LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Il 19 marzo del 2002 un gruppo di terroristi assassinò il professore tentando di riportare il paese agli anni di piombo. Ricordarlo dopo 10 anni è fondamentale per costruire il futuro del nostro Paese
di Susanna Camusso
segretaria generale della CGIL
Il 19 marzo del 2002, dieci anni fa, un gruppo di terroristi assassinò il professor Marco Biagi tentando di riportare il paese agli anni di piombo e di mettere in mora un grande movimento di popolo per il lavoro e i diritti.
Quel popolo che quattro giorni dopo l'efferata uccisione di Biagi diede vita, al Circo Massimo a Roma, alla più grande manifestazione sindacale organizzata nell'Italia repubblicana. Fa bene Rassegna Sindacale, con questo fascicolo, a richiamare alla memoria quei giorni indimenticabili e a ricordare i temi del dibattito di allora, le grandi battaglie della Cgil per il lavoro e per i diritti e gli attentati del terrorismo allo stesso movimento dei lavoratori.
Fa bene perché tutto ciò fa parte della storia d'Italia e perché i nodi di allora non sono ancora sciolti. La lotta al terrorismo e a ogni forma di violenza continua ad essere elemento caratterizzante del dna del sindacato e della Cgil in particolare: anche perché le ragioni di una protesta civile e democratica, non solo legittima ma doverosa quando necessaria, finiscono per perdere forza ed efficacia quando sono inquinate da atti di violenza e di attacco alla convivenza e al confronto democratico, dieci anni fa come adesso.
La violenza non rende più forti le lotte, al contrario ne disgrega l'efficacia e la diffusione. Per questo il sindacato, la Cgil, non può che continuare ad essere il nemico più acerrimo di ogni forma di illegalità, di violenza e di terrorismo, senza alcuna discussione: senza se e senza ma. Poiché queste degenerazioni dell'opposizione e della protesta sono rivolte prima di tutto contro la libera espressione del dissenso sociale e sindacale. Per questa ferma posizione abbiamo pagato un tributo di sangue che non può essere mai dimenticato da nessuno. Naturalmente, la Cgil non ha rinunciato ad alzare la propria voce in difesa delle ragioni e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani e degli anziani, dei più deboli. E non intende rinunciarvi. Anche, e soprattutto, quando in discussione è il diritto al lavoro, la difesa contro ogni forma di discriminazione, il ricorso agli strumenti previsti dalla Costituzione per richiedere e ottenere giustizia.