martedì 13 dicembre 2011

La diaspora è finita

Dalla Direzione nazionale del PSI

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nencini:"Il 2012 sarà il centoventesimo anno dalla

fondazione del PSI - il momento buono per tornare a casa".

 

LA DICHIARAZIONE DI FIUGGI

Il Partito Socialista Italiano ha riunito il proprio Congresso in tempi di crisi di gravità inaudita. Crisi che non è soltanto economica e finanziaria ma è altrettanto crisi di democrazia, della partecipazione politica, di fiducia e di speranze.

    In un momento storico che richiede la massima coesione in Italia, e tra le nazioni dell'Unione Europea, abbiamo approvato la costituzione del governo presieduto da Mario Monti. L'azione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stata di eccezionale efficacia, sfruttando al meglio le proprie prerogative costituzionali per uscire da una impasse ogni giorno più delicata. Un governo definito come "tecnico" deve comunque compiere ogni giorno scelte politiche, e non è quindi al di sopra di un giudizio politico sulle iniziative che metterà in campo. I socialisti faranno sentire la loro voce perché queste iniziative vadano nella direzione dell'equità, della ripresa economica e dello sviluppo, del rilancio dell'occupazione, della promozione di merito e pari opportunità.

    In tutto questo, cresce la consapevolezza che niente potremo fare senza l'Europa: né efficaci politiche di risanamento finanziario, né nuovi modelli di società e di sviluppo. C'è quindi bisogno di un'Unione Europea che risolva il suo storico deficit di democrazia, in direzione degli Stati Uniti d'Europa; non vogliamo lasciare ad alcuni leader conservatori, con alla testa il binomio Merkel - Sarkozy, il privilegio, che si sono arrogati, di parlare e decidere a nome dell'Europa. Per questo occorre guardare lontano, e prevedere l'elezione diretta del Presidente della Commissione Europea.

Fare, creare, innovare

 La risposta alla crisi non può ridursi ai sacrifici: si devono tagliare sprechi e privilegi, ma ancor più necessario sarà rilanciare la fiducia, superare l'attuale clima di timore e incertezza, riguadagnare credibilità internazionale. Scommettere sull'intelligenza, la creatività, il coraggio. Per questo servono merito e inclusione. Occorre promuovere la crescita, sostenendo con investimenti adeguati ricerca e tecnologia, formazione professionale ed educazione. Rimettendo al lavoro le risorse oggi emarginate, a cominciare dall'emergenza degli oltre due milioni di giovani che risultano senza lavoro né formazione. Riportando al centro la questione delle pari opportunità, svilita da modelli mediatici umilianti per le donne. Mettendo al centro la qualità dell'economia, da quella delle nostre migliori tradizioni, turismo, economia, arte e cultura, a quella più innovativa, dell'energia sostenibile, la comunicazione, le infrastrutture.

    Promuovere sviluppo e ripresa economica richiede il reperimento di nuove risorse, sia per gli investimenti che per un nuovo stato sociale, che garantisca la serenità delle famiglie, così come la sicurezza del numero crescente di anziani soli e la libertà dei giovani che devono essere messi in grado di lasciare la famiglia d'origine.

    C'è quindi l'urgenza di attingere alle rendite e alle transazioni finanziarie, ai grandi patrimoni, di combattere l'evasione fiscale, di rendere sempre più trasparente la spesa dello Stato e degli enti locali e regionali. Non semplici risparmi, ma una grande opera di rimodulazione del prelievo fiscale e di reindirizzamento delle risorse, che confermi quel "modello sociale europeo" di alta qualità dei servizi pubblici, in primo luogo scuola e sanità. Proponiamo, tra l'altro, un Prestito per l'Italia: un prelievo progressivo, pluriennale, per i cittadini a reddito medio - alto e dotati di patrimoni mobiliari e immobiliari, garantito da titoli di Stato con rendimento pari all'inflazione programmata. Questo ridurrebbe la spirale perversa degli attuali tassi d'interesse producendo liquidità indispensabile per far fronte alle urgenze e alle nuove sfide.

    La promozione del merito e delle migliori capacità non si può avere senza adeguate politiche di inclusione. Modello sociale europeo significa anche fissare per legge livelli minimi, tendenzialmente universali, di reddito e di salario. L'attuale dualismo del mercato del lavoro, tra più e meno garantiti, così come le differenze tra generazioni, non si possono affrontare esasperando i conflitti; la precarietà e l'incertezza del futuro colpiscono del resto tutti, ed ogni generazione. Garanzie di reddito e ammortizzatori sociali vanno rivolti quindi a tutti coloro che sono a rischio di perdere il posto di lavoro o la propria attività professionale, ed a qualunque età.

