Sul superamento del bicameralismo paritario c'era in Italia un vastissimo consenso. Si sarebbe potuti tranquillamente passare a un sistema monocamerale, a un Senato simile al Bundesrat tedesco, ovvero a un Sénat, o al Senado modello spagnolo, che è espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi. Cosa è successo, invece?
di Felice C. Besostri
Sul superamento del bicameralismo paritario c'era in Italia un vastissimo consenso. Bisognava profittarne per fare una riforma condivisa, invece siamo passati da un bicameralismo paritario a un bicameralismo confuso e pasticciato. La scelta non sarebbe mancata: si sarebbe potuti tranquillamente passare a un sistema monocamerale, ovvero ad un Senato simile al Bundesrat tedesco, ovvero a un Sénat alla francese dove sono veramente rappresentate le autonomie, o al Senado modello spagnolo, che è espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi.
Cosa è successo, invece? Su 100 nuovi seggi sono stati attribuiti 2 Senatori alla Val d'Aosta con 126.806 abitanti e 4 alla Regione Trentino Alto Adige con 1.029.475 abitanti, che ne avevano rispettivamente 1 e 7 su 315: in tal modo queste due regioni raddoppiano il loro peso percentuale sulla camera alta.
Poi si sono tolti i 6 senatori della circoscrizione estero, rappresentativi di diversi milioni di cittadini italiani residenti fuori dall'Italia. Nella logica (sbagliata) dei falsi riformatori poteva almeno essere conservata una quota di Senatori esteri demandandone la nomina ai Comites o ad altre nuove forma di rappresentanza.
La combinazione di legge elettorale e revisione costituzionale rende gli italiani all'estero cittadini di serie C. In serie A ci sono i cittadini della Val d'Aosta e del Trentino Alto Adige che eleggono al primo turno complessivamente 12 deputati 9 in collegi uninominali e 3 (in Trentino Alto Adige) di recupero proporzionale, cioè un territorio con 1.156.281 abitanti elegge lo stesso numero di deputati della Circoscrizione estero, che però non parteciperanno al ballottaggio.
Di serie B il resto degli italiani, che votano senza collegi uninominali, con un recupero proporzionale del 37,5%. e con i capolista bloccati. Questo Senato “nuovo” è proprio un pasticcio. Che dire?
All'art. 57 Cost. si parla di eleggere i senatori con metodo proporzionale, ma si dice così tanto per prendere in giro gli elettori. In 10 circoscrizioni su 21 si elegge un solo senatore consigliere regionale, ma in 2 circoscrizioni vengono poi eletti 2 senatori consiglieri regionali! Il metodo proporzionale, obbligatorio per il nuovo art. 57 Cost., è inapplicabile.
La revisione del Senato è una grande prova di incapacità normativa: non si sa ancora come i cittadini elettori parteciperanno alla nomina.
Sognando una Camera dominata dal PD ora, o da un Partito della Nazione domani, inteso come forza egemone nella maggior parte delle regioni e province autonome è stato sostanzialmente prefigurato un assetto tale per cui alle opposizioni (ad esagerare) verranno attribuiti 13 senatori su 100. Evviva la rappresentanza delle autonomie.
Ma che succederebbe con un Senato nuovo dove, per una bizzarria del caso tripartitico, prevalesse una maggioranza difforme da quella della Camera? Grazie all’art. 70 Cost. questo Senato nuovo potrebbe allora ritardare e bloccare tutta la “legislazione paritaria”, che non si riduce solo alle leggi costituzionali o elettorali, ma include anche e soprattutto quelle di carattere generale sulle forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea. Stavolta, però, in caso di contrasto tra le due Camere, non ci sarebbero più i rimedi bicamerali paritari perché il governo non avrebbe alcuna facoltà di porre la fiducia su una legge al Senato, né il Presidente potrebbe sciogliere la camera alta ex art. 88 Cost., qualora ci fossero maggioranze disomogenee.
Dunque, la funzione legislativa non è stata semplificata. E ciò sia detto a prescindere dal fatto che il problema dell'Italia non è lo sveltimento dell’attività legislativa, ma semmai l'esistenza di troppe leggi confuse e contradditorie. Con due Camere, che si frenano a vicenda, già legiferiamo più della Germania e della Francia, con una sola Camera al servizio del Governo ci saranno ancora più leggi. Dopodiché il punto è che noi facciamo leggi-provvedimento, cioè norme che in altri paesi si licenziano via regolamenti governativi. Questo peso del bicameralismo si sarebbe potuto ovviare con semplici riforme dei regolamenti parlamentari. Sul superamento del bicameralismo perfetto vedi sopra.
La situazione può farsi grave per l'attuazione del diritto UE. Finora si era trovata una soluzione molto snella perché le due Camere delegavano per legge il Governo all’attuazione delle Direttive Comunitarie. Ma ora? Brandendo il nuovo art. 71 il Senato non rinuncerà certo a una delle materie più importanti nella “legislazione paritaria” di sua competenza…
Ultimo tema, per concludere: il vero scandalo di questa revisione costituzionale sta nell’ultima frase dell'art. 40 c.3 del ddl costituzionale che recita così: “Restano validi ad ogni effetto i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzi”.
Che significa?! Significa che con la “riduzione dei costi della politica” si sono in realtà costituzionalizzati i… costi della politica. Diventano intangibili i vitalizi e gli altri privilegi degli ex parlamentari come pure i contratti a trattativa privata che hanno arricchito chi affittava edifici alle Camere, eseguiva lavori o effettuava forniture!
Ora, questa non è una norma che possa stare in una Costituzione. E perciò non se ne parla. Infatti, in tutti i dibattuti pubblici, quando si chiedono spiegazioni sul punto, non si hanno risposte. (3/3 – Fine)