lunedì 24 settembre 2012

Spini alle primarie del Centro-Sinistra ?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


Progettiamo il futuro: giovani, crescita e partecipazione

 

In un momento di crisi dei partiti e della rappresentanza, che si accompagna ad una situazione per molti versi drammatica del nostro Paese, investito da una crisi economica e finanziaria senza precedenti, pensiamo che sia necessario inaugurare una stagione di nuova partecipazione alla vita politica, democratica e sociale del Paese.

    Crisi economica e futuro incerto rappresentano la cornice stabile in cui i giovani di oggi sono abituati a vivere: una generazione esclusa, una generazione senza lavoro, senza rappresentanza e senza casa.

    Essere giovani è invece poter inaugurare visioni affermative di progettazione del futuro e di rilettura del passato: è nuova creazione di valore, nuova produzione di senso, esplorazione di infiniti possibili.

    Quante energie vengono sprecate a causa della mancanza di azioni di valorizzazione di questo grande capitale umano collettivo?

    Ripartire dai giovani è riattivare la crescita, stimolare la partecipazione.

    Gli elementi fondamentali per costruire un futuro di cambiamento sono la conoscenza, la condivisione, la dimensione sociale, la coesione, la valorizzazione delle soggettività e dell’iniziativa individuale.

    In sintesi, un nuovo patto intergenerazionale che tenga insieme il Paese e ne ridisegni il futuro per una crescita equilibrata.

    Non accettiamo la forbice tra difesa dell’esistente e nuovismo a tutti i costi, spesso privo di contenuti. Così come non accettiamo ambiguità su molti altri temi: dalla riforma elettorale al taglio dei parlamentari, dall’uguaglianza dei diritti civili per tutti ad una crescita rispettosa dell’ambiente e perequata.

    Proprio perché, come giovani, vogliamo impegnarci in prima persona, vogliamo fare una scelta aldilà delle categorie tradizionali e guardare alla sostanza delle battaglie fin qui condotte dagli esponenti politici.

    Chiediamo a Valdo Spini di accettare la nostra richiesta di mettersi alla guida di una classe dirigente credibile, che abbia nel rapporto fra l’esperienza di chi ha dimostrato di sapere fare per davvero e l’intraprendenza di chi, magari per la prima volta, vuole diventare protagonista, la ragione del proprio essere e la realizzazione dei propri valori. Per questo chiediamo a Valdo Spini di candidarsi per le primarie di Centro-Sinistra. Crediamo che Spini possa essere un vero garante di serietà, coerenza, passione civile e rinnovamento: le nostre istanze possono trovare concreta risposta ed attenzione nel suo impegno costante, in tutte le sedi in cui opera.

    Per riformare la politica e le istituzioni, per una nuova crescita fatta di cultura, territorio, ambiente e sviluppo, per ‘fare comunità’ attraverso coesione e solidarietà, per un nuovo patto intergenerazionale e per un nuovo futuro per il Paese, chiediamo a Spini di essere la guida di una rinnovata classe dirigente, fatta di quell’unione tra generazioni che veda nei giovani e nella questione di genere i propri assi di riferimento.


Paola Barile, Tommaso Codignola, Luca Giorgetti, Alessandro Guadagni (Giovani del Circolo Rosselli), Dario Orzali (Giovani del Circolo Rosselli), Umberto Pascucci. Hanno manifestato la loro adesione all’appello, fra gli altri, anche Federico Perugini (Circoscrizione V del Comune di Firenze), Sebastiano Di Francesca, Giovanna Amato.

 

Quaderno Rosselli dedicato

ad Amelia Pincherle Rosselli


Il 22 settembre 2012 alle 10.30, al Festival della letteratura di Narni, presso il Museo Eroli, presentazione di Una donna nella storia. Vita e letteratura di Amelia Pincherle Rosselli, di Giovanna Amato, con scritti di Biancamaria Frabotta e Marina Calloni, n.1/2012 dei QCR (Alinea editrice). Conversazione con Esther Basile, Francesco De Rebotti, Antonio Fresa.

 

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


Libertà repubblicane e dimensione sociale


In quanto "libere" le istituzioni repubblicane non possono legittimare, come ricordano Salmi e Morigi, il dominio dell’uomo sull’uomo. Prosegue la riflessione intorno al volume "Repubblica, repubblicanesimo e repubblicani in Italia, Portogallo, Brasile in prospettiva comparata".


di Rino Giuliani

Istituto Fernando Santi, Roma


Una ricerca storica sull’arco di tempo che va dagli anni della prima internazionale alla fine della monarchia sabauda non può non imbattersi ai diffusi fenomeni di contaminazione reciproca fra repubblicani e socialisti riformisti come pure fra quest’ultimi e i loro compagni sindacalisti rivoluzionari. Erano questi con il linguaggio di oggi dei repubblicani “senza se e senza ma ”. Questa contaminazione si fonda sulla convinzione che fra liberalismo e comunitarismo sussista una sorta di terza via, il neo-repubblicanesimo, appunto, che si proietta, fino alla nostra Costituzione per canali e forme fra loro diversi ma non antagonisti.

    Seguendo lo svolgimento del saggio di Salmi e Morigi un primo punto cardine della elaborazione è, a mio giudizio, quello della instaurazione e della vita delle repubbliche romane del medioevo.

    In tema di ascendenze del repubblicanesimo, per un non “addetto ai lavori”, qual è chi scrive queste note, è apparso di grande interesse (e più convincente del richiamo ad Aristotele) il riscontro della tradizione che inizia con l’antica Roma e prosegue a varie riprese nelle citate repubbliche medievali.

    Calasso ha scritto pagine memorabili sulla traditio di valori, validi anche per il futuro, pervenutici grazie all’iterazione di una cultura anche, ma non solo giuridica, segnalando nel campo privatistico nessi e trasformazioni dalle norme del diritto romano in direzione di quello divenuto consuetudinario nel medioevo. Ciò avvenne per una meritoria azione dei grandi centri di cultura e di potere politico costituiti dalle abbazie.

    La repubblica romana di Cola di Rienzo con il suo governo di tredici priori, citata nel testo, fu un’emblematica anticipazione della Repubblica romana di Mazzini, la quale si diede un’effimera quanto però fondamentale Costituzione (penso in specie agli otto “principi fondamentali”). Essa ci offre una misura di come istituzioni e individui risultino vincolati a una praxis che fa e disfa. I rapporti e le correlazioni di forza restano pur sempre un dato ineliminabile nell’esercizio del conflitto sociale che è legittimo e che viene invece escluso da una società come quella comunitaristica, che per principio lo vieti (anche se Lombardo Radice, scrivendo nel 1956, la associa anche a quest’ultima).

    Già la repubblica gentilizia instaurata intorno alla fine dell’anno 1000 dagli aristocratici romani costituitisi in Senato (divenuto poi il Senato plebeo del 1143), si collocava in continuità con la Roma antica, rivendicando perciò il diritto di eleggere il papa e l’imperatore.

    Il popolo romano mette in atto altalenanti comportamenti tra autenticazione della falsa donazione costantiniana, l’instaurarsi di un cristianesimo dogmatico e il prevalere della potente famiglia Pierleoni nella vita della città come nelle vicende del papato. L’istituzione repubblicana sopravvisse nel tempo, fra capovolgimenti di alleanze con gli imperiali e con gli amici stranieri di papi (più mondani che dediti alla missione salvifica).

