giovedì 22 settembre 2016

LE RAGIONI DEL MIO NO (3/3) La revisione costituzionale: prova di grande incapacità normativa

Sul superamento del bicameralismo paritario c'era in Italia un vastissimo consenso. Si sarebbe potuti tranquillamente passare a un sistema monocamerale, a un Senato simile al Bundesrat tedesco, ovvero a un Sénat, o al Senado modello spagnolo, che è espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi. Cosa è successo, invece?

 

di Felice C. Besostri

 

Sul superamento del bicameralismo paritario c'era in Italia un vastissimo consenso. Bisognava profittarne per fare una riforma condivisa, invece siamo passati da un bicameralismo paritario a un bicameralismo confuso e pasticciato. La scelta non sarebbe mancata: si sarebbe potuti tranquillamente passare a un sistema monocamerale, ovvero ad un Senato simile al Bundesrat tedesco, ovvero a un Sénat alla francese dove sono veramente rappresentate le autonomie, o al Senado modello spagnolo, che è espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi.

    Cosa è successo, invece? Su 100 nuovi seggi sono stati attribuiti 2 Senatori alla Val d'Aosta con 126.806 abitanti e 4 alla Regione Trentino Alto Adige con 1.029.475 abitanti, che ne avevano rispettivamente 1 e 7 su 315: in tal modo queste due regioni raddoppiano il loro peso percentuale sulla camera alta.

    Poi si sono tolti i 6 senatori della circoscrizione estero, rappresentativi di diversi milioni di cittadini italiani residenti fuori dall'Italia. Nella logica (sbagliata) dei falsi riformatori poteva almeno essere conservata una quota di Senatori esteri demandandone la nomina ai Comites o ad altre nuove forma di rappresentanza.

    La combinazione di legge elettorale e revisione costituzionale rende gli italiani all'estero cittadini di serie C. In serie A ci sono i cittadini della Val d'Aosta e del Trentino Alto Adige che eleggono al primo turno complessivamente 12 deputati 9 in collegi uninominali e 3 (in Trentino Alto Adige) di recupero proporzionale, cioè un territorio con 1.156.281 abitanti elegge lo stesso numero di deputati della Circoscrizione estero, che però non parteciperanno al ballottaggio.

    Di serie B il resto degli italiani, che votano senza collegi uninominali, con un recupero proporzionale del 37,5%. e con i capolista bloccati. Questo Senato “nuovo” è proprio un pasticcio. Che dire?

    All'art. 57 Cost. si parla di eleggere i senatori con metodo proporzionale, ma si dice così tanto per prendere in giro gli elettori. In 10 circoscrizioni su 21 si elegge un solo senatore consigliere regionale, ma in 2 circoscrizioni vengono poi eletti 2 senatori consiglieri regionali! Il metodo proporzionale, obbligatorio per il nuovo art. 57 Cost., è inapplicabile.

    La revisione del Senato è una grande prova di incapacità normativa: non si sa ancora come i cittadini elettori parteciperanno alla nomina.

    Sognando una Camera dominata dal PD ora, o da un Partito della Nazione domani, inteso come forza egemone nella maggior parte delle regioni e province autonome è stato sostanzialmente prefigurato un assetto tale per cui alle opposizioni (ad esagerare) verranno attribuiti 13 senatori su 100. Evviva la rappresentanza delle autonomie.

    Ma che succederebbe con un Senato nuovo dove, per una bizzarria del caso tripartitico, prevalesse una maggioranza difforme da quella della Camera? Grazie all’art. 70 Cost. questo Senato nuovo potrebbe allora ritardare e bloccare tutta la “legislazione paritaria”, che non si riduce solo alle leggi costituzionali o elettorali, ma include anche e soprattutto quelle di carattere generale sulle forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea. Stavolta, però, in caso di contrasto tra le due Camere, non ci sarebbero più i rimedi bicamerali paritari perché il governo non avrebbe alcuna facoltà di porre la fiducia su una legge al Senato, né il Presidente potrebbe sciogliere la camera alta ex art. 88 Cost., qualora ci fossero maggioranze disomogenee.

