giovedì 1 novembre 2012

Sicilia spia del voto nazionale?

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/


La Sicilia è un’anomalia, ma un’anomalia-laboratorio.

di Giuseppe Tamburrano


La Sicilia è terra di sperimentazioni politiche, un laboratorio: dai tempi del milazzismo che anticipò la svolta del centro-sinistra al trionfo del berlusconismo con il 61-0 delle elezioni politiche del 2001.

    Sono, le elezioni del 28 ottobre, un test di oreintamento nazionale? Quelle elezioni rivelano che gli elettori che esprimono il voto sono ben meno della metà degli aventi diritto: 47 per cento a cui bisogna aggiungere le schede nulle e bianche, che sono il 6% dei votanti. In conclusione è andato al seggio meno della metà degli elettori e una parte non ha espresso un voto valido.

    Una democrazia che perde l’adesione di più della metà dei cittadini non è legittimata né moralmente, né politicamente, anche se quella minoranza di rappresentati occupa le poltrone e governerà intascando prebende da capogiro.

    E vediamo com’è composta questa minoranza che governerà l’isola. Il successo di Cinque Stelle è stupefacente tenendo conto che Grillo ha “vinto” in meno tempo di Garibaldi poichè è “sbarcato” nell’isola pochi giorni or sono. Possiamo considerarlo parte dell’establishment o dobbiamo giudicarlo un fattore di rottura da sommare, sul piano etico-politico a chi non ci crede più, tenendo conto che Cinque Stelle è totalmente antisistema?

    Tra chi non partecipa – circa il 55 % – e chi partecipa contestando il sistema – Grillo- ottenendo voti che ne fanno il primo partito, che cosa diventa la democrazia? Mi rendo conto che la Sicilia è un’anomalia ma – lo ripeto – un’anomalia-laboratorio.

    Il PD unito all’UDC ha eletto Crocetta presidente, ma è crollato al 13,4% dei voti. Se il voto siciliano è una spia di un processo che ha carattere nazionale l’avvenire della nostra democrazia è oscuro.

    Tra chi esce dal sistema e chi lo contesta in radice dall’interno, la partecipazione alla nostra cosiddetta democrazia, si riduce a circa il 35% dei cittadini.