lunedì 14 novembre 2011

Ecco confutato Carlo Marx

Vedremo se con Monti le cose ora andranno meglio. Noi ce lo auguriamo, ma sarebbe bene convincersi subito che non esistono soluzioni tecniche ai problemi politici.
 
di  Paolo Bagnoli
 
Le vicende italiane di queste ultime ore sembrano avere smentito una famosa affermazione di Carlo Marx che, nel saggio su Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, esordisce ricordando come tutti i grandi fatti e personaggi della storia universale si presentano per, così dire, due volte "la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa".
    Silvio Berlusconi, che vede comunisti dappertutto intenti a tramare contro di lui sarà contento di aver confutato il principe del comunismo in quanto l'era berlusconiana, cominciata sotto il segno della farsa, sta finendo sotto quello della tragedia – tragedia per l'Italia, s'intende.
    Nessuno avrebbe mai pensato, per quanto le cose nel nostro Paese abbiano una specificità tutta particolare, quanto sta succedendo. Siamo, infatti, alla dimostrazione di come, veramente, la nostra democrazia sia a rischio di bonapartismo. Sono i fatti a confermarlo visto che la presidenza del consiglio dei ministri – come ci dice l'incontro di Arcore di lunedì scorso – era divenuta  un family business . Ora è chiaro quanto la questione del conflitto d'interessi non riflettesse un accanimento pretestuoso delle opposizioni.
    All'inizio della storia, non degna nemmeno delle cosiddette "repubbliche delle banane", Berlusconi non aveva nascosto il vero motivo della sua discesa in campo: salvare le proprie aziende dalla sinistra.
    Triste primato l'essere arrivato a emarginare l'Italia dal contesto europeo e internazionale e, addirittura, l'aver messo il Paese sotto il rigido controllo di organismi internazionali che oramai dettano l'agenda politica italiana. Dall'indifferenza siamo passati al discredito dell'opinione pubblica internazionale che mai, e diciamo mai, si era vista così concorde e pure sprezzante. Gli hanno dato il benservito con insolita invasività.
    C'è di che vergognarsi, ma gli italiani onesti debbono invece andare fieri di appartenere a un Paese che, pur con tutte le sue pecche, è pieno di energie positive. Certo che il prezzo, morale, economico, finanziario e di credibilità da pagare, sarà salato; a ciò non si sfugge.
    Così, mentre Berlusconi deve mollare per colpa dei famigerati "mercati" – espressione impropria, ma l'educazione ci fa mordere la lingua – prima di lui un altro è stato mollato, ma non dai mercati, bensì dal suo movimento: vale a dire Umberto Bossi, contestato da buona parte del suo gruppo dirigente e dalla maggioranza di quelli che lo avevano votato.
    La crisi, prima che formalizzarsi, si è materializzata. Sembra ormai certo che a Mario Monti verrà conferita la presidenza del consiglio. L'augurio è che il neosenatore ed ex rettore bocconiano riesca a lavorare con un governo di ampia convergenza democratica per gestire quanto resta della legislatura nella funzione di garante dei mercati e dell'Europa. E speriamo che il porcellum di Calderoli venga consegnato allo squallore politico dell'era berlusconian-bossiana.
    Il fallimento della Seconda repubblica si porta con sé anche la fine dello sgangherato bipolarismo italiano. Dopo 4 governi in tre legislature e 3.333 giorni da primo ministro dal 10 maggio 1994 a oggi e con un carniere di 817 leggi fatte sotto il suo incontrastato dominio, Berlusconi " risale in disordine e senza speranza le valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza", come lo sconfitto esercito austro-ungarico dopo Vittorio Veneto.
    B non lascia soltanto un cattivo ricordo di sé, ma anche un Parlamento coriandolizzato tra gruppi, gruppetti e gente all'incanto che sarà difficile tenere insieme.
    E' l'effetto di una grande frantumazione da cui nemmeno l'opposizione esce del tutto indenne.
    Vedremo se, da Tremonti a Monti, le cose ora andranno meglio. Noi ce lo auguriamo, ma sarebbe bene convincersi subito che non esistono soluzioni tecniche ai problemi politici.