LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Riunione informale domenica sera, a poche ore dallo sciopero generale del 12 dicembre. Oltre mille emendamenti. Camusso: "Non mi sembra ci siano grandi spazi di cambiamento". Per alleggerire il peso su pensioni e casa servirebbero 4-5 miliardi
Incontro informale sulla manovra domenica 11 dicembre alle ore 20 tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. La riunione era stata sollecitata nei giorni scorsi dai sindacati ed è stata convocata a poche ore dallo sciopero generale di tre ore proclamato dalle tre sigle per lunedì 12 dicembre.
Nel mirino ci sono le misure su pensioni e fisco. La richiesta delle rappresentanze dei lavoratori è di aprire una trattativa sulle correzioni a salvaguardia dei redditi più bassi. Una prima sintesi delle loro posizioni è stata già depositata alla Camera con una serie di emendamenti.
"Non mi sembra ci siano grandi spazi di cambiamenti", ha detto Susanna Camusso, a Radio2. "Prima di poter discutere di una revoca, ci vorrebbero risposte all'altezza delle nostre richieste di equità. Non si possono fare adesso ipotesi". L'intesa con Cisl e Uil sullo sciopero è comunque "importante, perché è un segno di ritrovata capacità a fare cose insieme".
In queste ore il ruolo chiave è giocato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che sta tenendo una serie d'incontri con i partiti che sostengono il governo (Pdl, Pd e Terzo Polo).
Secondo l'agenzia Tmnews, l'esecutivo si sarebbe impegnato a cercare le coperture finanziarie per arrivare all'indicizzazione delle pensioni fino a tre volte la minima e per rimodulare l'Imu (la nuova tassa sulla casa) tenendo conto dei carichi familiari. Ma si tratta di impegni ancora generici, perché lo stesso Giarda ha tenuto il punto sul fatto che i saldi devono restare invariati.
Pesano dunque i costi: per gli interventi appena citati servirebbero infatti 4-5 miliardi di euro, una cifra enorme. Ci lavoreranno fino a domenica sera i tecnici del governo. La Commissione Bilancio della Camera tornerà a riunirsi subito dopo per dare il via libera entro lunedì e spedire poi il testo in aula a Motecitorio.
Tempi più lunghi per il taglio degli stipendi ai parlamentari, provvedimento contenuto nel comma 7 dell'articolo 23, sul quale la commissione Affari costituzionali ha già dato parere negativo. Il provvedimento avrebbe portato alla riduzione fino a 5mila euro degli stipendi di deputati e senatori.
Resta l'incognita sulla questione di fiducia. Il governo e i partiti puntano a uscire già dalle commissioni con un testo condiviso e blindato ma è una strada in salita, che per essere percorsa richiede il placet di tutti. "Certamente il numero degli emendamenti che è stato presentato (oltre mille, ndr) è cospicuo ed induce a pensare veramente l'apposizione della fiducia", ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. (mm Rassegna.it)
Parliamo di socialismo
a cura della Fondazione Pietro Nenni
Un nuovo islamismo?
Il nostro mondo apparentemente unito dalla "globalizzazione" un fenomeno essenzialmente mediatico-finanziario
è politicamente frammentato. Con un "buco nero". . .
di Giuseppe Tamburrano
Nella pubblicistica politica si usa bipartire il mondo: Occidente e paesi emergenti come Brasile, Russia, India, Cina (acronimo BRIC).
Forse tra gli emergenti occorre porre anche Sud Africa e Australia e riconoscere alla Cina lo statuto di grande potenza antagonista.
Ma davvero il mondo evolve in quella direzione? Ho i miei dubbi: la Cina ha interessi geo-stategici che ne fanno la seconda potenza del mondo. E l'India è potenzialmente ostile alla Cina e alleata dell'America.
Non è facile disegnare le grandi coordinate del nostro mondo come fu a cavallo degli anni '50-'60, gli anni della decolonizzazione, quando si formò il Gruppo di Bandung (o dei "Non allineati") tra URSS e USA, che giocò allora un grande ruolo internazionale.
Questo nostro mondo apparentemente unito dalla globalizzazione che è fenomeno essenzialmente finanziario e di immagine è politicamente frammentato.
L'Europa alleata dipendente degli Stati Uniti vive una situazione economica disastrosa. Gli Stati Uniti sono in crisi di identità. Nuovi paesi si affacciano al benessere. Ad Oriente la Cina giganteggia militarmente, si espande con i suoi traffici specie in Africa, condiziona gli Stati Uniti con la sua moneta, ma non ha un chiaro indirizzo strategico, che non sia quello dell'infiltrazione con l'accorta politica delle termiti. La Russia è una grande potenza immobile, percorsa da un pericoloso fremito revanchista. L'Africa tende a rialzarsi, ci dice l'ultimo numero dell'Economist.
Non vi sono guerre. Quella dell'Iraq sembra conclusa, quella dell'Afghanistan cronicizzata.
Ma c'è un buco nero: è il mondo arabo musulmano. Abbiamo gioito delle rivolte nordafricane. Eppure è in quel mondo che si annida la coda del diavolo. Assad in Siria finirà nella polvere, ma il suo posto sarà preso dal potere sciita. In Egitto si rischia di pensare che si stava meglio quando si stava peggio. Nelle ultime elezioni hanno trionfato le correnti islamiste (65%); anche se quella più importante, i Fratelli musulmani, sembra moderata (ma è la protettrice di Hamas , gli estremisti di Gaza). Vi sono poi gli estremisti salafiti, con il 25%. In tutto gli estremisti sono il 65%; la scrittrice Ghada Abdel Aal ha detto "noi donne egiziane temiamo una deriva iraniana" (e noto incidentalmente che anche in Marocco e in Tunisia vi è stata una vittoria islamista).
Questo fenomeno islamista prenderà a modello la Turchia di Erdogan? O sarà attratto in una deriva filo-iraniana e anti israeliana? Per essere più precisi se il "nemico" resta Israele, l'intransigente Israele di Netanyahu, prevarrà l'attrazione iraniana?
Israele non fa nulla per conciliarsi con i palestinesi della Cisgiordania, anzi continua a programmare insediamenti nei Territori.
Ecco dove spirano venti minacciosi.