martedì 30 giugno 2015

CONVEGNO - Proteggere i giornalisti. Come?

Convegno “Ossigeno per l’informazione” il 2 luglio al Senato con Pietro Grasso, Sergio Zavoli, don Luigi Ciotti, Claudio Fava, Giulietti, Iacopino, Lorusso, Agcom, Fieg, OSCE, EFJ, AEJ, SEEMO, OBC e oratori di vari paesi

 

“Proteggere i giornalisti, conoscere le verità scomode” è il tema della conferenza internazionale promossa da Ossigeno per l’Informazione giovedì 2 luglio dalle 14:30 alle 18:30 al Senato.

    L’incontro ha il patrocinio del Senato, della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti e l’adesione della rappresentante dell’OSCE per la libertà di stampa e di associazioni italiane del settore dei media e con il sostegno della Commissione Europea.

    Il presidente del Senato, Pietro Grasso, aprirà i lavori, presieduti dal senatore Sergio Zavoli, presidente onorario di Ossigeno. Fra gli altri prenderanno la parola: don Luigi Ciotti., Claudio Fava, vicepresidente della commissione antimafia, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Raffaele Lorusso, segretario della FNSI, Filippo Carotti, direttore generale della FIEG, Lirio Abbate, inviato de l’Espresso e osservatore n.1 di Ossigeno, William Horsley, giornalista inglese, vicepresidente dell’Association of European Journalists AEJ, il giornalista di Belgrado Radomir Licina, rappresentante dell’osservatorio SEEMO, Lutz Mukke, giornalista tedesco, coordinatore del Centro Europeo per la Libertà di stampa e dei media di Lipsia, Ulrike Schmidt, per l’ufficio della Rappresentate dell’Osce per la libertà dei Media, Dunja Mjatovich, Renate Schroeder, in rappresentanza del segretario dell’European Federation of Journalists, Giuseppe F. Mennella e Alberto Spampinato, segretario e direttore di Ossigeno, Antonio Martusciello, Commissario dell’Agcom.

    La conferenza ha lo scopo di confrontare proposte, pareri e opinioni su che cosa sia più opportuno fare per rafforzare la protezione dei giornalisti di inchiesta, per frenare le querele strumentali e gli altri abusi che, non solo in Italia, ostacolano sempre più diffusamente la conoscenza di importanti informazioni. Su questo argomento Ossigeno, insieme all’associazione Journalismfund, che ha organizzato un analogo convegno lo scorso maggio a Bruxelles, scriverà un rapporto per il Centro Europeo per la Libertà di stampa e dei media di Lipsia, con il quale collabora alla realizzazione di un progetto sostenuto dalla Commissione Europea.

    La discussione si svolgerà in italiano e in inglese. Sarà attivo un servizio di traduzione simultanea. Il convegno sarà fruibile in diretta streaming in entrambe le lingue. Ossigeno darà indicazioni in tempo utile per attivare i link.

    Per partecipare occorre registrarsi presso segreteria@ossigenoinformazione.it

I materiali di lavoro saranno pubblicati sul sito web di Ossigeno. Una nuova area sarà attivata in occasione della conferenza. In particolare Ossigeno renderà scaricabili liberamente i seguenti documenti in italiano, inglese e francese: le proposte per migliorare la protezione dei giornalisti già sottoposte al parlamento italiano, una proposta per onorare attivamente la memoria dei giornalisti italiani uccisi a causa del loro lavoro; il manuale sul metodo di osservazione e classificazione delle intimidazioni.

    Il giorno successivo, venerdì 3 luglio alle ore 11 nella sala stampa di Montecitorio, si terrà una conferenza stampa per presentare un dossier inedito di Ossigeno sulle condanne al carcere per diffamazione emesse negli ultimi anni in Italia per oltre venti anni di carcere. Sarà fornita inoltre un’anticipazione del nuovo Rapporto Annuale di Ossigeno sulle minacce in Italia. Parteciperà l’onorevole Claudio Fava, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, che sta scrivendo la relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva della Commissione sui giornalisti minacciati. Parteciperanno anche gli oratori stranieri della conferenza.

