Novità editoriali
I commenti di Renzo Balmelli apparsi qui nella rubrica "Spigolature" dal gennaio 2005 al dicembre 2007 stanno ora per uscire in volume. Di seguito anticipiamo la presentazione del nostro direttore al nuovo quaderno dell'ADL, che chiude il programma editoriale 2008.
di Andrea Ermano
"Spigolature". Così Renzo Balmelli ha battezzato la sua rubrica per la Newsletter elettronica dell’ADL, che è giunta ormai al decimo anno di attività: era nata come gruppo di discussione internet tra alcuni studiosi siloniani all’inizio del 2000 e oggi raggiunge una platea di oltre seimila destinatari sparsi nei cinque continenti.
Dieci anni in rete, per la nostra antica testata di migranti, illustrano una capacità d’innovazione da festeggiare. E ci è parso bello farlo pubblicando questa antologia che documenta l’evento giornalistico più rilevante ed apprezzato nell’ambito della Newsletter elettronica dell’ADL.
Per un caso imprevisto, ma non privo di valore emblematico, l’antologia inizia con un testo del gennaio 2005 sui cento anni del Cooperativo di Zurigo e si chiude con la bocciatura di Blocher avvenuta nel dicembre del 2007. Tra la Spigolatura iniziale, dedicata alla sede del Centro Estero zurighese, e quella finale, sul tonfo parlamentare bernese dell’ex ministro, si staglia una parabola: che anzitutto accenna alla provenienza di un autore appartenente alla miglior tradizione del giornalismo svizzero. Un giornalismo aduso a varcare i confini della Confederazione per gettare il proprio sguardo partecipe sullo stato di salute del mondo, dell’Europa e della "vicina Italia".
Renzo Balmelli non indossa lo sguardo arcigno del moralista, coltiva uno stile garbato e ama stemperare la critica sociale nel sorriso. Ma è fermo nel suo giudizio su una mondializzazione senza giustizia e su un continente sempre più affannato dalle dinamiche globali. Al centro dell’attenzione l’Autore colloca però il nostro Paese, dominato da un processo sempre più preoccupante di rifeudalizzazione.
Queste Spigolature ci aiutano a riflettere sull’assenza di responsabilità democratica nella destra italiana, con buona pace di tutti coloro i quali sognavano una Seconda repubblica articolata su culture politiche avversarie, ma non nemiche: l’una d’impianto liberal-conservatore e l’altra d’ispirazione eurosocialista. Le rapacità (di partiti oligarchici, di dinastie postindustriali lontane dalla cultura del lavoro, di una curia malata d’integralismo) stanno causando invece un cortocircuito postdemocratico.
Basti citare qui Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo permanente per la quale il padre aveva chiesto che si interrompessero le cure artificiali dopo diciassette anni di piaghe da decubito e di coma irreversibile. Questa tragedia familiare, consumatasi mentre mandiamo in stampa il presente quaderno, è stata utilizzata, come si sa, per due forzature istituzionali. Da un lato l’esecutivo italiano ha tentato di sovvertire per decreto-legge e retroattivamente sentenze inappellabili del potere giudiziario. Dall’altro lato l’esecutivo della Città del Vaticano si è pubblicamente "rallegrato" con Palazzo Chigi per siffatto decreto dichiarandosi "profondamente deluso" dal diniego oppostovi dal Presidente della Repubblica per evidenti ragioni di carattere costituzionale.
Con rabbiosi accenti clerico-fascisti la destra italiana s’è allora gettata sul povero corpo di Eluana Englaro, accusando il padre di essere un "boia" insieme al Quirinale, all’ordinamento giudiziario e ai medici italiani, i quali tutti avrebbero compiuto un "assassinio". In fondo al baratro dell’inaudito i grandi mezzi televisivi del Cavalier-Premier hanno stravolto il dolore degli Englaro in una spietata aggressione mediatica alla laicità dello Stato.
