martedì 15 marzo 2011

Finocchiaro: "Sì al confronto, no alle bugie"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


GIUSTIZIA: FINOCCHIARO, "QUESTA RIFORMA NON C'ENTRA CON BICAMERALE E NON VELOCIZZA PROCESSI".

"E' evidente che il PD non si sottrarra' al confronto in Parlamento sulla riforma costituzionale della giustizia proposta dal Governo. Ma il centrodestra eviti le bugie e la propaganda: l'impianto di questa riforma non c'entra nulla con le norme che erano contenute nel testo della Bicamerale,  che erano inserite - tra l'altro - in un contesto piu' largo di riforma costituzionale complessiva, e non accorciano di un giorno i tempi dei processi. E la responsabilita' del fallimento della Bicamerale non e' certo ascrivibile al centrosinistra ma a Silvio Berlusconi".  Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.

"Noi siamo consapevoli che la giustizia italiana - prosegue Anna Finocchiaro - ha bisogno di riforme ma sappiamo anche che l'urgenza e' la velocizzazione dei tempi, la riorganizzazione delle sedi, l'informatizzazione. Tutte cose che potrebbero essere affrontate con leggi ordinarie e non attraverso una lunga riforma costituzionale che non e' certo una priorita' per i cittadini italiani. Invito quindi il centrodestra e il Governo ad evitare una propaganda faziosa e bugiarda. La riforma del Governo ha un forte impianto ideologico sbagliato che non ci convince. Ma proprio per questo non ci sottrarremo al dibattito in Parlamento e presenteremo le nostre proposte la cui logica e la cui impostazione non hanno nulla  a che vedere con quelle presentate dal Governo".

MEMORIA STORICA

RICORDAANDO PLACIDO RIZZOTTO

Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nell'esercito sui monti della Carnia con il grado di caporale prima, di caporal maggiore poi e infine di sergente. Dopo l'8 settembre Placido Rizzotto si unì ai partigiani delle Brigate Garibaldi, confluite poi nel Comando Unico della Repubblica Libera di Ampezzo. Aderi alla componente socialista guidata da Giovanni Cleva (presidente del CLN) e Candido Grassi (nome di battaglia: "Verdi").

    Rientrato a Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attività politica e sindacale. Ricoprì l'incarico di segretario della Camera del lavoro di Corleone, fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL.

    Venne rapito dalla mafia la sera del 10 marzo 1948, mentre si recava da alcuni compagni, e ucciso per il suo impegno a favore del movimento contadino d'occupazione delle terre.

    Il pastorello Giuseppe Letizia vide di nascosto gli assassini e per questo venne assassinato con un'iniezione letale fattagli dal boss (e medico della mafia) Michele Navarra, mandante del delitto.

    Le indagini sull'omicidio furono condotte dall'allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che ammisero di aver preso parte al rapimento in concorso con Luciano Liggio.

    Placido Rizzotto è una pietra miliare sulla strada dell’affermazione dei diritti dei lavoratori, contro le vessazioni di un sistema criminale e mafioso che ha sempre sostenuto privilegi ed ingiustizie.

    "Le sue scelte di vita e il suo operato rappresentano il percorso da seguire per quanti vogliono vivere da persone libere da qualsiasi forma di sfruttamento e prevaricazione e per quanti, familiari di boss compresi, vogliono riscattare in termini di dignità e di radicale cambiamento le proprie vite da collusioni e crimini mafiosi”, ha affermato il sen. Giuseppe Lumia durante la commemorazione di Placido Rizzotto, a Corleone, nell’anniversario del suo assassinio.