mercoledì 25 gennaio 2012

Il socialdemocratico Schulz è il nuovo presidente del PE

Europa

Un passo verso un assetto politico europeo dopo l'egemonia delle destre

 

di Gianni Pittella

vicepresidente vicario del Parlamento Europeo

E' la prima volta nella storia del Parlamento europeo che i socialisti e i democratici conquistano la presidenza, la vicepresidenza e finanche il secondo e il terzo presidente dell'Assemblea di Strasburgo. E' il segno di una svolta? Di certo rappresenta un argine al predominio dei conservatori nei governi della Ue e nella Commissione.  In questo lungo tunnel in cui e' finito l'euro e con esso l'intera costruzione europea, il Parlamento, unico organismo comunitario eletto direttamente dai cittadini, ha difeso strenuamente le ragioni del rafforzamento dell'unità contro le spinte disgregatrici degli euroscettici e dei particolarismi nazionali. Piu' Europa e misure per favorire la ripresa della crescita economica, che stagna non da ora per l'effetto della crisi finanziaria ma per un'incapacita' di intraprendere politiche innovative di stimolo allo sviluppo e all'occupazione che ci trasciniamo da un quindicennio: sono queste le direttrici espresse in questi mesi, con determinazione e lungimiranza, dall'europarlamento nella sua grande maggioranza, spesso in aperto contrasto con gli orientamenti del semiasse Merkel-Sarkozy e del resto del blocco di centrodestra che governa 23 dei 27 paesi dell'Unione.

    Non credo che il sentimento comune dei tedeschi e dei francesi sia di sostegno alla politica protezionistica dei propri bilanci, che si e' dimostrata drammaticamente miope, dei rispettivi governi. L'economia e le societa' dei paesi che partecipano da mezzo secolo al progetto di integrazione europea sono ormai strettamente connessi tra di loro e nessuno puo' pensare di cavarsi dai pasticci da solo, magari sulla pelle del vicino. La recessione economica e l'eventuale default dei debiti sovrani, grandi e piccoli che siano, nel ''cortile di casa'', porterebbero rapidamente anche le architetture ritenute piu' solide sullo stesso crinale. Lo testimonia il crollo degli ordini industriali tedeschi nell'ultimo anno, che sono concentrati per l'80% in Europa, o la facile previsione sul destino del sistema creditizio europeo, nella quale dominano i colossi francesi e tedeschi, in caso di fallimento dei bilanci statali di paesi come la Spagna, l'Italia, il Portogallo. Il debito accumulato da ogni paese dell'Unione ha sostenuto di fatto la crescita complessiva beneficiando i paesi maggiormente esportatori e la fine, con l'introduzione dell'euro, della possibilita' di ricorrere alle svalutazioni competitive per sostenere artificiosamente la produttivita', ha permesso un generale consolidamento della struttura industriale, a vantaggio dei paesi con la moneta piu' forte. Oggi sul piano interno dell'Unione e all'esterno dei mercati mondiali, l'Ue vince sul piano della qualita' e dell'innovazione e non come un tempo, dei prezzi, scaricandone il costo ormai incomprimibile sui salari e sulle piccole imprese.

    Siamo in emergenza. L'Unione europea ha bisogno di essere riformata e rafforzata per sostenere e vincere l'attacco che sta subendo la sua moneta e con essa la sua economia, dandosi nuove regole di democratizzazione dei mercati che tolgano spazio alla speculazione finanziaria e investendo nuove risorse per modernizzarsi e progredire, insieme. L'unita' politica e economica, da raggiungere in breve tempo, e' il presupposto per cogliere questi obiettivi e non finire travolti  dal revanscismo dell'ancien regime che ha governato il mondo prima dell'euro. Questo scenario e i rischi formidabili che ci propone ogni giorno, richiedono nuove assunzioni di responsabilita' e nuove strategie alla politica e ai suoi attori.

    La sintonia trasversale che anche nel caso dell'elezione dei suoi vertici e al di la' delle appartenenze ideologiche e partitiche il Parlamento europeo ha dimostrato in questi due anni e mezzo di lavoro, nell'interesse supremo dei cittadini, e' un patrimonio che va speso immediatamente sulla bilancia delle riforme. E' possibile costruire una grande alleanza europeista che vada oltre gli attuali steccati e che acceleri sulla strada dell'integrazione e dell'unita' politica indicata piu' volte dal nostro Capo dello Stato nei passaggi piu' difficili di questi mesi e che e' la cifra dell'attuale governo italiano in carica, fin dalla sua costituzione. Ai nostri partiti e alle grandi famiglie politiche europee corre l'impegno e l'obbligo di portare l'Europa al centro del nostro futuro, per avere un futuro.