Ma l’abuso privato-demagogico-plebiscitario dell’informazione non inizia nel febbraio 2009. E fin da tempi non sospetti le Spigolature di Balmelli "sferzano ridendo" il malcostume che impera in ampi settori del nostro establishment impegnati ad esibirsi in una quotidiana Colazione ad Arcore i cui indecenti meccanismi comunicativi e le cui indecenti logiche di potere sono denunciati dall’Autore con civico sdegno, che non possiamo non condividere.
La deontologia dell’informazione e quindi lo scomodo ruolo di coscienza critica sono come una seconda pelle per un giornalista vero, com’è Renzo Balmelli, dopo una gavetta e una carriera trascorse – insieme ai colleghi di una vita: Dario Robbiani e Mario Barino – in mille battaglie di civiltà, tra le quali restano memorabili le inchieste-denuncia sulla condizione delle "braccia italiane" all’epoca delle valige di cartone.
Accennavamo allo stile di Balmelli, garbato, intessuto di quella mitezza apenninica, e direi francescana, che costituisce l’ispirazione più originaria e autentica dell’italiano. Lo stile di Balmelli è un tributo consapevole alla lingua. Una lingua scritta e parlata a sud delle Alpi, in condivisione, da italiani, ticinesi e altre comunità minori, come nei Grigioni o in Istria. Ma qui, oltre le Alpi e nella città di Zurigo, non solo la professione giornalistica lega l’autore all’italiano. Certo, a Zurigo veniva prodotto il telegiornale della TSI che Balmelli diresse per lunghi anni e che ebbe una notevole inuenza anche sull’opinione pubblica del nostro Paese. Non solo. Oltre le Alpi e nella città di Zurigo, ci sono anche una voce e una sede dove si respira la lingua italiana secondo un’idea alta dell’impegno civile e sociale: alludiamo naturalmente alla voce de L’Avvenire dei lavoratori e alla sua storica sede, il Cooperativo.
Per L’Avvenire dei lavoratori hanno scritto a più riprese i già citati Dario Robbiani e Mario Barino, oltre che Ezio Canonica e lo stesso Renzo Balmelli, senza dimenticare Giovanna Meyer-Sabino alla quale dobbiamo parte considerevole della documentazione televisiva sulla vita e la storia dell’emigrazione italiana in Svizzera. E la lista potrebbe risalire per li rami fino a grandi figure di fondatori della radio, come Guglielmo Canevascini ed Ettore Cella, anch’essi profondamente legati all’Avvenire dei lavoratori e al Cooperativo fin dai tempi della lotta antifascista.
Se non è trascurabile il contributo al servizio pubblico radiotelevisivo svizzero da parte di donne e uomini che hanno respirato l’aria di questa nostra officina politico-giornalistica zurighese, non meno trascurabili sono i meriti che tutti costoro hanno nella nascita e nel rafforzamento di un’opinione pubblica democratica di lingua italiana.
In Svizzera un’altra radiotelevisione è stata possibile. Forse anche e non da ultimo perché nel suo codice genetico è conuito un po’ di quello speciale spirito di libertà e d’umanità che abita nell’ADL e nel Coopi, istituzioni ormai storiche del socialismo di lingua italiana sulle quali poggia una tradizione ideale sopravissuta con miracolosa continuità organizzativa alle eclissi totalitarie e alle terribili prove del fuoco che hanno caratterizzato il "secolo breve".
Dunque non sembri privo di significato che le Spigolature di Renzo Balmelli vengano pubblicate proprio sull’ADL e prendano le mosse proprio dal Cooperativo nel segno di una pregnante continuità. Né meno pregnante appare, per converso, la chiusa del volume su Blocher, bocciato per volontà del Parlamento federale svizzero.
La parabola di quest’antologia disegna così una morale della favola nella quale si giustappone da un lato una vecchia istituzione di migranti, perseguitata, derisa, plurisfrattata, ma finora capace di sfidare il tempo e l’arroganza del potere. Dall’altro lato vediamo invece cumularsi le macerie di cui il potere medesimo incessantemente dissemina i propri fori trionfali interrotti.