La situazione politica
Trionfo personale della “Mamma di Ferro”.
Ma la vittoria politica va ai socialdemocratici.
di Felice Besostri
Angela Merkel, col porcellum, avrebbe stravinto ottenendo il 55% dei seggi, cioè 347 su 630. Siccome però i tedeschi non sanno fare le leggi con l’imperativo, quelle che alla sera delle elezioni si deve sapere la composizione del governo, la CDU deve accontentasi di 311: gliene mancano 5, di seggi, per giungere alla maggioranza assoluta. Che non può comprare, per mancanza di materia prima: nel Bundestag pare che non ci siano né Kaleharen né Schilipoten né Ratzen. Ma poi, anche se ci fossero… Quella è non cosa.
Ma allora che si fa? Teoricamente sussisterebbe una maggioranza rosso-rosso-verde, ma nella SPD e nei Verdi manca un Bärsanen che intraprenda un tentativo in questa direzione, non per timore dei Franken Tiratoren, ma per la semplice ragione che, prima delle elezioni e durante la campagna elettorale, sia la SPD che i Verdi hanno ripetutamente dichiarato non esserci le condizioni politiche per un’alleanza con la Linke. Giusto o sbagliato che sia, non si tratta di una novità: una tale maggioranza ci sarebbe già stata sulla carta nel 2005, ma la SPD preferì la Grande Coalizione, scelta che le fu fatale.
La Linke è molto composita e in essa una forte componente si contrappone in via di principio a una collaborazione con la SPD, laddove poi la scomparsa di Lothar Bisky non ha certo rafforzato gli unitaristi. Il fatto principale sta nel fatto che nelle regioni orientali le alleanze rosso-rosse non sono state quasi mai premiate dagli elettori, da ultimo a Berlino. Né si deve dimenticare che solo la SPD ha guadagnato il 2,7%, mentre la Linke e i Verdi hanno perso, rispettivamente il 3,3 e il 2,3%. Alla Linke registra così un’emorragia di circa un quarto dei voti.
Una riedizione della Grande Coalizione è probabile, ma non sicura, come ha subito ricordato la combattiva Andrea Nahles, segretaria della SPD, aggiungendo che la Merkel del resto non aveva fatto alcun passo in tale direzione. E’ prematuro parlarne. Prima del conteggio finale, per verificare eventuali mandati aggiuntivi. Le Grandi Coalizioni tedesche non sono da confondersi con le Larghen Intesen praticate dalle nostre parti. Queste ultime sono infatti fondate sugli equivoci, mentre quelle si stipulano sulla base di accordi programmatici scritti, precisati fin nelle virgole.
Le maggioranze teoricamente possibili sono tre: oltre alle predette Unione-SPD e SPD-Verdi e Linke, esiste la possibilità di un governo Unione-Verdi. Un monito, tuttavia, trattiene i volenterosi: l’alleanza con la Merkel non paga. Nella penultima legislatura, dopo la Grosse Koalition, la SPD ebbe il suo peggiore risultato del dopoguerra; ora la FDP non supera la soglia d’accesso, come l’AfD (Alleanza per la Germania), gruppo populista di destra.
I Verdi non si sono mai coalizzati a livello federale con l’Unione, ma nei Länder , per esempio Amburgo e Saarland, le esperienze sono risultate negative. Angela Merkel vampirizza i suoi alleati.
Intanto, la SPD conserva la maggioranza del Bundesrat (confermata dai risultati dell’Assia, spettacolari per una SPD al + 7% e buoni per la Linke in rapporto alle federali). Dal Bundesrat non si può prescindere per la legislazione di maggiore importanza.
Quindi i socialdemocratici non trattano da una posizione di debolezza, forti anche dell’aumento dei consensi, che riassorbe il 50% delle perdite di Linke e Verdi, i quali a loro volta nel 2009 avevano recuperato solo un terzo delle perdite SPD.