giovedì 22 dicembre 2011

Nostri fratelli assassinati

Mor Diop     (2.3.1957 – 13.12.2011)

Samb Modou     (17.5.1971 – 13.12.2011)


Appello del Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana

Vai al sito della Rete Antirazzista Firenze


I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati assassinati e Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike gravemente feriti da una mano armata dall'odio xenofobo, lucido e determinato. Tutti sono vittime della manifestazione estrema di un razzismo quotidiano che umilia sistematicamente la nostra dignità.

    La strage del 13 dicembre a Firenze necessita di una risposta ampia e plurale, che esprima lo sdegno per i barbari assassinii e la ferma volontà di operare concretamente perché simili fatti non si ripetano. E' necessario che non ci si limiti all'abbraccio solidale verso la nostra comunità colpita e alla partecipazione al nostro dolore solo per un giorno.

    Occorre andare più a fondo e individuare tutte e tutti insieme come si è costruito nel tempo il clima che rende possibile l'esplodere della violenza razzista come è avvenuto il 13 dicembre a Firenze e solo due giorni prima a Torino con il pogrom contro un insediamento Rom.

    Bisogna interrogarci su come siano stati dati spazi, per disattenzione e/o per complicità, ai rigurgiti nazi-fascisti di gruppi come Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa escalation non solo i veleni sparsi dalle forze "imprenditrici" del razzismo, ma anche gli atti istituzionali che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell'ordine e della sicurezza, discriminazioni e ingiustizie.

    Chiediamo l'impegno di tutte e tutti per cambiare strada, intervenendo sul piano culturale e della formazione del senso comune, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona.

    E' necessario avere come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti sociali, civili e politici delle persone immigrate, dei rifugiati e richiedenti asilo e dei profughi, eliminando i molti ostacoli istituzionali che contribuiscono a tenere in condizione di marginalità la vita di molti migranti in Italia.

    Occorre dare piena applicazione al dettato costituzionale e alle leggi ordinarie che consentono la chiusura immediata dei luoghi e dei siti come Casa Pound, dove si semina l'odio e si incita alla violenza xenofoba.

    Bisogna che tutte le energie positive, che credono nella costruzione di una città e di un Paese della convivenza e della solidarietà, si mobilitino unite per fare barriera contro l'inciviltà, il razzismo, l'intolleranza.

    Nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati e vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale.

    Facciamo un appello rivolto a tutte le persone di buona volontà, nella società e nelle istituzioni, ad unirsi a noi, in una manifestazione ampia, partecipata, pacifica, non violenta e contro la violenza, di carattere nazionale. Una manifestazione che segni una svolta e l'inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite in quella tragica giornata e capace di affermare in modo inequivocabile: mai più atti di barbarie come la strage del 13 dicembre.

 

Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana

"In memoria de' ragazzi uccisi da mano razzista"

In ventimila sabato a Firenze per Samb e Diop .



Mor Diop e Samb Modou sono anche nostri fratelli. Aderiamo all'appello del Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana . La giornata di ieri è stata solo l'inizio di una mobilitazione contro il razzismo e la xenofobia che dovrà andare avanti finché non sarà ristabilito il pricipio del rispetto che si deve alla dignità umana di ciascuno, dovunque. - La red dell'ADL


Lettrici e lettori, aderite numerosi > perMorperModou@gmail.com
 

 

IPSE DIXIT

 

L'emigrante non è un turista - «Un viaggio nel cassone dei cani e uno in vagone letto hanno in comune che il viaggiatore non deve stare seduto... Devo ammettere a onor del vero che un cassone per cani non si può paragonare a un vagone letto. Prima di tutto l'arredamento è sostanzialmente diverso. Inoltre non si può nemmeno nascondere che il paesaggio si può ammirare molto più comodamente dalla finestra del vagone letto che dal cassone per cani. Questa osservazione è confermata dal fatto che i turisti non viaggiano di solito nel cassone per cani ma in vagone letto.» – Ignazio Silone (1933)

 

L'emigrato non è uno straniero - «L'emigrato è un lavoratore non uno straniero. In un paese che considera soltanto il profitto e la produttività, tutti i lavoratori sono stranieri.» – Ezio Canonica (1970)

 

L'immigrato non è uno smemorato - «Io dico a Casa Pound e a tutta l'Europa: l'Europa ha perso la memoria, la memoria storica... Quel che è accaduto nella Seconda guerra mondiale con il nazi-fascismo, con tutti quei morti? Non si ricorda più di niente.» – Pape Diaw (2011)


 

 

 

Da Claudio Bellavita riceviamo e volentieri rilanciamo

Non ridere! Non piangere! Non giocare!

 

Dopo l' assoluzione dell' immigrato che ha introdotto illegalmente in Italia la figlia di 12 anni si è scatenata la solita polemica degli xenofobi all'amatriciana. Che dimenticano la storia della grande emigrazione italiana. Tra cui i 30 mila piccoli italiani illegali nella Svizzera di Schwarzenbach.

 

di Gian Antonio Stella

http://www.corriere.it/

 

Le mogli e i bambini degli immigrati? «Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle. Che minacciano nello spettro d' una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini. Dobbiamo liberarci del fardello». Chi l' ha detto: qualche xenofobo nostrano contro marocchini o albanesi? No: quel razzista svizzero di James Schwarzenbach.

    Contro gli italiani che portavano di nascosto decine di migliaia di figlioletti in Svizzera. E non nell' 800 dei dagherrotipi: negli anni Settanta e Ottanta del ' 900. Quando Berlusconi aveva già le tivù e Gianfranco Fini era già in pista per diventare il leader del Msi.

    Per questo è stupefacente la rivolta di un pezzo della destra contro la sentenza della Cassazione, firmata da Edoardo Fazzioli, che ha assolto l'immigrato macedone Ilco Ristoc, denunciato e processato perché non si era accontentato di portare in Italia con tutte le carte in regola (permesso di soggiorno, lavoro regolare, abitazione decorosa) solo la moglie e il bambino più piccolo ma anche la figlioletta Silvana, che aveva 12 anni.

    Cosa avrebbe dovuto fare: aspettare di avere un giorno o l' altro l' autorizzazione ulteriore e intanto lasciare la piccola in Macedonia? A dodici anni? Rischiando addirittura, al di là del trauma, il reato di abbandono di minore?

    Macché. Il leghista Paolo Grimoldi, indignato, si è chiesto «se la magistratura sia ancora un baluardo della legalità oppure il fortino dell' eversione». E la forzista Isabella Bertolini ha bollato il verdetto come «un' altra mazzata alla legalità» e censurato la «legittimazione di un comportamento palesemente illegale».

    Lo «stato di necessità» previsto dalla legge e richiamato dalla suprema Corte, a loro avviso, non è in linea con le scelte del Parlamento. L' uno e l' altra, come quelli che fanno loro da sponda, non conoscono niente della grande emigrazione italiana. Niente. Non sanno che larga parte dei nostri emigrati, almeno quattro milioni di persone, è stata clandestina (...). - Vai al sito http://www.corriere.it/