    Il programma di Cola di Rienzo (“il popolo romano è la fonte di ogni potere”) definisce il profilo della sua repubblica. Non tutte le repubbliche sono eguali e non tutti quelli che definiamo repubblicani sono sino in fondo e senza riserve sostenitori del governo del popolo (e basti qui citare una per tutte la Repubblica Sociale Italiana). Cola Di Rienzo voleva una confederazione italiana con capitale Roma. Morì trucidato e appeso ai piedi. Prevalse la ragione di Stato nel cui nome più volte sono stato commessi crimini contro l’umanità. Ma Cola di Rienzo e il contesto che lo aveva espresso seminarono un seme che rinascerà nel Risorgimento, negli suoi ideali d’indipendenza, unità d’Italia e Riforma della Chiesa.

    Machiavelli è un secondo cardine del ragionamento sul neo-repubblicanesimo di Salmi e Morigi. Dapprima Segretario della repubblica fiorentina (fino al 1512) Machiavelli si adattò a vedere il Principe nella famiglia de’ Medici. Il testo (citando il professor Viroli) sottolinea che un filone di umanesimo civile continua a sussistere anche in una Italia che resta a lungo periferia rispetto ai centri mondiali del potere di allora malgrado la calata degli eserciti stranieri e della controriforma.

    In qualche modo Machiavelli coglie e rielabora una determinante essenziale della tradizione repubblicana e cioè il fatto che la libertà non è data dall’assenza d’interferenze (quella che in economia è nota con l’espressione del liberismo “laissez faire”) ma dall’assenza di “dominio”, termine che ritroviamo anche in Gramsci, in diverse forme elaborato, prima del congresso di Lione e dopo nei Quaderni dal carcere.

    Di Machiavelli come traghettatore della tradizione romana antica, filtrata da Polibio (che sostiene vi sia un ripetersi ciclico dei destini degli stati) mi sembra importante richiamare il concetto di virtù che certo è intesa come virtù civile, dei cittadini, ma anche come somma di requisiti di singoli grandi uomini cui ci si deve rivolgere quando l’istituzione, a volte anche per “corrompimento” interno, decade e deve rialzarsi.

    L’ideale repubblicano in Machiavelli appare sincero ma temperato da questa condizione.

    Vi è chi sostiene come “il suo concetto di virtù creò un intimo ponte di collegamento tra le tendenze repubblicane e quelle monarchiche e, senza venir meno ai suoi principi egli potè fondare le sue speranze nel principato dei Medici, al crollare della repubblica fiorentina, e scrivere per loro il libro del Principe. Collegamento intimo che subito dopo gli permise di riprendere nei Discorsi anche il filo repubblicano e di bilanciare la repubblica col principato”, così Federico Meinecke ne L’idea di Stato nella storia moderna.

     Il punto innovativo e moderno di Machiavelli sta nel concetto di “conflitto” considerato come la via di accesso del popolo alla politica e come condizione per lo sviluppo della civile libertà per il consolidamento della repubblica. La forza della repubblica consiste nell’anteporre il principio associativo all’egoistica chiusura individualistica. Il conflitto insomma come risorsa e non come problema.

    Dall’accettazione della lotta sociale conseguono i diritti soggettivi (che emergono dal basso), il rapporto fra appartenenza e cittadinanza e lo stato di diritto a sua volta da porre in connessione con il principio della sovranità popolare.

    Certo la “politica come movimento perpetuo” e il “potere costituente come prodotto di una interna e immanente dinamica sociale” – che Hardt e Negri (citati nel testo) colgono dal pensiero del Machiavelli – non hanno lo stesso significato se, così come li significhiamo noi oggi, li assumiamo per leggere le vicende di Roma nei primi tre secoli del secondo millennio o se, per la comprensione delle vicende legate alla riforma agraria posta in essere fra il 123 ed il 133 a.C. dai tribuni Caio e Tiberio Gracco, adattassimo il noto ben più tardo schema novecentesco “classe contro classe”, che si voleva adottare per la presa del potere all’epoca della Terza Internazionale nel nome di quel determinismo che anche nel testo viene sottoposto a critica.

    La tradizione di Machiavelli che prende e poi cede il testimone di una corsa verso la modernità e l’inverarsi incessante delle vicende storiche sono un tutt’uno con l’esaltazione delle virtù civili e dell’amor patrio repubblicanamente intesi nell’attaccamento alle proprie libere istituzioni. Ma proprio in quanto tali, le libere istituzioni repubblicane non possono legittimate, come ricordano Salmi e Morigi, il dominio dell’uomo sull’uomo. (2/3 - continua)


Stefano Salmi (a cura di), Repubblica, repubblicanesimo e repubblicani in Italia, Portogallo, Brasile in prospettiva comparata", Archetipo Edizioni, Bologna 2012.

 

120 anni di socialismo italiano

SFIDE SOCIALISTE AI SOCIALISTI


Il Gruppo di Volpedo, diventato comproprietario con Critica Sociale dell’Avanti!, tiene il suo quinto convegno annuale, in una temperie politica eccezionale: crisi economica, crisi istituzionale e crisi politica.


di Felice Besostri

dir. nazionale PSI, già portavoce del Gruppo di Volpedo


Due i chiarimenti che metteranno a prova le forze politiche, le primarie del Centro-sinistra e le prossime elezioni, per non parlare del plebiscito quotidiano dei mercati finanziari sullo spread BTP- Bund.

    Le primarie non hanno ancora delle regole, che sono necessarie: non è lo stesso se si vota ad un turno o a due e se la platea degli aventi diritto è previamente definita o invece affidata ai passanti, che decidano di fermarsi in uno o nell’altro (ovvero nell’uno e nell’altro) dei centri di voto. Visto che siamo in tema: per le prossime primarie abbandoniamo la demagogia di far votare i sedicenni e/o gli stranieri con permesso di soggiorno. Le primarie servono per capire quale sia il miglior candidato er vincere le elezioni, devono votare gli elettori, per gli altri organizziamo una consultazione separata.

    Volpedo IV si è tenuto dopo la vittoria alle comunali e provinciali del 2011, come Volpedo III ha costituito un’anticipazione della vittoria a Milano di Pisapia. Il fatto che si sia arrivati al quinto appuntamento annuale nel quadro vivente della piazza Quarto Stato del paese natale di Pellizza da Volpedo è un segno di vitalità e di validità di una formula di aggregazione socialista. Il successo di riflessione politica del convegno di Genova sul 120 anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori ne è stata un’altra conferma in relazione ai contributi ricevuti da leader politici e da illustri intellettuali, come anche da giovani e meno giovani militanti dell’associazionismo socialista.

    Nel corso di quest’anno il Gruppo di Volpedo è diventato il comproprietario con Critica Sociale della storica testata socialista dell’Avanti!, uno dei possibili strumenti per una riaggregazione socialista, che sappia riunire antiche provenienze con recenti approdi. Se guardiamo al di fuori di queste realtà il quadro è sconfortante: i socialisti sono dispersi in una pluralità di partiti, dal PD a SEL, con incursioni persino nella Federazione della Sinistra ed anche, per colmo di ironia, nel partito personale di Di Pietro.