    Il direttore di Ossigeno per l’Informazione Alberto Spampinato ha così spiegato il carattere dell’iniziativa: “Da molti anni Roma non ospita una conferenza internazionale sulle violazioni della libertà di stampa di così alto livello e con un parterre internazionale così vasto. Confrontare situazioni, idee e proposte di vari paesi è indispensabile per vincere il fatalismo, per affrontare problemi che si possono risolvere soltanto sul piano internazionale”.

 

OSSIGENO per l’informazione

osservatorio promosso dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti

sui cronisti minacciati e le notizie oscurate in Italia con la violenza

presso Associazione Stampa Romana – Piazza della Torretta 36- 00186 Roma

www.ossigenoinformazione.it

segreteria@ossigenoinformazione.it

 

mercoledì 17 giugno 2015

Depotenziare il Contratto Collettivo?

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Depotenziare il Contratto Collettivo?

In troppi ne pagherebbero le conseguenze

 

La volontà di Renzi di privilegiare la contrattazione di secondo livello afferma l'idea di un mercato duale, con una minoranza che gode dei benefici della produttività e la maggioranza destinata a salari marginali.

 

di Guido Iocca

 

Al presidente Renzi, si sa, il sistema di relazioni con le parti sociali interessa, ma solo a patto che sia lui a dettarne le regole. Così, ben venga (in linea del tutto teorica, beninteso) l’interlocuzione con Cgil, Cisl e Uil, ma vuoi mettere quanto sarebbe meglio se le organizzazioni dei lavoratori si riducessero a una? Quanto risulterebbe semplificato lo scenario negoziale senza più “sigle su sigle”?

    Parole dal retrogusto decisamente autoritario, che mandano con un sol colpo a farsi benedire l’idea di sindacato unitario, cara in particolare alla segretaria generale Cgil Susanna Camusso, poggiata per anni sulle solide basi di un assunto che fino a ieri sembrava di senso comune, e cioè che il pluralismo tra le confederazioni rappresenta la migliore garanzia a sostegno della democrazia nei luoghi di lavoro.

    E pazienza se la nostra Costituzione, all’articolo 39, dice che le modalità che disciplinano il diritto di associazione sindacale sono libere e non è appannaggio di nessuno imporle (né tantomeno, facendo leva su di una posizione di potere, suggerirle). Ciò che più conta è l’agibilità politica del presidente del Consiglio e dei suoi più stretti collaboratori.

    Ma come si spiega questo pesante sconfinamento in campo altrui da parte di Matteo Renzi? Cosa nasconde il suo iperattivismo sul versante delle riforme sociali? L’uscita sul sindacato unico è solo l’ultima di una lunga serie di interferenze – dalla legge sulla rappresentanza alla ventilata stretta sugli scioperi nei servizi pubblici – che suonano come un appello rivolto alle associazioni sindacali (tutte, anche quelle a difesa degli interessi delle imprese) a rinnovarsi al più presto, seguendo però un canovaccio che lo stesso premier ha la pretesa di metter loro a disposizione.

    E tra le tante idee lanciate negli ultimi tempi, nel mirino dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi sembra esserci, più di ogni altra cosa, il trasferimento delle prerogative fondamentali della contrattazione da quella nazionale di categoria a quella aziendale, la carta su cui principalmente intende puntare – spalleggiato dagli autorevoli punti di vista di Sergio Marchionne e, più di recente, di Mario Draghi – per rilanciare la produttività nel nostro paese.

