lunedì 28 giugno 2010

Scandali patronali in Svizzera

Italiani nel mondo
Picture (Metafile)
 
Tre arresti, un suicidio
Dopo l'arresto del dirigente INCA di Zurigo noto per lo scandalo delle pensioni (e in detenzione preventiva per oltre otto mesi), anche una volontaria ACLI sarebbe finita recentemente in galera per malversazioni. E la medesima sorte sarebbe toccata lo scorso anno a un alto dirigente dell'Enas di Berna che in ottobre si sarebbe suicidato. E prima di togliersi la vita l'esponente del PDL in Svizzera avrebbe confidato che...

Assume contorni sempre più foschi lo scandalo pensioni in Svizzera.
    L'ex direttore dell'Inca di Zurigo è stato fatto oggetto di indagini e misure di carcerazione (otto mesi di carcere preventivo) in rapporto a gravi irregolarità collegate ai fondi pensione di decine e decine di connazionali assistiti.

    Nel frattempo apprendiamo che gravi irregolarità sarebbero state compiute ai danni dei connazionali assistiti anche presso altri istituti patronali operanti in Svizzera.

    La stampa elvetica dà notizia dell'arresto di una volontaria delle ACLI nonché, notizia tristissima, del suicidio di un funzionario dell'Enas (area UGL) avvenuto nell'autunno scorso.

    Lo conferma l'attuale responsabile dell'Enas, Manuela Orrigo, al giornalista del Beobachter, Otto Hostettler. 
    Sempre dal Beobachter del 9.6.10 apprendiamo anche che "qualche settimana prima di togliersi la vita" il dirigente dell'Enas avrebbe confidato "a un esponente del CDF" di essere stato "sostenuto" (nelle proprie malversazioni?) "dal dirigente del Patronato Inca". 

    L'ing. Tommasini, rappresentante del CDF, ha confermato all'ADL la versione dei fatti fornita da Hostettler.
    Se sussista un collegamento tra questi casi resta una questione aperta, ma lo scandalo è comunque grande e terribile.

    L'ADL esprime senza riserve la propria solidarietà alle vittime nonché il proprio sostegno alle autorità inquirenti, auspicando che il Governo italiano e tutte le istituzioni corresponsabili di questa situazione intervengano a sostegno delle persone colpite.

La red dell'ADL




RICEVIAMO E DOVEROSAMENTE PUBBLICHIAMO

Appello per sostenere gli emigrati truffati nel caso INCA-CGIL in Svizzera
Noi del Comitato Difesa Famiglie (CDF) dei truffati nel caso INCA-CGIL in Svizzera chiediamo a tutta l’emigrazione italiana di appoggiarci nella nostra lotta contro un patronato che non vuole assumersi le proprie responsabilità.

    Il direttore dell’ufficio INCA-CGIL di Zurigo Antonio Giacchetta ha per anni rubato le pensioni di clienti dell’INCA-CGIL falsificando documenti e firme. Oggi parecchi truffati si ritrovano sprovvisti del capitale o della rendita della cassa pensione senza che le strutture Italiane si assumano le loro responsabilità. Non osiamo pensare ai connazionali che possono decedere prima che sia fata giustizia. Il patronato durante tutti questi anni non ha controllato in modo opportuno l’operato del direttore.

    Abbiamo chiesto senza alcun riscontro aiuto alle strutture competenti italiane per l’estero. Abbiamo chiesto loro vanamente di adempiere i doveri della Legge 30 marzo 2001, n. 152 che regola le responsabilità per gli istituti di patronato e di assistenza sociale. Ci sentiamo umiliati di riscontrare che le strutture italiane all’estero sapevano da parecchio tempo e non hanno reagito difendendo subito i diritti dei pensionati truffati. Sergio Sinchetto, responsabile INCA-CGIL per l’estero, ha sin dall’ inizio scaricato tutte le colpe su Giacchetta senza mettere mai in discussione i controlli sull’ operato dell’ ufficio INCA-CGIL di Zurigo. Non c’è stata nessuna collaborazione con il CDF per trovare una soluzione per tutti i truffati che si erano rivolti all’ INCA-CGIL in buona fede per mettere le loro questioni pensionistiche in mano ad un patronato che dovrebbe rappresentare gli interessi dei lavoratori.

    L’unica risposta che il patronato è stato capace a darci: "Rivolgetevi al nostro avvocato…".
    Nel frattempo Giacchetta è stato scarcerato dopo nemmeno otto mesi. Non ha fatto dichiarazioni sui retroscena del caso né su dove siano i soldi rubati.

    Dimostraci che non siamo soli: firma anche Tu la nostra lettera (vedi sotto) e inviala al presidente del Consiglio dei Ministri dimostrando ai responsabili INCA-CGIL che anche se ci troviamo all’estero non possono agire come vogliono calpestando i nostri diritti.

 

Comitato Difesa Famiglie

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(Il Tuo Nome e Cognome)
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(Via)
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(Città)
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(Nazione)

Al  Presidente del

Consiglio dei Ministri

Palazzo Chigi

00187 Roma - Italy

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(Luogo, Data)







Gentile signor Presidente del Consiglio,
 
Le scrivo a riguardo della truffa alla previdenza sociale perpetrata da un direttore dell’INCA / CGIL a numerose famiglie di connazionali a Zurigo.

    Queste famiglie si trovano ora da oltre un anno in uno stato di indigenza e di abbandono.
La prego di usare la Sua influenza per assicurare che i connazionali truffati ricevano il capitale della previdenza sociale sottrattogli da un ufficio che svolge funzioni per conto del Governo italiano, il patronato Inca.

 Il Governo italiano ha dato un mandato a una persona e ha dato un'autorizzazione a un istituto che, invece di compiere il proprio dovere, ha derubato i propri assistiti.

              Mi aspetto, quindi, un'azione concreta del Governo italiano a garanzia di un diritto acquisito e di cui il Governo italiano è responsabile quantomeno sul piano oggettivo e civile.

Il Governo non lasci cento famiglie italiane nella condizione di impossibilità a sopravvivere. La ringrazio anticipatamente per ricevere un riscontro a questa situazione drammatica.

Distinti saluti

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  (La Tua firma autografa)