    Superare gli interessi particolari, per rimettere al centro le ragioni generali della convivenza civile, è poi una necessità imposta dall'emergenza ambientale, da cui nessuno può dirsi al riparo: la minaccia dei disastri ambientali, aggravata dal cambiamento climatico, la riduzione delle risorse comuni, a cominciare dall'acqua, il problema dell'energia e delle risorse alimentari per far fronte all'aumento della popolazione mondiale, non consentono nemmeno ai più privilegiati di acquistarsi una sicurezza personale.

 Un nuovo repubblicanesimo, una nuova Europa

 Ricostruire la coesione sociale e nazionale è il primo compito della politica nei prossimi anni: dopo i disastri di un malinteso federalismo che ha scaricato sugli enti locali responsabilità dell'amministrazione centrale senza dotarli dei poteri e delle risorse adeguate, e attizzato il conflitto tra Nord e Sud, occorre portare l'accento su ciò che ci unisce. In particolare, lo sviluppo del Mezzogiorno, liberato dalle mafie, va inserito nell'apertura delle grandi reti commerciali tra Europa, Mediterraneo e Oriente. Una grande nazione, l'Italia, deve saper trovare al suo interno, a 150 anni dall'unità istituzionale, una più grande unità di princìpi, per guardare al futuro: è di primaria importanza una riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati nati e cresciuti tra di noi, ed è urgente una più rigorosa laicità, nel rispetto reale al moderno differenziarsi delle identità e delle confessioni religiose, tutte egualmente rispettabili.

    Pensiamo che si debba rifondare in maniera condivisa la base della nostra convivenza, con un'Assemblea Costituente che porti, tra l'altro, ad una rinnovata centralità del Parlamento e all'elezione diretta del Presidente della Repubblica, punti cardine di rappresentatività e unità.

    Per questo, i valori del socialismo riformista rimangono una risorsa per l'intera comunità nazionale: ideali di umanità, dignità, rispetto per sé e per gli altri che possono ispirare politiche condivise e sostenute da un consenso assai ampio. In termini di azione politica, questo significa dedicare le nostre energie ad un nuovo e ampio centrosinistra, che sappia parlare con convinzione con entusiasmo, con gentilezza e mitezza, al più ampio numero di italiani e di italiane. Gli elettori devono poter essere in grado di esercitare la scelta non solo dei partiti, ma anche dei candidati, e questo si fa con una riforma della legge elettorale, ma anche, e forse in primo luogo, della vita dei partiti politici, che deve essere trasparente e davvero partecipata, secondo il dettato costituzionale. Altrimenti la politica non riguadagnerà il prestigio perduto, a tutto danno della democrazia.

    Vogliamo un'Europa, dove popoli e cittadini abbiano voce nelle decisioni, e dove le scelte siano votate e non imposte da una tecnocrazia, sotto la finzione di un'unanimità istituzionale che del resto il Partito del Socialismo Europeo ha già cominciato a contestare, richiamando l'attenzione sulla necessità di una dialettica politica tra progressisti e conservatori a livello europeo. Tutto ciò ripropone il problema di una forza politica riformista in Italia, che sia partecipe della costruzione di un Partito del socialismo europeo sempre più adeguato alla dimensione globale delle sfide. Confermiamo la nostra aspirazione a farci promotori di un rinnovamento complessivo della sinistra riformista italiana, attraverso una nuova unità tra tutte le forze espressione della sua storia, e quelle forze del riformismo cristiano e laico aperte a parteciparvi.

    Prevediamo la scomposizione del bipolarismo italiano che abbiamo conosciuto negli ultimi anni.

    Per questo fine ci diamo tre impegni:

    Primo passo: ci rivolgiamo a color che si riconoscono nell'esperienza e nella tradizione socialista italiana, affinché il 2012, centoventesimo anniversario della nascita del PSI, sia il tempo della definitiva riunificazione del popolo socialista italiano.

    Secondo passo: proponiamo la Convenzione dei Socialisti e dei Liberalsocialisti che rimetta in campo una cultura laica e riformista oggi tanto essenziale quanto dispersa e compressa dal sistema politico attuale.

    Terzo passo: dopo il tempo degli appelli e delle convenzioni, viene il tempo dell'azione quotidiana. I circoli, le risorse, i mezzi di comunicazione del PSI, compreso il ricostituito Avanti!, saranno a disposizione ogni giorno di questa proposta che siamo certi che non potrà che trovare nei valori di eguaglianza e giustizia del socialismo democratico, libertario, liberale il suo cemento, nella socialdemocrazia europea il suo schieramento, e nel cuore e nelle menti degli italiani un suo certo successo. (3 dicembre 2011)