    Il fatto è che lo spostamento delle voci salariali sul livello di contrattazione legato alla produttività, con il risultato di un sostanziale svuotamento del ccnl, a cui non rimarrebbe che una mera funzione regolatoria, vede le tre sigle confederali attestate su posizioni diverse. Più inclini al confronto Cisl e Uil (ferme comunque nel proporre una formula che preveda meccanismi di salvaguardia laddove non si faccia negoziazione decentrata), più decisa nella difesa del ruolo del contratto nazionale la Cgil.

    Un orientamento, quello del sindacato di corso d’Italia, bollato – soprattutto negli ambienti vicini al presidente del Consiglio – come conservatore, quando non addirittura rigidamente ideologico. Stanno veramente così le cose? Chi lo sostiene parla a sproposito, dimostrando come minimo una discreta dose di malafede. Non si può far finta di non sapere che la pratica della contrattazione di secondo livello è diffusa soltanto in una piccola parte del mondo del lavoro. Ignorarlo significa riproporre l’idea di un mercato duale: da un lato, una minoranza di lavoratori che può ambire ai benefici della produttività e, dall’altro, la maggioranza, destinata a condizioni salariali marginali.

   

                

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

A quarant’anni da quell’omicidio

 

La notte del 12 giugno del 1975 venne freddato con due colpi d’arma di fuoco il giovane esponente di Lotta continua Alceste Campanile. Lo conoscevo bene. Era reggiano e studente, come me, all’Università di Bologna.

 

di Mauro Del Bue

 

Qualche volta avevamo suonato la chitarra insieme, con un amico comune. In qualche bettola di periferia, immersi fino al collo entrambi tra musica e politica. Era appena tornato da un esame, superato brillantemente, aveva lasciato il libretto universitario sotto l’uscio di casa e si era diretto verso una discoteca di Montecchio, tra Parma e Reggio, molto frequentata dai giovani. Il suo corpo è stato ritrovato in una stradina di campagna a metà strada tra Sant’Ilario e Montecchio.

    Alceste aveva militato nel Fronte della gioventù, organizzazione di estrema destra, prima di aderire a Lotta Continua e la prima sensazione che ci pervase fu quella della consumazione di una feroce vendetta di stampo fascista verso un ragazzo accusato di tradimento. Nel pomeriggio si tenne una grande manifestazione, promossa dal comitato antifascista, in cui noi giovani socialisti ci battemmo, contrastando su questo i comunisti, perché anche gli esponenti di Lotta continua potessero parlare. Il giorno del funerale decine di migliaia di militanti di Lotta Continua, con Adriano Sofri in prima linea, tennero un’imponente manifestazione inneggiando però anche alla lotta armata.

    Da allora la magistratura si è imbattuta nel muro di silenzi e sospetti, prevalentemente animati dal padre di Alceste, che si orientavano verso la parte opposta rispetto a quella preventivata. In particolare negli ambienti bolognesi dell’estremismo venne riportata all’ex dirigente di Lotta continua Marco Boato una ricorrente intimazione a stare attenti, si disse, “altrimenti farai la fine di Alceste Campanile”. Si cercarono responsabilità soprattutto in quell’area dell’estremismo armato che serviva per la vigilanza di Lotta Continua, si ipotizzò anche un rapporto stretto tra il sequestro e il delitto Saronio e quello di Alceste. Si dichiarò che parte del denaro sarebbe transitato da Reggio e proprio da Alceste.

    Mai nessun pentito, fino al 1999, ebbe qualcosa di concreto da dichiarare sul delitto Campanile, contrariamente a tutti gli altri. Si pensò dunque ad un omicidio molto particolare. Poi, appunto nel 1999, Paolo Bellini, coinvolto in delitti di mafia, elemento di estrema destra, in combutta con pezzi di servizi segreti deviati, fuggito in Brasile e tornato in Italia sotto falso nome, dopo il suo arresto avvenuto in un noto ristorante reggiano, ha aperto il sacco confessando di essere stato lui, assieme a un suo compagno di Avanguardia nazionale, ad uccidere Bellini su ordine di un terzo, un noto leader di Avanguardia nazionale. Il movente tornava ad essere quello dei tradimento e si aggiungeva quello di un attentato non riuscito che Campanile avrebbe ordito contro l’abitazione dei Bellini.

