lunedì 7 giugno 2010

Colori e musica della festa della repubblica

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

I colori, la musica, i volti e le parole della manifestazione popolare per la Costituzione in occasione del 2 giugno. Stendardi dei Comuni, bandiere e pettorine rosse, bambini, giovani e pensionati. “Questa Costituzione viene attaccata ogni giorno”

di Cristina Maccarrone

MILANO 2.6.10 - Un tripudio di bandiere rosse, ma anche stendardi dei Comuni partecipanti, tricolori e le bandiere arcobaleno della pace, oltre che delle varie associazioni presenti. Non solo sindacati, ma anche Emergency, Libera e tante altre, note e meno note, a sfilare questo pomeriggio a Milano.

    Vengono dal Trentino Alto Adige, dal Veneto, dall’Abruzzo, dall’Emilia Romagna oltre che ovviamente dalla Lombardia - solo per fare qualche esempio - le tantissime persone che sotto un sole cocente, mentre la mattina a Roma si festeggia l’anniversario della Repubblica, si raccolgono alle 14 vicino a porta Venezia per dare il via al corteo che, a suon della musica di Guccini, Silvestri, U2 ecc, arriva alle 16 a piazza Castello, passando per via Matteotti e continuando per piazza della Scala.

    La Costituzione è protagonista fin dalle pettorine rosse e verdi che molti indossano con gli articoli 1, 3 e 4 che ricordano che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, i diritti devono essere uguali per tutti e tra questi va riconosciuti quello ad avere un impiego.

    La pensa così anche Carmelo, 25 anni, che arriva a Milano da Novara e di mestiere fa il muratore. Ci parla preso dall’emozione, ma anche se la voce tentenna un po’, le idee sono chiare: “Mi trovo qui per manifestare in difesa dalla Costituzione e per difendere i miei diritti di lavoratore”. Accanto a lui Mamado, il cui nome tradisce già l’origine africana, anche se ci tiene a dire “ormai vivo qui da tempo”. Gli preme in particolare che si preservi non solo il lavoro, ma che “ci si attivi maggiormente per tutelare i diritti degli stranieri”. “Questa Costituzione viene attaccata ogni giorno – rincara la dose Cinzia, 32 anni, bergamasca e assistente sociale che incontriamo poco più in là - e tutti i diritti sanciti nel ’46 stanno venendo meno, per questo sono qui: perché non voglio che accada ancora”.

    Nel clima disteso della manifestazione, a camminare tutti insieme ci sono giovani, meno giovani, pensionati, discutono di quello che in Italia non va e sventolano le loro bandiere. Qualcuno indossa magliette artigianali con su scritto sul retro “Articolo 11” e sul davanti il perché la Costituzione non va violata, molti sostengono striscioni fatti da sé e “indossano” cartelli artigianali. Come Yara, milanese intorno ai 35 anni (l’età preferisce non dirla), a cui non va giù la cosiddetta “Legge bavaglio”, sfila infatti con un cartello scritto e ritagliato da lei all’ultimo minuto (così ci spiega), ma che comunque è molto chiaro: “Articolo 21: la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Se passa la legge bavaglio, io fondo il quotidiano Il sonaglio. E voglio essere intercettata perché non ho commesso alcun reato”. Come mai questo cartello? “Le intercettazioni sono importanti e io come lettrice – precisa Yara - ci tengo a vedere sui giornali determinate notizie. Con questa legge come si fa a decidere se la persona va intercettata o meno? Spesso tanti mafiosi vengono scoperti partendo dai cosiddetti pesci piccoli”.

    Dello stesso parere anche Paola: 62 anni, pensionata, della provincia di Milano: “Quello che sta succedendo è un attentato alla legalità, la libertà di stampa è fondamentale, come sappiamo le mafie si scoprono tutte insieme e le intercettazioni spesso sono il modo per scoperchiare un sistema. E poi anche gli Stati Uniti ci hanno fatto capire che stiamo andando nella direzione sbagliata”.

    Il tema è così sentito che non manca anche negli altri cartelli che si vedono in giro per il corteo. Qualcuno recita: “Chi non vuole le intercettazioni è complice dei criminali e dei corrotti”, un altro ci va ancora più pesante: “Questa legge contro le intercettazioni vuole solo nascondere il marciume. Difendiamo la legalità”. Alla manifestazione sono presenti anche tante famiglie con bambini.

    Loro sono di origine siciliana, ma vivono da anni ad Arona, sul Lago Maggiore. Mamma Mina con il marito Matteo e i figli Giulia e Dario, di 6 e 8 anni, ci spiega perché i suoi bambini non potevano mancare: “Sono studenti e come tali devono lottare per difendere i loro diritti e la loro istruzione”. Mina ha in mano la bandiera della pace, perché? “Va ricercata ogni giorno e non è così scontata come si crede. Non c’è solo la guerra militare, ma tante altre lotte che mettono a dura prova la nostra libertà”.

    Cosa cambierà con questa manifestazione? “Nell’immediato forse nulla – ci dice ancora Paola – ma serve a farci balzare agli occhi di chi ci comanda e ignora quello che veramente l’Italia pensa”.