    Neppure il PdL si salva dalle incursioni di ex-socialisti, anzi, proprio perché ex, è l’unico luogo dove abbiano raggiunto posizioni dirigenti. Il PSI, che, se avesse avuto successo la Costituente Socialista, sarebbe stato il centro propulsore di una grande riaggregazione socialista, ha preferito ritagliarsi un ruolo residuale in un accordo con il PD aperto all’UDC più che a SEL. Tuttavia bisogna dire con chiarezza che il PSI non rappresenta tutta l’area socialista, ma ne è parte integrante ed indispensabile: con esso bisogna continuare ad interloquire, anche a costo di delusioni o respingimenti, come hanno potuto constatare rispettivamente il Gruppo di Volpedo e il Network per il Socialismo Europeo, anticipazioni in forma ridotta di una possibile sinistra del futuro con iscritti al PSI, al PD, a SEL, alla Sinistra Civica Arancione, alla CGIL e alla UIL o in attesa della Sezione Italiana del PSE: l’approdo nel socialismo europeo è, scusate il bisticcio di parole, il massimo comun moltiplicatore che li unisce in attesa di essere raggiunti dalla parte maggioritaria della sinistra italiana.

    L’accordo abbozzato PD-SEL con la partecipazione del PSI è, allo stato, la formula meno contraddittoria con l’alleanza progressista, democratica e socialista a livello europeo Al di fuori ci sono riedizioni della Sinistra Arcobaleno, anzi di una Arlecchinata, perché l’aggiunta dell’IdV esclude che sia un sinistra, tanto più se si aggiungesse Grillo, come l’azionista di maggioranza Di Pietro chiede con insistenza.

    L’area socialista ha di fronte una triplice scelta o presenta una propria candidatura alle primarie di Centro-sinistra -se ci pensa l’API, che ha meno voti del PSI, perché no?- ovvero si schiera con Bersani o con Vendola. La terza scelta non è il voto per Renzi, ma la non partecipazione alle primarie. Quest’ultima soluzione sarebbe una pietra tombale per ogni ipotesi di rinascita socialista: sarebbe rinuncia a ricostruire una soggettività socialista, che dovrebbe essere l’ipotesi principale, ma anche ad un ruolo di contaminazione socialista di PD e SEL per ricondurli o condurli nel socialismo europeo. In un caso come nell’altro c’è bisogno di un luogo di aggregazione dell’area socialista, se il PSI ha rinunciato al ruolo, questo non può essere che l’Avanti!. Sulle scelte future peseranno giudizi politici, come quello di cogliere nella candidatura Renzi il vero protagonista dell’operazione centrista, dopo i fallimenti del Terzo Polo e della discesa in campo di Montezemolo ed epigoni o surrogati, e del continuismo delle ricette liberiste di Monti. Un pericolo insidiosissimo, perché formalmente interno al PD, cioè al partner indiscusso di SEL e PSI, divisi tra loro dal giudizio sull’allargamento all’UDC.

    Il renzismo è l’opposto del socialismo europeo, anche delle sue forme più moderate, ed è anche peggio del PPE, in gran maggioranza vincolato ad una visione politica, mentre Renzi anco più di Berlusconi è un format televisivo, il portatore di un’ideologia dello spettacolo sposata alla visione tecnocratica della politica, cioè la negazione della democrazia rappresentativa. Di questo si è discusso ancora poco per una pericolosa sottovalutazione del fenomeno della capacità dirompente di parole d’ordine semplici ed efficaci, che prosperano grazie alla sclerosi delle formazioni politiche tradizionali e allo scarso ricambio, non generazionale o estetico, ma del modo di far politica delle loro nomenklature sempiterne.

 

5° FORUM ANNUALE

DEL GRUPPO DI VOLPEDO

Rete dei circoli socialisti e libertari del Nord-Ovest


Quest’anno, il Forum sarà affiancato anche dalla Festa per l’Avanti!. Lo storico quotidiano socialista è stato sottratto nei mesi scorsi, al termine di una complessa battaglia legale, dalle mani di chi ne aveva illegittimamente infangato il nome.


PROGRAMMA


• Si comincerà alle ore 9.30 con una SESSIONE MATTUTINA, che sarà a sua volta articolata in 3 distinti momenti.

1) Un primo momento (presieduto da Luigi Fasce) sarà incentrato su una riflessione di carattere storico su due grandi e belle figure del sindacalismo socialista del passato. Il titolo sarà il seguente “Se otto ore vi sembran poche... Le belle storie dei socialisti”.

    Le due figure su cui ci si soffermerà saranno quelle di Bruno Buozzi (su cui terrà un intervento Federico Fornaro) e di Modesto Cugnolio (che verrà ricordato da Sergio Negri).


2) Alle ore 10.15 si procederà quindi con un dibattito pubblico (introdotto da Giorgio Brero) sul tema “Crisi: a che punto è la notte?”

    Lia Fubini, dell’Università di Torino, parlerà in particolare de “Le ricadute sulla struttura economica”; Giuseppe Berta, dell’Università Bocconi di Milano, toccherà il tema de “La crisi nel Nord-Ovest d’Italia”; Maurizio Del Conte, dell’Università Bocconi di Milano, parlerà de “Le nuove forme dei lavori”; e il sociologo Guido Martinotti affronterà infine la questione de “Gli effetti sociali e politici”.   

    Seguirà (dalle ore 11.30) una fase di discussione aperta, dopodichè i lavori saranno conclusi alle ore 12.45 da Felice Besostri.



3) Alle ore 13.00, secondo quella che ormai possiamo considerare una tradizione volpediana, realizzeremo quindi la “Fiumana vivente 2012”, ovvero l’abituale foto di gruppo di tutti i partecipanti nei luoghi degli immortali dipinti pellizziani.

    Alle ore 13.30, come d’abitudine, procederemo quindi con il PRANZO SOCIALE, nei locali della vicina Società Operaia di Volpedo. La quota di partecipazione, comprensiva di un piccolo contributo per la copertura delle spese organizzative, sarà di 20,00 euro a persona: le prenotazioni verranno raccolte in piazza durante la mattinata.

    Alle ore 14.30, tornati in Piazza Quarto Stato, si aprirà dunque la SESSIONE POMERIDIANA, che a sua volta sarà articolata in 3 momenti.

    - Cominceremo innanzitutto con la Presentazione del progetto del nuovo Avanti! che verrà illustrato da Rino Formica (direttore del nuovo Avanti!) e da Stefano Carluccio, (direttore della “Critica Sociale”).

    - Procederemo poi alle ore 15.00 con un ricordo di Gaetano Salvemini nel 55° anniversario della morte, su cui relazionerà Marco Brunazzi dell’Istituto Salvemini di Torino.

    - Infine alle ore 15.30 si terrà una tavola rotonda (introdotta e presieduta da Marilena Arancio) sul tema Verso la terza repubblica? La Sinistra tra partiti, movimenti e liste civiche.

    Interverranno il sindaco di Milano Giuliano Pisapia; il consigliere regionale toscano Pieraldo Cucchi (PSI); il deputato del PD Andrea Orlando presidente del Forum Giustizia.


• Alle ore 17.30 Dario Allamano, portavoce del Gruppo di Volpedo, trarrà quindi delle conclusioni sui lavori della giornata.


• Infine, prima di chiudere, si procederà con la consueta approvazione dei documenti politici che impegneranno l’attività del gruppo di Volpedo per il prossimo anno.


Utili indicazioni sul sito del Gruppo di Volpedo www.gruppodivolpedo.it.

