martedì 5 ottobre 2010

La recessione aggrava il clima sociale

IPSE DIXIT

Sulle apparenze - «Il cielo sta diventando più chiaro, in distanza qualcuno solleva una saracinesca. . . ci sono persino rondini che volano attorno agli alberi di fronte, come se dovesse succedere qualcosa.

Poi campane in distanza. Chi suona le campane? Chi solleva la saracinesca?
Non lontano c’è un quartiere di palazzoni nuovi a forma di torri, dove regna il silenzio. La cabina telefonica all’angolo. Qualcuno mette in moto una macchina e parte. . . la commedia delle apparenze continua sempre là fuori, non si ferma mai.»

Gianni Celati



LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it

La recessione aggrava il clima sociale

Il persistere della "recessione dei mercati del lavoro" sta aggravando il clima sociale in numerosi paesi. E' l'allarme lanciato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel suo nuovo studio del "World of Work Report 2010-from one crisis to the next?". Per l'ILO "si registrano sempre nuove tensioni sociali dovute al persistere della crisi dei mercati del lavoro. I governi non scelgano tra esigenze dei mercati e bisogni dei cittadini".

A dire il vero, nello studio l'Ilo riconosce che, dopo oltre due anni di crisi, l'economia globale ha ricominciato a crescere e che in alcuni paesi, in particolare nelle economie emergenti di Asia e America Latina, si assiste ad incoraggianti segnali di ripresa del mercato del lavoro. Tuttavia, il Rapporto dell'International Institute for Labour Studies dell'Ilo avverte: "Nonostante questi significativi risultati, nuove nubi sono apparse all'orizzonte e le prospettive dell'occupazione sono notevolmente peggiorate in numerosi paesi".

L'Organizzazione internazionale segnala infatti che, se le attuali politiche persistono, la situazione occupazionale delle economie avanzate ritornerà ai livelli antecedenti la crisi non prima del 2015 e non più, come previsto un anno fa, entro il 2013. Allo stesso tempo, afferma il Rapporto, nei paesi emergenti e in via di sviluppo, nonostante l'occupazione abbia iniziato a riprendersi, sono ancora necessari oltre 8 milioni di nuovi posti di lavoro per ritornare ai livelli pre-crisi.

"Più lunga sarà la recessione del mercato del lavoro, maggiori saranno le difficoltà di trovare un nuovo impiego per le persone in cerca di lavoro", si legge nel testo. "Nei 35 paesi per cui sono disponibili dati, circa il 40 per cento delle persone in cerca di lavoro è disoccupato da più di un anno e rischia di demoralizzarsi, perdere stima in se stesso e avere problemi psicologici. E' importante segnalare che i giovani sono stati i più duramente colpiti dalla disoccupazione".

"L'equità - ha affermato Juan Somavia, direttore generale dell'Ilo - deve essere la bussola che ci conduce fuori da questa crisi. La gente può comprendere e accettare delle scelte difficili solo se percepisce che tutti si stanno assumendo il proprio carico di responsabilità. I governi non dovrebbero dover scegliere tra le esigenze dei mercati finanziari e i bisogni dei propri cittadini. La stabilità finanziaria e la stabilità sociale devono andare di pari passo. In caso contrario, non sarà solo l'economia mondiale ad essere in pericolo ma anche la coesione sociale".

Dallo studio, in particolare, emergono casi di tensioni sociali legate alla crisi economica e finanziaria che sono state registrati in almeno 25 paesi, molti dei quali avanzati. Anche in alcune economie emergenti sono state riscontrate tensioni sociali legate ai livelli salariali e alle condizioni di lavoro. Numerosi paesi che alla fine del 2009 avevano registrato una crescita occupazionale positiva, in effetti, stanno ora assistendo ad un rallentamento della ripresa del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, il rapporto segnala che nel 2009, nei paesi per cui sono disponibili dati, oltre 4 milioni di persone che erano alla ricerca di un lavoro hanno smesso di cercarlo attivamente.

In oltre i tre quarti degli 82 paesi per cui sono disponibili dati, nel 2009 la popolazione ha percepito un peggioramento della propria qualità di vita e delle proprie condizioni di esistenza, in rapporto a quanto rilevato nel 2006. Anche tra i lavoratori il livello di soddisfazione professionale è diminuito significativamente e il senso di ingiustizia è aumentato in 46 degli 83 paesi. In 36 dei 72 paesi, si legge ancora nel Rapporto, oggi le persone hanno meno fiducia nei propri governi rispetto al periodo precedente alla crisi.

Nello studio si legge ancora: "La coesistenza fra una crescita trainata dal debito in alcuni paesi industrializzati e una crescita guidata dalle esportazioni nelle maggiori economie emergenti ha dimostrato di essere il tallone d'Achille dell'economia mondiale". La ripresa dunque continuerà ad essere fragile finché i salari continueranno a crescere meno velocemente rispetto agli aumenti di produttività e finché il sistema finanziario continuerà ad avere delle disfunzioni.

L'Ilo propone quindi una triplice ricetta per uscire dalla crisi, un approccio che stimolerebbe la creazione di posti di lavoro nel breve periodo e una crescita economica di migliore qualità in futuro. Questo approccio prevede: il rafforzamento delle politiche incentrate sul lavoro volte a ridurre il rischio di una crescente disoccupazione di lungo periodo; la promozione di un più stretto collegamento tra i livelli salariali e gli aumenti di produttività nei paesi eccedentari; la realizzazione di una reale riforma finanziaria che consenta di incanalare i risparmi in investimenti più produttivi e nella creazione di posti di lavoro più stabili.