mercoledì 20 ottobre 2010

Lettera aperta del Gruppo Volpedo al SEL

A Firenze per un nuovo inizio

LETTERA APERTA DEL GRUPPO DI VOLPEDO A SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' IN OCCASIONE DEL SUO PRIMO CONGRESSO (FIRENZE 22-24 OTTOBRE 2010)

Care compagne e cari compagni di Sinistra Ecologia Libertà ,  il Gruppo di Volpedo saluta il vostro Congresso, e desidera porgervi i più sinceri auguri di proficuo e buon lavoro.

    Il Gruppo di Volpedo è una rete di associazioni; ovvero un coordinamento di circoli di ispirazione socialista e libertaria dell’area del Nord Ovest d'Italia.

    Il nome del Gruppo deriva dal fatto di avere scelto come propria sede sociale e come luogo di riferimento il paese dei colli tortonesi, Volpedo appunto, ove nacque, operò e morì il pittore Giuseppe Pellizza (alias Pellizza da Volpedo), l'autore dei celeberrimi quadri “Quarto Stato” e “La Fiumana”, icone mondialmente conosciute del Socialismo e del movimento dei lavoratori.

    Nelle associazioni, che fanno del Gruppo, militano e lavorano compagne e compagni non iscritti ad alcun partito, accanto ad altri iscritti al PD, al PSI e a SEL, e insieme con attivisti sindacali e semplici cittadini interessati ad un lavoro di elaborazione e di impegno politico-culturale.

    Uno degli aspetti precipui del Gruppo – così come si può ricavare dall’Appello di Volpedo del 2008 e dal Manifesto del Gruppo di Volpedo del 2009 – risiede in ogni caso nell’individuazione del Socialismo Europeo come una prospettiva, cui doversi necessariamente riferire e rapportare.

    Questo convincimento nasce essenzialmente da due considerazioni: la prima è che l’Europa costituisce ormai un orizzonte politico imprescindibile, per cui si rende sempre più necessario, ed anzi indispensabile, immaginare forme di iniziativa politica che superino la dimensione prettamente nazionale. I tempi ci pongono, infatti, sempre più nitidamente alle prese con problemi economici, sociali e ambientali che non possono più trovare una soluzione soltanto all’interno dei singoli Stati, ma richiedono viceversa lo sforzo di mettere in atto politiche di più ampia portata. Da qui nasce una duplice esigenza : da un lato quella di dare un forte impulso alla costruzione di un’Europa dei cittadini, con un vigoroso potenziamento degli istituti democratici comunitari, e la creazione di un vero Stato federale Europeo, e dall’altro quella di dover pensare necessariamente anche a forme e contenitori politici di dimensione non più soltanto nazionale, e dunque alla creazione di veri e propri partiti europei.

    In Europa le forze di Sinistra democratica e riformatrice si riconoscono principalmente nel Socialismo europeo e nel PSE.  Se in anni passati diversi partiti socialisti, laburisti e socialdemocratici europei hanno, in effetti, indugiato, talora anche con eccessiva baldanza, verso suggestioni di impronta neo-liberista, oggi è in corso un rapido processo di riposizionamento.

    Il Congresso di Praga del PSE dello scorso anno ne ha dato un primo evidente segnale, al quale hanno fatto seguito la svolta a Sinistra della SPD e l’importante documento congiunto SPD-PSF, dello scorso luglio per non parlare della recente Conferenza dei Laburisti inglesi.

    La Sinistra italiana dovrebbe impegnarsi a partecipare e contribuire a questa evoluzione politica, e invece sembra optare per non decidere, quasi fosse prigioniera in una sorta di alterigia autoreferenziale.

    Noi del Gruppo di Volpedo pensiamo che per la Sinistra italiana vi sia la necessità di rapportarsi al Socialismo europeo, non come momento burocratico e formale di adesione al PSE, ma come scelta di un rapporto politico con esso e con i suoi partiti.

    Per una sinistra italiana degna di questo nome, che voglia essere forza di governo e, quindi, intervenire  sugli assetti e le politiche europee diventano prioritari il confronto e la collaborazione con il Socialismo Europeo, (anche se non esclusivamente con esso), per prendere parte e contribuire ai fermenti che in esso si stanno manifestando.

