lunedì 5 maggio 2008

STRANIERI IN ITALIA

Primo Rapporto sull’Immigrazione in Italia del Ministero degli Interni
Aumentano, nell’ambito dei sentimenti dichiarati verso gli stranieri, l’indifferenza e la diffidenza. Mentre l’atteggiamento positivo nei confronti degli immigrati si attesta al 42% degli intervistati, come nel 2007, cresce la dichiarata ostilità dal 32% al 40% del 2008.

di Viviana Pansa
ROMA – Sono 2.414.972 gli stranieri con permesso di soggiorno presenti in Italia alla data del 1 gennaio 2007 secondo i dati Istat elaborati nel primo Rapporto sull’immigrazione nel nostro Paese, presentato stamani al Viminale a cura del ministero dell’Interno, insieme alla seconda ricerca dell’Osservatorio sociale sulle immigrazioni realizzata dalla Makno & consulting.

Un dato in crescita, rispetto agli scorsi anni, che porta la popolazione straniera ad essere il 5% della popolazione residente, una percentuale tuttavia inferiore rispetto a quella dei principali Paesi europei, come Germania, Francia, Belgio, Danimarca, Norvegia, Regno Unito, Irlanda e Svizzera.

Si tratta di una presenza non omogenea sul territorio italiano, se la percentuale è dell’1,6% di stranieri sui residenti nelle regioni del sud e del 6,8% in quelle del centro nord. Secondo l’Istat infatti più dell’88% della popolazione straniera al 2007 risiede al centro nord: un quarto in Lombardia; seguono Veneto, Lazio ed Emilia Romagna. Il 60,6% è in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro mentre negli ultimi 15 anni il peso relativo delle presenze dovute a motivi di famiglia è aumentato dal 14,2% al 31,6%.
Marzio Barbagli, dell’Università di Bologna, che ha curato la ricerca per il Ministero, spiega la differenza tra questi dati e quelli presentati in autunno dal Rapporto sull’immigrazione della Caritas/Migrantes - per cui l’Italia per presenza straniere si collocava dietro Spagna e Germania - con una sottostima, da parte di quest’ultimo, della quota di popolazione straniera sui residenti nei diversi Paesi europei, soffermandosi su alcuni indicatori particolarmente significativi dell’immigrazione in Italia. “Nel nostro Paese gli stranieri sono meglio inseriti nel mercato del lavoro rispetto ad altri Stati dell’UE – egli afferma – ma sussista tuttavia una profonda differenza nei tassi di acquisizione non automatica della cittadinanza italiana da parte di questi ultimi, di 7, 8 o 9 volte inferiori da noi rispetto agli altri Paesi”. Mentre i tassi di mortalità infantile, più alti nella popolazione straniera, ma in forte diminuzione rispetto al passato, fanno sperare in un sostanziale miglioramento delle condizioni sanitarie dei nostri immigrati, sino a raggiungere gli indicatori della popolazione italiana, si segnala una tendenza alla segregazione residenziale degli stranieri, specie nelle grandi città come Roma. “Un dato certamente inferiore rispetto alle altre grandi città europee – aggiunge Barbagli – ma preoccupante, se pensiamo che la segregazione è direttamente proporzionale ai principali indicatori di svantaggio sociale, come il tasso di disoccupazione”.

Mario Abis, presidente della Makno, si sofferma invece su alcuni dati che indicano la percezione da parte degli italiani della presenza immigrata e, viceversa su indagini relative alla condizione percepita degli stranieri, con un particolare focus sulla presenza islamica in Italia. I dati raffrontano interviste del 2008 con analoghe inchieste svolte nel 2007, della prima ricerca dell’Osservatorio sociale sulle immigrazioni.

Cresce la domanda da parte degli italiani di legalità, sicurezza, ossia controllo del territorio, e un maggior riequilibrio dei servizi forniti ai cittadini, che spesso vengono percepiti a vantaggio degli stranieri. Mentre gli italiani credono che il dato migratorio nei prossimi anni tenderà a stabilizzarsi, aumentano, nell’ambito dei sentimenti dichiarati verso gli stranieri, l’indifferenza e la diffidenza, rispetto alle percentuali del 2007: mentre l’atteggiamento positivo nei confronti degli immigrati si attesta al 42% degli intervistati, come nel 2007, cresce la dichiarata ostilità dal 32% al 40% del 2008. Più problematica appare la presenza degli immigrati islamici, attribuita dal campione al fattore religioso e culturale che li contraddistingue. Il 30% degli italiani è contrario alla costruzione di moschee in Italia, mentre una percentuale analoga pone dubbi e problemi riguardo alla possibilità di integrazione degli stessi. Per quanto riguarda gli immigrati, la loro soddisfazione della permanenza in Italia resta alta: il 71% dichiara di essere soddisfatto della propria condizione. Tuttavia l’86% - rispetto al 77% del 2007 – percepisce la diffidenza nei loro confronti. Cresce anche la percentuale di stranieri che dichiarano di sentire la mancanza del proprio Paese di origine, dal 30 al 44% e aumenta, analogamente, chi desidera rientrare nel futuro in patria, dal 22% degli intervistati del 2007 al 26% del 2008. Riguardo agli immigrati islamici sono poi gli stessi immigrati, di altra provenienza, a porre più problemi rispetto alla loro integrazione.

Marcella Lucidi, sottosegretario all’Interno, ha chiarito come “il tema dell’immigrazione per essere ben governato debba essere conosciuto senza lenti ideologiche che possano ingrandire o ridimensionare problematiche di per sé già così complesse”.
“Gli indicatori positivi che emergono dai dati raccolti – ha detto Marcella Lucidi – si legano tuttavia con il difficile confronto delle differenze, spesso tendente al conflitto, con forme visibili di separatezza che vanno contro l’idea stessa di integrazione che tutti professano invece essere una necessità, con una minore possibilità di accesso ai diritti e ai servizi da parte dei cittadini per cui emerge la sensazione generalizzata che si ha di vivere peggio e un senso di crescente degrado urbano, che è riconducibile al senso vissuto da molti immigrati dell’offesa e al modo violento di gestire le relazioni”.
Tra le tematiche che si aprono rispetto alle indagini svolte, quella dell’integrazione da un lato e quella della sostenibilità del sistema di protezione sociale dall’altro, che deve saper tener conto del carattere del fenomeno che sollecita fortemente la rete di servizi al cittadino.

“Non è pensabile agire solo sulle opportunità di lavoro disponibili agli immigrati – prosegue Marcella Lucidi – ma rispetto alle esigenze di vita che gli stessi immettono nel territorio, cercando soluzioni che sappiano guardare oltre alla regolarizzazione richiesta e dipendente dai datori di lavoro. Tenendo conto della complessità del fenomeno, - conclude il Sottosegretario - il futuro governo dovrà attuare un insieme di politiche complementari all’immigrazione nel suo complesso, agire in strategia con le istituzioni dell’Unione Europea e evitare strumentalizzazioni di parte”.

Giuliano Amato, ministro dell’Interno uscente, sollecitato di un parere su come si sia gestita la problematica della sicurezza nel corso del governo Prodi, specie in relazione al fenomeno immigrazione si è detto “insoddisfatto della gestione, anche se i patti sulla sicurezza che abbiamo elaborato sono stati efficaci, come i numeri testimoniano. Tuttavia l’esiguità delle risorse a disposizione non ha permesso di ottenere tutta l’efficacia che avremmo auspicato”. (Viviana Pansa–Inform)