giovedì 22 marzo 2012

Politica e tecnica

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

La tecnica è neutra. La politica è impegno, è scelta. Nenni lo diceva spesso. Un governo di tecnici significa che i ministri non sono uomini dei partiti ma sono comunque al servizio delle scelte politiche dei partiti.

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Il procedimento della politica è noto: i cittadini scelgono i loro rappresentanti i quali esprimono il governo e fanno le leggi, anche su iniziativa (proposte) del governo

    Insomma, nel sistema parlamentare il governo è espressione del parlamento e ad esso è subordinato.

    Abbiamo avuto governi "tecnici", nel senso più ampio del termine: ad esempio Leone, Dini, Ciampi. Governi che non furono espressione di una qualificata maggioranza e di un programma.

    Questo di Monti è singolare. Non vi è un solo parlamentare per scelta precisa; non ha una maggioranza perchè quella che lo vota è composta di partiti opposti e alternativi. Il Parlamento è un ingombro necessario attraverso il quale alla fine deve passare.

    Nato dalla iniziativa del Capo dello Stato, dopo la caduta di Berlusconi, suo compito essenziale era l'uscita dalla crisi economica adeguandosi alle prescrizioni dell'Europa (che Monti a suo tempo definì "commissariamento"). Apparentemente era un compito limitato. Ma il governo è al gran completo e tutti i dicasteri sono coperti, talchè non vi è materia o problema che possono essergli sottratti anche se estranei alle ragioni della sua nascita, dai marò in mani indiane alla RAI.

    Si può parlare di una inversione nel rapporto tra tecnica e politica: la "tecnica" è dominante e la politica è subordinata. Ipotizziamo che i partiti della maggioranza tornino alla loro coerenza, la rottura tra PD e PDL sarebbe immediata e il governo perderebbe la fiducia.

    A rigore noi viviamo in una sorta di sospensione della dialettica parlamentare. Tra deputati e senatori da una parte e ministri e sottosegretari dall'altra vi è una distinzione profonda: due mondi. Spesso non si conoscono personalmente. E i parlamentari vivono questa scissione come una deminutio capitis.

    E' una situazione eccezionale, né è immaginabile che possa riprodursi.

 
Caro Giuseppe, condivido tutto del tuo articolo meno le conclusioni. Ossia che si tratti di una situazione eccezionale, che non possa riprodursi. Io temo che se non sara' cambiata la legge elettorale, ridando ai cittadini la possibilita' di esprimere la preferenza per il candidato, la politica continuera' ad essere succube della tecnica. Con l'attuale legge elettorale, infatti, non sono selezionati i migliori politici ma i piu' cortigiani ed i piu' fedeli. Allo stesso tempo credo che sia necessario riaprire anche alle minoranze la possibilita' di essere rappresentate in Parlamento, ritenendo quest'ultimo il luogo principe dove, nel rispetto dei patti di stabilita', le alleanze politiche possano essere modificate in funzione della forza parlamentare dei partiti e delle esigenze del tempo, senza che questo costituisca uno scandalo. Paradossalmente, pero', chi dovrebbe cambiare le regole, ossia chi detiene attualmente il "Potere di candidatura" tramite il Porcellum, e' anche chi ne risulterebbe maggiormente penalizzato. Ecco perche' temo che la situazione attuale possa non essere un caso eccezionale. - Alfonso Siano