venerdì 5 marzo 2010

Lo scandalo e l'Ambasciatore

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Lo scandalo e l’Ambasciatore
Neri (PD): "“Non credo che Siggia si sia mosso motu proprio. Chi glielo faceva fare, ad un Ambasciatore, di mettersi sull’attenti di fronte a un avvocato di Roma che neppure conosceva, per fornirgli illecitamente in 6 ore (o sei giorni) un documento di residenza (falso) che un cittadino normale impiega sei/otto mesi per avere?"

“Che cosa è l’Ambasciatore Siggia per Frattini?”: è quanto chiede in una dichiarazione Luciano Neri del Coordinamento Nazionale della Circoscrizione Estero del PD. “ E’ una pecora nera che ha messo in atto comportamenti disdicevoli, o persino illegali, per un rappresentante dell’Italia in una sede importante come Bruxelles tali da determinare il suo richiamo definitivo? Oppure è un funzionario fedele che ha eseguito degli ordini e la cui unica colpa è quella di essersi fatto beccare? Conosciamo l’attitudine del Ministero degli Esteri e degli esponenti PDL. Trattano le istituzioni italiane come strutture di supporto della propria parte politica. Troppe volte si chiede a consoli ed ambasciatori di debordare da regole e principi per soddisfare sollecitazioni improprie, e anche illecite. E troppe volte Consoli e Ambasciatori dimenticano le regole e la deontologia di una funzione così importante e delicata come quella di chi è chiamato a rappresentare l’Italia nel mondo per trasformarsi in camerieri del politico di turno. E’ una degenerazione morale e professionale dei funzionari del Ministero degli Esteri che si è accentuata con i Ministri del PDL che scambiano lo Stato per l’azienda”.

“Non credo – prosegue Luciano Neri - che Siggia si sia mosso motu proprio. Chi glielo faceva fare, ad un Ambasciatore, di mettersi sull’attenti di un avvocato di Roma che neppure conosceva, per fornirgli illecitamente in 6 ore (o sei giorni) un documento di residenza (falso) che un cittadino normale impiega sei/otto mesi per avere? E chi glielo faceva fare ad un Ambasciatore di prestigio di lungo corso di consigliare addirittura Di Girolamo su come coprire la malefatta con una soluzione che si è rivelata una pezza di “arlecchino”? E chi glielo ha fatto fare al Console di Bruxelles Sorrentino, di attivarsi affinché tutto fosse sbrigato in così brevissimo tempo se non avesse ricevuto input importanti? E’ evidente che Siggia, questa è la mia opinione, si è attivato su richiesta della politica, ma di quella pesante. Lasciate perdere per cortesia la buffonata di Ferretti. Un diversivo di infimo livello. Sul caso Siggia parli in forma ufficiale e chiara chi sa e chi deve: il Ministro Frattini”.    

Migranti in rivolta
“Viviamo come topi”
infortuni in aumento
Inail: incidenti sul lavoro crescono del 15% in tre anni. Sanatoria Maroni: chi la chiede rischia l'espulsione. Scatta lo sciopero della fame nei Cie di Milano e Bologna: “Ci trattano come carcerati, ma non siamo delinquenti”.

(E.D.N., 4.3.2001) - Gli incidenti sul lavoro per gli stranieri sono aumentati del 15% in tre anni. Lo rende noto oggi (giovedì 4 marzo) l’Inail, aggiornando le statistiche sugli incidenti. Immigrati ad alto rischio, soprattutto giovani: nel 2008 si registrano 143mila casi, di cui 189 mortali. Il 16,4% degli infortuni ha coinvolto un lavoratore straniero, con un’incidenza media che oscilla tra il 12,3% delle donne e il 18,1% degli uomini. Le comunità più colpite sono quella marocchina, albanese e rumena, che in totale raggiungono il 41% degli infortuni e il 46% dei decessi. Oltre il 57% delle denunce degli immigrati si concentra in 3 regioni: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. La distanza tra Nord e Sud è evidente, considerando la percentuale di infortuni denunciati di immigrati rispetto al totale: l’incidenza oscilla tra i 4-5 punti percentuali del Mezzogiorno contro i 29-30 del Nord. Al primo posto il Friuli Venezia Giulia, dove un infortunio su quattro riguarda uno straniero. Punta massima nella provincia di Pordenone (un infortunio su tre), seguono Treviso e Piacenza, con il 27,5%.