    Dunque, la funzione legislativa non è stata semplificata. E ciò sia detto a prescindere dal fatto che il problema dell'Italia non è lo sveltimento dell’attività legislativa, ma semmai l'esistenza di troppe leggi confuse e contradditorie. Con due Camere, che si frenano a vicenda, già legiferiamo più della Germania e della Francia, con una sola Camera al servizio del Governo ci saranno ancora più leggi. Dopodiché il punto è che noi facciamo leggi-provvedimento, cioè norme che in altri paesi si licenziano via regolamenti governativi. Questo peso del bicameralismo si sarebbe potuto ovviare con semplici riforme dei regolamenti parlamentari. Sul superamento del bicameralismo perfetto vedi sopra.

    La situazione può farsi grave per l'attuazione del diritto UE. Finora si era trovata una soluzione molto snella perché le due Camere delegavano per legge il Governo all’attuazione delle Direttive Comunitarie. Ma ora? Brandendo il nuovo art. 71 il Senato non rinuncerà certo a una delle materie più importanti nella “legislazione paritaria” di sua competenza…

    Ultimo tema, per concludere: il vero scandalo di questa revisione costituzionale sta nell’ultima frase dell'art. 40 c.3 del ddl costituzionale che recita così: “Restano validi ad ogni effetto i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzi”.

    Che significa?! Significa che con la “riduzione dei costi della politica” si sono in realtà costituzionalizzati i… costi della politica. Diventano intangibili i vitalizi e gli altri privilegi degli ex parlamentari come pure i contratti a trattativa privata che hanno arricchito chi affittava edifici alle Camere, eseguiva lavori o effettuava forniture!

    Ora, questa non è una norma che possa stare in una Costituzione. E perciò non se ne parla. Infatti, in tutti i dibattuti pubblici, quando si chiedono spiegazioni sul punto, non si hanno risposte. (3/3 – Fine)

 

lunedì 12 settembre 2016

LE RAGIONI DEL MIO NO (2/3) - A spese di tutti

La revisione costituzionale rafforzerebbe unilateralmente il Governo indebolendo tutti gli altri poteri costituzionali

di Felice C. Besostri

Abbiamo visto che la revisione costituzionale in procinto di essere sottoposta a Referendum i poteri del Governo aumentano. Ma – dopo aver rafforzato il Primo Ministro – c’è che il Governo, e solo il Governo (neppure la Camera dei Deputati a maggioranza assoluta!), può “intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva” (grazie al nuovo art. 117 c. 4 Cost.) basta che affermi di farlo per tutelare l'interesse nazionale o l'unità giuridica ed economica della Repubblica

    In forza del nuovo art. 72 c. 7 Cost., il Governo, quando dichiari un disegno di legge essenziale per il proprio programma (dichiarazione non soggetta a controllo), può imporne l’iscrizione nel programma dei lavori della Camera affinché possa essere approvato in via definitiva entro 70 giorni. Un'umiliazione di un Parlamento nel quale il Governo detiene comunque la maggioranza grazie al premio (vedi alla voce “Italikum”) che gli attribuisce 340 seggi su 630. Ma non si fida neppure della sua maggioranza! Bastava introdurre il voto di sfiducia costruttiva, istituto che funziona benissimo in Germania. In questo modo, invece, la Camera è ridotta a ratificare senza discussione tutto quel che vuole il Governo e il suo Presidente.

    In realtà il Governo si rafforza indebolendo tutti gli altri poteri costituzionali.

    Il Senato di 100 membri non rappresenta più il popolo italiano, che comprende anche i cittadini residenti all'estero, e neppure le “istituzioni territoriali” come falsamente dice il nuovo art. 57 c. 1 Cost.

