giovedì 25 novembre 2010

Fiat: Fiom, sciopero entro gennaio

LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it 
I delegati riuniti a Roma. La richiesta insieme alla Cgil: tavolo a Palazzo Chigi sulla presenza in Italia del Lingotto. Sacconi: "Il governo lo convoca solo se lo chiedono tutti". Ma Angeletti frena: "Sarebbe un teatrino inutile, partiamo da Mirafiori".

Una giornata di sciopero nazionale alla Fiat (secondo le agenzie di stampa si farà entro gennaio), ma anche l'inizio di un negoziato vero con l'azienda sulla sua permanenza in Italia. Sono i contenuti principali usciti l'assemblea dei delegati Fiom del gruppo automobilistico che si è riunita stamani (18 novembre) a Roma. La sigla di categoria, d’intesa con la Cgil, rivendica un tavolo a Palazzo Chigi con le istituzioni, anche per evitare la contrapposizione dei territori e degli stabilimenti. Ipotesi rilanciata dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che però sembra subito tramontata. Il ministro del Lavoro Sacconi ha risposto dicendo che il tavolo sarà convocato soltanto se sarà richiesto tutte le parti, ma la Uil ha già fatto sapere che lo ritiene "un teatrino inutile" e che preferisce passare alla contrattazione stabilimento per stabilimento, partendo da Mirafiori.

    Nel documento approvato dall'assemblea (qui il testo integrale, pdf) si affronta la situazione della Fiat in ogni aspetto. I problemi, si legge, nascono dalla "totale assenza di un’azione e di un progetto del governo in materia di politica industriale". Quanto alle scelte del Lingotto ("disdetta degli accordi aziendali sull’orario e sull’organizzazione e sui diritti ed agibilità sindacali, uso strumentale della cassa in deroga fino alla costituzione di Newco che sancirebbero il superamento del contratto nazionale"), secondo la Fiom sono "rivolte a scaricare i costi della crisi sulle sole condizioni di vita e di lavoro" sugli operai.

    L’assemblea, prosegue il testo, "respinge la campagna, falsa e offensiva verso le lavoratrici e i lavoratori, messa in atto dalla Fiat". E poi analizza uno per uno tutti gli aspetti del lavoro: politiche industriali ("devono prevalere le ragioni industriali su quelle finanziarie"), orari (la richiesta è più investimenti in cambio di flessibilità), condizioni di lavoro ("no a scelte imposte sulla nuova metrica"), sostegno al reddito ("almeno mille euro a tutti i dipendenti come riconoscimento dei costi della crisi"). Quindi un passaggio sull’unità dei lavoratori definita bene prezioso: "Le divisioni prodotte dalla Fiat e dal governo - si legge - possono e devono essere superate se tutte le organizzazioni sindacali accettano il pluralismo, rimettendo ai lavoratori le scelte negoziali e il giudizio sugli accordi, tranne che nel caso della messa in discussione di diritti indisponibili dove il voto non può essere libero".

    Per la Fiom, dunque, "i lavoratori assumono la responsabilità tutta e sempre, nella crisi più che mai", e perciò "non servono clausole per imporla", "l’associazione e l’azione sindacale deve restare libera nella costituzione". Confermato infine il no alla Newco, che "cambierebbe le relazioni sociali e configurerebbe una lesione democratica nel paese che riguarderebbe tutti,, non solo le parti sociali, ma anche la rappresentanza politica del lavoro".


IPSE DIXIT
Grandi interessi particolari - «Il motivo per cui Nenni desiderava l’unità del Partito non era solo nell’identificazione con la “vecchia casa socialista”, ma anche nella convinzione che l’unità del socialismo democratico era necessaria per confrontarsi con le forze conservatrici, affrontare la riforma dello Stato, democratizzarlo e sottrarlo al dominio dei grandi interessi particolari». – Felipe Gonzales

A Palazzo Chigi - «Ho sentito in coscienza il dovere di salire le scale a Palazzo Chigi per dire una cosa, contro la cosidetta provincializzazione dei termovalorizzatori: non è il modo di uscire dall'emergenza e non è il modo di sottrarre la questione all'illegalità». – Pierluigi Bersani

In Padania - «Non dimentichiamoci che la regione più mafiosa d’Italia non è la Sicilia, ma la Lombardia». – Nichi Vendola

Collegamento - «Il senatore Marcello Dell'Utri... ha svolto... un'attività di "mediazione" quale canale di collegamento tra l'associazione mafiosa Cosa nostra, in persona del suo più influente esponente dell'epoca, Stefano Bontate, e Silvio Berlusconi, così apportando un consapevole rilevante contributo al rafforzamento del sodalizio criminoso al quale ha procurato una cospicua fonte di guadagno illecito rappresentata da una delle più affermate realtà imprenditoriali di quel periodo». – Corte d'Appello di Palermo