    Però gli altri due chiamati in causa da Bellini sono stati assolti. Dunque la sua resta una verità incompleta visto che le pistole che spararono furono due. Ammesso che Bellini abbia detto la verità, visto che per il delitto Campanile non ha dovuto scontare nemmeno una condanna, perché i 22 anni del processo ultimato nel 2007 sono andati in prescrizione, e visto che di delitti ne aveva commessi otto o nove, certificati e dunque anche gli anni comminati non avrebbero appesantito più di tanto la sua posizione, restano ancora tante domande. La magistratura intende evitare, dopo che almeno il secondo colpevole, oltre al mandante, sono ancora sconosciuti, la celebrazione di un nuovo processo? Come è possibile credere a Bellini se ha detto il falso su chi lo accompagnava e su chi ha inviato i due a consumare il delitto? A me pare che il delitto Campanile sia ancora avvolto nel mistero.

 

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IPSE DIXIT

 

Tutti parlavan de’ mali - «Tutti parlavan de’ mali, e per rimedio proponevan veleni».

Ferdinando Galiani

 

martedì 2 giugno 2015

Se una farfalla batte le ali in Irlanda

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

 

di Danilo Di Matteo

 

Ѐ fisiologico, specie ai giorni nostri, che ciò che accade in un paese abbia un'importante risonanza politica e mediatica negli altri. Né si può pretendere dai discorsi dei politici quella coerenza che ci attendiamo, ad esempio, dalle argomentazioni dei filosofi. Più in generale, poi, la rigidità e l'ostinazione tendono a nuocere alla vita dei singoli e delle comunità.

    Perché nascano e si consolidino i partiti, però, occorre una visione. E a quanto pare è proprio questa che manca a molti dei leader attuali. Non possiamo che rallegrarci dinanzi all'esito del referendum in Irlanda, ad esempio. Ma come valutare le sue ricadute sul dibattito politico italiano? Trovo che esso sia troppo "umorale" e volubile, per così dire. Come se un giorno si sognasse (sul versante del centrodestra) una forza clerical-popolare, il giorno dopo un partito all'americana e quello seguente si volesse imitare David Cameron.

    Così, all'indomani del voto irlandese, si è detto che Mara Carfagna, attenta al tema dei diritti civili, potrebbe aspirare a guidare Forza Italia. E Matteo Salvini, che non nasconde le proprie simpatie per Marine Le Pen, è giunto a evocare lo spirito berlusconiano del '94 e la rivoluzione liberale.

    Insomma: ben venga una sorta di dialettica politica globale: ma l'impressione è che a prevalere siano piuttosto la confusione e un antico stile provinciale.

       

       

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Astenersi?

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Mentre in altri Paesi europei le novità elettorali si rivelano soprattutto a destra, compresa l'Italia con Cinque Stelle e Salvini, in Grecia (ma con i suoi guai Tsipras si può definire "di sinistra"?) e in Spagna le novità sono di sinistra. Specie in Spagna ove il successo di "Podemos" è clamoroso.

    Ma tornando a noi le "novità" non solo Grillo e Salvini, la più grossa è silente come un cancro: l'astensionismo.

    Quando si è votato, con grande pena, non sono andato a votare perché non mi sento rappresentato da nessuna lista, ma non ho votato anche perché il Ministero dell'Interno non pubblica quante sono le schede bianche e nulle, come se quelle non fossero una manifestazione di volontà politica, una scelta: non mi sento rappresentato da nessuno.

    Tra pochi giorni conosceremo i risultati delle regionali in sette importanti regioni: se la percentuale dei votanti sarà meno della metà degli elettori quale valore etico-politico avranno quelle elezioni?