 

Parliamo di socialismo

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/


Il verdetto olandese


Chi temeva che le elezioni politiche olandesi avrebbero visto il successo di formazioni politiche contrarie o critiche nei confronti dell’euro, può tirare un sospiro di sollievo.


di Alfonso Isinelli


La destra di Wilders, che aveva cambiato il suo obiettivo dalla lotta agli immigrati all’uscita dalla moneta unica, è stato pesantamente punito, dimezzando i consensi; il partito socialista di Roemer, che propugnava, come Siryza in Grecia o SEL in Italia, una totale revisione del fiscal compact e ancora ad agosto nei sondaggi veniva segnalato come primo partito, ha confermato lo striminzito dieci per cento di tre anni fa.

    A vincere, guadagnando emtrambi dieci seggi rispetto alle precedenti consultazioni, sono stati i partiti pro-Europa: i liberal-conservatori del premier uscente Rutte, che in campagna elettorale ha smussato i toni da falco riguardo al rispetto delle regole di bilancio ed i laburisti trascinati dal nuovo leader Samsom, proveniente dalle fila del movimento ambientalista, grande carisma oratorio, che propone in linea con i socialisti francesi, un approccio graduale nei confronti del debito pubblico: meno austerity, investimenti per la crescita, consolidamento delle politiche di welfare.

    E’ quasi sicuro che si vada verso un “governissimo” fra le due principali forze politiche, prospettiva che molto probabilmente potrebbe verificarsi anche in Germania, a maggior ragione dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca che prevede maggioranze parlamentari qualificate per incrementi del fondo salva-stati, ed in Italia sia pur in forme tutte da verificare.

    L’impressione che si ricava dalle ultime tornate elettorali in Europa, ad eccezione della Grecia, il cui voto è stato inevitabilmente condizionato dalla durissima crisi economico-sociale, è che i sentimenti anti europei, siano ancora minoritari: alla classe politica continentale il compito di non far divampare la brace del malcontento che cova sotto la cenere.

 

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


Obama e Romney sulla povertà negli Stati Uniti


(NEV/ENI) – Cosa pensano i candidati alle elezioni presidenziali USA dell'alto tasso di povertà presente nel loro paese? Qual è il loro piano per rispondere agli oltre 12 milioni di bambini che vivono in condizioni tali da non avere un'adeguata alimentazione? Cosa intendono fare a proposito Barak Obama e Mitt Romney?

    Sono le domande che l'organizzazione umanitaria ecumenica “Circle of Protection” (CoP), ha posto ai due candidati alla Casa Bianca, chiedendo loro di esprimere attraverso un video una dichiarazione di intenti. Obama e Romney hanno risposto alla sollecitazioni e le loro dichiarazioni sono disponibili sul sito di CoP (http://circleofprotection.us/). I due video sono offerti senza commenti, né dichiarazioni sono state rilasciate sulle posizioni dei due candidati dai responsabili di CoP, il cui compito non è appoggiare l'uno o l'altro dei due uomini politici.

    “Il nostro compito è invece enfatizzare la chiamata di Gesù ad agire per gli ultimi e i minimi e far sì che la questione della povertà non scompaia dal dibattito politico”, sottolinea un comunicato dell'associazione.

 

 

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it


Monti-Marchionne, sabato l'incontro


Il premier vede l'ad del Lingotto sabato 22 settembre, riunione a Palazzo Chigi alle 16. Presenti anche Fornero e Passera. "Verranno illustrate le prospettive del gruppo, con particolare riguardo all'Italia". Camusso: Marchionne non dà risposte al paese


Il presidente del Consiglio Mario Monti oggi pomeriggio (18 settembre) ha avuto una conversazione telefonica con Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, convenendo di incontrarsi sabato 22 alle 16 a Palazzo Chigi. E' quanto si legge in un comunicato di Palazzo Chigi.
    "Nell'occasione - spiega la nota - verrà fornito il quadro informativo sulle prospettive strategiche del gruppo Fiat, con particolare riguardo all'Italia". Viene quindi fornita la lista degli altri partecipanti alla riunione: il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, il presidente della Fiat, John Elkann.

    Oggi proprio Marchionne aveva parlato su Repubblica, intervistato dal direttore Ezio Mauro, e rispondendo alle molteplici accuse mosse dopo l'annuncio dell'abbandono del piano Fabbrica Italia.

    "Io non ho mai parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via. Le assicuro che ci vuole una responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi", ha affermato Marchionne nell'intervista. Però, alla Fiat non si può pensare "come a un'azienda soltanto italiana". La Fiat "opera nel mondo, con le regole del mondo. Per essere chiari: se io sviluppo un'auto in America e poi la vendo in Europa guadagnandoci, per me è uguale, e deve essere uguale", a suo avviso.

    "Marchionne ha tenuto una posizione molto difensiva, nella quale, però, non dà le risposte di cui il Paese ha bisogno". Questo il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rilasciato dopo l'intervista dell'ad del Lingotto.

 

IPSE DIXIT

Mancanza d'idee - «La guerra non mi suggerisce nessuna idea degna di essere comunicata.» – Franz Kafka

Quando - «Quando lo Stato si prepara ad assassinare, si fa chiamare patria.» – Friedrich Dürrenmatt

Lo chiamano impero - «Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto, lo chiamano pace.» – Tacito

 

Orioles: "Vorrebbero fermare I Siciliani Giovani"

La Catena di San Libero


di Giorgio Ruta

www.ossigenoinformazione.it


OSSIGENO – 10 settembre 2012 – “Al Sindaco e alla sua giunta non è andato giù che le vicende del Comune di Falcone siano uscite dal paese”. Antonio Mazzeo spiega così la querela ricevuta dal primo cittadino del piccolo centro del messinese, Santi Cirella. Il giornalista de I Siciliani Giovani, mensile diretto da Riccardo Orioles, è stato accusato, a fine agosto, di aver diffamato a mezzo stampa l’amministrazione comunale del paese, avendo riferito gravi accuse di condizionamento criminale delle elezioni del 2011. A sua volta Orioles commenta la strana vista di ladri che non hanno rubato niente

 

Mazzeo aveva pubblicato i contenuti di un documento siglato da un movimento di opposizione, in cui vengono spiegati i motivi per cui il Comune andrebbe sciolto per infiltrazione mafiosa. Il giornalista ha pure raccontato gli scempi dovuti ad una pesante speculazione edilizia.

    Lui è ancora incredulo: “Non so cosa pensare: che questa querela contro di me è un’iniziativa contro il diritto dei cittadini di Falcone di sapere ciò che accade. Questa querela contiene un messaggio chiarissimo: qui i giornalisti non devono entrare”, spiega ad Ossigeno.

    I Siciliani giovani, che riprende il lavoro dello storico mensile diretto da Pippo Fava (I Siciliani), negli ultimi tempi ha ricevuto attenzioni sospette. Appena qualche giorno prima dell’annuncio della querela contro Mazzeo, qualcuno è entrato in casa del direttore della testata, Riccardo Orioles, storica penna del giornalismo siciliano. Ma dall’abitazione del giornalista, che risiede a Milazzo, non è stato portato via nulla: alcuni documenti sono però stati spostati dai cassetti e messi sopra una scrivania. Per Orioles il messaggio è chiaro: “Vogliono dirmi: a casa tua entriamo e usciamo quando ci pare a noi”, dice ad Ossigeno. “La cosa che mi allarma – racconta il direttore – è che hanno deciso di entrare proprio quando io ero a Milazzo. Avrebbero potuto entrare più tranquillamente quando io ero in viaggio, visto che io sono via per buona parte del mese. Penso sia un messaggio preciso contro il nostro mensile”.

