mercoledì 7 dicembre 2011

1 5 0 - EMIGRAZIONE ITALIANA - Zurigo, la Libreria Italiana al traguardo dei cinquant'anni

In ricordo di Sandro Rodoni, fondatore della Libreria Italiana, e in onore di sua moglie Lisetta Rodoni, compagna di vita e battaglie, che ha condotto la Libreria al prestigioso traguardo dei cinquant'anni di attività, si è svolta venerdì all'ECAP di Zurigo un'affollata manifestazione cui hanno preso parte Marco Mona, promotore dell'incontro, il poeta Leonardo Zanier, il direttore dell'ECAP Svizzera Guglielmo Bozzolini, Gennaro De Duonni delle CLI e Mattia Lento giovane esponente della "Fabbrica di Nichi". Al presidente della Società Cooperativa e direttore dell'ADL è stato affidato il compito di tenere il discorso d'apertura. Ne riportiamo qui ampi stralci.

 

di Andrea Ermano  

 

Svizzera, primissimi anni Sessanta. Arrivi dall'Italia e sei, puta caso, un simpatizzante del PCI. Dove troverai riviste di sinistra come Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita ? Sembra una questione da poco, o da nulla. Senonché in quegli anni il compagno Profugo, passeggiando sulla piazza del mercato di Oerlikon, si ferma a una bancarella e devolve franchi 3 al giornale Vorwaerts / Il lavoratore e viene perciò colpito da decreto di espulsione. Sembra che quel compagno si fosse immatricolato nella lista dei sottoscrittori, lista poi sequestrata dalle autorità. Di qui l'espulsione del Profugo.

    Tornando al tema: sei un simpatizzante della sinistra italiana nella Zurigo degli anni Sessanta. Dove trovi Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita senza che la Fremdenpolizei ti rispedisca alla frontiera?

    Per dirla con le parole del compagno Sotgia, che usava la metafora della "pioggia" per significare il maccartismo alquanto paranoico di quegli anni lontani nei quali si vedeva un comunista dietro ogni angolo: "Quando fuori piove, puoi sempre andare alla Libreria Italiana".

    Ginetto Sotgia, scenografo all' Opernhaus zurighese, non fu il solo a cercare riparo dal "maltempo" nella Libreria di Lisetta e Sandro Rodoni. Lista lunga e illustre quella dei frequentatori, da Mario Comensoli fino a uno dei maggiori pittori svizzeri contemporanei, Valentin Lustig. Senza dimenticare Carlo Levi, che fu anche pittore e che c'introduce alla galleria ideale degli scrittori, dei drammaturghi, dei letterati e dei giornalisti – da Leonardo Sciascia a Ettore Cella Dezza, da Nantas Salvalaggio a Dario Robbiani a Eros Costantini e tanti altri che purtroppo ci hanno lasciato. E non posso chiudere questa breve elencazione senza citare due letterati come il conterraneo di Sandro, Guido Calgari, e il conterraneo mio, Siro Angeli, né posso dire questo nome senza quello della sua compagna di vita e di lettere, Alida Airaghi, a sua volta conterranea veronese della Lisetta.

    Tra i viventi bisogna anzitutto citare Saverio Strati, cui per alti meriti è stata riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica la previdenza Bacchelli. Ricordo che Strati fa iniziare il suo quinto romanzo, Noi lazzaroni, del 1972, proprio nella Libreria Italiana di Zurigo, omaggio letterario raro, rarissimo.

    Ancora tra i viventi menziono amici e compagni, ma non per mera amicizia, uomini di penna, ma non solo di penna, come il grande poeta friulano Leonardo Zanier nonché grandi giornalisti ticinesi come Renzo Balmelli e Mario Barino. A essi affianco emblematicamente due lavoratori-artisti particolarmente cari ai Rodoni, lo scultore-operaio La Mola e il fotografo-operaio Cianciulli.

    Nessuno si offenda se concludo qui un'enumerazione che, esaustiva, sarebbe interminabile.

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Originariamente, la Libreria Italiana aveva sede a qualche edificio di distanza dal Cooperativo e in quei pressi si accasarono anche le Colonie Libere. Era, la Militaerstrasse, un mondo della vita del popolo emigrante a Zurigo.

    Alla Militaerstrasse approdava il giovane ex bracciante fuggito alla maledizione della mezzadria e alle fucilate per l'occupazione delle terre.

    Veniva scaricato dal treno in una città di favolose ricchezze, dove lui si sarebbe conquistato una vita nuova: edile, tornitore, meccanico d'auto.

    Arrivavano a decine di migliaia, questi ragazzi italiani in quegli anni, dopo una guerra mondiale e la celebre esortazione ad imparare le lingue. Approdavano alla Militaerstrasse per mangiare un piatto di minestrone al Coopi, per chiedere qualche riferimento ai militanti delle Colonie libere. Tiravano un respiro dopo mille chilometri di viaggio in terza classe, con l'intermezzo della famosa visita medica d'incoraggiamento a Chiasso.

    E qualche tempo dopo, d'estate o d'inverno, in un pomeriggio strasolato o uggioso, per lo più di sabato, i ragazzi più svegli o forse quelli un po' più timidi, quelli comunque che alla nostalgia, allo straniamento, alla lontananza, all'alienazione del lavoro, allo squallore della baracca-dormitorio reagivano.

