giovedì 22 novembre 2012

Dibattito politico 2 - SULLA SOGLIA

Il vero e il falso sulla legge elettorale.


di Felice Besostri


Al Senato della Repubblica una maggioranza trasversale spuria formata da PdL, Lega Nord, UdC, FLI e Api ha fissato al 42,5% la soglia per accedere al premio di maggioranza del 12,5%.

    Chiaramente questa maggioranza vuole impedire che la coalizione PD-PSI-SEL (nel frattempo allargata a pezzi della FdS) vinca in carrozza le prossime elezioni.

    Bersani l’ha capito subito e ha denunciato le manovre. Sì, "le manovre", al plurale, perché ce n'è più d’una. I terzopolisti devono rendersi indispensabili per il futuro governo. L’ex maggioranza di centro-destra, invece, vuole impedire che si formi una maggioranza stabile di centro-sinistra; vuole rientrare in gioco, forse in un governo di unità nazionale. Ci sono poi, sparsi un po’ dovunque, i nostalgici anticipati del Monti bis.

    Perché prendersela allora con la maggioranza trasversale spuria e meno con il proponente dell’emendamento, Rutelli, uno dei fondatori del PD?

    Gli scrupoli del relatore Malan gli fanno onore, se equivalgono alla confessione (un po’ ipocrita e tardiva) di aver approvato d’accordo con PD e IdV il Porcellum nel 2007 e poi ancora una scandalosa legge elettorale europea nel 2009 allo scopo d'escludere certe forze politiche dal Parlamento nazionale e d'impedire che rientrassero in gioco a Strasburgo.

    La Corte Costituzionale viene invocata da tutti a ogni piè sospinto, ma non in questa circostanza. Eppure è stata proprio la Consulta a porre la questione della soglia di accesso al premio di maggioranza. E tutti si sono sempre detti d’accordo sul fatto che il Porcellum sia una vera porcata anche perché non prevede la soglia d'accesso.

    Tutti d'accordo, ma nessuno che spieghi come mai – dopo che la Corte Costituzionale aveva lanciato il suo monito nel febbraio 2008 (sentenze n. 15 e n. 16) nessuno abbia preso un’iniziativa. Anzi, quei cittadini elettori che hanno impugnato a suo tempo il decreto di convocazione dei comizi elettorali delle politiche 2008 sono stati lasciati soli. Peccato. Ci saremmo potuti risparmiare tre anni e mezzo di Berlusconi.

    Tutti d'accordo con la Corte Costituzionale, ma nel 2009 le Giunte delle elezioni del Senato e della Camera respinsero all’unanimità il ricorso del signor Ragusa, che chiedeva si desse attuazione agli auspici della Corte Costituzionale.

    Solo il Presidente Napolitano lanciava avvertimenti sulla necessità di cambiare la legge elettorale. Ma giudici, amministrativi e ordinari, se ne sono sbattuti delle proteste dei cittadini, delle raccomandazioni della Consulta e anche degli avvertimenti presidenziali. E si sono rifiutati di rimettere la legge alla Corte Costituzionale. Non soltanto la politica, come fa comodo far credere, se l'è presa comoda, dunque.

    Siamo appena in Cassazione. E il Governo dei tecnici non ha finora modificato di una virgola la linea del Governo Berlusconi di difesa ad oltranza della costituzionalità del Porcellum. Che dire? Tanto si può sempre contare sul silenzio dei mezzi di comunicazione di massa.

    Ciò detto, mi pare difficile attaccare il Senato perché non trova un accordo unanime sulla soglia d'accesso al premio di maggioranza o la fissa troppo alta. Nessuno vorrà, si spera, il 25% previsto dalla fascistissima legge Acerbo. E il 50% era detto "Legge Truffa" (ma se il 50% più uno era "Truffa", ogni percentuale inferiore cos’è?)

    Se vogliamo sapere subito dopo lo spoglio chi governerà il Paese, l’abbiamo visto tutti il 6 novembre scorso: basta adottare una forma di governo presidenziale, come gli USA. Questo però in Italia è tabù, specialmente a sinistra.

    Attenzione, chi vuol conoscere subito il nome del premier, non può contentarsi neppure del sistema semipresidenziale alla francese. Tant'è che Hollande, una volta eletto, ha dovuto poi vincere anche le legislative, aspettando il secondo turno delle medesime, prima di poter decidere sull'esecutivo.

    Se uno la maggiorranza non ce l'ha, non se la può dare: lo sapeva persino Don Abbondio.

    Eppure la soluzione è semplice, se si vuole determinare chi governerà il Paese il giorno stesso delle elezioni, aggirando qualunque soglia. Basta convincere metà di coloro che hanno deciso di non votare circa la bontà della propria ricetta per uscire dalla crisi economica, politica e morale, nella quale ci dibattiamo.