giovedì 29 novembre 2012

LAVORO E DIRITTI

 

a cura di www.rassegna.it


Ilva, gli operai occupano la direzione


Centinaia di lavoratori hanno forzato gli ingressi, chiusi dall'azienda, e sono entrati negli uffici della sede di Taranto. Intanto, a Genova 1500 in corteo. Landini: "Pensare a gestione pubblica transitoria". Camusso: giusto restare in fabbrica


Diverse centinaia di operai dell'Ilva hanno occupato la direzione aziendale dello stabilimento di Taranto, mentre altri invece sostano fuori al piano terra. I dipendenti della direzione sono stati invitati a uscire. I lavoratori, i cui badge che consentono l'ingresso in fabbrica sono stati disattivati dall'azienda, hanno prima forzato i varchi della portineria D dello stabilimento e poi sono entrati anche nella Direzione del siderurgico occupandola.

    Nel frattempo a Genova, circa 1.500 metalmeccanici dello stabilimento Ilva, dopo una breve assemblea, sono usciti dallo stabilimento in corteo e si stanno dirigendo verso l'aeroporto di Genova. Con loro anche i cassa integrati dello stabilimento metallurgico. Ad aprire il corteo una grande pala meccanica e un autospurgo per la raccolta degli oli esausti. E' previsto il blocco del casello autostradale di Genova Ovest. Nel corteo anche le motrici dei mezzi pesanti delle ditte appaltatrici e i camion per la movimentazione terra che operano nello stabilimento genovese.

    La mobilitazione è conseguenza della decisione della proprietà di Ilva di bloccare l'attività dell'area a freddo dello stabilimento di Taranto, a seguito del sequestro disposto dalla Procura in mattinata, assieme all'ordinanza di custodia cautelare per sei persone fra vertici dell'Ilva ed ex dirigenti. Ieri sera Fim, Fiom e Uilm hanno respinto il provvedimento aziendale, definendolo una “serrata”, nonché una “rappresaglia” nei confronti dei lavoratori, e hanno deciso che questa mattina tutti si sarebbero comunque presentati sul posto di lavoro.

    Per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso "la preoccupazione è che l'Ilva chiuda. Si deve rendere compatibile il lavoro con la salute dei cittadini”. Camusso, parlando a margine di un convegno sulla violenza sulle donne sul lavoro, ha affermato che "la scelta dell'azienda sulla chiusura dell'impianto a freddo dello stabilimento di Taranto "è gravissima". "Ci auguriamo che giovedì (nell'incontro convocato dal governo) ci siano idee e proposte per salvare l'azienda e un importante produzione del paese". Camusso ha anche aggiunto che l'appello lanciato dalla Fiom ai lavoratori a restare in fabbrica "è giusto di fronte allo sconcerto che si è determinato".

    “L'unica cosa che potrebbe scongiurare uno sciopero unitario il 29 novembre è che il Governo, il presidente del Consiglio, convochi tutte le parti sociali e si assuma la responsabilità di creare le condizioni affinché l'Ilva non chiuda e che all'Ilva vengano fatti gli investimenti necessari per produrre senza creare problemi né ai lavoratori, né ai cittadini”. Ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, a Prima di Tutto, su Rai radio.

    “Il Governo deve intervenire sulle ragioni che hanno prodotto questa situazione, ci vogliono provvedimenti straordinari nel rispetto delle leggi. Bisogna continuare a far produrre l'Ilva, per applicare l'Aia servono miliardi di investimenti per rifare interi apparati produttivi”, ha detto ancora Landini.

   Dunque, secondo il sindacalista della Fiom “è necessario verificare fino in fondo cosa la famiglia Riva può fare, ma credo che se si vuole salvare Ilva ci sia bisogno anche di un intervento pubblico che può anche prevedere soluzioni transitorie sia in termini di forme di prestito ma anche in termini di gestione dell'impresa perché c`è il rischio che salti tutto: non escludo nulla, anche la possibilità di un intervento diretto da parte del Governo”. Landini ha poi precisato: “E` chiaro che tutto ciò non può avvenire a discapito della salute e della sicurezza delle persone”.

 

LAVORO E DIRITTI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


ILVA - OCCORRE SAGGEZZA DA PARTE DI TUTTI


di Anna Finocchiaro

presidente del gruppo del Pd al Senato


La vicenda dell'Ilva di Taranto è davvero complessa e drammatica per le sue ricadute sanitarie, ambientali e occupazionali e le sue conseguenze concrete sui destini di un'intera città e di decine di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie in tutta Italia e, in ultima analisi, sul futuro della siderurgia in Italia e dunque sull'economia italiana.

    E' per questo che, specie in giornate in cui il governo è impegnato nella ricerca di una soluzione e ha previsto un incontro per scongiurare la chiusura degli impianti, il mondo politico e istituzionale è chiamato al massimo rigore, alla serietà, alla saggezza. Quel che è certo è che il 'caso' Ilva ha assunto le dimensioni di un'emergenza nazionale e come tale deve essere affrontato, dall'Esecutivo e non solo.

    Mentre la magistratura continua il suo lavoro per accertare e punire i responsabili degli illeciti si deve percorre la strada costruttiva,  prevista dalle prescrizioni dell'Autorizzazione ambientale integrata, di contemperare la produzione, e dunque il mantenimento dei posti di lavoro, con la tutela sanitaria e ambientale.

    E' questa la strada che il governo sta percorrendo e che ci auguriamo possa scongiurare la chiusura dello stabilimento, con il relativo, a tutt'oggi impensabile, impatto occupazionale e ambientale.