ANALISI RISULTATI ELETTORALI - 1/2
Pubblichiamo le riflessioni dall'on. Besostri sui recenti risultati elettorali. Queste analisi sono divise in due parti. La prima (che pubblichiamo oggi) è dedicata alle coalizioni "Berlusconi" e "Veltroni". La seconda parte, che uscirà sull'ADL di domani, sarà imperniata sui risultati della Sinistra.
di Felice Besostri
L’analisi, se fosse un sintetico commento, potrebbe esaurirsi in poche righe: Berlusconi ha vinto, Veltroni ha perso, Casini ha tenuto e la sinistra (la minuscola è d’obbligo ) è stata, in tutte le sue espressioni, disfatta, o, meglio detto con uno spagnolismo, derrotada. Nelle coalizioni il partito coalizzato è andato molto meglio della lista del coalizzatore: la Lega Nord nella coalizione Berlusconi e l’Italia dei Valori (immobiliari) nella coalizione Veltroni.
Ma, al di là delle facili sintesi giornalistiche, occorre anzitutto dire che l’andamento non è stato omogeneo nel territorio nazionale. Il PdL, per esempio, ha più voti rispetto alle somme FI-AN nelle politiche 2008 rispetto alla somma FI-AN in quelle del 2006: in Valle d’Aosta (17,3>15,6), Liguria (37,5>35,3), Toscana (32,5>30), Umbria (35,1>33,5), Emilia Romagna (29,4>29,1), Marche (36,3>34), Abruzzo (42,4>37,4), Lazio (43,9>40,1), Campania (48,7>40), Puglia (46>40,3), Basilicata (36,5>31), Calabria (42,1>31,7), Sardegna (43,2>35,6), Sicilia (46,7>39,2).
Il PdL ha avuto aumenti in 14 regioni, in sei delle quali l’aumento è stato di almeno cinque punti percentuali (Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia) e di altri dieci punti in Calabria.
Soltanto in Sicilia il PdL era al Governo, in tutte le altre i Presidenti delle Regioni appartenevano all’Unione, senza distinzioni tra Presidenti di provenienza DS, Margherita o Rifondazione.
Il PdL ha meno voti rispetto alla somma FI – AN nelle politiche 2008 rispetto al 2006:
Lombardia (34,4<37,5), Friuli (35,5<39,21), Veneto (28,3<36,1), Piemonte (35,2<35,8), Molise (37<47,3).
La presenza di un Presidente di Regione del PdL non ha aiutato, clamorosamente nel Molise con una perdita di dieci punti percentuali e nel Veneto con quasi otto punti in meno.
Queste eccezioni non sono di nessun conforto, perché dove il PdL ha perso, le perdite sono state più che compensate dai guadagni della Lega Nord, che ha assorbito tutte le perdite degli alleati e preso voti all’ex Unione.
Altro motivo di seria riflessione è il fatto che nel 2006 l’Unione vinse per 24.000 voti mentre la coalizione intorno al PdL nel 2008 ha avuto 3.000.000 di voti in più.
Il trasferimento di voti dal centro-sinistra al centro ed al centro-destra è però stata ancora più importante se si considerano i circa 2 milioni di voti della UCD: quindi in due anni da più ventiquattromila voti a meno di cinque milioni di voti, che diventano quasi sei, se si calcolano i voti della Destra di Storace.
Il PD migliora di un’unghia il risultato dell’Ulivo alla Camera, ma bisogna aggiungere parte dei voti della Rosa nel Pugno, in quanto nel PD c’erano autorevoli candidature radicali ed in qualche caso socialiste.
Il PD ha, quindi, risucchiato voti alla sua sinistra, compensando le perdite verso il centro e la Lega Nord. Senza il voto utile e l’anti-berlusconismo viscerale il PD avrebbe raggiunto a stento il 25%. L’effetto collaterale dello sfondamento a sinistra è che al Senato sono stati più i seggi regalati al PdL, di quanti ne abbia guadagnati il PD.
Il PdL ha, quindi, beneficiato in termini di seggi senatoriali e nella Camera dei Deputati dei voti ottenuti da Sinistra Arcobaleno, Socialisti, Sinistra Critica e Partito Comunista dei Lavoratori: un paradosso della legge di dubbia costituzionalità con la quale abbiamo votato.
I socialisti sono andati male, ma nel panorama disastroso della sinistra non sono andati peggio di altre formazioni di sinistra, poiché hanno più voti di Sinistra Critica e PCL e come singola formazione competono con le quattro formazioni della Sinistra Arcobaleno e superano, quantomeno, tre delle sue formazioni PdCI, Verdi e SD, valutando Rifondazione come la formazione, comunque, più consistente.
Il proverbio tradizionale recita “mal comune, mezzo gaudio”, ma respinte le inclinazioni masochiste dovremmo, invece, dire “mal comune, tragedia totale”, insomma se Atene piange, Sparta non ride.
Esaminando i voti in assoluto nel confronto tra 2006 e 2008 si ottiene che la coalizione con a capo Berlusconi al Senato ha un saldo negativo pari a 1.646.429 voti.
