martedì 12 ottobre 2010

Il PSI di Craxi e la sfida di Epinay

IPSE DIXIT

Solidarietà con il mondo sindacale - «Solo mettendo al centro il tema del lavoro la politica può esprimere una vera solidarietà con il mondo sindacale».

Peppino Caldarola

Alla casa di cui Luca (LC 19, 46) - «Prima della visita di Ratzinger a Palermo solerti funzionari del governo del bestemmiatore e del celtico hanno fatto sequestrare uno striscione con una frase del vangelo: “La mia casa è casa di preghiera ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri”».

Paolo Flores D'Arcais

Riceviamo dal Gruppo di Volpedo
http://www.gruppodivolpedo.it/
e volentieri pubblichiamo

Il PSI di Craxi e la sfida di Epinay

Seconda parte del discorso tenuto da Ugo Intini al convegno di Volpedo sul tema "Epinay". In questa parte del suo discorso l'ex vice-segretario del PSI riflette sul contesto storico in cui ebbe luogo il tentativo di Bettino Craxi di far propria la lezione mitterrandiana.

INTERVENTO AL III CONVEGNO COORDINAMENTO DEI CIRCOLI SOCIALISTI "GRUPPO DI VOLPEDO" 10.9.2010

di Ugo Intini

La lezione di Epinay, in effetti, fu recepita dai socialisti italiani, trent’anni fa’. Craxi e il PSI, come è noto, lanciarono l’idea di una grande riforma delle istituzioni nel 1979. Pensavano all’elezione diretta del presidente della Repubblica, come in Francia, e quindi a uno schema bipolare. In questo schema, Craxi immaginava che il candidato della sinistra potenzialmente vincente potesse essere soltanto un candidato collocato più verso il centro, e quindi lui stesso. Pensava a un riequilibrio all’interno della sinistra tra comunisti e socialisti a vantaggio di questi ultimi e in sostanza allo schema Mitterrand, che era il nostro mito.

    Forse, nel 1989 si sarebbe potuto realizzare quest’obiettivo, dopo il crollo del muro di Berlino? C’è una teoria: che i socialisti, sciaguratamente, abbiano compiuto le scelte sbagliate esattamente nei due momenti epocali in cui il mondo stava cambiando.

    Nel 1948, iniziò la guerra fredda, il mondo fu diviso in due dalla cortina di ferro. E Nenni cosa fece? Si alleò con i comunisti, collocandosi dalla parte sbagliata nel momento decisivo. Il che spiega come mai i socialisti italiani siano rimasti poi irreparabilmente in una condizione di inferiorità.

    Nel 1989, la guerra fredda finì con la sconfitta del comunismo e la cortina di ferro cadde. In questo secondo momento epocale, Craxi avrebbe dovuto fare la scelta opposta a quella di Nenni: questa volta, si’, avrebbe dovuto allearsi con i comunisti (anzi, con gli ex-comunisti) e invece rimase alleato con la Democrazia Cristiana.

    Un seme di verità abita in tutto questo, ma soltanto un seme. Perché si dimenticano alcuni elementi importanti. Craxi aveva davvero nel 1989 l’obiettivo strategico di allearsi con gli ex comunisti e diventare il leader di uno schieramento di sinistra vincente. Ma fu ostacolato da alcune circostanze che gli fecero perdere una finestra di opportunità decisiva, sino a che, con l’esplosione di Mani Pulite, la finestra si chiuse.

    Per allearsi elettoralmente con gli ex comunisti, bisognava imporre le elezioni politiche anticipate prima della scadenza naturale del 1992, e tutti erano contrari a questa prospettiva, in particolare i media, che scatenarono una campagna terribile contro il partito “irresponsabile” delle elezioni. Il riequilibrio di forze tra ex comunisti e PSI non c’era ancora stato e quindi una sinistra a prevalente peso comunista sarebbe stata sicuramente perdente.

    Infine, si manifestò un avvenimento decisivo, oggi troppo facilmente dimenticato: la preparazione della prima guerra contro l’Iraq, che esplose nel 1991. In quest’occasione, l’ex PCI si schierò contro la guerra e contro l’Occidente, con manifestazioni durissime. Contro l’Occidente, e anche contro i governi europei a guida socialista, che a questo primo intervento in Iraq furono assolutamente favorevoli, perché si trattava di liberare il Kuwait e quindi di una causa giusta (situazione molto diversa da quella della sciagurata seconda guerra, voluta da Bush figlio).

    Incredibilmente, l’ex PCI, sia pure per breve tempo, si schierò ancora una volta dalla parte sbagliata nonostante la caduta del Muro di Berlino e resuscitò ancora una volta quel “vincolo internazionale” che ne aveva reso impossibile per decenni la partecipazione al governo. (2/2 – fine)