lunedì 24 settembre 2012

L'Istituto di studi filosofici e la biblioteca che non c'è

LAVORO, DIRITTI, CULTURA

a cura di www.rassegna.it



Intellettuali e cittadini di tutto il mondo hanno accolto l'appello lanciato dall'Istituto, raccogliendo le firme necessarie per chiedere che i 300mila libri trovino finalmente una giusta collocazione


di Sara Picardo  


“M'inganneranno, forse, la vecchiaia e il timore, ma sospetto che la specie umana - l'unica - stia per estinguersi, e che la Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta”. Così scriveva Jorge Luis Borges nel suo racconto La Biblioteca di Babele del 1941. Oggi, nel 2012, può valere esattamente il contrario: non è, per fortuna, la specie umana a rischiare l'estinzione, ma un fondo inestimabile di circa 300mila volumi che compongono il nucleo principale della biblioteca dell'Istituto italiano di Studi Filosofici di Napoli.

    Negli ultimi giorni, intellettuali e cittadini di tutto il mondo hanno accolto l'appello lanciato dall'Istituto, raccogliendo le firme necessarie per chiedere che i libri, ubicati in 14 depositi chiusi nella periferia partenopea, trovino finalmente una giusta collocazione.

    Ma questo non è che l'ultimo passaggio di una lunga storia tutta “all'italiana” dal retrogusto amaro. A raccontarcela è l'avvocato e studioso Gerardo Marotta, un uomo di 85 anni che non ha mai smesso “studiare e sperare” e che, in mezzo secolo di pazienti ricerche presso fondi librari e antiquari in tutta Europa, ha raccolto a sue spese i 300mila, preziosi, tomi. Proprio dall'ostinata passione di quest'uomo di legge è nato il nucleo fondamentale dell'Istituto fondato nel 1975 a Roma, nella sede dell’Accademia dei Lincei, da Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e da Gerardo Marotta stesso, che ne è anche il presidente.


    L'Unesco ha definito già negli anni 90 questo fondo come “unico e inestimabile” e l'Unione Europea in più di un'occasione ha stanziato specifici fondi per la sua salvaguardia. Anche la Sovrintendenza ai beni librari della Regione Campania, nel 2008, ha riconosciuto il valore di questa raccolta dichiarando che essa “presenta i segni di uno sforzo ragionato di gestione e sviluppo, frutto, non di casuale sedimentazione, ma delle attività di studio, ricerca e formazione promosso dall'Istituto di appartenenza”. La delibera attesta inoltre “il grande valore bibliografico e culturale” della biblioteca e decreta “la necessità di salvaguardarne l'inscindibile legame con l'Istituto di emanazione” e “l'opportunità e l'utilità sociale di predisporne le migliori condizioni di fruizione pubblica”.

    Belle parole, cui però non sono seguiti i fatti. “Non abbiamo più i soldi per pagare i depositi presi in affitto per i libri e per mandare avanti le tante attività che l'Istituto svolge nelle scuole di tutta Italia – ci racconta l'avvocato, con la voce stanca per la corsa contro il tempo degli ultimi mesi –. A breve scadranno gli affitti di alcuni magazzini e per noi si aprirà un baratro insostenibile”.

    Eppure un posto per accogliere i volumi c'è, ed è stato assegnato all'Istituto tanti anni fa'. “Nel 2001 – ci spiega Marotta – la regione con una apposita delibera, la numero 6039, individuò come sede della biblioteca i locali dell'ex-Coni in Piazza Santa Maria degli Angeli, a pochi passi da Palazzo Serra di Cassano, il bellissimo edificio dove ha sede l'Istituto, che purtroppo non può ospitare la biblioteca a causa di un'altra questione lunga e annosa. Pensavamo fosse fatta: la memoria da noi raccolta poteva trovare una giusta sede e la vicinanza della Biblioteca con l'Istituto poteva assicurare agli studiosi una facile fruizione”.

    Ma poi il diavolo ci ha messo lo zampino, o meglio la Regione, nel 2011 con una nuova delibera, la numero 283, che stravolge letteralmente il progetto originario per cui erano stati stanziati anche specifici fondi europei, e prospetta per i locali dell'ex-Coni l'utilizzazione “come fondo iniziale dei volumi che obbligatoriamente vengono trasmessi in copia alla Regione Campania da editori e aziende tipografiche allorquando pubblicati” e l'attivazione di una Biblioteca pubblica “a scaffale aperto”.