Alla Camera il saldo è ugualmente negativo pari a 1.913.969 voti.
Il consenso in assoluto degli italiani in Berlusconi è quindi diminuito, peraltro occorre rettificare i risultati alla luce degli spostamenti tra le coalizioni e, pertanto, è più corretto diminuire il dato 2006 dei voti ottenuti da UCD (2.050.189) e DESTRA (885.129) nel 2008 e aumentarlo di quello dei Pensionati del 2006 (333.278), nonché diminuirlo del 50% dei voti 2006 della lista DC-NUOVO PSI (142.737) e, quindi il totale diventa per la Camera 16.233.066 e quindi vi è un saldo positivo di 830.808 voti.
Tale risultato positivo per la coalizione va peraltro accreditato alla Lega Nord, che è passata da 1.747.730 voti nel 2006 a 3.024.522 voti con un aumento di 1.276.792 voti.
Passando dalla coalizione di singoli partiti, il PdL ha avuto 13.628.865 (2008) mentre FI e AN avevano ottenuto nelle precedenti elezioni 13.755.102 voti.
Bisogna peraltro considerare che per un confronto più puntuale occorre estendere il confronto, includendo nel dato 2006 i partiti confluiti nel 2008 nel PdL e, perciò, il dato 2006 va aumentato dei voti di Pensionati (333.178), della Lista Mussolini (255.354) e del 50% della lista DC-Nuovo PS di 142.737, e diminuito dei voti ottenuti dalla Destra nel 2008, pari a 885.129 voti, quindi a 13.601.242, il confronto tra i due risultati porta ad una miserabile differenza positiva di 27.623 voti, come segno dinamico di una grande novità politica è molto debole.
Al Senato i Democratici di Sinistra e la Margherita si erano presentati nel 2006 con liste distinte ottenendo rispettivamente 5.977.347 voti, pari al 17,5% e 3.664.903 voti, pari al 10,73%.
L’Ulivo alla Camera era una formazione più ampia di DS e Margherita al Senato, ma anche in tal caso dobbiamo tenere conto che dai DS si è separata Sinistra Democratica e che di converso nel PD sono confluiti parte dei voti radicali e socialisti della Rosa nel Pugno, che aveva ottenuto 851.604 voti, pari al 2,49% e che era presente una lista “I socialisti” di 126.431 voti (0,37%), i repubblicani europei con 51.219 (0,15) ed il PSDI con 57.343 voti (0,17%) ed una lista L’Ulivo con 59.498 voti (0,17%). Analogamente si deve procedere per un confronto tra il risultato di Veltroni del 2008 e quello di Prodi nel 2006, anche se gli elementi di discontinuità sono maggiori: è cambiato il capo-politico della coalizione.
Inoltre il terremoto del centro-sinistra è stato maggiore rispetto a quello del centro-destra.
Nella coalizione per Prodi i partiti politici erano alla Camera ben 13, mentre la coalizione di Veltroni era composta di due sole liste.
L’Ulivo ottenne, alla Camera, 11.930.983 voti, pari al 31,27% nel 2006, mentre l’Italia dei Valori si era attestata a 877.052 voti, pari al 2,32%.
DS più Margherita, PSDI, Repubblicani Europei e l’Ulivo, con il 50% dei voti della Rosa nel Pugno e dei Socialisti avevano ottenuto complessivamente 10.299.327 voti al Senato.
Nella Camera 2008 Veltroni ha ottenuto 13.686.673 voti pari al 37,546%, di cui 12.092.990 del PD, pari al 33,174%, mentre al Senato 12.456.443 voti pari al 38,01%, dei quali 11.042.325 pari al 33,695% del PD.
Il confronto per la Camera va fatto tra l’Ulivo 2006, più le formazioni 2006 confluite successivamente nel PD, con il PD 2008, quindi 12.483.863 e 12.092.990 con una differenza negativa di 390.873: il modesto incremento percentuale del 2008, rispetto al 2006, dipende, pertanto dalla diminuzione della percentuale dei votanti.
La percentuale di voti della coalizione Veltroni è aumentata rispetto alla somma di Ulivo più Italia dei Valori del 2006 soltanto grazie al partito di Di Pietro, passato dal 2,49 % al 4,373%, praticamente quasi il doppio.
Un clamoroso insuccesso del progetto politico del PD è stato evitato soltanto grazie al dissanguamento della Sinistra Arcobaleno, sempre che il progetto politico fosse quello di competere con il PdL con teoriche uguali possibilità, ovvero di Veltroni con Berlusconi. Il successo, invece, è stato pieno se lo scopo fosse stato quello di non avere più competitori a sinistra.
La scomparsa della sinistra, da quella socialista a quella rosso-verde dal Parlamento, è la novità più eclatante di queste elezioni, perché sottolineano l’anormalità italiana rispetto al panorama politico di tutti gli altri paesi europei, compresa Andorra, eccettuati i Principati di Monaco e del Lichtenstein, peculiari per la loro caratteristica di paradisi fiscali.
L’analisi di tale fenomeno merita una trattazione a parte, che sarà oggetto delle considerazioni che pubblicheremo sull'ADL dui domani. (1/2 - Continua)