lunedì 31 ottobre 2011

I frammenti del bipolarismo

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

di  Giuseppe Tamburrano

Fondazione Pietro Nenni

Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello! 

DANTE, Purg. IV, 76sgg.

 

Domenica 23 ottobre due quotidiani hanno descritto la frantumazione partitica del nostro sistema: La Stampa ha mostrato la moltiplicazione dei partiti e partitini e il Corriere della Sera la suddivisione del PD per gruppi e correnti.

    Ricordo che la Seconda Repubblica, secondo molti "illuminati", doveva porre rimedio proprio alla frantumazione e al pluripartitismo del sistema politico della Prima.

    Il bipolarismo, se non il bipartitismo, fu "aiutato" dalla riforma elettorale: prima il sistema maggioritario al 75% (e una quota, il 25, con il proporzionale per contentino a ciò che restava del vecchio) e poi il premio di maggioranza.

    All'inizio sembrò che si andasse realmente verso il bipolarismo e la semplificazione. Infine, nel 2008, i partiti si ridussero a cinque (non conto per le sue dimensioni e la sua natura regionale il MPA di Lombardo): il partito di Berlusconi, la Lega, l'UDC, il PD e l'IDV.

    A sinistra, dichiarò Veltroni nell'ultima campagna elettorale, i 14 partiti si erano ridotti a uno: il PD (lo ricorda La Stampa).

    Oggi sono ventisei, senza contare i partiti non presenti come tali in Parlamento: SEL, Cinque Stelle, Radicali (nel gruppo PD), Federazione della sinistra, Psi, Verdi . . .

    Il PD è diviso in 17 correnti.

    Non dovrebbero recarsi tutti, accompagnati dai politologi della Seconda Repubblica, a portare i libri nella cancelleria del Tribunale fallimentare?

    La Stampa e il Corriere non c'informano sul frazionismo del PDL. Secondo i nostri calcoli le correnti sono tredici. A destra, ma fuori del Parlamento, troviamo poi l'UDEUR-Popolari di Mastella e la Destra di Storace.

    Anche la Lega – che sembrava un monolite celodurista – va verso le correnti: Bossi, Maroni e Tosi che forse non è "maronita", ma solo tosiano.

    In questo panorama vi è un elemento paradossale se non comico: molti "riformatori" bipolaristi sostengono che col referendum elettorale le cose cambieranno. Sono dei dissimulatori – per non dir di peggio – perchè il referendum con le sue numerose firme, ha dato sì espressione alla rabbia, alla volontà di ampie fasce della società di cambiare le cose (e meno male che questa volontà sia ancora viva!) – ma non produrrà alcun effetto concreto in quanto la Corte lo dichiarerà inammissibile (e loro lo sanno).

    Vi sono segnali, anche fievoli, che lo sbriciolamento rappresenti un processo verso nuove aggregazioni?

    Forse sono miope, ma non ne vedo: al contrario, mi pare che la scomposizione sia totalmente dominata dalla logica del potere di contrattazione per fini personali e di gruppo. Se e quando Berlusconi, accogliendo il consiglio affettuoso di Barroso ("ma fa come Zapatero!!") o del medico, si ritirerà o sarà vittima di una congiura ( Tu quoque, Juli, fili mi! ) che cosa accadrà nel e del suo partito?

    Quante schegge conteremo dell'implosione?

 

 

IPSE DIXIT

Grande naufragio - « Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 17.856 persone, di cui 2.049 soltanto dall'inizio del 2011. Il dato è aggiornato al mese di ottobre e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 23 anni. Ma quanti sono i naufragi di cui non si è avuta notizia? ». Gabriele Del Grande (Vai al sito di Fortress Europe )
 
 
Nato in Libia

La missione è finita

Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha confermato che la missione della Nato in Libia finirà il 31 ottobre.

    In un messaggio su twitter, Rasmussen scrive che il Consiglio Atlantico di ieri, 28 ottobre, ha confermato la decisione presa venerdì scorso: "Il nostro lavoro militare è finito", aggiunge.

    La missione si concluderà ufficialmente alla mezzanotte tra il 31 ottobre e il primo novembre.
 