    Ci si chiede dunque se fra i due episodi – la querela a Mazzeo e l’introduzione clandestina in casa di Orioles – ci possa essere un qualche collegamento. Secondo il direttore del mensile non si può escludere, la cosa non è impensabile. Più cauto Antonio Mazzeo: “E’ impossibile dire che ci sia un collegamento tra il mio articolo e il ‘furto’. Ma senz’altro si può dire che I Siciliani Giovani è un giornale che comincia a preoccupare qualcuno: qualcuno che per non perdere la faccia si muove nel tentativo di condizionarci”.

    Per Mazzeo però c’è un elemento positivo da sottolineare: la solidarietà. “Non siamo stati lasciati soli. Si sono schierati con noi tanti gruppi e tante personalità della cultura e del giornalismo. Nonostante il pessimo stato di salute dei diritti, per fortuna nel nostro paese c’è ancora  uno zoccolo duro della società che crede nella democrazia reale”.

 

 

 

120 anni di socialismo italiano


Festa Nazionale Socialista a Perugia


Prende il via oggi la Festa Nazionale Socialista, che quest'anno si tiene al Parco dell'Arringatore di Pila a Perugia e si protrarrà fino al 16 settembre.


Cinque giorni di dibattiti, confronti politici, intrattenimento, spettacoli, in cui si alterneranno i maggiori protagonisti della vita politica, economica, culturale del Paese.

    Alla Festa Nazionale Socialista si toccheranno temi come il lavoro, i diritti civili, giovani, fisco, merito, giustizia e il tema tornato attuale della trattativa Stato-mafia.

    Perugia sarà anche il cantiere in cui progressisti, riformisti, socialisti e il mondo cattolico democratico, si potranno confrontare per preparare il terreno delle alleanze in vista delle prossime elezioni politiche.

    Saranno presenti il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, che venerdì 14 sarà intervistato dal direttore del Tg3, Bianca Berlinguer, in un faccia a faccia con Riccardo Nencini, segretario del PSI, che lo vedrà anche protagonista, insieme al Presidente Udc Pier Ferdinando Casini, di un confronto dal titolo "Popolari e Socialisti: per amore dell'Italia", moderato dal Direttore di Rai 1, Mauro Mazza, giovedì 13.

    Attesa anche la partecipazione del leader di Sel, Nichi Vendola. Tra gli altri ospiti, il sottosegretario Gianfranco Polillo (ven 14), il Presidente Cnr, Luigi Nicolais (giov 13), il sottosegretario di Stato, Salvatore Mazzamuto (sab 15) , e poi ancora Susanna Camusso (merc 12), Stefano Caldoro (merc 12), Gennaro Migliore (giov 13) e Francesco Ferrara (ven 14) di Sel, Alessandro Cecchi Paone (merc 12), Andrea Orlando (giov 13), Mario Staderini (giov 13) , Nicola Latorre (ven 14), Agazio Loiero (sab 15), Enzo Carra (sab 15), Beppe Fioroni (ven 14), Luisa Todini (merc 12), Carlo Vizzini (ven 14) e molti altri.

    E' previsto uno spazio gestito dai giovani. Claudia Bastianelli, segretaria nazionale della FGS, intavolerà un dibattito sul merito e le opportunità delle nuove generazioni con i segretari nazionali giovanili dei maggiori partiti politici (sab 15).

    La grande novità della Festa Socialista 2012 è lo spazio dedicato alle "Primarie delle Idee": il Psi ha voluto pensare ad uno strumento di partecipazione democratica che fosse vicino ai cittadini, i quali potranno esprimere, durante tutto il corso della festa, le proprie opinioni rispondendo ad un questionario in cui ognuno potrà portare il proprio contributo e dire come immaginano o vorrebbero l'Italia. I risultati saranno resi noti alla fine della festa, domenica 16 settembre.


Sul sito del Partito Socialista Italiano, www.partitosocialista.it è disponibile, oltre che il programma integrale della festa, la diretta streaming di tutti i dibattiti in corso a Perugia. Sul sito www.Avantionline.it oltre alla diretta web, ci saranno gli approfondimenti e le interviste della redazione in uno spazio interamente dedicato alla festa. Con Facebook e su Twitter, dal profilo del Segretario Nazionale @nencinipsi e quello del Psi, @PartSocialista, con l'hashtag #FestaSocialista, si può seguire la diretta ponendo delle domande ai relatori e intervenendo alle discussioni. Ci saranno spazi dedicati al tempo libero, librerie, stand, e buon cibo. Wi-fi free in tutta l'area festa.

 

L'Istituto di studi filosofici e la biblioteca che non c'è

LAVORO, DIRITTI, CULTURA

a cura di www.rassegna.it



Intellettuali e cittadini di tutto il mondo hanno accolto l'appello lanciato dall'Istituto, raccogliendo le firme necessarie per chiedere che i 300mila libri trovino finalmente una giusta collocazione


di Sara Picardo  


“M'inganneranno, forse, la vecchiaia e il timore, ma sospetto che la specie umana - l'unica - stia per estinguersi, e che la Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta”. Così scriveva Jorge Luis Borges nel suo racconto La Biblioteca di Babele del 1941. Oggi, nel 2012, può valere esattamente il contrario: non è, per fortuna, la specie umana a rischiare l'estinzione, ma un fondo inestimabile di circa 300mila volumi che compongono il nucleo principale della biblioteca dell'Istituto italiano di Studi Filosofici di Napoli.

    Negli ultimi giorni, intellettuali e cittadini di tutto il mondo hanno accolto l'appello lanciato dall'Istituto, raccogliendo le firme necessarie per chiedere che i libri, ubicati in 14 depositi chiusi nella periferia partenopea, trovino finalmente una giusta collocazione.

    Ma questo non è che l'ultimo passaggio di una lunga storia tutta “all'italiana” dal retrogusto amaro. A raccontarcela è l'avvocato e studioso Gerardo Marotta, un uomo di 85 anni che non ha mai smesso “studiare e sperare” e che, in mezzo secolo di pazienti ricerche presso fondi librari e antiquari in tutta Europa, ha raccolto a sue spese i 300mila, preziosi, tomi. Proprio dall'ostinata passione di quest'uomo di legge è nato il nucleo fondamentale dell'Istituto fondato nel 1975 a Roma, nella sede dell’Accademia dei Lincei, da Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e da Gerardo Marotta stesso, che ne è anche il presidente.


    L'Unesco ha definito già negli anni 90 questo fondo come “unico e inestimabile” e l'Unione Europea in più di un'occasione ha stanziato specifici fondi per la sua salvaguardia. Anche la Sovrintendenza ai beni librari della Regione Campania, nel 2008, ha riconosciuto il valore di questa raccolta dichiarando che essa “presenta i segni di uno sforzo ragionato di gestione e sviluppo, frutto, non di casuale sedimentazione, ma delle attività di studio, ricerca e formazione promosso dall'Istituto di appartenenza”. La delibera attesta inoltre “il grande valore bibliografico e culturale” della biblioteca e decreta “la necessità di salvaguardarne l'inscindibile legame con l'Istituto di emanazione” e “l'opportunità e l'utilità sociale di predisporne le migliori condizioni di fruizione pubblica”.

