Il dibattito politico-istituzionale
“C’è un tentativo della politica di evitare che la Corte Costituzionale dichiari illegittimo il Porcellum”, denuncia Felice Besostri, co-promotore della lunga battaglia giudiziaria contro il Porcellum in Cassazione e presso la Corte Costituzionale. Sull’attuale situazione istituzionale l’ex senatore diessino constata l’esistenza di un governo che vuole cambiare la Costituzione “essendo stato eletto con una legge incostituzionale”. E ora tra i “saggi” ci sono tre persone che nel 2008 dichiararono assolutamente legittimo il Porcellum.
di Felice Besostri
Nello sconfortante panorama dei tentativi di riforma delle nostre istituzioni per vie traverse e in assenza di partecipazione popolare alle decisioni sulla forma di governo e sulla forma di Stato, una notizia conforta chi crede – o semplicemente spera – che l'Italia sia ancora uno Stato di diritto: la Prima Sezione della Corte di Cassazione con Ordinanza n. 12060 del 17 maggio 2013 ha rimesso parti significative della L. 270/2005 di modifica dei Testi Unici per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica alla Corte Costituzionale.
Sono sospettati di incostituzionalità sia l’abnorme premio di maggioranza senza una soglia minima in voti e/o seggi sia le liste bloccate. Le eccezioni di costituzionalità proposte dai ricorrenti erano più numerose e riguardavano anche l’irrazionalità della previsione di un premio di maggioranza combinate con soglie d’accesso (un sacrificio della rappresentanza non necessario per la governabilità), l’incongruità della differenziazione delle soglie di accesso per Camera e Senato (la vera causa della differenziazione politica tra le due Camere e non – come si vuol far credere – la regionalizzazione dei premi di maggioranza) e l’indicazione del capo politico di liste o coalizioni di liste, che ha messo in discussione sia le prerogative del Capo dello Stato sia la forma di governo parlamentare della nostra Costituzione attraverso il grimaldello di una legge ordinaria, come è quella elettorale.
Ora la cosa istituzionalmente e politicamente più urgente sarebbe un rapido giudizio della Corte Costituzionale, ma non sarà così. Il Governo non ha alcun interesse in tempi brevi, a una legge elettorale conforme a Costituzione, perché il Porcellum è l’assicurazione sulla durata dal Governo, solo un Capo sello Stato con vocazioni golpiste potrebbe sciogliere la Camere e far procedere al loro rinnovo con una legge elettorale di sospetta costituzionalità, confidando sul fatto, che non c’è nessun giudice competente ad arrestare il processo elettole una volta avviato (per le elezioni 2008 si vedano le sentenze TAR Lazio, sez. 2 bis n.1855/2008 e Cons. Stato, sez. IV n. 1053/2008 e per le elezioni 2013 la sentenza TAR Lazio, sez. 2 bis n. 5163/2013), spettando ogni controllo alle Giunte delle Elezioni delle Camere elette con la legge di dubbia costituzionalità, grazie alla mancata attuazione della norma di delega ex art. 44 c. 2 lett. d) L.69/2009 in violazione dell’art. 76 Cost.
Sia pure con ritardo e grazie soltanto all’acribia di un pugno di cittadini elettori si è messo in discussione un Parlamento di 945 parlamentari, nominati da 50/100 persone, invece che eletti da 44 milioni di cittadini e si è dato riscontro con 5 anni di ritardo agli avvertimenti e sollecitazioni contenute nelle sentenze n. 15 e 16 2008 della Consulta, frutto dell’opposizione di un pugno di associazioni e movimenti politici di sinistra, tra cui l’ARS ci cui sono stato il difensore in quel giudizio, all’ammissione dei referendum elettorali promossi dal prof. Guzzetta per attribuire il premio di maggioranza alla lista più votata e non più a una coalizione di liste.
I pericoli non sono tramontati perché tre dei personaggi che difendevano la legittimità del premio di maggioranza sono ora esperti nel Comitato che deve accompagnare il processo di revisione/sovvertimento costituzionale di un Parlamento eletto con legge incostituzionale e che può sopravvivere soltanto fino a quando sarà un supino esecutore di riforme restrittive degli spazi di democrazia e di centralità del Parlamento, di cui sono stati preavviso gli emendamenti costituzionali degli artt. 81, 97, 117 e 119 Cost. nella passata legislatura, con maggioranze dei 2/3 per impedire la tenuta di un referendum confermativo: di una maggioranza di questa entità il governo delle larghe intese dispone.
L’ARS, alla quale intendo associarmi, dovrebbe farsi promotrice di una larga mobilitazione per impedire che la nostra Costituzione sia stravolta, invece di essere attuata, per esempio approvando una legge sui partiti politici, prevista dall’art. 49 Cost. o restando ancorata alle scelte di un’economia mista e orientata socialmente come previsto dal Titolo Terzo, Rapporti economici della Parte Prima: senza gli artt. 41 e 42 Cost. il caso ILVA non avrebbe potuto essere nemmeno affrontato. Chiarimenti a sinistra sono necessari perché una parte di essa è tuttora vittima della vulgata che vede nel rafforzamento degli esecutivi e nell’elezione diretta dei loro vertici, così come nella progressiva riduzione degli spazi pubblici la risposta moderna alla crisi politica e sociale.
Il sacrificio del pluralismo politico è ben rappresentato da un altro dei saggi esperti, il prof. Ceccanti, che, all’unisono con il correlatore Malan del PdL, in sede di modifica della legge elettorale europea, dichiarò essere necessarie delle soglie d’accesso per impedire che a Strasburgo rientrassero in gioco le forze politiche eliminate dal Parlamento nazionale nel 2008.
Ecco, noi dovremmo avere altre idee anche per raccogliere la sfida del crescente astensionismo elettorale.