    Ci sembrerebbe importante se queste valutazioni fossero condivise anche da SEL o che, comunque si aprisse un confronto sul punto, affinché il vostro Congresso riuscisse a prendere su questo tema delle posizioni chiare di apertura al dialogo.

    La Sinistra italiana, peraltro, appare, in questo momento, indiscutibilmente come la più debole d'Europa. Questa condizione di debolezza – che coinvolge in realtà anche le altre forze d’opposizione - è tanto più preoccupante perché l'avversario non è una normale Destra conservatrice, che non ponga problemi di affidabilità democratica, ma è viceversa un populismo becero, con tratti xenofobi e intolleranti, e con un leader svincolato da ogni lealtà costituzionale ogni volta che sente minacciato il suo potere e i suoi personali e materiali interessi, Così, mentre gli interessi generali del Paese, quelli delle parti più svantaggiate e deboli della società e quelli relativi ai diritti individuali e collettivi sono sostanzialmente ignorati o calpestati, dilagano inquietanti pulsioni intolleranti e razziste, si diffonde un clericalismo, che in forme così vistose non si era mai manifestato nella storia dell’Italia unita, e proliferano l’affarismo e i poteri criminali.

    Proprio per questo bisogna che la sinistra italiana apra una stagione di dialogo al suo interno per ripristinare legalità, laicità dello stato, modello di economia mista, difesa di stato sociale e beni e servizi pubblici.

    SEL celebra dunque il proprio Congresso in uno dei periodi più difficili e instabili del nostro sistema politico. Le degenerazioni sono sotto gli occhi di tutti, ed evidenti sono i rischi di una crescita esponenziale dell'antipolitica e di disaffezione verso le istituzioni e le procedure democratiche. Né meno vistose appaiono le insufficienze ed i limiti delle opposizioni parlamentari, il che pone con tanta più urgenza il problema di una ridefinizione e di un rilancio della Sinistra.

    SEL è certamente uno dei soggetti politici (anche se non può presumere di essere il solo a nostro modo di vedere) su cui incombe l’onere di farsi carico di tale rilancio.

    E’ un compito non facile, per quanto concerne SEL, soprattutto in considerazione del fatto che ad esso si aggiunge evidentemente anche la sfida di dover amalgamare le storie diverse dei soggetti costituenti di Sinistra Ecologia e Libertà.

    Tra questi soggetti non si riconosce, però, a differenza della Linke tedesca, una consistente componente socialista, e in questo a noi pare di cogliere un limite serio.

    Sinistra e Libertà, quell’alleanza plurale che si era immaginata in occasione delle elezioni Europee del 2009, si era in effetti proposta come il possibile embrione di un innovativo soggetto politico della Sinistra italiana. Era l’idea, a nostro avviso feconda, di una Sinistra, nuova, ampia, aperta e plurale.

    Quel progetto non è purtroppo decollato, come hanno poi dimostrato, nel loro complesso, le vicende delle elezioni regionali di appena un anno dopo.

    Il fatto che quell’idea sia stata abbandonata non può essere un dato di cui rallegrarsi, poiché l’appannarsi della prospettiva di un’aggregazione di quel tipo ci pare abbia costituito un’occasione perduta (l’ennesima occasione perduta nella storia della Sinistra italiana).

    Oggi, è certamente possibile andare alla ricerca delle responsabilità maggiori o minori di questa o di quella componente, o di questo o quel gruppo dirigente. Farlo sarebbe forse un opportuno lavoro di chiarezza.  Sarebbe, tuttavia a nostro avviso, anche un esercizio di critica politica in definitiva piuttosto sterile. e nella situazione attuale non essenziale.  A noi sembrerebbe viceversa prioritario che ciascuno facesse la propria parte per creare una nuova occasione da non mancare.

    Si dovrebbe cioè fare uno sforzo comune per realizzare le condizioni e i presupposti, perché anche in Italia, così come nella maggioranza dei paesi europei, possa affermarsi una forza di Sinistra in grado di competere per la guida del paese con propri uomini e donne, e con propri programmi, democraticamente legittimati in libere competizioni elettorali.

    La scelta di Firenze, come sede di questo Congresso, ci pare da questo punto di vista altamente simbolica. Firenze è la città in cui nel 1998 si tennero gli Stati Generali della Sinistra, che avrebbero dovuto dar vita ad un partito del Socialismo Europeo anche in Italia.  Purtroppo è stata anche la città in cui tale progetto è stato di fatto seppellito, dopo che l'ultimo Congresso dei DS sancì la fine di quel partito ed il suo scioglimento nel PD. Ora Firenze potrebbe forse essere il luogo di una ripartenza o di “un nuovo inizio”.