    Reagivano "dal di dentro", con un progetto di carriera futura o con un progetto di presa di coscienza di classe, che poi era una ricerca di comprensione di sé e del mondo nuovo, non sempre entusiasmante, che si ritrovavano attorno.

    Ecco allora che il loro progetto, o la loro timidezza, o la loro intelligenza, li sospingeva a ritornare dalle parti della stazione di Zurigo, alla Militärstrasse, ma non più per un minestrone socialista o per una consulenza volante, ma perché cercavano Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita. Oppure semplicemente. . . un libro.

    Per lo più cercavano un manuale tecnico-professionale, per lo più dell'editore Hoepli.

    Un giorno apparve in Libreria il Pinna, ex pastore sardo, aspirante elettricista: "Ce l'ha, signora, scusi, ce lo ha il Manuale dell'installatore elettrico negli stabili ?"

    E come no. Quello era un manuale che andava come il pane negli anni Sessanta.

    Altri best-seller: il manuale del tornitore, il manuale del muratore, il manuale dell'elettrauto, del riparatore radio.

    Si vendeva bene, molto bene, anche il Libro pratico del pescatore all'amo in acque dolci , e altri manuali hobbistici destinati agli amanti della cucina, della fotografia ecc.

    Sonzogno pubblicò a un certo punto un volume che suscitò l'attenzione e l'apprezzamento di vasti strati di frequentatori della Libreria Italiana , un testo scolastico bilingue con tanto di colonne dedicate agli esercizi di perfezionamento e autovalutazione: Il poliglotta della lingua tedesca , libro praticamente perfetto, ma solo in linea teorica.

    In effetti, neanche "Il poliglotta della lingua tedesca" servì molto all'integrazione linguistica e sociale degli immigrati italiani. Ben altro poliglotta sarebbe stato necessario in tempi di xernofobia uncinata alla Schwarzenbach. Ma basti di ciò.

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Nella seconda metà degli anni Sessanta, s'impose prepotentemente all'attenzione della collettività italiana un altro utilissimo manuale, che però esulava sia dall'orizzonte delle arti e delle professioni, sia da quello degli hobbies.

    Memorabile fu quel giorno in cui entrò tutta titubante una giovane signora, molto riservata, dalla pelle olivastra e dai capelli corvini, che fendendo il solito crocchio di muratori sindacalizzati si diresse con passo sicuro verso la Lisetta.

    Ma la Lisetta era occupata con i suoi pescatori muratori macchinisti, i quali la incalzavano con sempre nuove osservazioni e domande. E lei gentile, anche se talvolta necessariamente interlocutoria: "Controllerò sul catalogo; possiamo vedere; l'ordinazione è già partita".

    La giovane signora con i capelli corvini fece un giro d'orizzonte e si avvide che Sandro le stava per chiedere con la sua consueta cortesia: "Posso fare qualcosa per Lei?".

    La bella cliente sulla trentina, gli disse che sì, in effetti, lei sarebbe stata interessata a sapere se per caso non fosse disponibile un libro serio : "Ripeto molto serio", sottolineò. Un libro che spiegasse a una moglie le vicende e i segreti della vita, come dire, della vita. . . della vita. . . intima.

    "Sì, perché, se io potessi avere quel libro, forse, riuscirei a convincere mio marito, a convincerlo, che insomma" – aggiunse la signora, con una sospensione della voce: "Be', se ne sapessi di più, mio marito potrebbe risparmiare dei bei soldi che invece spende con le donne".

    La signora non ammiccò, ma forse fu tentata d'indirizzare lo sguardo in direzione della peccaminosissima Langstrasse

    Sandro senza batter ciglio le rispose che un medico aveva messo insieme un ottimo manuale enciclopedico, opera di grande valore scientifico e sociale sull'argomento: La vita sessuale del dottor Fritz Kahn.

    Nessuno degli dei astanti muratori sindacalizzati alzò lo sguardo dai conversari , avendo avuto istantanea consapevolezza della gravità di quella richiesta bibliografica.

    Oggi tutto è diverso, naturalmente, ma allora – come del resto anche durante la "prima ondata" oltre un secolo fa – quel che aveva a che fare con la vita "intima", l'igiene, le malattie veneree, i cicli della fertilità, i problemi della fecondità. . . tutto era circonfuso di mistero, di peccato, d'ignoranza. E tutto accompagnato da quel corteo di sofferenze che al misterioso peccato dell'ignoranza segue "come il carro segue i buoi".

    Lisetta nel commentare l'episodio: "Ma insomma anche noi donne avevamo il diritto di sapere dove abbiamo le ovaie".



DUE TRASMISSIONI RADIO SULL'EVENTO

 

Un documento audio su Rodoni

clicca Cronache della Svizzera italiana, sabato 3 dicembre, ore 18.00

Intervista a Sandro Rodoni raccolta da Raniero Fratini

Minutaggio: tra 17'21" e 19'38"

 

Il reportage al GR sui 50 anni di Libreria Italiana

clicca Radiogiornale di sabato 3 dicembre, edizione 18.30

Raniero Fratini intervista Lisetta Rodoni, Leo Zanier e Andrea Ermano

Minutaggio: tra 11'24'' e 14'26"