    I cinque membri della Corte Costituzionale sono stati finora eletti da un Parlamento di 945 membri in seduta comune. D’ora in poi ci sarebbero tre membri eletti da una Camera nelle mani del Governo e due da un Senato di appena 100 membri, a mezzo servizio, i quali penseranno ovviamente a nominare giudici che difendano i loro interessi e non i principi costituzionali.

    L’elezione del Presidente della Repubblica dipenderà dalla lista vincitrice grazie al premio di maggioranza, la quale può bloccare all'infinito la procedura, frattanto occupando il posto di Capo dello Stato provvisorio con il “proprio” Presidente della Camera (nuovo art. 86 c. 1 Cost.). Il Presidente della Camera appartiene infatti al Governo conseguendone l’elezione dal “bottino maggioritario” (vedi alla voce “Italikum”).

    Il capo della lista tributaria del premio di maggioranza ha uno strumento di pressione in più nei confronti del Presidente della Repubblica, perché questi può essere messo in Stato d'accusa dalla maggioranza assoluta del Parlamento in seduta comune (art. 90 Cost.).  Ma non c’è più un Parlamento di 945 membri eletti, né il quorum è di 473 voti. D’ora in poi c’è solo una Camera di 630 membri dominata dal partito di Governo più 100 Senatori nominati. Cioè il quorum è ora di 365 voti. A tal fine il Capo del Governo non deve far altro che trovare 25 senatori. Impresa particolarmente facile tra i sindaci e i consiglieri regionali appartenenti allo stesso partito tributario del premio di maggioranza e quindi influenzabili (ricattabili?) o perché in scadenza di mandato o perché comunque sensibili alla benevolenza finanziaria del governo.

    I costi della politica sono stati identificati soltanto con le indennità di carica dei rappresentanti eletti dal popolo e non con una riduzione dei costi degli apparati: la sola Presidenza del Consiglio ha più addetti (e costa più) del Senato a causa di una pletora di consulenti strapagati e scelti discrezionalmente, la grande maggioranza senza concorso pubblico, in spregio all'art. 97 c. 3 Cost..

    Una riduzione del 10% di tutte le indennità avrebbe comportato un risparmio maggiore della riduzione di 215 senatori.

    Che il costo delle indennità dei senatori consiglieri regionali e sindaci sia pagata dalle loro Regioni o Comuni è un risparmio per il bilancio dello Stato, ma un costo maggiore per Regioni e Comuni, che pagano un'indennità per svolgere un lavoro diverso da quello per cui sono stati eletti, con l'aggravio di indennità di trasferta. E che dire dell'assurdità d’indennità diverse per la stessa funzione senatoriale, ove questa sia svolta dal deputato regionale siciliano, pagato come un parlamentare nazionale, piuttosto che dal sindaco di un piccolo Comune che percepisce 2.000 euro al mese?

    Il nuovo Senato dovrebbe rappresentare le “autonomie”, ma non è vero: rappresenta solo i consigli regionali che scelgono i sindaci all'insaputa dei loro colleghi nella stessa Regione.

    Il nuovo Senato dovrebbe rappresentare le autonomie… Ma allora perché si tiene nascosto che, se il Sindaco di una delle Città Metropolitane (le entità territoriali più importanti) si fa eleggere direttamente, non può essere nominato senatore: un'assurdità.

lunedì 5 settembre 2016

Il dibattito politico - LE RAGIONI DEL MIO NO

di Felice C. Besostri

 

La legge elettorale chiamata Italicum (legge n. 52/2015 entrata in vigore il 23 maggio 2015 e non il 1° luglio 2016, come i sostenitori del sì vogliono far credere) e la revisione, non riforma ma deforma, costituzionale Renzi Boschi sono tra loro strettamente legate, come lo erano il Porcellum (legge n. 270/2005) e la revisione costituzionale Berlusconi-Calderoli. Il Porcellum è stato dichiarato parzialmente incostituzionale, anche con il mio contributo insieme con gli avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani, con la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale e la revisione costituzionale di Berlusconi fu bocciata dal referendum costituzionale del 2006.