    Ovviamente le amministrazioni si insedieranno, gli amministratori percepiranno cospicue prebende. E noi ci sentiremo esclusi ma non responsabili. E chiunque vincerà avrà il "potere" e le prebende, ma non la rappresentanza.

    Perché in Italia non "podemos" trasformare il bisogno di rappresentanza e di una nuova politica in un vasto movimento?

    L'unica area tradizionale e connaturata alle democrazie capitalistiche è il socialismo: il più assente, muto, inerte.

       

       

INIZIATIVA A GENOVA

 

SEI STRANIERO? VOTA!

 

L'iniziativa si colloca all'interno della campagna nazionale per i diritti di cittadinanza "L'Italia sono anch'io".

 

Genova. Sei straniero? Vieni a votare! Domenica 31 maggio nella nostra città si svolgeranno le elezioni regionali, ma non per tutti. Rimangono escluse le persone straniere residenti in Italia che pur essendo titolari di doveri non sono titolari di diritti. Qui pagano le tasse. Cgil, Uil, Arci, Libera, Associazione di Solidarietà Italo-Etiopia-Eritrea e il Comitato Promotore Nazionale hanno allestito per la giornata del 31 un seggio simbolico per dare voce ai cittadini stranieri. L'iniziativa si colloca all'interno della campagna nazionale per i diritti di cittadinanza "L'Italia sono anch'io".

    Della campagna fanno parte 22 organizzazioni a livello nazionale che nel tempo hanno promosso due proposte di legge di iniziativa popolare, una prevede lo ius soli e cioè che i bambini nati in Italia da genitori stranieri regolari possano essere cittadini italiani. L'altra prevede di estendere il diritto elettorale amministrativo ai lavoratori regolarmente presenti in Italia da almeno cinque anni.

    Dopo l'attivismo del Ministro Cecile Kienge, il nuovo Governo non si dimostra particolarmente sensibile ai diritti di cittadinanza per cui è giunto il momento di dare nuovo vigore alla campagna nazionale. A questo scopo sono state scelte le sette regioni in cui si vota ed è stato chiesto alle principali città di allestire un seggio simbolico nel quale i cittadini stranieri potranno votare, ovviamente non candidati o partiti politici, ma proposte di estensione dei diritti di cittadinanza.

    L'appuntamento genovese è fissato per domenica 31 maggio dalle 9 alle 12.30 presso l'Associazione A.m.a. in Via della Maddalena 52c.

 

Cgil, Uil, Arci, Libera,

Associazione di Solidarietà Italo-Etiopia-Eritrea Genova

          

   

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Vera persecuzione contro Renzi

 

di Lepre Marzolina

 

Ma allora ce l'avete proprio con lui! Non può aprire bocca e subito tutti a criticarlo, costringendomi a prendere le sue parti. Vi dite di sinistra e non avete alcuna compassione. Adesso persino la sua uscita sul "sindacato unico" fa discutere. E torno a dire: lui non ha responsabilità. Che colpa può avere una ragazzotto che, trascurato dal padre evidentemente occupato in altre faccende delicate, è rimasto ignorante come un caprone? Uno che scrive "cultura umanista", perché non dovrebbe confondere "sindacato unitario" con "sindacato unico"? Renzi ce la mette tutta, dovete riconoscerlo, adesso deve aver deciso di apprendere dalla gente e recentemente ha ascoltato una vivace discussione in un Bar dello sport tra due camionisti, uno dei quali pretendeva l'abolizione dei sindacati e un altro, più moderato, suggeriva che sarebbe un grosso risparmio di tempo e di denaro se un decreto legge istituisse un solo sindacato. Magari presieduto dal Capo del governo, che pensa al bene di tutto il paese. Renzi, bravissimo, ha subito colto l'idea geniale e l'ha fatta sua. Anche se è un po' vecchia, abbiamo già avuto la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, ma se il modello è buono, perché vi lamentate?

 

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