mercoledì 21 gennaio 2009

Difendiamo il diritto

Ipse dixit
Felicità, I - «In amicizia, come in amore, spesso si è più felici per le cose che si ignorano che per quelle che si conoscono».
- François Duc de La Rochefoucauld
Felicità, II - «Maledetto quel momento di felicità che mi ha reso infelice per sempre».
- Franco Trincale
Felicità, III - «Il punto di vista secondo cui il credente sarebbe più felice dell'ateo è assurdo, tanto quanto la convinzione che l'uomo ubriaco sia più felice di quello sobrio».
- George Bernard Shaw  

Visti dagli altri - A cura di Internazionale - Prima Pagina
Un tentativo di riabilitare la repubblica di Salò.
Fascisti e antifascisti: nessuna distinzione. È questo il senso dell'iniziativa promossa da una quarantina di parlamentari italiani che vogliono mettere sullo stesso piano i partigiani che lottavano contro la dittatura mussoliniana e i combattenti della repubblica sociale di Salò, lo stato fantoccio filonazista creato nel 1943.

Le Temps, Svizzera
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Dall'Istituto Fernando Santi (Cgil migranti) riceviamo e volentieri pubblichiamo
A Gaza ed in Israele difendiamo il diritto alla vita
Subito stop alle armi e negoziati di pace
Il 17 gennaio ad Assisi ci sarà una grande manifestazione per la Pace. Si stanno intensificando iniziative di mobilitazione per ottenere la sospensione delle iniziative di guerra e per il ripristino delle condizioni per il dialogo e la mediazione internazionale.

A 19 giorni dall’inizio dell’offensiva delle forze armate israeliane nella Cosiddetta Striscia di Gaza le vittime palestinesi superavano il migliaio. Lunedì scorso tra i morti 277 bambini, 95 donne e 92 anziani. Lo ha dichiarato il responsabile dei Servizi d’Emergenza sanitaria di Gaza. Israele dice di avere ucciso 550 combattenti di Hamas e di averne ferito migliaia. Oggi è ulteriormente cresciuto il numero delle vittime. Sembra aprirsi un secondo fronte sulla frontiera con il Libano.

L’operazione militare "Piombo fuso" non ha fatto cessare i tiri di razzi sul territorio d’Israele tenuto conto che, come riconosce l’esercito d’Israele,, ne giorni scorsi sono caduti trenta razzi senza fare vittime.

Dieci sono stati i militari e tre i civili uccisi dal ’ 27 dicembre scorso, data d’inizio delle operazioni.
Le richieste per un tregua non sono state accolte. Di fatto una terza tappa dell’offensiva israeliana è in atto. Ora l’esercito sta entrando nelle città e nei paesi. Da martedì è già in alcuni quartieri della città di Gaza. Con l’esercito di Israele nelle città quale potrà essere il ruolo di una forza di pace da interporre fra le due forze che si combattono?. L’appello delle Nazioni Unite per il "cessate il fuoco" è stato lasciato cadere , gli autorevoli appelli interreligiosi per il rispetto reciproco sono inascoltati.

Il primo ministro israeliano è pronto a cessare gli attacchi solo "se cesseranno i tiri dei razzi sulla popolazione israeliana e se finirà il riarmo di Hamas"

Risponde il capo del governo islamista di Gaza che la vittoria è vicina e che Gaza non cadrà mai.
Quello che sta accadendo oggi a Gaza ci richiama tutti più che ad un giudizio sui comportamenti delle forze in campo, ad una responsabilità personale oltre che collettiva.

Nell’immediato sono le le azioni condotte dai gruppi armati di Hamas contro i centri abitati dello stato d’Israele ma poi come dimenticare gli insediamenti massicci di coloni nei territori occupati , la costruzione del muro , le mille restrizioni alla circolazione di persone e beni che hanno impoverito, privato della libertà, isolato migliaia e migliaia di persone.

Enorme è la responsabilità di chi come gli Stati Uniti, la Russia i paesi arabi e da ultimo la U.E. per calcolo nazionale non hanno favorito soluzioni negoziate come evidente è il fallimento dei gruppi dirigenti d’Israele e della Palestina.

Noi non possiamo non ricordare al governo ed al parlamento italiani il valore dell’articolo 11 della nostra Costituzione

Una tregua immediata nella Striscia di Gaza il ritorno al tavolo del negoziato è quello che il governo italiano deve chiedere all’Europa ed alle autorità internazionali.

Il popolo palestinese e quello israeliano devono ripartire per una fase nuova di interdipendenza che nel futuro porti benessere a tutti, crescita democratica, sviluppo economico, sicurezza e stabilità per due popoli e per due stati fra loro amici .

I cittadini italiani in quanto tali non possono stare con le mani in mano.
In Italia il conflitto in atto è impropriamente, largamente usato come uno dei tanti argomenti usati nella contrapposizone fra forze di governo e di opposizione al governo.

Le organizzazioni sindacali devono far parlare fra loro quelli che, legittimamente, si sono schierati in modo civilmente contrapposto nella vicenda grave di Gaza.

Restiamo convinti che va fatto appello ai principi di umanismo universale , al metodo laico, aperto di pensare a quella libertà di pensiero che è agli antipodi del fideismo motivato da ragioni religiose

Ai nostri concittadini di religione ebraica va chiesto di capire che la critica ai governi d’Israele non va confusa con la negazione del diritto del popolo ebraico al suo Stato . Va anche riflettuto quanto possano essere utili all’evoluzione democratica della situazione le prese di posizione ,in Italia, Francia e Germania, puntualmente, totalmente acritiche di Comunità israelitiche rispetto alle recenti scelte del governo israeliano.

Se ne comprendono le motivazioni ma se ne evidenziano i fortissimi limiti.
Ci sono anche coloro che da sinistra non colgono, accanto alle ragioni del popolo palestinese quelle altrettanto vere dei cittadini dello Stato d’Israele . E’ un errore che non favorisce l’unica via d‘uscita. Quella della soluzione negoziata che forse Arafat poteva garantire ma che non potè o non volle garantire.

Negli ultimi giorni un fatto inedito è accaduto.
Gli immigrati di religione mussulmana, inseguiti dalle ricorrenti emarginanti iniziative, di legge e non, proposte o fatte porre in essere dal partito di Bossi, nell’attesa di poter avere sedi di culto diverse da cantine o garages hanno pregato in piazza Duomo a Milano.

E’ inutile girarci intorno. Come e più della piccola prova di forza degli immigrati cinesi a ridosso delle Olimpiadi di Pechino , la comunicazione evidente è che gli imam sono pronti a scendere in piazza, quando sarà da loro ritenuto necessario.

Quale che sia la opinione di ognuno di noi su quanto sta accadendo a Gaza, consentire a migliaia di persone che vivono in Italia l’esplicazione della religiosità in sedi dignitose è sicuramente di gran lunga cosa migliore di una manifestazione di fede in piazza Duomo a metà strada fra richiesta di un diritto , protesta e inaccettabile intolleranza verso Israele .

Bruciare Israele simbolicamente dando fuoco, come è acccaduto, alla bandiera con la stella di David è un comportamento irrazionale che va condannato ma ,sopratutto ,da non ripetere. Una cosa stupida da non imitare mai.

Istituto Fernando Santi - Roma