giovedì 17 marzo 2016

Zaatari e Idomeni, l’inferno dei profughi siriani

Da Avanti! online

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L'Unicef ha provocatoriamente rivolto un invito ai governanti europei: svolgere il prossimo vertice non in qualche grande e ben riscaldata hall di una capitale del Vecchio Continente, ma lì, a Idomeni che "sprofonda nel fango"

 

di Carlo Correr

 

La guerra civile in Siria, cui indirettamente hanno partecipato Francia, Gran Bretagna e, in misura minore gli Stati Uniti, per deporre Bashir Assad non solo non ha prodotto i risultati sperati, ma al contrario ha finito per rafforzare il regime, far crescere l'influenza dell'Isis, della Russia e alimentare un flusso ininterrotto di umanità in fuga dalla fame e dalla violenza. Sono non meno di quattro milioni i profughi siriani in fuga; di questi oggi ce ne sono circa due milioni scappati nella vicina Turchia, oltre un milione nel piccolissimo Libano e oltre 600 mila in Giordania. Il tragico fenomeno dei migranti che sta stressando l'Unione Europea e la sta portando sull'orlo del collasso politico, sta causando problemi ben più gravi nei Paesi immediatamente coinvolti dalle ondate migratorie.

    Giordania. Il campo di Zaatari - Chiunque voglia davvero avvicinarsi alla comprensione del problema dovrebbe vedere anche le immagini di questo documentario della Bbc, con riprese aeree del campo profughi di Zaatari. Il campo, situato nel nord della Giordania e inesistente prima della guerra civile in Siria, 'ospita' circa 83 mila rifugiati. Guardando le immagini non ci vuole davvero molto per capire cosa può voler dire vivere in questa baraccopoli in mezzo al deserto e quale possa essere la forza terribile della disperazione che spinge uomini, donne, vecchi e bambini a rischiare la vita per venire in Europa.

    Zaatari oggi è una piccola invivibile cittadina, la cui popolazione, si stima è composta per la metà da bambini e non è neppure il più grande dei campi profughi esistenti oggi; anzi, si è ridotto nelle sue terribili dimensioni perché per un certo periodo, fino all'apertura di un altro campo – quello di Azraq – è arrivato a ospitare 156 mila persone. La Giordania, un Paese che ha una popolazione di appena 5, 9 milioni di abitanti, da solo ha accolto 1 milione e mezzo di profughi dalla Siria, praticamente 3 volte quelli accolti dall'intera Europa nel solo 2015.

 

Grecia. Il campo di Idomeni - Altre immagini vengono dalla Grecia, dal campo di Idomeni, dove ci sono circa 15 mila profughi in attesa di passare la frontiera per imboccare la via balcanica, quella che può portarli nel nord Europa. Freddo e pioggia hanno reso, se possibile, ancora più invivibile drammatica la loro esistenza con il campo che si è trasformato in una enorme pozza di fango.

 

Non a caso l'Unicef ha provocatoriamente rivolto un invito ai governanti europei, quello di far svolgere il prossimo vertice non in qualche grande e ben riscaldata hall di una capitale del Vecchio Continente, ma lì, a Idomeni che "sprofonda nel fango".

    "Lo stesso rischio – ricorda Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia – che corre l'Europa. Migliaia di bambini e bambine, ci raccontano le cronache, vivono da giorni a Idomeni tra fango, melma, pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e morte. Dobbiamo impedirlo. Non ci sono più parole per definire questa situazione".

 

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