    Ora i sostenitori del Sì negano il rapporto tra la legge elettorale e la revisione costituzionale perché temono la stessa sorte. Infatti ben due tribunali italiani Messina e Torino hanno mandato alla Corte l'Italicum su molti aspetti non di poco conto come il premio di maggioranza assegnato con il ballottaggio e i capilista bloccati e pluricandidabili.

    Con procedura d'urgenza le due ordinanze del 17 febbraio Messina e del 5 luglio sono state riunite per l'udienza del 4 ottobre 2016. Se la Corte Costituzionale dovesse applicare all'Italicum i principi della sentenza sul Porcellum la sua sorte sarebbe segnata, ma la composizione della Corte è stata cambiata: è persino entrato il costituzionalista Barbera, uno dei padri spirituali della nuova legge elettorale…

    Sia la legge elettorale che la revisione costituzionale sono state approvate da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale e con l'apporto decisivo e determinante di parlamentari eletti con un premio di maggioranza illegittimo. In un qualunque altro paese basterebbe questo fatto per votare NO, invece non se ne parla quasi...

    Le ragioni del NO non hanno spazio nei mass media televisivi e della stampa quotidiana: anche questo è un motivo per votare NO: cosa deve nascondere il governo se le critiche non possono essere conosciute dal popolo sovrano? Le imprecisioni se taciute ed anche le falsità se ripetute riflettono una concezione del popolo come massa di manovra e non come detentore della sovranità. Non si affronta il merito, ma prima si voleva chiamare il popolo ad un plebiscito sul capo del governo. Visto il fallimento alle elezioni amministrative del giugno, ora la strategia è quella del terrore: se vincesse il NO ci sarebbe una crisi economica e finanziaria.

    La riforma è sbagliata perché riduce i poteri del Parlamento a favore del Governo, complica il processo legislativo, non riduce i costi della politica se non in modo irrilevante, riduce le competenze delle regioni, ma non di quelle più spendaccione, soprattutto quelle a Statuto Speciale, Sicilia e Val d'Aosta in testa, ma premia i consiglieri regionali sicché 74 di loro diventerebbero senatori, insieme a 21 sindaci. In compenso riduce il peso politico ed istituzionale dei residenti all'estero.

    L'Italicum nasce come legge per Camera e Senato, ma di fronte all'impossibilità di trovare un algoritmo che attribuisse lo stesso premio di maggioranza a Camera e Senato, il Senato è stato

stralciato con deliberazione dell'Assemblea l'11 marzo 2014 e solo dopo è stata presentata in data 8 aprile 2014 la revisione costituzionale... con un Senato non più eletto dai cittadini!

    Non solo. Nella prima versione dell'Italicum non era più prevista la figura del “capo politico” della lista: un assurdo. Il capo politico di una lista è il leader del partito che la presenta. La ragione si capisce, perché non è vietato scrivere il nome del capo nel logo della lista, con la carica cui aspira: pensate all'effetto di un Renzi o Boschi PRESIDENTE. La figura del capo politico ricompare non a casa quando il premio non viene più attribuito solo al primo turno con il 37% dei voti, ma in seguito al ballottaggio tra le due liste più votate, se nessuna lista raggiunge il 40% dei voti validi espressi, cioè calcolando anche le schede bianche e i voti per liste sotto soglia del 3%. Se vi è un ballottaggio tra due liste in realtà vi è un ballottaggio tra i due “capi politici” delle liste, cioè di fatto eleggere in modo ipocrita il Primo Ministro, facendo finta che non si cambia la forma di governo parlamentare irridendo alle competenze del Presidente della Repubblica previste da un art. 92 Cost. formalmente non toccato dalla revisione. Se vuoi eleggere il Primo Ministro fai una riforma costituzionale senza ipocrisie e non una legge elettorale: in ogni caso lo dici con chiarezza e non lo nascondi con un trucco.

 

(1/3 - Continua)