    Certo, Socialisti e Comunisti non sono più, oggi, le uniche componenti della Sinistra italiana e, forse, se si guarda ai risultati elettorali dei partiti, che nel loro nome o logo  espressamente si richiamano a quelle esperienze, non sono neppure le due realtà più importanti. Socialisti e Comunisti incarnano, però, indiscutibilmente due tradizioni politiche assai significative e cariche di storia, dalle quali non si  dovrebbe prescindere..

    Sono tradizioni che nel corso del Novecento si sono anche aspramente contrapposte, ma che proprio per questo richiedono - oggi - di poter essere superate. Finché cioè si useranno le parole “Comunista” e “Socialdemocratico” come epiteti reciprocamente ingiuriosi, finché non si farà uno sforzo intenso e profondo di aggiornamento culturale, non si faranno in realtà passi avanti, perché alle già grosse difficoltà politiche e programmatiche si aggiungeranno gli strascichi di un improduttivo arroccamento identitario.

    Il superamento delle antiche contrapposizioni della Sinistra del secolo XX appare dunque un obiettivo necessario per costruire una Sinistra che sia davvero all’altezza delle sfide del secolo XXI.

    Naturalmente, superare le divisioni del Novecento, non significa dimenticarne o rimuoverne le ragioni di fondo.
    Sarebbe difficile ad esempio negare che  il Comunismo, come sistema politico, e come modello economico-sociale, che pretendeva di proporsi come un Socialismo realizzato anzi l’unico realmente esistente, sia sostanzialmente fallito, anche in paesi come Cuba, che pure avevano suscitato tante speranze e avevano inizialmente lasciato presagire un diverso esito. La stessa constatazione non si può certo estendere in modo altrettanto radicale al Socialismo Democratico, che ha avuto certamente dei limiti e delle insufficienze, ma che nel contempo ha dato corso a grandi realizzazioni sul piano della creazione di avanzati sistemi di welfare, della riduzione delle diseguaglianze e della redistribuzione delle ricchezze, senza mai rinunciare alla democrazia e senza intaccare le grandi conquiste delle libertà “liberali”. Semmai ai partiti socialisti democratici europei si può rimproverare di non essersi sempre attenuti ai loro principi, quindi una critica politica anche dura, per la loro arrendevolezza nei confronti della deriva liberista dell'ultimo ventennio, ma non certamente una critica di principio all'esperienza di coniugare welfare, libertà e democrazia.

    Nel ricomporre le lacerazioni del XX secolo si tratta dunque, evidentemente, anche di soppesare e valutare con ponderatezza ciò che la storia del Novecento ha ripetutamente proposto e dimostrato.

    Soprattutto si tratta di operare un profondo aggiornamento e arricchimento culturale e progettuale, che muova dall’assunzione piena e consapevole di altri più recenti filoni ideali: dall'ambientalismo al femminismo, dal pacifismo alle lotte per l'estensione dei diritti civili e umani, politici e sindacali, per non parlare dell'apporto del liberalismo democratico e progressista (radicale in politica ed anti-monopolista in economia).

    E’ questa una sfida che riguarda l’intero Socialismo Europeo, ma è anche una sfida che investe appieno la Sinistra italiana e che dunque investe direttamente anche il vostro congresso.

    L’auspicio che si formula è che SEL dunque sappia cogliere quest’opportunità, e che questo Congresso non diventi un altro momento di autoreferenzialità identitaria, ma segni  viceversa l’inizio di un percorso di costruzione di quella Sinistra ampia, rinnovata e plurale di cui si avverte indubbiamente il bisogno. Una sinistra unitaria e plurale non può essere una sinistra senza aggettivi, anzi deve averne molti, per raccogliere donne e uomini, di diversa provenienza e esperienza, che decidono di diventare compagne e compagni perché ritengono, che un mondo migliore è possibile, un mondo dove ogni cosa, compresi i sentimenti, non sia ridotta a merce, ed ogni comportamento non sia dettato dal profitto o dall’interesse personale. Per noi questa società diversa, di là dei nominalismi, è il socialismo: un socialismo da definire insieme senza dogmi e preconcetti.