martedì 21 dicembre 2010

Chiesa del silenzio?

«Moralmente parlando, siamo al governo Berlusconi-Scilipoti. Politicamente, siamo al governo dei tre B: Berlusconi, Bossi e Bagnasco. Sua Eminenza, infatti, qualche istante dopo il voto-mercimonio con cui a Montecitorio Berlusconi aveva evitato la sfiducia, già avvertiva l’impellente stimolo di incensarlo così: “Ripetutamente gli italiani si sono espressi con un desiderio di governabilità. Questa volontà, questo desiderio espresso in modo chiaro e democratico, deve essere da tutti rispettato e da tutti perseguito con buona volontà ed onestà”. Il più lurido mercato delle vacche cui sia stato dato assistere nel Parlamento italiano viene così santificato dal presidente della Conferenza episcopale, che parla evidentemente a nome di tutti i vescovi italiani. . . Non è possibile credere che tutta la Chiesa italiana condivida tanto oltranzismo filo-berlusconiano. Certo, ci sono i “preti in prima linea”, che hanno il coraggio di condannare il “pranzo dell’ignominia con Berlusconi” e lo “scandalo della gerarchia cattolica che si è inginocchiata alla mensa della corruzione,ha offerto corruttele e in cambio ha ricevuto soldi di peccato, leggi arraffa” per concludere con un “Bagnasco, Bertone, Ruini. Liberaci, o Signore!” (don Paolo Farinella). Ma anche nella Chiesa gerarchica, tra i vescovi, possibile che i tanti che in privato sussurrano gli stessi giudizi, abbiano deciso di ridursi a una volontaria “Chiesa del silenzio”?»

Paolo Flores d'Arcais


Ricompattamento interno
«Lo stesso Ruini, ad un Forum del suo Progetto Culturale sull´unità d'Italia, invece di occuparsi alla sua veneranda età delle anime, anche della sua, o della crisi della fede e della situazione infelice in cui versa la sua Chiesa, impiegava il suo zelo per dare pareri sul sistema maggioritario, sul rafforzamento dell'esecutivo sul federalismo solidale, soprattutto controllato da un governo forte. . . Ce n'è abbastanza per giustificare l´impressione di un ricompattamento interno della cupola gerarchica sugli interessi concordatari, onde garantirsi una sicurezza dall´Italia, più che mai identificata nel destino di fare da piedistallo della Santa Sede. . . La storia è là a dimostrare che una Chiesa che si conduce da partito perde la propria anima».

Giancarlo Zizola       

POLITICA E SOCIETÀ
a cura di rassegna.it

Gli studenti rispondono a Saviano

Le organizzazioni studentesche divise sulla lettera dello scrittore. Unione degli universitari: "Grazie Roberto, il tuo appello è nostro, andiamo avanti a volto scoperto". I collettivi sono critici: "E' lontano dalla realtà, non indaga le cause profonde del movimento".

Gli studenti rispondono a Saviano. Ieri l'autore di Gomorra aveva scritto una lettera, pubblicata su Repubblica, rivolgendosi al movimento studentesco. Invitava i ragazzi a "manifestare a volto scoperto", condannando duramente gli scontri del 14 dicembre: "Chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma - si legge nel testo - lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un Bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee". Ogni gesto violento è "un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi", ha scritto Saviano, invitando i manifestanti pacifici a isolare gli "imbecilli".

    E oggi (venerdì 17 dicembre), mentre Maroni interviene in Senato, gli studenti tornano a parlare. Lo fanno con varie voci e diversi toni, in risposta alla riflessione dello scrittore. Ci sono organizzazioni che apprezzano l'intervento, condividono la lettera e si impegnano ad agire di conseguenza, mentre altre - che si rifanno ai collettivi studenteschi - bocciano l'articolo e sottolineano la lontananza di Saviano dal movimento studentesco.

    "Grazie Roberto, il tuo appello è anche il nostro. Andiamo avanti a viso scoperto, con le nostre idee e le nostre lotte". Questa in sintesi l'opinione dell'Unione degli Universitari e Rete degli Studenti, che rispondono con un'altra lettera pubblicata sul loro sito. "Gli scontri di martedì fanno male al movimento studentesco, hai ragione - scrivono -. Fanno male a tutto il paese, perché offuscano una mobilitazione straordinariamente condivisa nelle sue ragioni e nelle sue pratiche dalla società civile, dall'opinione pubblica".

    Proprio per questo, aggiungono le organizzazioni, "crediamo che il tuo intervento rappresenti lucidamente le paure e le speranze di chi vede questo movimento come un elemento sano della nostra società e vuole difenderlo da una degenerazione violenta". Gli scontri di Roma non possono offuscare il valore della mobilitazione, a loro avviso, una protesta contro il ddl Gelmini che continuerà "per sconfiggere chi crede di azzittire un'intera generazione con metodi antichi, che puzzano di naftalina e ricordano le peggiori stagioni di questa Repubblica".

    E' di segno completamente opposto la reazione dei collettivi universitari, che si affidano al network Ateneiinrivolta per rispondere allo scrittore. Lo fanno con toni duri e molto critici, rivolgendosi direttamente a Saviano: "Se non capisci che gli attori delle dinamiche che hanno avuto luogo vanno ben al di là di sparuti gruppetti di teppisti, di professionisti della guerriglia urbana, vuol dire che la tua percezione della realtà è assolutamente fallace". L'autore non ha compreso dunque le ragioni della manifestazione che è degenerata in scontri, sostengono, ragioni che sono "completamente diverse" da quelle da lui teorizzate.

   In particolare, non è piaciuta la descrizione del "manifestante violento" offerta da Saviano. "La creazione del 'militante immaginario' che ci hai regalato è degna dei migliori (o peggiori) testi di fantascienza - dicono i collettivi -. Quelli che descrivi come 'anarchici in tuta nera', 'quei cinquanta o cento imbecilli', 'piagnucoloni' siamo in realtà noi tutti, studenti, lavoratori, disoccupati; insomma, i 'dannati della terra' dei nostri giorni". Non bisogna semplificare, occorre indagare le cause profonde di questo movimento: in caso contrario, concludono, si fa "un'operazione scorretta, fuorviante e per certi versi molto pericolosa".

       

IPSE DIXIT

Il prezzo - «Quel che desidera, l'acquisisce al prezzo della psyche». – Eraclito

Predico acqua, ma gradirei del kirsch - «La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica, non può e non deve mettersi al posto dello Stato». – Bendetto XVI