    Belle parole, cui però non sono seguiti i fatti. “Non abbiamo più i soldi per pagare i depositi presi in affitto per i libri e per mandare avanti le tante attività che l'Istituto svolge nelle scuole di tutta Italia – ci racconta l'avvocato, con la voce stanca per la corsa contro il tempo degli ultimi mesi –. A breve scadranno gli affitti di alcuni magazzini e per noi si aprirà un baratro insostenibile”.

    Eppure un posto per accogliere i volumi c'è, ed è stato assegnato all'Istituto tanti anni fa'. “Nel 2001 – ci spiega Marotta – la regione con una apposita delibera, la numero 6039, individuò come sede della biblioteca i locali dell'ex-Coni in Piazza Santa Maria degli Angeli, a pochi passi da Palazzo Serra di Cassano, il bellissimo edificio dove ha sede l'Istituto, che purtroppo non può ospitare la biblioteca a causa di un'altra questione lunga e annosa. Pensavamo fosse fatta: la memoria da noi raccolta poteva trovare una giusta sede e la vicinanza della Biblioteca con l'Istituto poteva assicurare agli studiosi una facile fruizione”.

    Ma poi il diavolo ci ha messo lo zampino, o meglio la Regione, nel 2011 con una nuova delibera, la numero 283, che stravolge letteralmente il progetto originario per cui erano stati stanziati anche specifici fondi europei, e prospetta per i locali dell'ex-Coni l'utilizzazione “come fondo iniziale dei volumi che obbligatoriamente vengono trasmessi in copia alla Regione Campania da editori e aziende tipografiche allorquando pubblicati” e l'attivazione di una Biblioteca pubblica “a scaffale aperto”.

    Un progetto che non solo rovinerebbe la razionalità interna della raccolta dell’Istituto, specchio di una dimensione culturale internazionale e non regionale, ma inoltre non permetterebbe materialmente l'allocazione della raccolta , la cui dimensione è tale da occupare per intero lo spazio dei locali con scaffalature compatte.

     “Con il nostro Istituto abbiamo svolto corsi in migliaia di scuole, circa 700 l'anno. Con la riduzione progressiva dei fondi e il loro successivo esaurimento nel 2009, con il governo Berlusconi, ad oggi riusciamo a seguirne circa 200 a nostre spese” sottolinea lo studioso. “Abbiamo svegliato la memoria storica in tante scolaresche meridionali attraverso il racconto di quella che fu la Repubblica partenopea del 1799. Abbiamo creato scuole filosofiche che esistono tutt'oggi a Londra, Parigi, Heidelberg, Venezia. L'Italia è rimasta una delle pochi nazioni europee dove l'insegnamento della filosofia è ancora praticato nei licei. Vorremmo che venisse ascoltato il testamento lasciato in eredità da studiosi come Kristeller, Gadamer, Pugliese e altri, ovvero che 'se l'Europa si vuole salvare deve seguire la via dell'Istituto italiano di Studi Filosofici perché è l'unico che si è dato all'insegnamento della filosofia nelle scuole'. Ci servono subito fondi e spazio, o non ce la faremo”.

    Per ora però non esiste ancora una legge di finanziamento stabile per l'Istituto, né un luogo certo per i suoi libri che continuano a “morire” non letti in depositi asettici. Gli 11 dipendenti e altrettanti contrattisti non sono pagati da agosto, e la preziosa Biblioteca giace lì, come scriveva Borges, “inutile, incorruttibile, segreta”.


È il cattolicesimo reale, baby.La red dell'ADL

 

 

 

 

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/


Grillismo educato


Vedremo Renzi Presidente del Consiglio?


di Giuseppe Tamburrano


Che cosa propone Renzi ancora non è chiaro, tranne che, a norma di Statuto, vuole mandare a casa i matusa del gruppo dirigente PD.

    Renzi è un fenomeno di grillismo nel PD, più educato nel linguaggio? Ha un programma? Qualche mese fa enunciò un nutrito numero di riforme: è ancora quello il suo programma? Lo dica e potremo discuterlo, ma a me pare che oggi si tratti d’altro: Renzi vuole sfidare Bersani per la candidatura alla premiership in vista delle prossime elezioni.

    E allora il problema è: sarebbe meglio Renzi o Bersani alla guida -eventuale- del governo?

    E qui si pongono due ordini di problemi. Primo: che cosa vorrebbe fare Renzi con il suo governo? – ed ecco la necessità che faccia le sue proposte programmatiche. Secondo: con chi intende governare: con la sinistra di Vendola (e Di Pietro?) o con il centro di Casini (o con entrambi?). Trattandosi di primarie per la guida (eventuale) del governo, se non si pronuncia su questi temi, il caso Renzi è un caso, come ho detto, di grillismo educato.

    Questo non vuol dire che sia innocuo. Al contrario! Se le primarie saranno “aperte”, quanti – e sono tanti – nell’area del centro-sinistra sono scontenti del PD e della sua gestione voteranno per Renzi. E se le reazioni dell’establishment PD alla campagna di Renzi saranno scomposte – come tante registrate fin ora – Renzi si rafforzerà e si rafforzerà la tendenza allo sbando nel PD.

    In conclusione, Renzi non deve essere esorcizzato, ma invitato a presentare una proposta seria e credibile e con essa attrezzare il camper: questo fa un leader vero, che ha idee, progetti, carisma.

    Insomma il problema è semplice e drammatico. La classe dirigente è in crisi grave, screditata: infatti ha dovuto cedere il governo ai tecnici e non è capace di fare la riforma elettorale. E quel che è più grave non c’è un’alternativa.

    Come può finire la vicenda delle primarie del PD?

    Renzi avanza una serie di proposte tutte “popolari” che piacciono ai moderati; ed in buon numero costoro partecipano alle primarie (anche se non sono membri del PD).

    Renzi non è stupido e sa che la sua forza non è nelle file del PD ma all’esterno. E con il voto di elettori di centro-destra o di cittadini propensi all’astensione ottiene l’investitura.

    Il fattore Renzi scompiglia i giochi e le alleanze. Probabilmente i partiti non riusciranno a fare una nuova legge elettorale per contrasti oggettivi o per riserve mentali inconfessabili (con il “porcellum” il PD alleato a Vendola o a Casini prende la maggioranza assoluta)

    Vedremo Renzi Presidente del Consiglio?

 

lunedì 10 settembre 2012

LA CAMICIA DELL'UOMO CONTENTO

IPSE DIXIT


«Un Re aveva un figlio unico e gli voleva bene come alla luce dei suoi occhi. Ma questo Principe era sempre scontento. Passava giornate intere affacciato al balcone, a guardare lontano.

    – Ma cosa ti manca? – gli chiedeva il Re. – Che cos’hai?

    – Non lo so, padre mio, non lo so neanch’io.

    – Sei innamorato? Se vuoi una qualche ragazza dimmelo, e te la farò sposare, fosse la figlia del Re più potente della terra o la più povera contadina!

    – No, padre, non sono innamorato.

    E il Re a riprovare tutti i modi per distrarlo! Teatri, balli, musiche, canti; ma nulla serviva, e dal viso del Principe di giorno in giorno scompariva il color di rosa.

