giovedì 29 gennaio 2009

IMMIGRAZIONE

Centro di espulsione a Lampedusa
Maroni: Operativo a Lampedusa il Centro di espulsione
Protestano il sindaco e i cittadini dell’isola. Il vicesindaco leghista difende la decisione del ministro. Forte preoccupazione del Cir e di Save the Children

ROMA – Attivato a Lampedusa il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) per gli extracomunitari. Il centro è operativo da questa mattina e collaborerà con il Centro di prima accoglienza (Cpa) dell’isola per il rimpatrio degli immigrati.

Oggi, in una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha riferito di avere svolto un’ampia relazione sull’immigrazione al Consiglio che "ha approvato la mia linea di rigore" e la decisione di espellere gli immigrati irregolari direttamente dall’isola, dando il via libera all’attivazione di un "Centro di identificazione ed espulsione a Lampedusa che affiancherà da oggi il centro di accoglienza".

Il Centro si trova "in una vecchia base militare all’estremità occidentale dell’isola, lontanto dai centri abitati, e vi sono già stati trasferiti i primi cittadini extracomunitari per l’identificazione" ha spiegato il ministro. Maroni ha ricordato che a Lampedusa sono presenti "1.677 cittadini extracomunitari" e che dal primo gennaio si è proceduto al "rimpatrio di 150 persone", egiziani e nigeriani, direttamente dall’isola. "Abbiamo portato a Lampedusa - ha spiegato il ministro - le commissioni per valutare le richieste di asilo: su circa 800 domande, ne sono state accolte 377. Questi verranno portati nei Centri adibiti per i richiedenti asilo. Sono solo coloro che vengono da Paesi nei quali ci sono situazioni di guerra. Ciò garantisce che chi richiede asilo effettivamente abbia i requisiti".

"Da Natale ad oggi - ha detto Maroni - 343 minori sbarcati a Lampedusa sono stati portati in centri per minori". Il ministro ha poi annunciato che l’Unione europea ha concesso all’Italia 157 milioni per gestire le politiche di immigrazione "71 milioni concessi per il piano di rimpatri e 96 milioni per progetti di integrazione di cittadini comunitari che hanno il diritto di restare in Italia".

Entro febbraio sarà quindi concluso il piano di rimpatri da Lampedusa. "La prossima settimana - ha informato Maroni - vado in alcuni dei Paesi con i quali abbiamo accordi di cooperazione per i rimpatri allo scopo di rafforzare gli accordi e consentire l’accelerazione delle procedure di rimpatrio. L’obiettivo è completare in poche settimane il piano di rimpatri dei clandestini sbarcati a Lampedusa".

Piena attuazione all’accordo con la Libia per il pattugliamento delle coste mediterranee. "Il Parlamento approverà l’accordo la prossima settimana - ha affermato Maroni - è un trattato di amicizia che consentirà di ridurre drasticamente gli arrivi a Lampedusa".

La decisione del ministro dell’Interno di attivare il Centro per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati ha fatto salire la tensione sull’isola di Lampedusa. Ed è scattata la protesta. Il consiglio comunale ha proclamato lo sciopero generale. Si è formato un corteo di 4mila persone (su 6mila abitanti), tra le quali il sindaco Bernardino De Rubeis (Mpa). "Gli abitanti dell’isola non sono razzisti - ha detto il primo cittadino dell’isola - ma non vogliono nell’isola una struttura che finirebbe per diventare un carcere". "Giudico la decisione del governo di istituire a Lampedusa un Centro di identificazione e di espulsione una scelta poco umana" ha aggiunto De Rubeis per il quale "il ministro deve capire che siamo in democrazia e che occorre riflettere prima di decidere". Da De Rubeis ha preso polemicamente le distanze il vicesindaco, la leghista Angela Maraventano, favorevole alla decisione del ministro dell’Interno: "L’unica cosa che non va a Lampedusa è il sindaco. Il progetto di Maroni è l’unico possibile. I cittadini non hanno capito come stanno le cose e sono solo strumentalizzati".

Molto preoccupato per quanto deciso a Roma il Consiglio Italiano per i Rifugiati. Il presidente Savino Pezzotta pensa che sia "insostenibile" la decisione del Governo "di lasciare le persone sbarcate per settimane nel Centro sull’isola, di bloccare i trasferimenti in altri centri sulla penisola e di valutare sul posto, a Lampedusa, le richieste di asilo". Per Pezzotta il Governo deve "prendersi le proprie responsabilità" nei confronti "di rifugiati e migranti, della popolazione di Lampedusa e anche dell’opinione pubblica europea". "Non c’è altra soluzione – avverte Pezzotta - che quella di trasferire immediatamente le 2000 persone accampate sull’isola verso Centri di accoglienza in Sicilia, Calabria e altre regioni, dove attualmente ci sono sufficienti posti disponibili. E’ impensabile – spiega - voler arginare il preoccupante fenomeno degli arrivi ingenti via mare attraverso misure che ledono la dignità umana ed i diritti consacrati dalla nostra Costituzione e dalla legislazione europea".

Preoccupata anche l’organizzazione Save the Children per le misure di Maroni. Misure che hanno determinato, denuncia Save the Children "il congestionamento del Centro di Soccorso e Prima Accoglienza (CSPA) di Lampedusa e una crescente e preoccupante tensione sia fra i migranti ospitati, costretti ad un illegittimo allungamento dei tempi di permanenza (che per legge non dovrebbero superare le 48 ore), sia nella popolazione dell’isola che sta protestando da diversi giorni". Inoltre, sottolinea Save the Children, l’istituzione del CIE "compromette il modello di gestione dei flussi migratori in arrivo via mare sperimentato in questi anni, basato sul soccorso e l’accoglienza dei migranti nel Centro e sul successivo trasferimento nelle strutture appropriate, rischiando di rendere sommarie e approssimative le procedure volte all’identificazione dei gruppi vulnerabili, cioè minori, richiedenti asilo, vittime di violenza e tratta".

In particolare, per i minori Save the Children ravvisa il "pericolo che essi possano venire erroneamente identificati come adulti sulla base del solo accertamento medico (la radiografia del polso), immediatamente trasferiti nel CIE e rimpatriati, senza la possibilità di appellarsi contro la decisione relativa alla loro identificazione".

L’organizzazione fa ulteriormente presente che "nell’ultimo periodo sono anche stati attuati trasferimenti di minori non accompagnati in centri per adulti – oltre 50, per esempio, i ragazzi trasferiti ieri in uno di questi da Lampedusa - invece che in comunità alloggio, nonostante la legge preveda espressamente il divieto di espulsione di questi minori e quello di trattenimento nei centri per immigrati".

Save the Children, che lavora dallo scorso maggio all’interno del centro di Lampedusa con il compito di monitorare le condizioni dei minori (ha prestato assistenza ad oltre 2000 minori), rileva anche il "notevole impatto di questa situazione sugli standard di accoglienza e sull’assistenza ai migranti in particolare ai gruppi più vulnerabili come i minori". (Inform)