lunedì 5 settembre 2016

Il dibattito politico - LE RAGIONI DEL MIO NO

di Felice C. Besostri

 

La legge elettorale chiamata Italicum (legge n. 52/2015 entrata in vigore il 23 maggio 2015 e non il 1° luglio 2016, come i sostenitori del sì vogliono far credere) e la revisione, non riforma ma deforma, costituzionale Renzi Boschi sono tra loro strettamente legate, come lo erano il Porcellum (legge n. 270/2005) e la revisione costituzionale Berlusconi-Calderoli. Il Porcellum è stato dichiarato parzialmente incostituzionale, anche con il mio contributo insieme con gli avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani, con la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale e la revisione costituzionale di Berlusconi fu bocciata dal referendum costituzionale del 2006.

    Ora i sostenitori del Sì negano il rapporto tra la legge elettorale e la revisione costituzionale perché temono la stessa sorte. Infatti ben due tribunali italiani Messina e Torino hanno mandato alla Corte l'Italicum su molti aspetti non di poco conto come il premio di maggioranza assegnato con il ballottaggio e i capilista bloccati e pluricandidabili.

    Con procedura d'urgenza le due ordinanze del 17 febbraio Messina e del 5 luglio sono state riunite per l'udienza del 4 ottobre 2016. Se la Corte Costituzionale dovesse applicare all'Italicum i principi della sentenza sul Porcellum la sua sorte sarebbe segnata, ma la composizione della Corte è stata cambiata: è persino entrato il costituzionalista Barbera, uno dei padri spirituali della nuova legge elettorale…

    Sia la legge elettorale che la revisione costituzionale sono state approvate da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale e con l'apporto decisivo e determinante di parlamentari eletti con un premio di maggioranza illegittimo. In un qualunque altro paese basterebbe questo fatto per votare NO, invece non se ne parla quasi...

    Le ragioni del NO non hanno spazio nei mass media televisivi e della stampa quotidiana: anche questo è un motivo per votare NO: cosa deve nascondere il governo se le critiche non possono essere conosciute dal popolo sovrano? Le imprecisioni se taciute ed anche le falsità se ripetute riflettono una concezione del popolo come massa di manovra e non come detentore della sovranità. Non si affronta il merito, ma prima si voleva chiamare il popolo ad un plebiscito sul capo del governo. Visto il fallimento alle elezioni amministrative del giugno, ora la strategia è quella del terrore: se vincesse il NO ci sarebbe una crisi economica e finanziaria.

    La riforma è sbagliata perché riduce i poteri del Parlamento a favore del Governo, complica il processo legislativo, non riduce i costi della politica se non in modo irrilevante, riduce le competenze delle regioni, ma non di quelle più spendaccione, soprattutto quelle a Statuto Speciale, Sicilia e Val d'Aosta in testa, ma premia i consiglieri regionali sicché 74 di loro diventerebbero senatori, insieme a 21 sindaci. In compenso riduce il peso politico ed istituzionale dei residenti all'estero.

    L'Italicum nasce come legge per Camera e Senato, ma di fronte all'impossibilità di trovare un algoritmo che attribuisse lo stesso premio di maggioranza a Camera e Senato, il Senato è stato

stralciato con deliberazione dell'Assemblea l'11 marzo 2014 e solo dopo è stata presentata in data 8 aprile 2014 la revisione costituzionale... con un Senato non più eletto dai cittadini!

    Non solo. Nella prima versione dell'Italicum non era più prevista la figura del “capo politico” della lista: un assurdo. Il capo politico di una lista è il leader del partito che la presenta. La ragione si capisce, perché non è vietato scrivere il nome del capo nel logo della lista, con la carica cui aspira: pensate all'effetto di un Renzi o Boschi PRESIDENTE. La figura del capo politico ricompare non a casa quando il premio non viene più attribuito solo al primo turno con il 37% dei voti, ma in seguito al ballottaggio tra le due liste più votate, se nessuna lista raggiunge il 40% dei voti validi espressi, cioè calcolando anche le schede bianche e i voti per liste sotto soglia del 3%. Se vi è un ballottaggio tra due liste in realtà vi è un ballottaggio tra i due “capi politici” delle liste, cioè di fatto eleggere in modo ipocrita il Primo Ministro, facendo finta che non si cambia la forma di governo parlamentare irridendo alle competenze del Presidente della Repubblica previste da un art. 92 Cost. formalmente non toccato dalla revisione. Se vuoi eleggere il Primo Ministro fai una riforma costituzionale senza ipocrisie e non una legge elettorale: in ogni caso lo dici con chiarezza e non lo nascondi con un trucco.

 

(1/3 - Continua)