    Il Re mise fuori un editto, e da tutte le parti del mondo venne la gente più istruita: filosofi, dottori e professori. Gli mostrò il Principe e domandò consiglio. Quelli si ritirarono a pensare, poi tornarono dal Re. Maestà, abbiamo pensato, abbiamo letto le stelle; ecco cosa dovete fare. Cercate un uomo che sia contento, ma contento in tutto e per tutto, e cambiate la camicia di vostro figlio con la sua.

    Quel giorno stesso, il Re mandò gli ambasciatori per tutto il mondo a cercare l’uomo contento.

    Gli fu condotto un prete: – Sei contento? – gli domandò il Re.

    – Io sì, Maestà!

    – Bene. Ci avresti piacere a diventare il mio vescovo?

    – Oh, magari, Maestà!

    – Va’ via! Fuori di qua! Cerco un uomo felice e contento del suo stato; non uno che voglia star meglio di com’è.

    E il Re prese ad aspettare un altro. C’era un altro Re suo vicino, gli dissero, che era proprio felice e contento: aveva una moglie bella e buona, un mucchio di figli, aveva vinto tutti i nemici in guerra, e il paese stava in pace. Subito, il Re pieno di speranza mandò gli ambasciatori a chiedergli la camicia.

    Il Re vicino ricevette gli ambasciatori, e: – Sì, sì, non mi manca nulla, peccato però che quando si hanno tante cose, poi si debba morire e lasciare tutto! Con questo pensiero, soffro tanto che non dormo alla notte! – E gli ambasciatori pensarono bene di tornarsene indietro.

    Per sfogare la sua disperazione, il Re andò a caccia. Tirò a una lepre e credeva d’averla presa, ma la lepre, zoppicando, scappò via. Il Re le tenne dietro, e s’allontanò dal seguito. In mezzo ai campi, sentì una voce d’uomo che cantava la falulèle. Il Re si fermò: "Chi canta la Faluella non può che essere contento!" e seguendo il canto s’infilò in una vigna, e tra i filari vide un giovane che cantava potando le viti.

    – Buon dì, Maestà, – disse quel giovane. – Così di buon’ora già in campagna?

    – Benedetto te, vuoi che ti porti con me alla capitale? Sarai mio amico.

    – Ahi, ahi, Maestà, no, non ci penso nemmeno, grazie. Non mi cambierei neanche col Papa.

   – Ma perché, tu, un così bel giovane…

    – Ma no, vi dico. Sono contento così e basta.

    – "Finalmente un uomo felice!", pensò il Re. – Giovane, senti: devi farmi un piacere.

    – Se posso, con tutto il cuore, Maestà.

    – Aspetta un momento, – e il Re, che non stava più nella pelle dalla contentezza, corse a cercare il suo seguito: – Venite! Venite! Mio figlio è salvo! Mio figlio è salvo –. E li porta da quel giovane. – Benedetto giovane, – dice, – ti darò tutto quel che vuoi! Ma dammi, dammi…

    – Che cosa, Maestà?

    – Mio figlio sta per morire! Solo tu lo puoi salvare. Vieni qua, aspetta! – e lo afferra, comincia a sbottonargli la giacca. Tutt’a un tratto si ferma, gli cascano le braccia.

    L’uomo contento non aveva camicia.» - Italo Calvino

Il dibattito a sinistra - Nei tornanti della crisi attuale partendo da Žižek e Silone


di Felice  Besostri *)

 

Slavoj  Žižek cita Alain Badiou (v. Introduzione a Logiken der Welten. Das Sein und das Ereignis 2,Diaphanes, Zurigo, 2010, 17 sgg.), per il quale una politica rivoluzionaria, che parte dagli antichi cinesi "Legalitari" fino a Lenin e Mao attraverso i Giacobini contiene quattro punti: 1) Volontarismo, la convinzione, cioè che si possono "spostare le montagne", ignorando le leggi e gli ostacoli "obiettivi". 2) Terrore, la volontà senza riguardi di annientare i "nemici del popolo". 3) Giustizia ugualitaria, l'immediata e brutale attuazione del diritto senza riguardo "alle complesse circostanze" che ci costringerebbero a procedere un passo alla volta. 4) Fiducia nel popolo, ad esempio la "Grande verità" di Robespierre: "Un governo popolare deve avere fiducia nel popolo ed essere severo con se stesso" o la Critica di Mao all'opera di Stalin Problemi  economici del Socialismo nell'URSS. Il punto di vista staliniano è ritenuto "quasi completamente" falso: "L'errore principale è la sfiducia nei confronti dei contadini" ("Die bösen Geister des himmlischen Bereichs. Der linke Kampf um das 21. Jahrhundert", Fischer, Francoforte s. M., 2011, 94).

    Per Ignazio Silone (reprint de L'Avvenire dei Lavoratori (Istituto Europeo di Sudi Sociali, Milano, 1992, 62,) quattro erano le questioni in forza delle quali si consumò la scissione tra comunisti e socialisti: "a) Difesa nazionale o disfattismo; b) Partecipazione ministeriale o opposizione sistematica; c)legalità o insurrezione; d) dittatura o democrazia." (v. anche Felice Besostri, Silone e la visione europea del Socialismo, in Zurigo per Silone. Le idee, Atti delle Giornate Siloniane in Svizzera , vol. 2, L'Avvenire dei Lavoratori, Zurigo, 2011, 48).

    La prima distinzione attiene alla divisione teorica tra rivoluzionari e riformisti, mentre la seconda a quella politica, in un momento dato, tra comunisti e socialisti e, pertanto, soltanto parzialmente sovrapponibili e/o coincidenti, ma tuttavia entrambe queste distinzioni dimostrano una persistente differenza di atteggiamenti mentali, oltre che di comportamenti politici, anche in assenza di concrete alternative tra proposte e programmi.

    Parlando dell'Italia e dell'Europa sicuramente, ma vale anche per la gran parte dell'America Centrale e Meridionale, non esistono movimenti di una minima consistenza che si definiscano rivoluzionari o che, comunque teorizzino la conquista del potere con la violenza per poter esercitare il terrore contro i  nemici della Rivoluzione. Le uniche forme rivoluzionarie ancora in atto (ma con obiettivi ben poco attinenti all'instaurazione di una giustizia sociale ugualitaria) sono quelle nazionaliste secessioniste e quelle integraliste religiose islamiche. Dopo la cessazione della lotta armata nell'Irlanda del Nord e nei Paesi Baschi unici focolai in Europa sono il Caucaso, la Cecenia, l'Ossezia del Sud e l'Abkazia, oltre al Kurdistan turco.


In Italia non esistono eredi diretti della tradizione comunista e socialista, in grado di polarizare il dibattito a sinistra (Rifondazione Comunista e PdCI da un lato e PSI dall'altro non hanno la consistenza del PCI e del PSI d'antan. Tuttavia esistono divisioni profonde a sinistra, che non sembrano ricomponibili, a meno che non nasca un progetto comune dalla critica al sistema economico e sociale esistente e una proposta di un suo superamento, anche come uscita dalla crisi economica e finanziaria. L'ordine capitalista sta, infatti, erodendo anche le conquiste tradizionali della socialdemocrazia come il welfare state, cioè spezzando il compromesso tra il movimento dei lavoratori e capitalismo.

