mercoledì 7 dicembre 2011

Christa Wolf (1929-2011) - Un cielo diviso

Christa Wolf (1929-2011) - Autrice di Kassandra , grande esponente del dissenso
socialista nella DDR, Christa Wolf ci ha lasciati.

 
Christa Wolf si è spenta giovedì scorso a Berlino dopo lunga malattia, lascia il marito, lo scrittore ed editore Gerhard Wolf, e due figlie.
    Era nata nel 1929 a Landsberg an der Warthe con il nome di ragazza Christa Ihlenfeld . Aveva svolto gli studi a Jena e Lipsia, laureandosi nel 1953, con Hans Meyer, letterato e musicologo ebreo-tedesco di fa-ma internazionale per le sue opere fondamentali su Büchner, Thomas Mann, Montaigne, Musil, Joyce, Uwe Johnson e Grass.
    Esponente di spicco dell'elité intellettuale tedesco-orientale, ma ve-nerata anche presso le Accademie letterarie occidentali – da Parigi ad Amburgo a Columbus, Ohio – la Wolf venne defenestrata nel 1976 dall'Associazione Scrittori della DDR e censurata dal partito con la mi-sura del "forte biasimo" per avere protestato pubblicamente contro il trattamento riservato al cantautore Wolf Biermann, reo di avere critica-to la DDR durante un suo concerto tenutosi a Colonia. Biermann era stato perciò impedito di rientrare nel suo Paese e venne altresì privato della cittadinanza per "grave violazione dei doveri di cittadino".
    Negli anni Ottanta, ormai celebre e tradotta in innumerevoli lingue, la Wolf accentuò ulteriormente il suo impegno civile a favore di una riforma della DDR fuori dall'ortodossia comunista sovietica. Del pari la scrittrice si schierò però anche "contro la liquidazione dei nostri valori morali e materiali" e a favore di una "evoluzione progressista del nostro socialismo". Celebre fu il discorso tenuto da Christa Wolf nella storica Alexanderplatz di Berlino il 4 novembre del 1989, alla vigilia della ca-duta del Muro, che verrà abbattuto il 9 novembre dalla protesta popola-re.
  Tra il 1959 e il 1962 la Wolf era stata convocata più volte presso la sede della Stasi, il potente servizio segreto comunista, dove la giovane intellettuale era stata indotta a consegnare tre rapporti confidenziali. Christa Wolf di fatto non collaborò , fornendo esclusivamente informa-zioni positive su personalità di sua conoscenza. E fu perciò indiziata di "reticenza", a partire dal 1962, finendo nel mirino delle occhiute autori-tà comuniste che iniziarono a spiare anche lei. Negli anni Novanta questi fatti emersero dagli archivi della DDR e diedero adito al cosid-detto Literaturstreit , una polemica simile per accenti e modalità a quel-la condotta in Italia contro Ignazio Silone.
    Il coraggio civile manifestato da Christa Wolf nel paese in cui era nata, cresciuta e divenuta celebre, insieme al suo rifiuto di abiurare agli ideali socialisti apparvero completamente fuori tempo nell'età del pen-siero unico. 
 
 "Nella DDR, dove viveva e lavorava", scrive Renzo Balmelli nelle sue Spigolature , "la Wolf a lungo è stata considerata il simbolo del dissen-so prima di scoprire tra le macerie del Muro alcuni compromessi con la STASI, la polizia segreta, che ne hanno offuscato l'immagine", mentre  a difendere Christa soccorse l'amico di sempre, il premio Nobel per la letteratura, Günter Grass. Il quale però aveva anch'egli un suo passato da farsi perdonare, visto che Grass "per tanto tempo, troppo, conservò il terribile segreto della sua appartenenza alla Hitlerjugend". 
    Ovviamente Grass, che a diciassette anni si era arruolato volontario nell'esercito tedesco, non fu il solo membro della Hitlerjugend ad as-surgere a celebrità nel secodno Dopoguerra per alti meriti culturali con-seguiti nell'oblio di un passato che non passa. Altro esempio illustre: Benedetto XVI. L'attuale pontefice aveva fatto parte anch'egli della gioventù hitleriana a partire dal 1939. Dipoi passò nella Luftwaffe , la temibile aviazione nazista e infine venne fatto prigioniero dagli alleati e internato a Ulma.
    Forse non è vero che una delle più importanti lezioni della storia con-siste nel fatto che, con Aldous Huxley, "gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia".
    Resta, tuttavia, da chiedersi pro veritate se la severità del giudizio storico non escluda l'istituto dell'indulgenza, anche e soprattutto per passeggeri muniti di biglietto di prima classe.