 

PIOVE, GOVERNO LADRO

DOPO IL DANNO

LA BEFFA DEL CAV

I residenti dovranno pagarsi la ricostruzione

"Dopo il danno la beffa. Le regioni per le quali è stato dichiarato lo stato d'emergenza e  che hanno subito gravissimi danni dovranno, dopo un primo aiuto dello Stato, cavarsela da sole, facendo ricadere i costi sui propri residenti, dunque anche su quelli che hanno perso la casa o i mezzi per lavorare. E' l'applicazione di una legge vergognosa che spazza via il concetto di unità e solidarietà nazionale". Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

 "I cittadini liguri e toscani, o solo i residenti delle province di La Spezia e Massa Carrara – continuano i senatori del Pd -  pagheranno di tasca propria i costi della ricostruzione dell'alluvione, perché i 65 milioni stanziati purtroppo non basteranno di certo. Dunque lo Stato sostanzialmente obbliga le regioni ad aumentare le addizionali e l'imposta sulla benzina, e  se necessario anche la Tia e la Tarsu, cioé la tariffa e la tassa sui rifiuti."

     "Si tratta di una misura doppiamente inaccettabile – concludono i parlamentari del Pd – perché colpisce  zone già provate economicamente, scaricando sulle popolazioni locali i costi della mancata messa in sicurezza del territorio che il Governo Berlusconi ha di fatto cancellato dal proprio bilancio".
 
 

LAVORO E DIRITTI

a cura di  www.rassegna.it/

È ancora scontro sui licenziamenti facili

Berlusconi: chi perderà il posto avrà la cassa integrazione.

Bersani: il governo è entrato a gamba tesa sul mercato del lavoro.

I sindacati confermano: daremo battaglia


I licenziati avranno la cig. Parola, non troppo rassicurante per la verità, del premier Silvio Berlusconi. "L'obiettivo - ha detto oggi in una intervista-monologo con Maurizio Belpietro su Canale 5 - è incentivare le assunzioni, non i licenziamenti. I dipendenti troveranno nello Stato, attraverso la cassa integrazione, la garanzia di essere remunerati e avere tempo di trovarsi un lavoro". Insomma: non ci saranno "scontri sociali per le nuove norme sui licenziamenti" prospettate nella lettera all'Europa.

    Sarà, ma in quella missiva, ribadisce il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani intervistato da Radio anch'io "ci sono solo parole, molte già dette, altre una vera e propria minaccia al mercato del lavoro con un intervento a gamba tesa sui licenziamenti. Questo vuol dire che circa 300mila cassintegrati sarebbero licenziati: questo non ha nulla a che vedere con la flessibilità del mercato del lavoro".

     "Questo governo se ne deve andare. Ogni giorno che passa sono altre macerie sul nostro presente e soprattutto sul nostro futuro". Così Susanna Camusso, segretario generale della, in un'intervista all'Unità. "Malgrado Berlusconi abbia puntigliosamente dettato mesi e scadenze - spiega la sindacalista -, credo che non abbia convinto nessuno. È solo un elenco di cose, di luoghi comuni. Si presenterà in Parlamento chiedendo la fiducia sulla libertà di licenziare per decreto? Mi sembra un'operazione mediatica". Sul bersaglio licenziamenti facili, prosegue, "hanno puntato con un accanimento incomprensibile, dall'articolo 18, al collegato lavoro, all'articolo 8, in una società dove mai si è vietato di licenziare. Secondo loro un imprenditore non assume perché‚ poi non potrebbe licenziare. Niente di più falso".

"Il governo agita i licenziamenti solo per ragioni ideologiche, esattamente come fanno sul versante opposto quelli che denunciano soprusi ogni due per tre". Lo dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni in un'intervista alla Stampa. "Durante la crisi non abbiamo mai voluto andare allo sciopero - spiega -, per non far perdere soldi ai lavoratori e non danneggiare le aziende. Abbiamo protestato di sabato e fuori dall'orario di lavoro'. 'E adesso - aggiunge - mi dite a che serve anche solo parlare di licenziamenti?'. Sul mercato del lavoro possiamo discutere. Sui licenziamenti no".