Polemica su sanatoria Maroni: è una trappola
E proprio oggi scoppia una nuova polemica sugli stranieri nel nostro paese: quella legata alla sanatoria firmata dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e partita sette mesi fa. “Una sanatoria trappola”, la definisce Paolo Rumiz nel suo articolo apparso su Repubblica. Secondo le indicazioni del Viminale chi chiede di accedere alla sanatoria, ma in passato non ha rispettato un ordine di espulsione, verrà rispedito al paese di provenienza. All’origine di tutto, scrive Rumiz, “la contraddizione insita nella precedente legge Bossi-Fini, che all’articolo 14 individua nella mancata ottemperanza all'espulsione l'unico reato veniale del codice per il quale è previsto l'arresto obbligatorio. Come dire: non hai fatto niente, ma ti ficco dentro lo stesso. Di fronte a questa incertezza del diritto, molte organizzazioni vogliono vederci chiaro. I condannati per mancata obbedienza al decreto di espulsione possono fare domanda, sì o no?”. Il quotidiano segnala infine la “linea dura” nell’interpretazione delle norme, adottata a Trieste e Perugia, e la scelta della “clemenza” in altre città come Milano, Venezia e Bologna.

Cie, scoppia la protesta: “Viviamo come topi”
Ieri (mercoledì 3 marzo) un altro episodio drammatico sottolinea la condizione degli stranieri in Italia: i migranti dei Cie di Milano e Bologna sono entrati in sciopero della fame. Il primo passo nel Centro di identificazione ed espulsione del capoluogo lombardo, in via Corelli: gli stranieri delle sezioni maschile, femminile e trans hanno rifiutato il cibo per protestare contro le condizioni di vita. “Siamo stanchi di non vivere bene – si legge nella nota di rivendicazione -. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione sono extra lunghi perché sei mesi per identificare una persona sono troppi. Siamo vittime della Bossi-Fini (…). Non siamo delinquenti, l'80% di noi ha lavorato anni per la società italiana”. Ricordano quindi che una settimana fa nel centro si è registrato l’ennesimo tentato suicidio. Dopo la notizia di Milano, anche i reclusi del Cie di Bologna (via Mattei) sono entrati in sciopero della fame. Hanno aderito una decina di stranieri, riferisce l’agenzia Dire, perché gli altri sono intimoriti: un detenuto che rifiutava il cibo è stato portato via dalla polizia. I migranti denunciano le scarse condizioni igieniche: nelle camere ci sono piccioni morti da giorni, sostengono, gli operatori non fanno pulizia e servono solo “massicce dosi di psicofarmaci”. Altra protesta, infine, per i reclusi del Centro di Gradisca d’Isonzo (Gorizia): hanno messo in scena lo “sciopero del carrello” contro la bassa qualità del cibo. Le forniture alimentari, a loro giudizio, arrivano direttamente dalla Slovenia per risparmiare sui costi.

“E’ l’ennesima vessazione del governo. In questo modo, viene abbandonata ogni idea di diritto”. Lo ha detto Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil, commentando la “sanatoria trappola” di Maroni ai microfoni di RadioArticolo1. Così, ha spiegato, “si dà mano libera alle questure. La vera intenzione del governo è tenere i migranti in una condizione di irregolarità e di lavoro nero, rendendo difficili le cose a chi cerca di mettersi in regola. Questo provvedimento potrebbe pesare, in un prossimo futuro, anche sugli esiti della nuova sanatoria per colf e badanti e dei decreti flussi tuttora in corso. I diritti dei migranti sono anche uno dei punti fondamentali della piattaforma dello sciopero generale del 12 marzo: tutelare i diritti dei lavoratori migranti – a suo avviso -, significa contrastare ogni forma di separatezza, di allontanamento dalla realtà del nostro paese, di razzismo, attraverso la conquista piena della cittadinanza, dei diritti sul lavoro e dell’equità fiscale anche per gli immigrati. Non dimentichiamo che le tasse che pagano senza avere quasi niente in cambio, né sul piano sociale né su quello dei diritti di cittadinanza sono, in proporzione, molto più alte di quelle versate dagli italiani”.

Intanto dopo lo sciopero dei migranti, che si è svolto il primo marzo in tutta Italia, continua l’iniziativa “Primavera antirazzista”. La campagna unitaria, che si tiene dall’1 al 21 marzo, è promossa da un collettivo di organizzazioni – tra queste Acli, Arci, Cgil , Nessun luogo è lontano, Sos Razzismo, Uil – e prevede una serie di azioni territoriali di mobilitazione, sensibilizzazione e dialogo interculturale, a difesa e promozione dei diritti dei migranti. Qui il calendario.