lunedì 3 giugno 2013

Parliamo di socialismo - No, non è Mitterand

 Matteo Renzi mi è simpatico: giovane, sveglio, chiaro. E’ la felice antitesi del politico paludato, ambiguo, inaffidabile, che ammorba la politica italiana. Una ventata di aria fresca. Però c’è un “però” enorme. . .

 di Giuseppe Tamburrano

 Che cosa vuole Renzi? A parte le sue opinioni su singoli provvedimenti, come l’IMU, ha un progetto, un disegno generale, un’idea del suo partito, dei suoi fini e dei suoi strumenti: una volta si diceva l’ideologia e la tattica? Io non le ho viste e dunque non so che cosa sarebbe, che cosa diventerebbe il suo partito sotto la sua egemonia.

    Dal crollo del muro di Berlino e dopo la fine del comunismo ci siamo chiesti invano che cosa volesse diventare il PCI ormai privato della propria identità. Quel grande partito ha risposto restando inerte, cercando di conservare le proprie forze e unendosi ad una parte della ex DC; è diventato un pezzo dentro il socialismo in Europa, ma senza identità in Italia, dov’è sopravvissuto facendo leva sui legami tenuti con gran parte della società e per le tante battaglie condotte sul campo.

    Renzi ha fatto nascere in me, totus socialista, ma apolide, la speranza che avevamo anche noi il nostro Mitterrand, molto più giovane e incontaminato dell’anziano leader francese che ha fatto rinascere dalle rovine e portato alla vittoria il vecchio arnese della SFIO. Per la verità la battuta di Renzi: “L’unico rosso che conosco è quello della Ferrari” avrebbe dovuto mettermi sull’avviso – e invece noi l’abbiamo posta a carico del suo scanzonato carattere fiorentino.

    No, Renzi non è il Mitterrand italiano. Ne è lontanissimo. Probabilmente conquisterà la leadership (sta collezionando sponsor del peso di Veltroni!), ma la nostra speranza – che possa diventare l’artefice di una “grande riforma”, di un moderno partito della giustizia e della libertà per tutti – è già andata frustrata.

    È Barca l’altro astro crescente ha un progetto? Di quale progetto? Sì, Barca un progetto ce l’ha, ma mentre noi speriamo in un’idea per il futuro, Barca ha un progetto… per il passato. Vuole restituire presenza, iniziativa, “potere” ai circoli – le ex sezioni del PCI – dove ora i militanti non si chiamano più “compagni” e non si danno il fraterno “tu” di una volta.

    Insomma, Renzi pensa al suo futuro ed al suo avvenire personale, Barca ai “tempi che furono”.

    Povera sinistra, povero socialismo in un mondo politico lacerato e impoverito, specie l’Italia, e che tanto avrebbe bisogno di Nenni, di Berlinguer, di Mitterrand.