    Un progetto che non solo rovinerebbe la razionalità interna della raccolta dell’Istituto, specchio di una dimensione culturale internazionale e non regionale, ma inoltre non permetterebbe materialmente l'allocazione della raccolta , la cui dimensione è tale da occupare per intero lo spazio dei locali con scaffalature compatte.

     “Con il nostro Istituto abbiamo svolto corsi in migliaia di scuole, circa 700 l'anno. Con la riduzione progressiva dei fondi e il loro successivo esaurimento nel 2009, con il governo Berlusconi, ad oggi riusciamo a seguirne circa 200 a nostre spese” sottolinea lo studioso. “Abbiamo svegliato la memoria storica in tante scolaresche meridionali attraverso il racconto di quella che fu la Repubblica partenopea del 1799. Abbiamo creato scuole filosofiche che esistono tutt'oggi a Londra, Parigi, Heidelberg, Venezia. L'Italia è rimasta una delle pochi nazioni europee dove l'insegnamento della filosofia è ancora praticato nei licei. Vorremmo che venisse ascoltato il testamento lasciato in eredità da studiosi come Kristeller, Gadamer, Pugliese e altri, ovvero che 'se l'Europa si vuole salvare deve seguire la via dell'Istituto italiano di Studi Filosofici perché è l'unico che si è dato all'insegnamento della filosofia nelle scuole'. Ci servono subito fondi e spazio, o non ce la faremo”.

    Per ora però non esiste ancora una legge di finanziamento stabile per l'Istituto, né un luogo certo per i suoi libri che continuano a “morire” non letti in depositi asettici. Gli 11 dipendenti e altrettanti contrattisti non sono pagati da agosto, e la preziosa Biblioteca giace lì, come scriveva Borges, “inutile, incorruttibile, segreta”.


È il cattolicesimo reale, baby.La red dell'ADL

 

 

 

 

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/


Grillismo educato


Vedremo Renzi Presidente del Consiglio?


di Giuseppe Tamburrano


Che cosa propone Renzi ancora non è chiaro, tranne che, a norma di Statuto, vuole mandare a casa i matusa del gruppo dirigente PD.

    Renzi è un fenomeno di grillismo nel PD, più educato nel linguaggio? Ha un programma? Qualche mese fa enunciò un nutrito numero di riforme: è ancora quello il suo programma? Lo dica e potremo discuterlo, ma a me pare che oggi si tratti d’altro: Renzi vuole sfidare Bersani per la candidatura alla premiership in vista delle prossime elezioni.

    E allora il problema è: sarebbe meglio Renzi o Bersani alla guida -eventuale- del governo?

    E qui si pongono due ordini di problemi. Primo: che cosa vorrebbe fare Renzi con il suo governo? – ed ecco la necessità che faccia le sue proposte programmatiche. Secondo: con chi intende governare: con la sinistra di Vendola (e Di Pietro?) o con il centro di Casini (o con entrambi?). Trattandosi di primarie per la guida (eventuale) del governo, se non si pronuncia su questi temi, il caso Renzi è un caso, come ho detto, di grillismo educato.

    Questo non vuol dire che sia innocuo. Al contrario! Se le primarie saranno “aperte”, quanti – e sono tanti – nell’area del centro-sinistra sono scontenti del PD e della sua gestione voteranno per Renzi. E se le reazioni dell’establishment PD alla campagna di Renzi saranno scomposte – come tante registrate fin ora – Renzi si rafforzerà e si rafforzerà la tendenza allo sbando nel PD.

    In conclusione, Renzi non deve essere esorcizzato, ma invitato a presentare una proposta seria e credibile e con essa attrezzare il camper: questo fa un leader vero, che ha idee, progetti, carisma.

    Insomma il problema è semplice e drammatico. La classe dirigente è in crisi grave, screditata: infatti ha dovuto cedere il governo ai tecnici e non è capace di fare la riforma elettorale. E quel che è più grave non c’è un’alternativa.

    Come può finire la vicenda delle primarie del PD?

    Renzi avanza una serie di proposte tutte “popolari” che piacciono ai moderati; ed in buon numero costoro partecipano alle primarie (anche se non sono membri del PD).

    Renzi non è stupido e sa che la sua forza non è nelle file del PD ma all’esterno. E con il voto di elettori di centro-destra o di cittadini propensi all’astensione ottiene l’investitura.

    Il fattore Renzi scompiglia i giochi e le alleanze. Probabilmente i partiti non riusciranno a fare una nuova legge elettorale per contrasti oggettivi o per riserve mentali inconfessabili (con il “porcellum” il PD alleato a Vendola o a Casini prende la maggioranza assoluta)

    Vedremo Renzi Presidente del Consiglio?