    Di più, il liberismo economico prima, e ora le ricette per uscire dalla crisi, minacciano l'esistenza stessa della democrazia come forma di governo. La critica capitalista all'incapacità democratica di risolvere problemi complessi in un mondo interdipendente e globalizzato si collega alla convinzione della necessità di passare dal consenso democratico alla coercizione e repressione sociale, per imporre le politiche richieste dai "mercati". Questo potrebbe comportare la sospensione, quantomeno temporanea, delle garanzie e procedure tipiche della democrazia.

    Il nodo della dimensione nazionale dello Stato democratico è quello principale che deve essere sciolto, ma non da solo perché vi è anche quello tra capitalismo, specialmente nella sua fase di massima espansione finanziaria e pertanto svincolato da un territorio e da una politica delle istituzioni, che, invece, a un territorio sono indissolubilmente vincolate. In attesa di un governo mondiale c'è un terreno nel quale si possono compensare le diverse esigenze, cioè in uno Stato di dimensione continentale, che sia anche attore primario nelle organizzazioni internazionali e sovranazionali. Resta tuttavia aperto il problema della natura di questo stato se democratico federale o autoritario confederale. Quanto il dibattito nelle istituzioni e nei singoli partiti sia lontano da questi temi centrali, basta a illustrarlo oggi nel nostro Paese la distanza tra mondo politico e interessi concreti del popolo negli scenari creati dalle elezioni anticipate siciliane. Si deve, tuttavia, riconoscere un merito agli attori politici siciliani, quello di aver rinunciato ad ogni forma di ipocrisia, che come si sa è, comunque, un omaggio del vizio alla virtù. La lotta politica è pura lotta di potere di alcuni uomini contro altri uomini. Le ragioni ideologiche o politiche di questa lotta sono secondarie e stanno comunque sullo sfondo. Alleanze o rotture di alleanze sono subordinate a una logica di vantaggio per la propria formazione, soprattutto del suo gruppo dirigente e negli ultimi tempi, addirittura del suo capo: da qui il disinteresse per i programmi e persino per le stesse regole del  gioco. Vedi alla voce "legge elettorale".

    La forza del porcellum e delle idee che l'hanno ispirato è tutta qua: nel potere assegnato alle nomenklature attraverso le liste bloccate di predeterminare gli assetti prima delle elezioni, assetti che, in assenza di etica politica, non possono che fondarsi su meccanismi legali quali i premi di maggioranza collegati ad un'elezione diretta o semidiretta del capo dell'esecutivo, a prescindere dalle forme di governo delineate nella Costituzione, che nel nostro caso è parlamentare a prevalenza assembleare.

    In nome del mito della scelta del governo da parte degli elettori, li si espropria del potere vero di scegliere i propri rappresentanti, legati ad un progetto politico ben preciso: il voto libero, uguale e diretto si trasforma in una camicia di Nesso, in cui partiti, non soggetti ad alcuna legge e a statuti democratici con controllo giurisdizionale, predeterminano il risultato indipendentemente da un consenso maggioritario, in voti o in seggi come risultato di diretta espressione elettorale (quindi indifferentemente che si voti con sistemi elettorali proporzionali o maggioritari), che è l'essenza stessa della democrazia.

    Certo c'è la libertà di votare per una proposta bloccata o per l'altra o anche di non votare (in tale ultimo caso è libertà di lasciare la scelta ai votanti, anche se fossero la minoranza del corpo elettorale). Ma che importa? Per le politiche non c'è nemmeno la clausola della nullità del risultato elettorale, se non partecipa la maggioranza degli elettori, come nelle elezioni comunali o come era previsto nelle elezioni sovietiche (in tal caso con la sicurezza che l'ipotesi non si sarebbe verificata). Benché tardivamente previsto nella legge delega n. 69/2009 (art. 44), il nostro sistema elettorale sottrae agli elettori persino il diritto di opporsi, caso unico in Europa, all'ammissione di liste o di candidati irregolari. E non ci si può nemmeno sottrarre al finanziamento di liste avversarie: anche quando fossimo stati candidati in parte avversa o ci fossimo astenuti dal partecipare alle elezioni o avessimo votato bianco o nullo, anche in questo siamo un caso unico rispetto ai paesi che prevedono un rimborso elettorale.

    Ciliegina: a dispetto dell'art. 51 Cost. (concorrere "alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza") una serie di norme favoriscono le forze già presenti nelle istituzioni, rispetto a nuovi soggetti politici potenzialmente concorrenti, sia con le formalità per la presentazione di candidature e/o liste, sia con le norme sui rimborsi elettorali, poiché si tenta di estendere il modello europeo e regionale, per cui il diritto al rimborso spetta unicamente se si ha un eletto (pensare che la norma era stata adottata per finanziare chi non avesse raggiunto almeno l'1%), che con l'introduzione di una soglia di acceso fa coincidere soglia per l'elezione e soglia per aver diritto ad un rimborso, altra unicità italiana. Per esempio in Germania con una Sperrklausel del 5% il rimborso spetta, in seguito a sentenza di quella Corte Costituzionale, più vigile della nostra nell'applicare la stessa norma del voto libero, uguale e diretto, a chi abbia conseguito lo 0,5%. In conclusione, una forza politica, che si sia presentata senza successo a un turno elettorale, è esclusa dalla possibilità di ripresentarsi, se a capo non c'è un uomo ricco di suo (Montezemolo?) o perché comico di successo (Grillo?).

    Non c'è un dibattito pubblico sulla nuova legge elettorale, ma nemmeno tra i partiti e nei partiti, appena si esce dalla ristrettissima cerchia degli esperti PD, PdL e UDC, che stanno tentando, con estrema difficoltà, di trovare un'intesa: parafrasando Ciù En-lai su USA e URSS, dormono nello stesso letto (la maggioranza della fiducia a Monti), ma fanno sogni differenti. E per di più è un menage a trois.

    Come unico correttivo ci sono le Primarie, che, a parte casi come Milano e Genova, appaiono un rito collettivo d'investitura più che di scelta del miglior competitore e su una base privata e volontaristica dei singoli partiti, senza una base legale e senza  efficaci controlli giurisdizionali, a prescindere dal fatto che quando non sono interne ad un partito, come negli USA, hanno una funzione equivoca di scelta di candidato e di programma: il rispetto dei risultati delle primarie è per di più aleatorio, come il caso di Palermo ha dimostrato. Tanto che in vista dell'elezione anticipata dell'Assemblea Regionale Siciliana, dove sarebbero state necessarie per evitare una divisione esiziale per una prospettiva di vittoria della Sinistra, non si è neppure pensato di organizzare le primarie.

    Una difficoltà ulteriore è che non ci sono luoghi, sia nel senso di spazi fisici o di riviste, comuni di discussione, in cui confrontare anche progetti alternativi per una sinistra non subalterna, da qui l'idea di un contenitore come gli Stati Generali della Sinistra, anche se i risultati del febbraio 1998 a Firenze sono stati deludenti rispetto alle intenzioni. Al fondo c'è l'idea che confronti non precostituiti diano comunque un impulso di rinnovamento, sia di idee, che di gruppi dirigenti, di cui si avverte la necessità. (TILT CAMP, Marina di Grosseto, 30 agosto 2012)


*) Felice Besostri, già Senatore della Repubblica e membro del Consiglio d'Europa, è presidente del Circolo LA RIFORMA di Milano, associazione affiliata al Gruppo di Volpedo e al Network per il Socialismo Europeo.