di una forza multinazionale che includa anche i Paesi arabi e musulmani. Invita l'Unione Europea ad appoggiare ogni accordo raggiunto presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

4. Domanda con forza alle autorità israeliane di permettere che i viveri, l'aiuto medico più urgente e il carburante possano essere consegnati attraverso l'apertura di valichi e la rimozione del blocco della Striscia di Gaza. L'annuncio dell'apertura di un corridoio umanitario a Rafah è un primo passo che deve essere urgentemente realizzato. Chiede alle istituzioni europee ed agli altri donatori internazionali, in cooperazione con le Nazioni Unite e le Organizzazioni Non-Governative, di fornire un livello di aiuti adeguato in vista delle crescenti necessità e chiede ad Israele di non ostacolare questo sforzo umanitario essenziale. Questo aiuto potrebbe contribuire a ricostituire gradualmente una ripresa economica nella Striscia ed a ricreare condizioni di vita dignitose per la popolazione palestinese, in particolare per i più giovani.

5. Considera che la riattivazione immediata degli "Accordi su Movimento e Accesso" e dei "Principi Negoziati per il Valico di Gaza", del settembre 2005 tra Egitto, Israele e Palestina dopo il ritiro unilaterale di Israele da Gaza, deve essere garantita senza alcuna restrizione. L'Unione Europea potrebbe dare un contributo essenziale in questo senso riattivando la propria missione di monitoraggio a Rafah.

6. Ribadisce che non può esistere alcuna soluzione militare per il conflitto israelo-palestinese e ritiene che sia il momento per un accordo di pace complessivo e duraturo che tenga conto dei negoziati condotti finora da entrambe le parti. Una conferenza internazionale promossa dal Quartetto e con la partecipazione di tutti gli attori regionali, sulla linea dei precedenti accordi tra Israeliani e Palestinesi e dell'iniziativa di pace della Lega Araba, potrebbe essere messa in atto nel perseguimento di tale obiettivo. Considera che un rinnovato sforzo per la riconciliazione tra i Palestinesi sia un passo essenziale in questa prospettiva.

7. Sottolinea nuovamente che ogni rafforzamento delle relazioni politiche tra Israele e l'Unione Europea deve essere fortemente condizionato al rispetto del diritto internazionale umanitario, a un impegno concreto verso un accordo di pace complessivo, alla fine della crisi umanitaria a Gaza e nei Territori Occupati e al rispetto della piena attuazione dell'Accordo di Associazione tra Unione Europea e Autorità Palestinese. Finché la situazione rimarrà così critica, il Gruppo PSE manterrà la propria posizione negativa sul voto del parere del Parlamento Europeo su una più avanzata partecipazione di Israele ai programmi comunitari.

8. E' preoccupato per le serie conseguenze della recrudescenza del conflitto sulla vita quotidiana dei cittadini della regione e sulle speranze di una pace duratura in tutto il Medio Oriente; sottolinea altresì il rischio di nuocere alla comprensione reciproca ed al dialogo tra tutte le comunità in Europa.

9. Chiede urgentemente all'Unione Europea di assumere un ruolo politico più forte ed unito, come fu nel caso della crisi in Libano nel 2006 e della recente crisi tra Georgia e Russia. Nella propria azione, l'Unione Europea deve cogliere l'opportunità di cooperare con la nuova amministrazione statunitense e di porre termine al conflitto con un accordo basato sulla soluzione "due popoli, due Stati", dando finalmente la possibilità ad Israeliani e Palestinesi di vivere fianco a fianco in pace e sicurezza. Questo sarebbe un contributo enorme all'obiettivo di creare una nuova struttura pacifica di sicurezza regionale in Medio Oriente.

10. Invita i propri Membri, in collaborazione con i partiti del socialismo europeo, con gli altri movimenti progressisti e con le organizzazioni non-governative, a promuovere attivamente tra l'opinione pubblica europea una campagna politica centrata sul forte appello per la pace in Medio Oriente.